Rifugiati: li accogliamo solo se sono biondi con gli occhi azzurri?

Perché la bella solidarietà verso chi scappa dalla guerra in Ucraina non viene estesa a tutti coloro che scappano da qualsiasi conflitto in atto? Possiamo parlare di razzismo e suprematismo bianco?

Judith Pinnock
Judith Pinnock
Psicologa e psicoterapeuta italo inglese, è esperta di linguaggi e comunicazione di genere. Ha scritto "A Tavola con Platone" e "Bella CostituZIOne" (Ferrari Sinibaldi).



Se avessimo ancora bisogno di riconoscere quei nessi tra guerra e patriarcato di cui ho già scritto, li troveremmo scorrendo i vari episodi di razzismo che sono stati registrati dalla stampa in occasione della guerra in Ucraina. Voglio iniziare dalla consistente adesione italiana, emotiva e operativa, alla richiesta di disponibilità ad accogliere profughi ucraini. Vivo in un piccolo paese della pianura padana, e anche qui la risposta della popolazione è stata immediata e generosa.

Le difficoltà di Mare Nostrum

E mi ha suscitato le prime perplessità, perché è ancora fresco il ricordo di quante difficoltà abbiano incontrato i gestori del progetto Mare Nostrum, e delle sue versioni successive, non per trovare ospitalità, ma addirittura per reperire appartamenti in affitto. E infatti, puntuale, arriva la notizia dei due profughi dall’Ucraina rifiutati, a Palermo, dalla famiglia che aveva dato la propria disponibilità, perché si trattava di due studenti fuori sede, africani. Ma la perplessità è anche un’altra: perché da anni sentiamo dire, rispetto ai profughi africani e siriani, che non possiamo certo prenderli tutti, che le nostre risorse non bastano per gli italiani, figuriamoci per gli altri, ma improvvisamente per i profughi ucraini l’accoglienza è vissuta con gioia e desiderio dalla cittadinanza, con solerte interventismo da politici e amministrazioni? Come mai la Commissione Europea ha approvato per la prima volta l’applicazione di una direttiva speciale del 2001 per concedere un permesso temporaneo di un anno a chi scappa dalla guerra in Ucraina, direttiva mai applicata nel caso di rifugiati da altri paesi?

Com’è che nei confronti degli africani siamo buonisti e nei confronti degli ucraini solo buoni?

Se sono africani non li vogliamo

L’episodio palermitano è piccolo seppur significativo, ma sappiamo che numerose nazioni africane si sono rivolte al Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite chiedendo un intervento contro gravi episodi di discriminazione avvenuti ai confini dell’Ucraina, episodi che testimoniano una vera profilazione etnica messa in atto dalle autorità ucraine, che si attengono al diktat nazionalista e fascista del “prima gli…” e ognuno sostituisca ai puntini il gruppo che rappresenta e di cui fa parte. È proprio quel “prima gli italiani”, così declinato ovviamente nel nostro paese, che rappresenta il becero pensiero patriarcale. Uno slogan per tutte le stagioni, che può restringere sempre di più la visuale delle persone diventando, che so, “prima i veneti”, e poi “prima i bellunesi” e ancora “prima i soverzenesi” fino a “prima quelli del mio condominio”. Una graduatoria del pieno diritto di esistere, che nasce dalla profonda convinzione che gli esseri viventi non siano affatto tutti uguali.

Quel mettere prima qualcuno non cambia il suo disgustoso significato quando si mettono prima le donne

Il suprematismo del maschio bianco

Elena Giannini Belotti

Elena Gianini Belotti nel suo mai troppo letto e citato “Prima le donne e i bambini” smaschera la messa in atto della superiorità maschile in questo e altri stereotipi. Dare la precedenza alle donne (e accettare di precedere, beninteso) significa rimarcare la superiorità maschile quanto a forza fisica, coraggio, capacità di affrontare i pericoli del mondo. Mettere in un insieme unico donne e bambini significa da un lato assicurare la propria discendenza (donne e bambini portano i cognomi paterni pur essendo il corpo femminile quello che dà alla luce) dall’altro costruire un recinto che baratta protezione e sicurezza con la libertà di esplorare, scoprire, rischiare.

Dunque nella classifica di chi ha diritto di esistere a pieno titolo siamo ancora al concetto di “umano” per il pensiero antico, dove tra divino e animale si poneva prima l’uomo inteso come maschio (e non solo, a sottolineare come dobbiamo comprendere nell’analisi femminista il concetto di classe: si trattava del maschio adulto, greco, libero, abitante della polis, dedito all’otium) poi la donna, lo schiavo considerato privo di logos, il barbaro. Semplice xenofobia? Qualcosa di più, se pensiamo che il termine barbaro deriva dal gr. bárbaros ovvero straniero nel senso di “balbettante, incapace di farsi capire”.

Mai battuta è stata più azzeccata di quella di Giobbe Covatta: “non sono io razzista, sono loro napoletani”

La deriva razzista

Ciò che avviene ai confini ucraini contro persone dalla pelle scura come africani, arabi, pakistani, ma anche contro persone provenienti dall’Oriente trova facile sponda nei movimenti nazionalisti dei paesi che dovrebbero accogliere i profughi, come la Polonia, dove aderenti appunto al movimento nazionalista polacco, ovviamente con forti simpatie neonaziste, sono stati protagonisti di pestaggi di rifugiati africani e arabi.

L’insidioso pensiero razzista si è insinuato anche nelle parole di giornalisti, opinionisti, politici

Il presentatore di Al Jazeera English Peter Dobbie ha detto: “Nel modo in cui sono vestiti, queste sono persone abbienti della classe media. Questi non sono ovviamente rifugiati che cercano di allontanarsi dal Medio Oriente o dal Nord Africa. Sembrano una qualsiasi famiglia europea cui vivresti accanto”. Mentre il corrispondente estero di CBS News, Charlie D’Agata, ha affermato: “Questo non è un posto, con tutto il rispetto, come l’Iraq o l’Afghanistan che ha visto il conflitto infuriare per decenni. Questa è una città relativamente civilizzata, europea – devo scegliere attentamente anche quelle parole – dove non te lo aspetteresti, o spereresti che accada”. Il giornalista francese Philippe Corbe ha dichiarato: “Qui stiamo parlando di europei che partono in auto che sembrano nostre per salvare le loro vite”. Il vice-procuratore capo dell’Ucraina, David Sakvarelidze, ha dichiarato alla BBC: “È molto toccante per me perché vedo gli europei con gli occhi azzurri e i capelli biondi uccisi”. La leghista italiana Susanna Ceccardi ha spiegato che esiste una differenza tra profughi ucraini e profughi africani che scappano dall’Ucraina: solo i primi sono “veri profughi“.

Il trionfalismo

Dobbiamo poi essere consapevoli del fatto che tutti gli interventi in ambito culturale e dello spettacolo che hanno cancellato e sospeso le iniziative relative alla cultura russa non trovano ragioni in alcun luogo o strumento del pensiero che non sia il razzismo. La convinzione che esistano le razze è razzismo. L’idea che l’individuo che fa parte di una supposta razza sicuramente ne condivida totalmente le caratteristiche ad essa attribuite è razzismo. La suddivisione aprioristica tra buoni e cattivi solo in quanto aderenti idealmente a uno schieramento è razzista e fascista.

Pensare che tutti gli ucraini siano descrivibili in un certo modo e tutti i russi nel suo opposto è razzista, fascista, irrazionale, illogico

Il patriarcato rassicura i suoi adepti sul fatto che la virilità faccia parte di una zona istintuale, archetipitica, nobile in quanto tale. Quindi l’istinto umano verso la caccia, l’invasione, la rivendicazione, l’esaltazione della vittoria che è tale solo se esiste una sconfitta in una parte avversa, il trionfalismo, sono considerati maschili e mascolini, vale a dire modelli da cui farsi ispirare. Dobbiamo riuscire a produrre una crepa in queste convinzioni, mostrando come questi comportamenti e i sottostanti pensieri e convinzioni siano espressione di stupidità animalesca, e che l’umanità è migliore di così, ha maggiore potenziale di questo, che se ogni singola persona si dedicasse a pacificare se stessa interiormente, aprendo per primo un dialogo interiore e poi anche con le persone con cui si è in conflitto, potremmo diventare esseri viventi costruttori di pace, concretizzando il simbolismo pasquale di un sogno di rinascita e gioia.

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