Reality show: sul web più molestie sulle donne rispetto agli uomini

L’analisi eseguita sui post delle diverse piattaforme social ha rivelato anche la ricorrenza di stereotipi di genere

Rachel Hall
Rachel Hall
Giornalista del Guardian, si occupa specialmente di salute, cultura, scuola e università.



Demos thinktank rivela che le concorrenti femminili dei reality show in TV hanno molte più probabilità di essere oggetto di abusi online da parte dei cosiddetti “troll”, rispetto agli uomini. Secondo quanto rivelato dal rapporto, che ha esaminato i concorrenti dei reality show “Love Island” e “Married at First Sight”, sono in particolare le donne di colore a subire le minacce più estreme e violente.

I ricercatori, che hanno analizzato più di 90.000 post e commenti su diverse piattaforme di social media, hanno scoperto che il 26% dei tweet che menzionavano una concorrente di Love Island era offensivo, rispetto al 14% di quelli che nominavano un partecipante di sesso maschile

La ricerca di Demos thinktank

Kaz Kamwi, concorrente di Love Island e star di Instagram

Il report, che è stato prodotto per un episodio sugli abusi online di BBC Panorama, spiega come sia diventato uno schema che sfortunatamente si ripete ogni volta con la promozione di una nuova stagione di un reality, a cui inevitabilmente segue un attacco frontale con molestie e abusi nei confronti dei partecipanti e di tutti coloro che fanno parte dello show. “Non si tratta solo di animate discussioni online – dice la ricerca – gli abusi e gli attacchi aumentano in modo esponenziale nei confronti dei partecipanti a questo genere di programmi TV, in particolare nei confronti delle donne, con particolare accanimento alle donne di colore”. I ricercatori hanno notato una specifica ricorrenza negli stereotipi di genere postati sui social media, compresi quelli che identificano le donne come subdole, mentalmente ed emotivamente instabili, meschine, fastidiose o in cerca di attenzione.

donne che hanno più probabilità di essere “oggetto di un’estrema sessualizzazione e oggettivazione misogina” rispetto agli uomini

Gli stereotipi ricorrenti

Gli autori hanno aggiunto che gli stereotipi parlavano dell’idea che le donne “non meritano ciò che pensano di meritare”, ad esempio esprimersi, occupare un proprio spazio nella società, avere una relazione o apparire in un certo modo. Gli stereotipi usati contro gli uomini spesso includevano l’attacco per aver mostrato quello che era percepito come un comportamento evirante, che era caratterizzato come debole, patetico o troppo accondiscendente. Inoltre è stato segnalato che le donne si sentono sempre più costrette ad abbandonare i social media per motivi di sicurezza, e che chi denuncia viene spesso rivittimizzata, tanto da chiedere alle piattaforme social di migliorare la moderazione e la rimozione dei contenuti.

La zona grigia dei social

Hanno riconosciuto che esiste una zona grigia tra le critiche giustificate e gli abusi e hanno suggerito che le piattaforme affrontino la causa principale del problema adattando i loro algoritmi al fine di scoraggiare un’atmosfera di polarizzazione e polemica, che scala rapidamente nell’abuso. Nell’episodio di “Panorama”, un giornalista ha creato un falso account di troll su cinque piattaforme di social media per vedere se promuovevano l’odio misogino tra gli utenti.

Nel giro di due settimane, Facebook e Instagram hanno promosso attivamente contenuti contro le donne, mentre su TikTok e Twitter questo non si è verificato

Ellen Judson

La riduzione degli abusi online è un obiettivo chiave dell’imminente legge sulla sicurezza online del governo nel Regno Unito, che potrebbe imporre un obbligo di diligenza alle società di social media per proteggere gli utenti da contenuti dannosi. “Le piattaforme non sono vettori neutri di contenuti. Piuttosto che concentrarsi esclusivamente sui sistemi per rimuovere o segnalare abusi, spesso dopo che il danno è già stato fatto, la legge sulla sicurezza online dovrebbe ritenere le piattaforme responsabili del modo in cui la loro progettazione e i sistemi più ampi che utilizzano influenzano i rischi e la prevalenza di comportamenti abusivi sui loro servizi”, ha detto Ellen Judson, una delle autrici del rapporto.

Le possibili soluzioni

Cindy Southworth

Cindy Southworth, capo della sicurezza per le donne su Facebook, che possiede anche Instagram, ha dichiarato: “Le donne dovrebbero sentirsi al sicuro ovunque, indipendentemente dallo spazio in cui si trovano. Non permettiamo odio di genere, attacchi misogini o qualsiasi minaccia di violenza sessuale su Facebook o Instagram, e proprio la scorsa settimana abbiamo annunciato maggiori protezioni per personaggi pubblici, giornaliste e attiviste femminili.”

“Abbiamo anche creato strumenti per aiutare in primo luogo le donne che devono affrontare gli abusi, come la possibilità di disattivare i messaggi da chiunque non conosci e filtrare i messaggi offensivi in modo da non doverli mai vedere. Ci saranno sempre persone che cercheranno di abusare degli altri, ma continueremo a lavorare con i gruppi per la sicurezza delle donne per capire i diversi modi in cui può manifestarsi l’odio contro le donne, migliorando la nostra tecnologia per trovare e rimuovere gli abusi più rapidamente”.

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Questo articolo è stato scritto da Rachel Hall e pubblicato il 18 ottobre 2021 su The Guardian – Traduzione di DonnexDiritti

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