“Ci vogliono ancelle, ci avranno ribelle!”: le piazze contro Pillon poco raccontate dalla stampa

Le città italiane sono state invase dalle associazioni e da Non una di meno contro il disegno di legge 735

Luisa Betti Dakli
Luisa Betti Dakli
Direttrice DonnexDiritti International Women



Lo hanno gridato in tutti i modi e in più di 60 piazze sparse in tutt’Italia: il ddl Pillon non va modificato ma ritirato! La riforma del diritto di famiglia così come lo aveva presentato il senatore Pillon al Senato con il disegno di legge 735 non è piaciuto a tanti, compresi i suoi della Lega che hanno sentenziato più volte che quella proposta così, non si può fare. E lo ha ribadito, in corner, anche l’altra parte della coalizione di governo con il vicepremier Luigi Di Maio che il giorno prima delle manifestazioni di Sabato 10 novembre contro il ddl Pillon, aveva fatto sapere che quel disegno andava modificato. Una proposta, quella della modifica, che le piazze hanno rimandato al mittente citando direttamente Di Maio e rispondendo che se quel ddl non verrà ritirato, le piazze diventeranno incandescenti.
Una mobilitazione, quella di sabato, indetta dalla Rete dei centri antiviolenza DiRe insieme a Cgil, Uil, Udi, Cam (Centro ascolto maltrattanti), Cismai (Coordinamento servizi maltrattamenti all’infanzia), Casa Internazionale delle donne, Arci, BeFree, Non Una di Meno, Movimento per l’Infanzia, Telefono Rosa, Terre des hommes, e molti altri ancora, che è stata un successo e che darà prova dei suoi numeri il 24 novembre quando tutta questa “marea” si troverà insieme alla manifestazione indetta da Non una di meno per la giornata internazionale contro la violenza sulle donne in cui si ripeterà, per quanto riguarda il ddl Pillon, quello che è stato detto sabato scorso.
 
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Roma
Alessandria, Bari, Bergamo, Bologna, Brescia, Brindisi, Cagliari, Catania, Crema, Ferrara, Firenze, Genova, Livorno, Lucca, Macerata, Mantova, Massa, Milano, Napoli, Padova, Pavia, Perugia, Pescara, Pisa, Pistoia, Ponente Ligure, Ravenna, Reggio Calabria, Reggio Emilia, Rimini, Roma, Siena, Sud Pontino, Terni, Torino, Trento, Trieste, Venezia, Verona, Vicenza, sono solo alcune delle città che hanno partecipato alla mobilitazione contro il ddl Pillon e per ribadire che i diritti delle donne e dei bambini non si toccano: migliaia di donne e uomini che si sono riversati nelle piazze e nelle strade e che sono stati raccontati in maniera completa solo dalla stampa locale con una copertura nazionale invece limitata (messi in terza o quarta notizia nei Tg), malgrado il successo di queste mobilitazioni.
Come racconta dinamopress, a Bologna la Casa delle donne per non subire violenza ha sfilato per il ritiro del ddl Pillon e l’abolizione del decreto Salvini, nonché per rivendicare l’aborto libero, sicuro e gratuito, e il permesso di soggiorno slegato dal lavoro, matrimonio e dallo studio. A Firenze un’assemblea pubblica del Centro Antiviolenza Artemisia ha approfondito i contenuti del ddl Pillon insieme all’avvocato Andrea Coffari presidente del Movimento per l’infanzia, mentre a Massa è andato in scena una street parade, colorata e rumorosa, e a Napoli il senatore Pillon in persona ha annullato la sua partecipazione a un Convegno presso il Tribunale per timore delle contestazioni che al grido “Nun sia mai Pillon” hanno manifestato il loro dissenso. Ma è stato soprattutto a Milano, Torino e Roma che le piazze hanno dimostrato la loro forza con una marea che ha dimostrato di non essere d’accordo né con il ddl Pillon, né con l’attacco generale ai diritti delle donne compreso il diritto all’aborto messo continuamente in discussione in Italia e reso impraticabile grazie all’obiezione ormai arrivata al 70% in Italia.
Maria Brighi
Maria Brighi a Roma

A Roma la mobilitazione indetta da DiRe davanti Piazza Venezia è stato un susseguirsi di interventi per il ritiro del disegno di legge Pillon e per rilanciare una politica realmente a favore di donne e bambini attraverso uno schieramento trasversale, e contro un governo che dimostra sempre più una pericolosa deriva fascista. “Siamo convinte – ha detto Lella Palladino presidente di DiRe – che l’opposizione a questo disegno di legge sciagurato sia fondamentale per quello che rappresenta dal punto di vista di arretratezza culturale, e soprattutto perché è il primo importante passo per l’azzeramento dei diritti delle donne”.

Per Vittoria Tola dell’Udi, “il ddl pillon non va emendato ma va ritirato”, e insieme a lui vanno ritirati tutti gli altri disegni di legge sullo stesso tema, come i ddl 45, 768 e 118; mentre per Loredana Taddei, responsabile donne della Cgil, si tratta di “una trappola perché parte da una falsa parità tra i genitori”: un’uguaglianza economica inesistente in un Paese che l’ultimo rapporto internazionale pone “all’ottantaduesima posizione su 144 paesi per gender gap”, e dove “il 40% delle donne sono disoccupate e quelle che lavorano hanno redditi più bassi degli uomini”.

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Roma

Con tuniche rosse e larghe cuffie bianche, come i personaggi del “Racconto dell’ancella” (romanzo di Margaret Atwood oggi anche serie tv in cui le donne sono ridotte a incubatrici e inseminate con stupri in un futuro neanche troppo immaginario), il movimento Non una di meno ha sfilato fino ad arrivare in piazza guidate da Maria Brighi (direttivo Casa internazionale delle donne e rappresentante di NUDM) vestita da papessa. Brighi ha letto sul palco la pergamena del movimento gridando che “Il disegno di legge del senatore Pillon è una vendetta nei nostri confronti e noi lo bloccheremo!”. Ribadendo poi la libertà di “denunciare abusi e violenze senza rischiare che per questo venga tolto l’affido” e una maternità vissuta come “desiderio, e non un destino”, la papessa ha lanciato lo slogan: “Ci vogliono ancelle, ci avranno RIBELLE!”.

Un vero manifesto politico è stato poi quello gridato a gran voce da Carla Quinto, avvocata di Be free e nel movimento di NUDM: “Questa piazza – ha detto – chiede di fermare una strategia chiara che vuole riportare questo Paese indietro di 50 anni (…), una strategia criminale che vuole disconoscere la violenza contro le donne quando ogni tre giorni una donna muore per mano del partner violento.

Un disegno di legge che sostiene i padri abusanti che verrano garantiti nell’esercizio dei loro diritti genitoriali

senza essere più chiamati a rispondere dei loro doveri genitoriali (…), e dove il minore non avrà più il diritto a rimanere nella casa dove ha sempre vissuto, a conservare il proprio habitat e il proprio tenore di vita. (…) Con il disegno di legge Pillon – ha concluso Quinto – si vuole impedire alle donne che subiscono violenza di allontanarsi dalla casa familiare con i loro figli, e si vuole limitare gravemente la libertà di scelta delle donne e di tutti, di separarsi e divorziare”.

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Roma

Uno stato di agitazione permanente con concetti ribaditi dalla vicepresidente del Cismai, Monica Michele, che si chiede “in quanti matrimoni stiamo attenti che i bambini passano esattamente lo stesso tempo col padre e la madre?”, domande a cui risponde lei stessa dicendo che con Pillon il bambino diventa “strumento di litigio tra i genitori”, e sottolineando che “quando il bambino dice non ci voglio andare da quel genitore, padre o madre che sia (…) bisogna capire le ragioni per cui non vuole andare” e “non possiamo tout-court dire allora l’altro genitore va punito e il bambino va mandato in casa famiglia, perché questa è una aberrazione”.

Una marea che ha proclamato lo stato di agitazione permanente

e che ha promesso di dare filo da torcere a questo governo nel caso non ritiri il ddl Pillon senza provare a modificarlo, e che si è data appuntamento il 24 novembre in una piazza nazionale che unirà tutte le sue forze per respingere l’attacco ai diritti di tutti e di tutte, e che già riscalda i motori per l’8 marzo, quando potrebbero essere davvero dolori se tutte le donne, ma anche gli uomini, dovessero decidere davvero per uno sciopero nazionale che blocchi completamente il Paese.

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Le foto sono di Cecilia Mussoni © Tutti i diritti riservati 

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