Nazionale cantanti riceve dal governo 175mila euro contro la violenza ma caccia Aurora Leone

Il direttore Gianluca Pecchini si è dovuto dimettere nel giro di 24 ore ma il sessismo rimane e non è un equivoco

Lucrezia Cairo
Lucrezia Cairo
Social Media Manager



Si è sollevato un putiferio. Dopo le polemiche dal sapore sessista scaturite dal rifiuto di Rula Jebral a partecipare al programma Propaganda Live su La7 perché unica donna su sette uomini, un altro atto, questa volta gravemente discriminatorio, ha colpito Aurora Leone, l’attrice dei The Jackal.

I fatti in breve

Convocata dalla Nazionale cantanti per giocare la Partita del cuore, Aurora è stata invitata ad alzarsi dal tavolo in cui sedeva con gli altri giocatori perché donna e quindi solo accompagnatrice. Non è servito a niente citare la lettera di convocazione che le era stata mandata: Aurora, insieme all’amico e collega Ciro Priello, sono stati costretti ad andarsene.

“Gli abbiamo fatto presente che non ero un’accompagnatrice, ma giocatrice – spiega Aurora – ma lui mi ha risposto: non farmi spiegare perché non puoi stare seduta qui, tu non puoi e basta”

Aurora Leone e Ciro Priello

“E quando gli ho detto che avevo ricevuto la convocazione e avevo dato anche le misure del completino, lui ha risposto: Ma tu il completino te le puoi mettere pure in tribuna, che c’entra. Le donne non giocano. Queste sono le nostre regole e se non le volete rispettare dovete uscire da qua“. Parole pronunciate dell’ormai ex direttore generale della Nazionale cantanti, Gianluca Pecchini, che si è dovuto dimettere nel giro di 24 ore dopo che l’attrice ha reso pubblico il fatto. Sì perché c’è voluto poco per scatenare il web: le storie postate da Aurora e da TheJackal, sono diventate virali provocando grande indignazione, con atti di solidarietà ma anche di condanna sotto i profili della Nazionale cantanti e della Partita del Cuore.

La risposta dei Centri antiviolenza

Un fattaccio a cui Antonella Veltri, la presidente DiRe (Rete nazionale dei centri antiviolenza) ha risposto auspicando un nuovo Piano antiviolenza, scaduto a dicembre 2020, facendo sapere che quello che è successo

“è inaccettabile, tanto più considerato che l’Associazione nazionale cantanti ha avuto a disposizione 175.000 euro di fondi pubblici dal Dipartimento per le pari opportunità per realizzare un progetto di sensibilizzazione antiviolenza”

Antonella Veltri

Capite? Un finanziamento in completa contraddizione con quello che è poi la sostanza, dato che non basta dire di “essere contro la violenza sulle donne” se poi non la si pratica e anzi in quel contesto le donne vengono discriminate e umiliate. “Avevamo già criticato a suo tempo la scelta del Dipartimento pari opportunità – continua Veltri – di aprire il bando a organizzazioni che non hanno nel proprio statuto specificamente la prevenzione e il contrasto della violenza maschile contro le donne nel rispetto della Convenzione di Istanbul”.

L’ambiente dello sport non è mai stato un campione di femminismo

Gianluca Pecchini

Certo, nello sport il maschilismo si sente fortemente. Chi non si ricorda l’ex allenatore Zeman che parlando di calcio femminile, disse: “Di solito in Italia le donne stanno in cucina”, o l’ex campione Fulvio Collovati con il suo “Quando sento una donna parlare di tattiche mi si rivolta lo stomaco”. Anche stavolta però, le tardive scuse arrivate con un comunicato stampa da parte dell’ex direttore, non hanno risolto il problema, perché parlando di “equivoco” e toni espressi male, si è cercato di “dribblare” quello che invece era lì, sotto gli occhi di tutti: un ostacolo grande come una casa. Tentativo a cui Aurora e The Jackal hanno prontamente risposto respingendo l’ipotesi di equivoco, prendendo atto delle scuse e delle dimissioni di Gianluca Pecchini, ma  spiegando che non esiste alcun malinteso. E malgrado la grande solidarietà ricevuta anche all’interno della Nazionale cantanti, le scuse, e i tappettini rossi, nessuno questa volta potrà dire che il problema non sussiste.

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