Arabia Saudita, taglio della testa per le accuse di stregoneria

Amina Bint Abdul Halim Salem Bin Nasser è stata decapitata come strega nella provincia settentrionale di al-Jawf

Luisa Betti Dakli
Luisa Betti Dakli
Direttrice DonnexDiritti International Women



Lunedì scorso una donna, Amina Bint Abdul Halim Salem Bin Nasser, è stata decapitata in Arabia Saudita, nella provincia settentrionale di al-Jawf, con l’accusa di “stregoneria e magia”. Philip Luther, direttore ad interim di Amnesty International del Medio Oriente e Nord Africa, afferma che “anche se non conosciamo i dettagli degli atti con cui le autorità hanno accusato Amina,

l’accusa di stregoneria è spesso usata per punire il diritto alla libertà di parola o di religione

Sul giornale Al-Hayat,  il capo della polizia religiosa ha chiarito di aver arrestato la donna dopo un’inchiesta in cui si dichiarava che Amina prometteva di curare le sue vittime con un prezzo di 800 dollari a seduta.

Fawza Falih

L’Arabia Saudita applica la pena di morte a una vasta gamma di reati che vanno da omicidio, a stupro, blasfemia, apostasia, stregoneria, adulterio e reati legati alla droga, e  per quanto riguarda l’accusa di stregoneria il reato è previsto nell’ordinamento consuetudinario con una sezione apposita nella polizia religiosa che combatte la stregoneria, la magia e l’astrologia, considerate non islamiche.  Anche se in realtà non esiste una vera e propria definizione legale in materia di stregoneria, questa viene riconosciuta e perseguitata. Un po’ di tempo fa un’altra donna, Fawza Falih, fu processata senza possibilità di difesa e giustiziata con l’accusa di stregoneria dopo che un uomo la indicò come responsabile della sua impotenza.

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