Cosa succede ai “figli strappati” dalle madri accusate di alienazione parentale

Intervista a Elvira Reale, psicologa consulente della Commissione femminicidio al Senato, che spiega le conseguenze della violenza istituzionale derivante dal non riconoscimento della violenza domestica chiarendo il trauma che avviene sui bambini deportati in casa famiglia

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“Figli strappati” è la sesta puntata dell’inchiesta “Crimini invisibili”, dove Elvira Reale, psicologa e consulente della Commissione femminicidio al Senato, spiega cosa succede quando una madre viene accusata da una perizia di una Ctu (Consulenza tecnica d’ufficio) viene accusata del rifiuto dell’altro genitore da parte di un bambino vittima di violenza assistitita o subita. “Spesso l’alienazione parentale è nascosta dice Reale – non viene nominata, ma gli psicologi indicano comportamenti di alienazione parentale andando anche a pescare nell’inconscio, tanto che sembra di stare sul lettino di Freud e non in un tribunale”.

Trattamento sui bambini simil-tortura

È necessario quindi mettere uno stop e togliere ai tribunali una competenza che è sanitaria dato che i giudici “non si fermano alla diagnostica – continua Reale – ma arrivano a dare indicazioni di un trattamento sanitario che confligge con l’articolo 32 della Costituzione”. Un trattamento che deve essere fermato in ogni modo qualsiasi sia la causa e sia se si è in presenza di violenza domestica sia che non sia stata riscontrata. Secondo Reale è un “trattamento simil-carcerario, simil-tortura” che avviene sulle spalle di un bambino che avviene con la forze dell’ordine “precettate per rimuovere ostacoli mobili e immobili, che significa buttar fuori e picchiare le persone che sono intorno, sfondare le porte”

“Dopodiché – continua – il bambino viene isolato, in un luogo sconosciuto, con persone sconosciute e messo solo a confronto con la persona con cui lui non vuole avere rapporti. Un bambino che in quel momento è assolutamente disperato”. Ma la cosa più grave è che “i giudici sono consapevoli di infliggere una sofferenza perché nella loro testa è previsto che la sofferenza futura di separazione dal padre sia superiore a questo tipo di trattamento”, conclude Elvira Reale. Il giudice in questi casi si arroga un diritto che travalica le sue competenze, imponendo un trattamento sanitario che va al di là delle aule di tribunale e davanti alle quali si può parlare di tortura

Che fine fanno i minori? Il business sulla pelle dei bambini

Minori che vengono presi e messi in case famiglia senza un motivo valido e in presenza di un genitore accudente con cui loro vogliono stare, dato che, secondo i dati di un monitoraggio del ministero della Giustizia presso gli uffici giudiziari minorili, tra il gennaio 2018 e il giugno 2019 siano stati allontanati dalle proprie famiglie di origine 12.338 minori in Italia e di questi l’88% (9 su 10) “non è dato sapere con certezza la destinazione”, o meglio la maggior parte viene dimenticato nelle 3.300 strutture di accoglienza.

Un business, quello che riguarda l’alienazione parentale, le madri malevoli, gli affidi coatti e il trattamento sanitario costrittivo da parte dello Stato, che coinvolge legali, psicologi, psichiatri, assistenti sociali, tutori, curatori del minori, educatori e case famiglia in cui un bambino costa dai 3.000 ai 6.000 euro al mese e dove una Consulenza tecnica d’ufficio può arrivare a 6.000 euro mentre una Consulenza di parte fatta dai “maestri” della Pas può arrivare anche a 30.000 euro.

L’inventore dell’Alienazione parentale che sosteneva la pedofilia

E questo grazie all’adozione da parte dello Stato italiano, nei fatti, di principi e comportamenti che nella totalità si richiamano a una sindrome non riconosciuta e ascientifica, inventata dallo psichiatra Richard Gardner, secondo cui se un figlio rifiuta un genitore la colpa è dell’altro che aliena il bambino a prescindere da tutto, anche di eventuali possibili violenze che saranno di sicuro false e inventate. Un disturbo diventato prassi ma mai entrato nel DSM (The Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders), e applicato da giudici che probabilmente non conoscono le dinamiche di abusi e violenza domestica, ma che soprattutto non sanno che Gardner era un teorico della pedofilia (R. Gardner, “L’isteria collettiva dell’abuso sessuale”, ed. Quattro Venti, Urbino 2013, p. 59): “Se un padre abusa della figlia – scriveva gardner nei suoi libri – la colpa è della madre inibita che non vuole fare sesso con suo marito e che, al fine di evitare scappatelle extra familiari, le offre la figlia”.

Per la CAMPAGNA CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE E LA VIOLENZA DOMESTICA donnexdiritti.com ti invita a seguire ogni settimana le 11 puntate della video inchiesta “CRIMINI INVISIBILI” di LUISA BETTI DAKLI, giornalista d’inchiesta esperta di diritti umani e direttrice del web journal DonnexDiritti Network (le puntate sono visibili su tutte le pagine social di donnexdiritti).