Le serie più moderne e rivoluzionarie di questi ultimi anni sono quelle che raccontano il complesso universo femminile: “Girls”, “Normal People”, “Fleabag”, solo per citarne alcune. Serie che sono in grado di portare in scena il mutato rapporto con gli altri e la percezione di sé. Tutto parte dal corpo che vuole, desidera, prova piacere. Questo corpo è un’anomalia, un’aporia per una società ancora fallocratica e fallocentrica dove il Maschio domina, governa, vuole il femminino in sua balia.
La serialità televisiva è luogo per certi versi nuovo dove sperimentare e qui inizia a entrare nel cerchio magico della creatività, una generazione di autrici e showrunner che raccontano temi, stili e punti di vista finora estranei alla narrazione
Lena Dunham e “Girls”
La prima a rompere in questo modo gli argini è Lena Dunham, autrice di “Non sono quel tipo di ragazza”, che nel 2012 con “Girls”, si fa portavoce di una generazione, spesso allo sbando, antologia dell’imperfezione e del tentennamento. Porta sullo schermo sesso e corpi femminili, reali, diversi rispetto allo standard hollywoodiano ma che esistono e finalmente sono soggetto di sguardo e di racconto. Dunham, infarcisce il suo alter ego, Hannah, di un pensiero moderno, sincero, di un femminile che inciampa, sbaglia per piacere, e il sesso diventa bulimia dell’esistere. Se con il suo personaggio Dunham si tatua, mangia per dimostrare di avere controllo su di sé, sovraespone la propria nudità non per eccitare ma per affermarsi, con il suo sguardo rappresenta una sessualità realistica, spesso imbarazzante, addirittura umiliante, affrancato da vergogna e pudore in una sfida contro pregiudizi e stereotipi di genere.
Il desiderio femminile, il sesso occasionale, le dinamiche uomo-donna sono alfabeto di una grammatica dei sentimenti unica nel suo genere, segni di una voce forte, a tratti insopportabile ma libera
Phoebe Waller-Bridge e “Fleabag”
Il corpo femminile diventa indipendente e non ha paura di farsi sentire diventando espressione di un femminismo maturo, moderno, di un cambiamento che vede il #metoo come prima vera manifestazione e rivendicazione della propria autonomia e libertà. Un’altra voce femminile fondamentale per narrare questi temi è quella di Phoebe Waller-Bridge che con “Fleabag” di cui è autrice e protagonista, cambia la serialità mettendo in scena una sessualità e una donna senza vincoli. Waller-Bridge è irriverente, indipendente e moderna, ha una libertà espressiva sorprendente per i suoi personaggi e per i suoi testi che rompono la quarta parete (la serie deriva dal suo spettacolo teatrale), parlando direttamente allo spettatore. Il female gaze distrugge i tabù, senza censura, giudizio o moralismi e costruisce un racconto spietato e ironico.
Lei è fleabag (sacco di pulci), ha incontri con vari uomini, si masturba, conosce il suo corpo, snello, asciutto diverso da quello di Hannah. C’è lei con il suo desiderio, appaga sé stessa, specie nell’intimità
Il sesso si fa verbo, è dialettico e politico, è un modo per supere i limiti: per Fleabag è libertà in tutte le sue declinazioni, è emancipazione dalle convenzioni sociali, da ruoli stereotipati. Completamente differente è la storia di “Normal People”, tratta dall’omonimo romanzo di Sally Rooney, che esplora le relazioni plurali dei millennial e la sessualità femminile. Al centro ci sono Marianne (Daisy Edgar-Jones) e Connell (Paul Mescal), compagni di scuola, amici, amanti, innamorati. Iniziano a frequentarsi di nascosto al liceo, si amano attraendosi come due magneti e respingendosi. La loro è una commovente narrazione di scoperta e crescita attraverso il sesso.
“Normal People” dal romanzo di Sally Rooney
Prima e durante l’amplesso Marianne e Connell parlano, esprimono in modo chiaro i propri desideri e dicono al partner ciò che vogliono. Tra le pieghe dei loro corpi dialogano meglio di quanto facciano vestiti, si mettono a nudo, dichiarando se stessi, si capiscono, si conoscono, condividono ogni cosa. Ci sono i corpi che si toccano e si desiderano e la macchina da presa li intrappola in primi piani di volti, sguardi, pelle e muscoli. “Normal People” è un racconto di passione ardente che va al di là dei confini fisici, è manifesto di una generazione in bilico tra emozioni struggenti e paura di viverle, tra desiderio mai pago e stupefatto abbandono al fragore dei sentimenti e i muri a poco a poco cadono come i vestiti.
La serialità contemporanea riflette sulla libertà, sul corpo e sul potere delle donne che parlano di sesso, anche orale e anale, di sex toys con una certa ironia e irriverenza
Le protagoniste di queste serie sono giovani, ironiche, intelligenti, spesso scomode, tanto forti e fragili al tempo stesso da diventare irritanti perché escono da quel perimetro a cui ci hanno abituato. La questione del piacere femminile è fondamentale per spiegare molto di ciò che sentono/provano/sono. Il desiderio le anima, conoscono quello che piace a loro.
Hannah e le sue amiche, Fleabag e Marianne, sono soggetti desideranti con il pieno controllo della propria sessualità, “personagge” che vivono i piaceri della carne, figlie cresciute delle rivoluzionarie che hanno gridato la proprietà del loro corpo e la sua gestione.
Autrici del loro desiderio si esprimono proprio anche e attraverso la sessualità rompendo legacci che sembravano duri a morire. La mistica del desiderio e della sessualità si traduce con narrazioni diverse, in cui le donne partecipano a vari livelli, mostrando una pluralità di possibilità: l’atto accompagnato al sentimento (“Normal People”), mezzo per non sentirsi più soli, tenere a sé qualcuno (“Girls”) o semplicemente espressione di un desiderio carnale (“Fleabag”).