Turchia: Erdogan e i conservatori espongono le donne alla violenza

Il Presidente turco, d'accordo con i dirigenti del partito islamico a lui vicino, ritira la firma dalla Convenzione di Istanbul

Luisa Betti Dakli
Luisa Betti Dakli
Direttrice di DonnexDiritti Network e International Women



In Turchia migliaia di donne e uomini stanno invadendo le piazze e le strade per reclamare il ripristino di un importante strumento di contrasto alla violenza maschile sulle donne: la Convenzione di Istanbul, revocata ieri dal presidente Recep Tayyip Erdogan. Per la scrittrice Elif Shafak è una dichiarazione di guerra:

“In un paese dove ogni giorno vengono uccise tre donne la Convenzione di Istanbul era la nostra unica speranza, abbandonandola il governo turco sfida lo stato di diritto, i diritti umani, l’uguaglianza di genere e dichiara guerra alle donne”

I motivi del ritiro

Recep Tayyip Erdoğan

Proprio loro, che erano stati i primi nel 2011 a firmare questo importante documento internazionale redatto dal Consiglio d’Europa proprio nella splendida città turca da cui prende il nome, oggi privano il paese di un fondamentale strumento di civiltà. Seguendo le orme di Orban, il presidente ungherese che dopo aver preso in mano i pieni poteri ha ritirato la Convenzione di Istanbul nel maggio 2020, anche Erdogan ha pensato che questo fosse il momento giusto per ledere il diritto delle donne a vivere una vita libera dalla violenza.

“Mina la famiglia e incoraggia il divorzio”, ha detto il presidente d’accordo con i conservatori secondo cui la Convenzione di Istanbul danneggia l’unità familiare e incoraggia verso l’omosessualità

attraverso l’uso di categorie come “genere”, “orientamento sessuale” e “identità di genere”, prendendo così sulle spalle la responsabilità di una grave battuta d’arresto in un Paese dove la violenza domestica è un grave problema, e dove solo nel 2020, 300 donne sono state vittime di femminicidio (dati We Will Stop Femicide Platform). E i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità mostrano che il 38% delle donne in Turchia è vittima di violenza da parte di un partner nel corso della vita, rispetto al 25% in Europa. Eppure anche la ministra della Famiglia, del lavoro e delle politiche sociali, Zehra Zumrut, ha affermato che la costituzione e le leggi attuali garantiscono i diritti delle donne.

Manifestazioni in Turchia

Le reazioni

Elif Shafak

Un passo che allontana definitivamente la Turchia di Erdogan dall’Europa che non avrà più scuse per assecondare un paese in cui ogni giorno si ledono i diritti umani. Una decisione “devastante”, ha detto la segretaria generale del Consiglio d’Europa, Marija Pejcinovic Buric, che ha definito la decisione “deplorevole” in quanto “compromette la protezione delle donne in Turchia, in tutta Europa”. Ma le donne non possono chiedere di essere libere dalla violenza? No, perché secondo i dirigenti del partito islamico vicino a Erdogan è probabilmente una parte integrante del matrimonio a cui una donna deve sottostare senza avere gli strumenti per ribellarsi e proteggere se stessa e i propri figli. “Preservare il nostro tessuto sociale tradizionale, proteggerà la dignità delle donne turche – ha detto su Twitter il vicepresidente Fuat Oktay – e per questo scopo sublime, non è necessario cercare il rimedio all’esterno o imitare gli altri”.

Marija Pejcinovic Buric,

Il principale partito di opposizione in Turchia, il socialdemocratico Chp, non ci sta e annuncia battaglia: vuole ricorrere al Consiglio di stato di Ankara contro il decreto del presidente. Della stessa opinione il fortissimo movimento femminista turco che si è dato subito appuntamento in piazza respingendo il ritiro, e firmando l’appello della Mor Çatı Women’s Shelter Foundation, organizzazione alla quale va la solidarietà di DiRe (Rete nazionale dei centri antiviolenza in Italia).

L’appello dei centri antiviolenza

“Anche se la Turchia si è sottratta all’obbligo di prevenire la violenza maschile contro le donne – scrivono – noi continueremo a mantenere la nostra solidarietà con le donne e a rafforzarci insieme come abbiamo fatto per molti anni. (…)

Ritirarsi dalla Convenzione di Istanbul è cancellare la promessa di combattere la violenza contro le donne e non riconoscere gli obblighi assunti come Stato a combattere la violenza maschile, condannando le donne a subire violenza

Gli attacchi contro le donne aumentano ogni anno. Come donne ci rifiutiamo perfino di mettere in discussione la Convenzione di Istanbul, figuriamoci di cancellarla”.

Mor Çatı Women’s Shelter Foundation è una organizzazione femminista turca fondata nel 1990 con la creazione di centri antiviolenza e case rifugio, da sempre al centro delle lotte per l’affermazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali delle donne in Turchia.

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