“Scrivi Stop”: Krysia Paszko è la teenager che aiuta le donne polacche a scappare dalla violenza

In Polonia la violenza domestica è aumentata del 60% ma il governo vota oggi per uscire dalla Convenzione di Istanbul

Annie Hylton
Annie Hylton
Scrittrice e giornalista investigativa internazionale



Durante l’Aprile del 2020, alcune settimane dopo che la Polonia è entrata nel suo primo lockdown per il Covid, Krysia Paszko, una liceale di 17 anni, ha visto in TV un report riguardo l’incremento dei casi di violenza domestica in Europa, saliti circa del 60% durante il 2019, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il più grande Centro antiviolenza polacco, il Centrum Praw Kobiet (CPK) ha registrato in marzo un aumento del 50% delle chiamate nella sua linea telefonica per la violenza domestica.

Il finto sito di cosmetici per chiedere aiuto

Scoprendo dal report che la Francia ha implementato uno procedimento all’interno delle farmacie attraverso cui le donne possono riportare la violenza domestica utilizzando il nome in codice “Mask 19”, Paszko ha avuto un’idea. Con l’aiuto di un grafico, ha creato una pagina Facebook fittizia di una compagnia di cosmetici. Poi si ha scritto sulla sua pagina personale di Facebook:

“Se sei in quarantena o in isolamento con una persona tossica o violenta, manda un messaggio qui” e ha linkato la pagina di cosmetici. “Se fai una domanda in merito ai cosmetici naturali, ti monitoreremo. Se scrivi “STOP”, chiameremo la polizia per tuo conto”, ha spiegato Paszko

Krysia Paszko

Paszko ha perso il conto dei messaggi che ricevuto sotto al suo post di Facebook, condiviso migliaia di volte. Col passare dei giorni, ha dovuto chiamare il CPK per farsi aiutare. Da quel momento, psicologhe, avvocate e volontarie del centro, con Paszko tra loro, hanno risposto al flusso di richieste. La pagina è così convincente che riceve dei messaggi in merito ai prodotti cosmetici naturali in vendita, insieme a messaggi di supporto e congratulazioni dalle persone che hanno saputo dell’iniziativa attraverso il passaparola nei gruppi delle donne. Per filtrare i messaggi meno urgenti, una sviluppatrice ha creato un bot per organizzare le richieste. Le psicologhe possono immediatamente identificare le donne che hanno bisogno di assistenza, mentre un altro team risponde alle domande riguardo i cosmetici che appaiono nell’ “altra” cartella.

Il sistema di domande

Per proteggere le donne i cui messaggi vengono controllati dai propri partner, Paszko ha sviluppato un sistema di domande in codice per determinare il tipo di aiuto necessario. Basandosi sulla sua esperienza di messaggistica con queste donne, ha creato una guida di 15 pagine da condividere con psicologhe, che potrebbero iniziare a porre domande riguardo “un problema della pelle”, quando è iniziato e quante persone in famiglia ne soffrono. “Quello che mi sorprende di più è che puoi dire praticamente qualsiasi cosa utilizzando questo codice”, ha detto Paszko, come per esempio se sono implicati problemi di alcolismo o se la violenza si riversa anche sui bambini della donna. Uno dei primi casi con cui Paszko ha avuto a che fare è cominciato la scorsa primavera con una donna che ha contattato la pagina mentre faceva il bagno al figlio.

La violenza psicologica, fisica ed economica perpetrata dal marito è peggiorata moltissimo durante la pandemia, ha detto la donna. Suo marito stava a casa molto di più, e l’uomo controllava meticolosamente le finanze della donna, tanto da non avere denaro o un posto dove andare

Urszula Nowakowska

Dato che però lavorava durante il giorno, Paszko ha detto alla donna di preparare l’essenziale per lei e il suo bambino. CPK ha chiamato e pagato un taxi che li ha portati entrambi nel suo rifugio a Varsavia. Questo rifugio si trova in un palazzo sconosciuto, con un indirizzo segreto. Lo spazio può ospitare 20 donne e bambini per il tempo necessario. Secondo Urszula Nowakowska, fondatrice e presidente di CPK, la violenza domestica è sia incrementata per quelle che già la subivano e per chi l’ha vissuta per la prima volta per altre durante il lockdown.

I casi

Prima di arrivare al rifugio, la donna che Paszko ha aiutato a lasciare il marito, ha ammesso di essere troppo spaventata e di vergognarsi a rivelare ai suoi genitori della violenza subita. Dopo pochi giorni nel centro, la donna è finalmente riuscita ad aprirsi con i genitori e adesso vive con loro, ha trovato lavoro e ha iscritto il figlio all’asilo. La violenza domestica in Polonia è una realtà molto diffusa da ben prima che la pandemia scoppiasse, anche se la sua portata è continuamente sminuita dal governo ultra-conservatore del partito Legge e Giustizia (PiS). Lo scorso agosto, uno studio del 2019 commissionato dal governo ma non reso pubblico, è stato fatto trapelare alla stampa.

Si è scoperto che il 63% delle donne polacche ha subito violenza domestica durante il corso della vita. Lo studio ha puntualizzato che ciò che connette gli abusanti è il senso di impunità: sono sicuri del fatto che non verranno puniti

Zbigniew Ziobro

Un mese dopo, secondo i report, il ministro della giustizia Zbigniew Ziobro ha compilato una richiesta per ritirare la Polonia dalla Convenzione di Istanbul, il trattato del Consiglio Europeo per il contrasto alla violenza maschile sulle donne. Il Primo Ministro, Mateusz Morawiecki, insieme ad altri ultra conservatori, afferma che il trattato rappresenta una visione ideologica del gender e contrasta con i “valori tradizionali della famiglia polacca”. Le notizie riportano che il paese ha invece deciso di creare un trattato regionale su “i diritti di famiglia” insieme ad altri governi di ultra destra situati in Europa Centrale e dell’Est, come l’Ungheria.

Anche la Polonia vuole uscire dalla Convenzione di Istanbul

Zuzanna Warso

Gli sforzi fatti nel tentativo di ritirarsi dalla convenzione e la decisione della Corte Costituzionale di imporre un divieto quasi totale dell’aborto rappresenta “la forte intenzione di limitare fortemente i diritti delle donne in Polonia”, ha affermato Zuzanna Warso, un’esperta in diritti umani presso la Fondazione Helsinki. Il Paese ha già una delle leggi sull’aborto più restrittive d’Europa e la pandemia è stata usata come pretesto per ridurre le protezioni legislative nei confronti delle donne in Polonia. Lo scorso ottobre, Paszko ha partecipato alla manifestazione di 100.000 persone per le strade di Varsavia contro il divieto dell’aborto. Nonostante le forti restrizioni causate dal Covid, la protesta ha costituito una delle più grandi manifestazioni polacche dalla caduta del comunismo, una dimostrazione della rabbia contro il PiS. Mentre la marcia terminava, Paszko è tornata a casa e ha provato a mettersi a dormire, ma alle 2 del mattino ha aperto la pagina Facebook, dove ha trovato un messaggio.

“Aiuto, per favore aiutatemi” diceva. “Vuole che lasci l’appartamento, ho del sangue in faccia. Non so dove andare, che cosa dovrei fare?” Il compagno della donna era andato a una festa per tornare a casa ubriaco

Paszko le ha chiesto se voleva che chiamasse la polizia, ma la donna ha risposto di no per la paura delle minacce che il compagno le aveva fatto se avesse chiamato le forze dell’ordine. Lui le ha fatto la valigia e le ha ordinato di andarsene, ma la donna non sapeva dove andare, così Paszko si è coordinata con i rifugi presenti nell’area per trovarne uno che avesse la disponibilità di una stanza. In poche ore, la donna è riuscita a spostarsi in luogo sicuro presso un centro locale.

Secondo Monika Perdjon, terapista e operatrice per le emergenze al CPK, dalla scorsa primavera più di 500 donne in Polonia e altre donne polacche che vivono tra i Paesi Bassi e la Germania, hanno ricevuto aiuto attraverso la pagina di Paszko. La ragazza ha ammesso che prendersi una tale responsabilità da adolescente è sicuramente pesante, ma è molto felice dell’esistenza della pagina e del suo impatto. “Forse è un paradosso, ma c’è un senso di ottimismo in tutto questo: il fatto che queste donne possano finalmente chiedere aiuto dopo essere rimaste in situazioni simili per anni”, conclude Paszko.

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Questo articolo è tratto da una conversazione con Annie Hylton, ed è stato pubblicato il 25 marzo 2021 su The Guardian – Traduzione DonnexDiritti

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