L’Europa va a destra con un unico obiettivo: fine dei diritti umani e “Ripristino dell’ordine naturale”

Inchiesta sulla rete dei movimenti ultracattolici di destra, a partire da Agenda Europa, Ordo Iuris e il laboratorio polacco dove sperimentare un modello da esportare e imporre per vivere tutti in nome di Dio e della famiglia tradizionale

Luisa Betti Dakli
Luisa Betti Dakli
Direttrice di DonnexDiritti Network e International Women



Quando Matteo Salvini, Viktor Orbán e Mateusz Morawiecki si sono incontrati 10 giorni fa a Budapest con l’obiettivo di fondare un nuovo “Rinascimento europeo”, nessuno si è soffermato troppo su cosa volessero dire esattamente. E malgrado non sia ancora chiaro se sarà una federazione di partiti o un gruppo al Parlamento europeo, il progetto di costruire un’Unione Europea più vicina ai loro valori, nasconde un disegno sui cui le destre in Europa lavorano da tempo unite.

Matteo Salvini, Viktor Orbán e Mateusz Morawiecki all’incontro di Budapest

Matteo Salvini, leader della Lega, dice che “il predominio culturale e ideologico di sinistra nel Parlamento e nelle altre istituzioni europee, rimette in discussione valori fondanti come la famiglia”, in quanto il Ppe è troppo subalterno alla sinistra. Il premier polacco Morawiecki ribadisce il desiderio di avere un’Europa fondata su “valori tradizionali e il cristianesimo”, e il presidente ungherese Victor Orbán ha sulla necessità di fare muro contro l’ondata migratoria per preservare la famiglia bianca europea.

L’obiettivo quindi è niente intromissione di Bruxelles sulle competenze nazionali. Ma basta solo questo o c’è qualcosa di più?

Il network anonimo Agenda Europa

In realtà quello che si sta muovendo nella destra ultracattolica è un progetto politico molto più complesso e ambizioso, che mira a spianare i diritti umani in tutta Europa ripristinando quello che la rete di numerosi gruppi di destra, Agenda Europa, chiama “il ripristino dell’ordine naturale”. Creata nel 2013 a Londra, Agenda Europa è una rete paneuropea, cristiano-estremista, creata in maniera anonima e segreta, che convoca ogni anno un summit che riunisce le più importanti organizzazioni omofobiche e pro-vita in rappresentanza di movimenti di ultra destra.

I documenti rivelano che Agenda Europa è composta da circa 100/150 individui di almeno 50 organizzazioni conservatrici non governative europee che lavorano contro vari aspetti dei diritti umani

Organizzazioni divise in “pro vita” e “pro famiglia” che coinvolgono più di 30 paesi europei. Compaiono molte categorie: gli organizzatori, i membri interni, gli ideologi, gli esecutori e i finanziatori. E c’è un blog in cui i membri si confrontano sugli sviluppi da una prospettiva ultra-conservatrice, e condividono il manifesto intitolato “Restoring the Natural Order” che promuove una visione del mondo radicalmente reazionaria che, se attuata, rimuoverebbe i diritti umani dalla faccia della Terra, soprattutto per alcune categorie come le donne, i giovani e la comunità LGBTQI. Un documento composto da 134 pagine, anonimo, non datato e senza marchio che però fornisce una prospettiva legale dettagliata. Basata su rigidi criteri di severa segretezza, Agenda Europa nasce da una riunione con 20 leader antiabortisti Nord Americani ed Europei che avevano a cuore “sviluppare un gruppo di pensiero europeo di ispirazione cristiana” per “ideare nuove strategie riguardo i movimenti antiabortisti europei”.

Gudrun Kugler

Organizzato dalla conservatrice austriaca e attivista cattolica Gudrun Kugler, e dallo statunitense Terrence McKeegan, la riunione londinese doveva essere “strettamente riservata”, e quando appare il blog “Agenda Europa” che critica aspramente ogni progresso in materia di salute riproduttiva, diventa un punto di riferimento per molti altri. Tra le sue fila si contano molti leader politici e funzionari governativi di tutta Europa, e ha il supporto di alti prelati cattolici. I suoi metodi di propaganda sono:

imputare a chi appoggia i diritti delle donne e i diritti civili di essere discriminatori e intolleranti verso i cristiani (cristianofobici), e soprattutto chiamare le restrizioni e i divieti che loro vogliono imporre, come “diritti” da rivendicare

Ma anche etichettare gli avversari come violenti e se stessi come vittime che lottano contro un sistema totalizzante e discriminatorio, per cui il motto quindi è: “Usiamo le armi dei nostri avversari e rivolgiamole contro di loro”.

Ramificazioni nelle istituzioni

Nel 2014 il summit si svolge nel castello di Fürstenried nei dintorni di Monaco, quello del 2015 è a Dublino mentre quello del 2016 viene ospitato dall’organizzazione polacca Ordo Iuris a Varsavia. La maggioranza è cattolica ma sono coinvolti anche i principali rappresentanti dei tradizionalisti protestanti e ortodossi. Agenda Europa si è evoluta ed è diventata il principale centro organizzativo in Europa contro i diritti umani.

L’unica rete europea che coordina le principali Ong per portare avanti i “veri diritti”, includendo politici e leader di partiti di centro destra, e con una rete di fedeli all’interno sia dei parlamenti nazionali nonché dello stesso Parlamento Europeo

Luca Volontè

Come Luca Volontè della Fondazione Novae Terrae (la stessa a cui ha partecipato il senatore della Lega Simone Pillon), ex parlamentare Udc condannato a 4 anni di carcere per corruzione internazionale; il senatore irlandese Ronald Mullen; il vice ministro per gli Affari Esteri polacco Konrad Szymanski; Zejlka Markic, fondatrice del partito politico Croato HRAST; Paul Moynan, consulente politico per il Partito Europeo Conservatore e Riformista (ECR); e Jakob Cornides, funzionario della Direzione Generale per il Commercio alla Commissione Europea. Tra i big delle Ong di destra troviamo Ignacio Arsuaga di Hazte Or, Brian Brown dell’Organizzazione Nazionale per il Matrimonio (NOM), Lila Rose di Live Action, Marie Smith di Priests for Life.

Ma i loro scopi principali quali sono?

Castello di Fürstenried vicino Monaco

Obiettivi: cancellare il diritto al divorzio e l’accesso ai contraccettivi, alle tecniche di riproduzione assistita e all’aborto, togliere dalla faccia della Terra lesbiche, gay, bisessuali, transgender o intersessuali (LGBTI), la necessità di difendere il matrimonio sempre (anche davanti alla violenza domestica), la pressione da esercitare contro la legislazione sulla parità, impedire la ratifica della Convenzione di Istanbul sulla violenza contro le donne, contrastare le minacce derivanti dalle leggi contro la discriminazione, sensibilizzare l’opinione pubblica sulla persecuzione dei cristiani e naturalmente rimettere la donna al centro della sua reale funzione: madre di famiglia sottomessa al proprio marito padre-padrone, ristabilendo così l’ordine naturale delle cose.

Sul matrimonio “il primo passo essenziale è riconoscere il suo scopo procreativo”: un’istituzione “che esiste nell’interesse dei bambini e, in una certa misura, nell’interesse delle madri che crescono i figli”

Terrence McKeegan

Il matrimonio (tra un uomo e una donna) è “non solo una delle tante opzioni per due persone che vogliono fondare una famiglia, ma è l’unica opzione moralmente accettabile”. Mentre sul divorzio, il manifesto dice che non esistono diritti umani internazionali che obblighino i paesi a consentire il divorzio, e  che “la legislazione che consente a una persona di ottenere il divorzio con troppa facilità potrebbe essere considerata una violazione del diritto al matrimonio”. Mentre “l’uso di tecniche contraccettive artificiali è per natura un atto intrinsecamente immorale”, e l’aborto è vietato in caso di stupro, incesto, anomalia fetale o rischio per la salute della madre, in quanto “se interpretati liberamente, di fatto si avvicinano a permettere l’aborto su richiesta”.

I metodi di pressione

Uno dei metodi per ristabilire questo ordine è entrare nei governi e nelle istituzioni, nelle organizzazioni nazionali e internazionali (inclusa l’UE), cercando di creare leggi ad hoc o comunque influenzandone profondamente il contenuto e l’iter. Una strategia che sta producendo risultati concreti. Alcuni esempi? La legge polacca del 2016 per vietare l’aborto redatta da Ordo Iuris, il divieto di matrimonio omosessuale in diversi paesi dell’Europa centrale e oltre una dozzina di azioni simili a livello nazionale e in istituzioni europee, con la finalità precisa di limitare i diritti delle donne e delle persone LGBTI.

Ristabilire l’Ordine Naturale propone una cornice normativa basata sul concetto unificante di “Legge Naturale”, trascendendo così le considerazioni teologiche e confessionali specifiche dei membri. Un’azione che sta dando i suoi frutti, come dimostra l’esperimento polacco che forse più tutti può essere preso come punto di riferimento su quello che potrebbe diventare l’Europa del “Rinascimento” auspicato da Salvini, Orban e Morawiecki, sul disegno del network Agenda Europa, che avvicina molto alla distopia del “Racconto dell’ancella” di Margaret Atwood.

Il laboratorio della destra reazionaria di Agenda Europa: la Polonia

Dopo l’uscita dalla Convenzione di Istanbul per il contrasto alla violenza sulle donne da parte dell’Ungheria di Orban, che ha preso i pieni poteri lo scorso anno, la Polonia di Morawiecki non solo è riuscita con un colpo di mano del Tribunale Costituzionale a vietare l’aborto anche in caso di malformazione fetale, ma sta lavorando alacremente anche lei per l’uscita dalla Convenzione di Istanbul, proponendo a sua volta un Trattato sulla famiglia da far adottare a tutti quei paesi che sono favorevoli. Circa 20 giorni fa il Sejm (Camera bassa del Parlamento polacco) ha votato la proposta di legge “Sì alla famiglia, no al Gender”, che autorizza il Presidente della Repubblica, Andrzej Duda, a uscire dalla Convenzione di Istanbul proponendo misure più adatte e chiedendo al governo di creare una squadra per scrivere una “Convenzione sui diritti della famiglia”. Disegno che ora è in commissione e che ha buone probabilità di passare attraverso modifiche.

Al posto della Convenzione firmata da 45 Paesi, la bozza polacca mette sullo stesso piano violenza su donne, uomini, bambini, anziani, disabili, e cancella la nozione base della Convenzione di Istanbul Per cui la violenza maschile non è più un fenomeno strutturale derivante da uno sbilanciamento tra i sessi in una società sessista

Tesi condivise dall’Episcopato polacco, in quanto la Convenzione attaccherebbe la religione malgrado dica solo che non può essere invocata per giustificare abusi e molestie.

Convenzione sui diritti della famiglia contro Convenzione di Istanbul

Mateusz Jakub Morawiecki

Una proposta di legge che a sua volta è alla base del Trattato sui diritti della famiglia che la Polonia ha già proposto, attraverso una lettera ufficiale inviata dal Primo Ministro Morawiecki a Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia e Croazia. Lettera che introduce concetti di “delitto contro la famiglia”, diritto del bambino al concepimento, protezione del matrimonio tra donne e uomini. Iniziativa che ha suscitato l’interesse di Ungheria, Slovacchia, Bulgaria, Lettonia e Lituania, e che potrebbe creare un’alleanza nell’Europa centro-orientale, bloccando l’espansione dei diritti e mettendo in grossa difficoltà la stessa Convenzione di Istanbul. Un Trattato in realtà già confezionato, in cui in cui si indica l’indebolimento della famiglia tradizionale come causa della violenza domestica che può essere risolta riducendo l’interferenza dello Stato nella vita familiare e dando ai genitori un maggior controllo sui figli, rifiutando le relazioni omosessuali e l’aborto.

Il potente istituto giuridico di Ordo Iuris

Joanna Banasiuk

A lavorare sulla redazione di questa “Convenzione sui diritti della famiglia” auspicata dal governo di destra del PiS (Prawo i Sprawiedliwość – Legge e giustizia), è Ordo Juris, il potente istituto giuridico che con il suo gruppo di avvocati ha scritto anche il progetto di legge, ora in commissione, contro la Convenzione di Istanbul: “Sì alla famiglia, no al Gender”. A sostenere la tesi che la Convenzione di Istanbul sia dannosa, c’è Joanna Banasiuk, vice-presidente di Ordo Iuris: “Una ricerca dell’Agenzia dell’UE per i diritti fondamentali mostra che la Polonia ha una delle percentuali di violenza contro le donne più basse in Europa. Studi che dimostrano come paradossalmente la violenza contro le donne si riscontri maggiormente in quei paesi in cui è stata introdotta una politica di genere e che hanno il più alto livello di cosiddetta Parità dei sessi. Si tratta di Svezia, Finlandia e Danimarca, dove la percentuale di casi di violenza raggiunge il 50%. La pratica dimostra che le soluzioni di genere sono contro-efficaci”. Un ragionamento che non fa una piega se non si aggiunge che i Paesi citati da Banasiuk hanno un livello molto basso di sommerso a differenza degli altri, tra cui la Polonia, in cui le donne non denunciano per paura di non essere protette dalle istituzioni.

Cosa c’è scritto nella Convenzione “alternativa”

Il Trattato regionale promosso da Ordo Iuris e sposato dal governo del Pis, è invece ben diverso, ed è già stato sottoscritto da molte organizzazioni di estrema destra in Europa convinte che la violenza domestica sia causata proprio dalla mancanza di una forte concezione dell’unità familiare corrispondente al modello tradizionale (quello dell’ordine naturale): padre, madre e figli.

Gli autori affermano che le cause della violenza non sono legate alla disuguaglianza di genere strutturale ma a “patologie” come pornografia, alcool, droghe e sessualizzazione delle donne nei media e nel pubblico, e che è fondamentale estirpare queste deviazioni, compreso però anche aborto e omosessualità

Ignacio Arsuaga

L’articolo 37 chiede ai paesi di cooperare per garantire la responsabilità penale per coloro che eseguono aborti illegali e l’articolo 14 chiede alle autorità pubbliche di “non influenzare, in alcun modo, la riduzione della fertilità o rendere difficile per le famiglie avere figli”. Convenzione sui diritti della famiglia è stata appoggiata e sottoscritta già da diversi attivisti ultra-conservatori come lo spagnolo Ignacio Arsuaga (HazteOir e CitizenGO) , Gregor Puppinck del Centro europeo per Law and Justice e altri attivisti dell’Europa centrale e orientale. Convenzione alternativa presentata già al Parlamento europeo e in molti paesi come Ungheria, Slovacchia, Bulgaria e Croazia e Slovacchia, che hanno accolto con interesse la proposta. Ma l’Istituto giuridico polacco sta anche guidando una campagna che chiede alla Commissione europea di interrompere gli sforzi per ratificare la Convenzione di Istanbul: la paura più grossa infatti è che se l’UE ratificasse la Convenzione per il contrasto alla violenza sulle donne, anche gli Stati membri che non l’hanno ratificata autonomamente, dovrebbero attuarla.

Contro l’aborto: le organizzazioni che hanno formato l’amici curiae

Agata Bzdyń

Ordo Iuris però non ha lavorato solo per arginare la Convenzione di Istanbul, in quanto ha redatto anche la proposta di legge del 2016 (“Protezione Universale della Vita”) per azzerare l’aborto in Polonia e nel dicembre 2020 ha presentato al Tribunale Costituzionale polacco la chiave per bandire l’interruzione di gravidanza: la amici curiae (argomentazioni giuridiche). Ma che cos’è amici curiae? Agata Bzdyń, avvocata della Corte europea dei diritti umani a Strasburgo, spiega: “È un’opinione utilizzata per fornire a un tribunale argomenti su cui si dovrebbe basare la sua decisione. L’istituto giuridico Ordo Iuris segue da tempo questa prassi, anche a Strasburgo, dove chiede molto spesso che venga depositato il proprio parere redatto ad hoc dai suoi avvocati.

Ho esaminato una serie di richieste di questo tipo e conosco i metodi di manipolazione verbale che Ordo Iuris usa a sostegno delle sue affermazioni”

Bogdan Chazan

A sostegno della amici curiae contro l’aborto hanno firmato una rete internazionale di attivisti di estrema destra: 31 organizzazioni. Tra le firme ci sono il professor Bogdan Chazan, direttore di MaterCare (organizzazione internazionale di ginecologi cattolici registrata in Canada); Patrik Daniska, presidente dell’Human Rights and Family Policy Institute (HFI); la Fondazione Slovakia Christiana, creata dalla Fondazione Padre Piotr Skarga dell’Istituto di Educazione Sociale e Religiosa di Cracovia; la croata In the Name of the Family; Vigilare Foundation, fondazione sussidiaria dell’Associazione Piotr Skarga; la rete Voice of the Family, che rappresenta un’opposizione organizzata a Papa Francesco e propone l’obbedienza e la verginità di Santa Maria come modello per le donne; il lituano Free Society Institute; Alix Lejard dell’organizzazione francese Femina Europa.

Francesca Romana Poleggi

Ma anche Francesca Romana Poleggi della Pro Vita & Famiglia italiana (tra gli organizzatrici del Congresso mondiale delle famiglie legata a Forza Nuova; Sharon Slater di Family Watch International (organizzazione che in Uganda che ha condotto una campagna per punire gli omosessuali con l’ergastolo, come riportato da Open Democracy); gli americani Population Research Institute e la Personhood Alliance (ala radicale del movimento anti-aborto negli Usa che si batte per escludere l’aborto anche a seguito di stupro o incesto); Stefano Gennarini, direttore dell’American Catholic Family & Human Rights Institute (potente lobbista dietro le quinte delle Nazioni Unite). Ordo Iuris che è anche alleata di ADF International, l’Alliance Defending Freedom che sostiene gli oppositori dei diritti sessuali e riproduttivi in tutto il mondo, e che nel 2017 ha ottenuto lo “status consultivo speciale” presso il Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC).

Come nasce Ordo Iuris?

Aleksander Stępkowski

Un Istituto che è in grado di sviluppare pacchetti legislativi complessi da sottoporre al Parlamento, con membri che sono in grado di infiltrarsi nei contesti decisionali in quanto strettamente legati al Partito Legge e Giustizia (PiS) al governo dal 2015. Un esempio è Aleksander Stępkowski: avvocato, docente all’Università di Varsavia, co-fondatore e primo presidente dell’Istituto Ordo Iuris, è stato Sottosegretario al Ministero degli Esteri tra il 2015 e il 2016, e poi nominato giudice della Corte suprema nel 2019, primo presidente della Corte suprema nel 2020 e portavoce della Corte suprema nello stesso anno.

Ordo Iuris quindi non è solo un istituto appartenente a Agenda Europa ma è una potente organizzazione dell’ultra destra cattolica che lavora con una larga schiera di organizzazioni affini nel mondo e oltre ad avere ramificazioni in Estonia, Slovacchia, Svizzera, Croazia e Paesi Bassi, si sta espandendo nel resto d’Europa

Come dimostrano le transazioni finanziarie verso la Lituania e la Slovacchia di circa 100.000 euro in un anno. Nato nel 2013 dalla Fondazione Padre Piotr Skarga con un un finanziamento iniziale di 50.000 zloty polacchi (10.000 sterline), Ordo Iuris in realtà ha il suo battesimo in Brasile sotto l’ala protettiva della Tradition, Family and Property (TFP): una rete transnazionale di ultraconservatori fondata nel 1960 da Plinio Corrêa de Oliveira, che riunisce 40 organizzazioni cattoliche e che da anni collabora con l’estrema destra, a partire dai regimi dell’America Latina.

La Tradition, Family and Property

“La TFP non è una normale organizzazione non governativa ma è un motore politico che idealizza uno stile di vita medievale, e aspira a infliggere la propria ideologia a tutti gli altri”, dice Neil Datta, segretario del Forum parlamentare europeo per i diritti sessuali e riproduttivi.

Fondata come movimento ultra-cattolico caratterizzato dalla fusione di conservatorismo sociale e iper-liberalismo economico, la TFP (che ha come simbolo il leone rampante dorato come Ordo Iuris) è partita dall’America Latina alla conquista dell’Europa alla fine degli anni ‘90 dopo la morte del suo fondatore, diventando una delle reti più attive contro i diritti sessuali e riproduttivi delle donne e contro le persone LGBTQI. Rete a cui sono legate anche la croata Vigilare e la Fondazione SPTK per la protezione della famiglia e della tradizione in Estonia. Negli anni ‘80, la TFP è stata accusata di essere coinvolta nell’attentato a Papa Giovanni Paolo II: accuse che sono state respinte, anche se in rapporto del 1985 i vescovi brasiliani la descrivono pericolosa per il suo “carattere esoterico” e per il “fanatismo”. Dopo la morte di de Oliviera nel 1995, il gruppo sembra essersi diviso in due: quello critico verso Papa Francesco, che ha mantenuto il nome della TFP, mentre l’altro, Araldi del Vangelo (Heralds), sono stati indagati dal Vaticano nel 2017 per presunte pratiche di culto ed esorcismo.

Ma dove prendono i soldi?

A finanziare queste organizzazioni della destra ultraconservatrice sono miliardari, aristocratici e oligarchi. Per quanto riguarda il “Restoring Natural Order: an Agenda for Europe”, che raggruppa un po’ tutti, è difficile sapere da dove vengono i soldi perché molti dei loro donatori vogliono rimanere anonimi.

D’altro canto Open Democracy avrebbe dimostrato che gran parte del denaro proviene dalla destra cristiana negli Stati Uniti: miliardari molto vicini al Partito Repubblicano

Famiglie che creano fondazioni negli Stati Uniti, che a loro volta danno soldi ai a ONG che li investono in Europa collaborando con organizzazioni europee o creando i propri uffici in Europa, come il Centro europeo per il diritto e la giustizia (ECLJ) e l’Alleanza per la difesa della libertà (ADF), entrambi con sede a Bruxelles. Però sappiamo che al primo incontro di Londra erano presenti: Vincente Segu, a capo dell’organizzazione messicana Incluyendo Mexico con salde relazioni con il miliardario Patrick Slim Domit (figlio di Carlos Slim, uno degli uomini più ricchi del mondo); l’Arciduca Imre e sua moglie, l’Arciduchessa Kathleen, della famiglia Asburgo Lorena; Oliver Hylton ex gestore patrimoniale di Sir Michel Hintze, finanziatore del Partito Conservatore in UK.

 

Mentre nel 2014 c’erano anche Alexey Komov, responsabile della Grande Fondazione di Carità di San Basilio in Russia vicino al ricchissimo oligarca di estrema destra Konstantin Malofeev, e Luca Volontè ex parlamentare fondatore di Novae Terrae (FNT). Una risorsa di fondi inesauribile è infatti la Russia, con oligarchi vicini al Cremlino che hanno creato fondazioni investendo in Russia e in altri paesi europei.

Tra i più importanti ci sono Vladimir Yakunin, con la fondazione Istoki che finanzia il movimento anti-aborto Sanctity of Motherhood Program. Ma parecchie di queste organizzazioni europee ricevono anche finanziamenti pubblici

È stato El País che ha mostrato come alcune organizzazioni spagnole hanno ricevuto fondi direttamente dallo stato spagnolo o dalle regioni autonome, per il cosiddetto Crisis gravidanza counseling (CPC). Cosa che succede regolarmente in Polonia, dove il governo finanzia organizzazioni anti-genere e anti-diritti umani, ma anche in Italia con i finanziamenti di Regioni o Comuni ad associazioni pro-life.

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