Afghanistan: per Human Rights Watch 200 minori nelle prigioni Usa di Bagram in cella con adulti

Nel rapporto è stato riscontrato un aumento del numero di violazioni registrati dalla polizia e dai pubblici ministeri

Luisa Betti Dakli
Luisa Betti Dakli
Direttrice DonnexDiritti International Women



“Gli Stati Uniti hanno ammesso che ci sono oltre 200 bambini afgani detenuti a Bagram e questi sono bambini sono stati arrestati dalle forze degli Stati Uniti” ha detto in una intervista Heather Barr di Human Rights Watch in Afghanistan, “e Human Rights Watch – ha aggiunto – ha sottoposto questo problema specifico alle Nazioni Unite”. Oltre alla preoccupazione per la detenzione dei bambini all’interno del carcere militare, Barr parlato di un trattamento verso i minori che vanno contro le regole internazionali. “Abbiamo visitato Bagram nel marzo dell’anno scorso e siamo stati molto preoccupati per questo problema –ha continuato – perché

i bambini sono tenuti nelle stesse cellule insieme agli adulti, un fatto non accettabile secondo gli standard internazionali

I minori nel carcere – ha concluso – non hanno accesso ai servizi specializzati per i servizi educativi per bambini e adolescenti, e ad altri programmi che dovrebbero essere loro forniti secondo il diritto che gli spetta”. Nella prigione della base aerea statunitense di Bagram, a nord di Kabul, almeno 200 ragazzini sono trattenuti quindi in una detenzione che viola tutte le norme internazionali. Georgette Gagnon, responsabile per i Diritti Umani dell’UNAMA, la Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan ha assicurato che la questione verrà analizzata con attenzione e che la denuncia di Human Rights Watch non cadrà nel vuoto.

Durante la conferenza stampa che si è svolta giorni fa a Kabul, Georgette Gagnon ha anche parlato del Rapporto delle Nazioni Unite riguardo

le donne afghane che continuano a subire violenza, nonostante le leggi di tutela varate nel 2009

fatta per contrastare le diverse forme di violenza tra cui i matrimoni forzati, la vendita di donne, la pratica di ba’ad – che richiede il prezzo di una ragazza per risolvere una controversia – e l’auto-immolazione. Nel nuovo rapporto pubblicato dalla Missione delle Nazioni Unite in Afghanistan (Still a Long Way to Go: Implementation of the Law on Elimination of Violence again Women in Afghanistan), si sottolinea “la mancata denuncia della violenza, nonché la mancanza di indagini anche dopo una segnalazione”. “L’insicurezza che domina e la debolezza dello

La prigione di Bagram in Afghanistan

Stato di diritto hanno ulteriormente ostacolato l’accesso delle donne alle istituzioni della giustizia formale”, ha detto Gagnon. Nelle 42 pagine del rapporto, che ha riguardato 22 di 34 province dell’Afghanistan, è stato riscontrato un aumento del numero di violazioni registrati dalla polizia e dai pubblici ministeri, rispetto ai risultati UNAMA di un anno fa anche se, secondo Gagnon, sono “solo la punta di un iceberg di episodi di violenza contro le donne in tutto il paese”.

Giorni fa è stata uccisa anche Nadia Sidiqi, a capo del dipartimento per le questioni femminili del governo di Laghman, stessa sorte della sua predecessora Hanifa Safi, che guidava prima di lei il dipartimento. Il rappresentante speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite per l’Afghanistan, Nicholas Haysom, ha detto che i funzionari delle donne come la signora Sidiqi sono stati “mirati specificamente per la sua difesa di alto profilo sui temi della violenza contro le donne e promozione dei diritti umani”.

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