DonnexDiritti pubblica la lettera dell’Associazione “Differenza Donna” indirizzata al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, alla Ministra della giustizia Marta Cartabia, al Consiglio superiore della magistratura, al Presidente del consiglio dei ministri Mario Draghi, al primo Presidente della corte di Cassazione, alla Procura generale presso la Corte di Cassazione, con richiesta di provvedimenti urgenti per annullare tutti gli allontanamenti dalle madri dei figli e delle figlie decisi sulla base di accuse di alienazione parentale.
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La scrivente Associazione “Differenza Donna”, sin dal primo ingresso nelle aule giudiziarie dei costrutti ascientifici riconducibili alla cornice ideologica della cosiddetta Alienazione genitoriale (ma anche alienazione parentale, sindrome di alienazione genitoriale, ecc.), ha segnalato in ogni sede, sia tramite l’assistenza legale assicurata alle donne vittime di violenza maschile nelle relazioni di intimità, sia nell’azione di costante documentazione delle prassi applicative che violano gli obblighi internazionali in materia di protezione dalla violenza di genere
le gravi compressioni dei diritti e delle libertà fondamentali che le donne e i/le minorenni hanno subito e subiscono in Italia a causa dell’ingresso della giurisprudenza di valutazioni di psicologia forense che censurano l’idoneità genitoriale materna in assenza di fatti o comportamenti concretamente pregiudizievoli nei confronti dei figli
Quotidianamente su tutto il territorio e dinanzi a tutti gli uffici giudiziari le donne ormai temono di accedere alla giustizia e sono esposte a vittimizzazione secondaria nei giudizi di regolamentazione dell’affidamento perché costrette a incontrare l’ex partner violento per dimostrare di essere “buone madri”, pur in pendenza di processo penale con applicazione di misure cautelari a loro tutela (ex artt. 282 bis e ter c.p.p.) e a tutela dei figli/e riconosciuti persone offese dai maltrattamenti assistiti.
Ciò accade in violazione della Direttiva europea n. 29 /2012 sui diritti delle vittime di reati di violenza maschile nelle relazioni di intimità che vieta il contatto diretto tra vittima e indagato o imputato, mentre nella prassi troppe sono le donne costrette a percorsi di mediazione vietati dalla Convenzione di Istanbul ex art. 48 e viene ignorato l’art. 31 della Convenzione di Istanbul che impone “al momento di determinare i diritti di custodia e di visita dei figli” di prendere in considerazione gli episodi di violenza.
Il comitato CEDAW nel 2011 e poi nel 2017 ha espresso preoccupazione per l’incremento di provvedimenti limitativi della responsabilità genitoriale delle donne, che hanno denunciato violenza nelle relazioni di intimità, basate sulle valutazioni di consulenti che contengono riferimenti alla PAS. Il Rapporto del gruppo di esperti del Consiglio d’Europa sulla lotta contro la violenza domestica e ogni altra forma di violenza di genere contro le donne (GREVIO) nel 2020 ha sottolineato l’inadeguatezza della risposta giudiziaria in materia di affidamento dei figli e delle figlie vittime di violenza assistita.
La Corte di Cassazione, con ordinanza del 17 maggio 2021 n. 1327, ha chiarito che i provvedimenti assunti recependo in maniera acritica censure alla genitorialità materna genericamente motivate sulla base della cosiddetta sindrome della “madre malevola” restaurano la “colpa d’autore”, risalente a dottrine giuridiche espunte dal nostro ordinamento in quanto incostituzionali, con gravi conseguenze sullo sviluppo psicofisico dei figli e delle figlie minorenni che patiscono, quale conseguenza immediata e diretta, la recisione del legame materno.
Il Senato ha approvato nell’ambito della riforma della giustizia civile importanti modifiche normative che escludono la legittimità dell’ingresso nelle aule giudiziarie di costrutti ascientifici e il ricorso indiscriminato alle numerose consulenze psicoforensi
Il Parlamento europeo con la Risoluzione del Parlamento europeo del 6 ottobre 2021 sull’impatto della violenza da parte del partner e dei diritti di affidamento su donne e bambini (2019/2166(INI)) sottolinea che la cosiddetta “sindrome da alienazione parentale” e concetti e termini analoghi, che si fondano solitamente su stereotipi di genere, operano a scapito delle donne vittime di violenza domestica, colpevolizzando le madri per aver alienato i figli dal padre, mettendo in discussione le competenze genitoriali delle vittime, ignorando la testimonianza dei bambini e i rischi di violenza cui sono esposti i figli e pregiudicando i diritti e la sicurezza della madre e dei bambini; di conseguenza esorta gli Stati membri a non riconoscere la sindrome di alienazione parentale nella loro prassi giudiziaria e nel loro diritto e a scoraggiarne o addirittura proibirne l’uso nei procedimenti giudiziari, in particolare durante le indagini per accertare l’esistenza della violenza.
Ultimo tra i provvedimenti recenti e noti, e purtroppo ancora vigenti, riguarda L. M. donna accolta e sostenuta dall’associazione “Differenza Donna” per le condotte persecutorie subite dall’ex compagno sin dal 2015 e per la violenza istituzionale culminata nella decisione ingiusta di decadenza della responsabilità genitoriale perché ritenuta “alienante” con conseguente collocamento in casa-famiglia del figlio e interruzione dei contatti madre-figlio.
L’esecuzione di questi provvedimenti ingiusti e illegittimi ancora incombe sulla vita di bambini, anche molto piccoli, che da un giorno all’altro si vedono strappati non solo all’affetto della loro madre, ma anche da tutta la loro dimensione esistenziale, con modalità talmente afflittive da configurare un trattamento inumano e degradante che non trova alcuna legittimazione nell’ordinamento e che anzi viola i loro diritti e libertà fondamentali
Non è tollerabile che i bambini, le bambine, vittime di violenza assistita e diretta, e le loro madri che hanno chiesto aiuto per uscire dalla situazione di violenza debbano vivere nella paura di essere separati da quello stesso Stato che dovrebbe, invece, proteggere dalla violenza e dalla vittimizzazione secondaria. L’Associazione “Differenza Donna” ritiene non procrastinabile un’azione netta e univoca che protegga i bambini, le bambine e le loro madri dalle gravi violazioni in corso nei loro confronti provvedendo all’adozione di tutti i provvedimenti nelle Loro rispettive competenze, ivi incluso l’adozione di un decreto urgente che dichiari l’inefficacia dei provvedimenti motivati sulla base dell’alienazione genitoriale, in ogni sua declinazione. Ci sono bambini e bambine che chiedono da anni di essere ascoltati, questo è il momento di dare loro voce.
Roma, 18 ottobre 2021