L’inchiesta della Commissione femminicidio al senato ci ha detto che l’occultamento di questa violenza avviene prima di tutto nei tribunali e riguardano la maggior parte della magistratura e dei consulenti tecnici (Ctu), compresi servizi sociali, tutori e curatori speciali, per pregiudizio e per mancanza di formazione sul fenomeno, con grave distorsione del procedimento giudiziario. In particolare nei Tribunali civili e minorili si commettono violazioni di diritti fondamentali con l’uso di costrutti fuori dalla scienza e dallo stato di diritto (alienazione parentale, manipolazione, simbiosi, ecc.) per cui la donna che denuncia maltrattamenti e abusi diventa carnefice, e lo status di vittima di violenza si ribalta con trattamenti inumani e degradanti, compresi allontanamenti di bambini dalle loro madri con l’uso della forza. Per monitorare l’operato che il governo attuale si accinge a svolgere dopo aver accolto le conclusioni della Commissione d’inchiesta sul femnminicidio al senato, si costituisce #STOPVIOLENZA, la Task Force della società civile.
Pubblichiamo di seguito il documento della Task force #STOPVIOLENZA, le richieste del comitato promotore e tutte le adesioni che sono arrivate a oggi.
Per chi volesse aderire e ancora non l’ha fatto, indicare nome e cognome (se l’adesione è personale), oppure nome dell’associazione (se l’adesione è collettiva), e scrivere la frase “aderisco alla rete per la task foce #STOPVIOLENZA”, il tutto da inviare a una sola delle seguenti email: [email protected] – [email protected] – [email protected] – [email protected]
DOCUMENTO DELLA TASK FORCE #STOPVIOLENZA
Nasce la prima Task Force della società civile contro la violenza maschile sulle donne/femminicidio, per la piena applicazione della Convenzione di Istanbul, e il contrasto alla vittimizzazione secondaria nei Tribunali sulla base delle conclusioni e delle raccomandazioni della Commissione d’inchiesta sul femminicidio al Senato XVIII legislatura.
Perché una Task force che parte dal basso
Le donne continuano a essere uccise all’interno di un fenomeno endemico come è la violenza maschile contro le donne che per la maggior parte si consuma dentro le mura domestiche. Lo Stato italiano e i Tribunali italiani sono stati già condannati più volte dalla Corte dei diritti umani di Strasburgo e dalle Nazioni Unite (Comitato Cedaw) per aver omesso protezione e/o aver esposto donne e minori a codesta violenza anche con esiti fatali agendo attraverso stereotipi sessisti.
Per dire stop a tutto questo, crediamo sia necessaria la piena applicazione della Convenzione di Istanbul ratificata dall’Italia nel 2013 e ancora disattesa nei Tribunali italiani e nell’intera società: dalle scuole, ai media, ecc. In particolare, oltre a misure specifiche di tipo legislativo e interventi capillari per il cambiamento di una cultura ancora radicalmente legata a paradigmi patriarcali, è necessario incidere e intervenire sui Tribunali perché acquisiscano piena consapevolezza e responsabilità di quale e quanto profondo sia il danno quando la donna che ha denunciato violenza è messa sul banco degli imputati, quando non viene protetta ma esposta a ritorsioni e non creduta, e quando si decide dell’affido dei figli minori in modo penalizzante per le madri e i loro figli.
Le paure delle donne che subiscono e denunciano violenza sono fondate
L’inchiesta della Commissione femminicidio, ha focalizzato l’attenzione sulla violenza post-separativa e sull’uso strumentale dei figli da parte dei padri violenti nelle aule dei Tribunali (il cui esito evidente è la vittimizzazione secondaria/istituzionale); per questo motivo le donne, temendo i giudici e le loro sentenze punitive, preferiscono rimanere in silenzio sottoponendosi a rischi gravi per la salute.
Nel 34% dei casi delle separazioni e degli affidi giudiziali, la violenza domestica riferita non è mai presa in considerazione, la si interpreta e trasforma in conflittualità reciproca con posizioni e responsabilità ingiustamente paritarie tra i due genitori; le denunce sono più spesso archiviate. Tali modalità giudiziarie si collocano al di fuori dalla Convenzione di Istanbul e riguardano la maggior parte della magistratura e dei consulenti tecnici (Ctu) nonché dei servizi sociali e degli avvocati nelle loro funzioni pubbliche di tutori e curatori speciali, vuoi per pregiudizio vuoi per mancanza di formazione sul fenomeno, con grave distorsione del procedimento giudiziario.
Il terrore di denunciare
In particolare nei Tribunali civili e minorili si commettono violazioni di diritti fondamentali: la mancata tutela della vita e della salute di donne e bambini con l’uso di costrutti fuori dalla scienza e dallo stato di diritto (alienazione parentale, manipolazione, simbiosi, ecc.); si ribalta in carnefice lo status di vittima di violenza della madre, con accuse non corredate da prove ma solo da pregiudizi; si applicano trattamenti inumani e degradanti utilizzando costrizioni, imposizioni e minacce, e allontanamenti di bambini dalle loro madri e dai loro ambienti di vita attuati con la forza fisica e la violenza, in base a decisioni di giudici – sulla scorta di relazioni e pareri di psicologi, assistenti sociali, curatori, tutor – che possono anche configurarsi come una molteplicità di reati e di abusi.
Contro queste palesi violazioni dei diritti umani che la Commissione d’inchiesta sul femminicidio al Senato ha messo in luce, si costituisce #STOPVIOLENZA, la Task Force della società civile promossa da Protocollo Napoli, Udi Napoli, DonnexDiritti Network, International Women, Ass. Salute Donna, Ass. Arcidonna Napoli, Psy-Com (Psicologia di Comunità), Ass. Sud Est Donne, Ass. Donne Insieme, La Rete delle reti , Ass. Dalla Parte dei Minori, il Forum – Associazione Donne Giuriste, Cav. Ipazia Siracusa, una rete aperta a chiunque voglia aderire (associazioni, persone singole, donne e uomini) per LA PIENA APPLICAZIONE DELLA CONVENZIONE DI ISTANBUL e per
– monitorare gli esiti dell’inchiesta della Commissione femminicidio nei Tribunali e negli ambiti di contrasto alla violenza maschile sulle donne;
– pretendere la cancellazione di stereotipi e pregiudizi che sottopongono le donne a vittimizzazione secondaria nei Tribunali e nella società;
– pretendere formazione ad hoc obbligatoria per tutti coloro che lavorano o si occupano della violenza maschile contro le donne;
– pretendere la messa fuori legge di teorie ascientifiche misogine e monitorare la loro effettiva esclusione dai Tribunali e dalla formazione;
– pretendere la revisione dei processi in cui sono state usate teorie ascientifiche dell’alienazione compresi tutti i costrutti correlati;
– pretendere la fine di allontanamenti forzosi e coattivi dei minori dalle madri vittime di violenza;
– pretendere il ripristino immediato dei rapporti madre-figli là dove sussistano a oggi vincoli, divieti e limitazioni a carico delle madri;
– pretendere l’immediata liberazione con ritorno al domicilio di origine dei bambini allontanati dalle madri “alienanti” rinchiusi in casa famiglia.
PER ADESIONI MANDARE UNA EMAIL CON IL SEGUENTE MESSAGGIO: ADERISCO ALLA RETE PER LA TASK FORCE #STOPVIOLENZA (usare una sola delle seguenti email) [email protected] – [email protected] – [email protected] – [email protected]
ADESIONI ALLA TASK FORCE #STOPVIOLENZA
Associazione OdV Impegno Donna – Centro Antiviolenza TELEFONO DONNA Foggia
Associazione Cassandra D
La Principessa Azzurra APS
Rete per la parità
“Insieme per le donne”
Associazione Maddalena A.P.S
Global Thinking Foundation
FEMMINISTORIE Catania
Scuola di Alta Formazione Donne di Governo
Cristina Sanzaro, Presidente del l’Associazione Work in Progress
Claudia Forini, Presidente Cooperativa Sociale, Onlus Centro Donne Mantova
Associazione Dream Team Donne in Rete
Associazione RiscoprirSi – APS
Comitato Madri Unite contro la Violenza Istituzionale
Toponomastica femminile
Brigata Rosa
Telefono Rosa Piemonte
Amica Donna, APS
Telefono Rosa Piemonte di Torino
Anthea Di Benedetto, Presidentessa Ass. Aurea Caritate
Elisa Chiappinelli, Psicologa e psicoterapeuta
Luisa Menniti, Attivista
Valentina Testa, Psicologa
Roberta Schiralli, Avvocata
Simona D’Aquilio, Avvocata
Gabriella Gensini, Avvocata
Ilaria Summa, Avvocata
Bruna Rucci, Psicologa psicoterapeuta, Ctp, fondatrice e responsabile Progetto Medusa
Beatrice Ruggiero, Avvocata cassazionista e responsabile sportello legale Progetto Medusa
Sara Cafarotti, Psicologa psicoterapeuta
Cleide Meloni Lazzaroni, Psicopedagogista
Patrizia Mancinelli, Psicologa
Lorenza Perna, Avvocata
Maria Assunta Pasca, Educatrice professionale
Daniela Farone, Avvocata
Judith Pinnock, Psicologa esperta di studi di genere
Karen Visintin, Presidente dell’associazione Non Siamo Soli
Laura Massaro
Frida Bertolini
Valentina Papa
Cristiana Morelli
Sonia Fontana
Laura Ruzza
Eliana Di Gennaro
Michela Beggio
Alberta Valente
Alessia Totaro Fila
Mario Guarino
Claudia Resta
Carla MacCallum
Guido Baldi
Laura Massafra
Pina Ferraro
Marcella Formenti
Anna Maria Ricci
Delia Crobu
Clara Turchi
Sara Mingo
Federico Filosomi
Ivana Grugnale
Barbara Dell’Amico
Lorella Iannucci
Mariarosaria Di Meglio
Suny Vecchi
Raffaella Carossia
Valentina Papa
Francesca di Muzio
Caterina Gatti
Lina Argetta
Lisa Luigia Liso
Nunzia Macci
Lisa-Anne Mastropieri
Gianmaria Di Silvestro
Francesca Nespolo
Laura Tonoli
Jessica Purkeypyle
Francesca Cornale
Giusi D’Urso
Marzia Vannucchi