Mentre il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, durante il discorso sullo Stato dell’Unione, diceva che era giunto il momento di riportare a casa le truppe statunitensi, i senatori votavano contro il ritiro dei soldati statunitensi dalla Siria e dall’Afghanistan (77 voti contro 23). L’emendamento passato due giorni fa è di un fedelissimo di Trump, il senatore repubblicano Mitch McConnell, e iltesto dice che un ritiro adesso potrebbe destabilizzare la regione e chiede di ritirare le truppe dopo un’accertata “sconfitta duratura” dei gruppi jihadisti.
Una proposta che dovrà passare per la Camera dei Rappresentanti controllata dai democratici
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Lo stesso generale americano Joseph Votel, non interpellato dal presidente sulla questione, ha detto chela minaccia dello “Stato Islamico” in Siria e Iraq rimarrà se gli americani se ne andranno. Ma a fare pressioni su Trump, riguardo questo ritiro, è stato soprattutto il presidente turco Erdoğan che in realtà non vede l’ora di distruggere i curdi nel nord della Siria (Rojava). E se a gennaio Erdoğan aveva proposto a Trump la creazione di una zona cuscinetto al confine turco, Washington aveva chiesto garanzie per i curdi che svolgono un ruolo di primo piano nella lotta contro l’Isis, ma senza fare parola della vita di più di 3.000 donne e bambine yazide rapite, stuprate e ancora nelle mani dell’Isis, di cui nessuno fa più menzione.
“È inconcepibile che i leader di 195 paesi in tutto il mondo non si siano mobilitati per liberare queste ragazze, che se fossero stati un accordo commerciale, un giacimento petrolifero, o un carico di armi, sicuramente nessuno sforzo sarebbe stato risparmiato pur di liberarle”, ha ricordato Nadia Murad, la ragazza yazida venduta, stuprata e torturata dall’Isis 4 anni fa e che a dicembre ha ricevuto il premio Nobel con il ginecologo Denis Mukwege, che nel suo ospedale a Bukavu ha curato più di 50mila pazienti devastate dagli stupri di guerra nella Repubblica Democratica del Congo.
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Un premio ricevuto per aver “contribuito a dare maggiore visibilità alla violenza sessuale in tempo di guerra, in modo che i responsabili possano rendere conto delle loro azioni”, parole che ancora non sono state seguite dai fatti. Anche se oggi quelle zone sono state liberate, e per questo si discute il ritiro delle truppe americane, il Daesh non è stato annientato: “La situazione degli yazidi nelle prigioni dell’Isis non è cambiata – ha detto Nadia a Oslo – e gli autori dei crimini del genocidio non sono stati consegnati alla giustizia”. Esponendo all’aggressività turca i curdi, che hanno combattuto in maniera decisiva contro il Daesh, gli Usa sembrano dimenticarsi anche delle donne e dei bambini ancora in ostaggio dell’Isis la cui liberazione non è menzionata in nessuna proposta.
stupro di guerra come quello della ex Yugoslavia o la Repubblica del Congo pianificato come arma per annientare
un tipo di stupro organizzato e sistematico che colpisce tutta la comunità distruggendo il tessuto sociale e provocando crimini contro l’umanità, in alcuni casi ancora non riconosciuti come tali. “Lo Stato islamico – dice Murad – ha pianificato tutto questo: come entrare nelle nostre case, cosa rende una ragazza più o meno preziosa, perché i militanti dell’Isis meritano una sabaya (schiava del sesso, ndr) come incentivo”. Ed è nel suo libro dal titolo “L’ultima ragazza” in cui Nadia ha raccontato tutta la sua terribile storia: “Il mercato degli schiavi apriva di notte – si legge – e potevamo sentire il trambusto al piano di sotto dove i militanti dell’Isis si organizzavano. Quando il primo uomo entrò nella stanza, tutte le ragazze iniziarono a urlare. Camminavano fissandoci mentre noi gridavamo.
Per prima cosa andavano dalle le ragazze più belle chiedendo l’età ed esaminando capelli e bocche
Sono vergini, giusto? Chiedevano alla guardia. Poi ci toccavano ovunque, passando le mani sui nostri seni e sulle nostre gambe, come se fossimo animali. Ho urlato e urlato, scacciando via le mani che si allungavano per toccarmi. Altre ragazze arrotolavano i loro corpi in palle sul pavimento o si gettavano verso le loro sorelle per cercare di proteggerle. Mentre ero distesa lì, uno di loro si fermò davanti a me. Tu! La ragazza con la giacca rosa! Alzati! I suoi occhi sembravano infossati nella carne del suo grosso viso che era quasi interamente coperto di peli. Non sembrava un uomo ma un mostro, e puzzava di uova marce e acqua di colonia».