Se il Coronavirus, che si sta diffondendo rapidamente in tutto il mondo, seguirà l’andamento dell’influenza stagionale e rallenterà con l’arrivo della primavera, è ancora incerto e molti scienziati affermano che sia ancora troppo presto per capire come si comporterà il virus con l’aumentare delle temperature. Esistono dozzine di virus nella famiglia del coronavirus, ma solamente sette colpiscono gli esseri umani. Quattro causano nelle persone lievi raffreddori, mentre altri sono nuovi e anche letali, e si pensa che vengano trasmessi da animali come pipistrelli e cammelli. I funzionari sanitari hanno etichettato questo nuovo virus come SARS-CoV-2 e lo sviluppo della sua malattia come COVID-19.
La prospettiva che l’arrivo dell’estate potrebbe evitare la pandemia sembrerebbe allettante
Il mese scorso, il presidente Donald Trump in un tweet ha affermato che gli sforzi della Cina avrebbero avuto successo, “specialmente con l’innalzamento delle temperature”. I virus che causano influenza o raffreddori più lievi da coronavirus, tendono a regredire nei mesi più caldi, a causa di quella che gli scienziati definiscono “stagionalità”, che caratterizza questi tipi di virus, quindi i commenti del presidente americano hanno effettivamente un supporto scientifico. Ma è ancora incerto se SARS-CoV-2 si comporterà allo stesso modo: coloro che stanno ne stanno studiando i comportamenti, affermano che è ancora troppo presto per prevedere in che modo il virus risponderà al cambiamento delle condizioni climatiche.
“Spero che sia un virus stagionale, ma è difficile da sapere”, afferma Stuart Weston, presso la School of Medicine dell’Università del Maryland, dove si svolgono continue ricerche sul virus
Al 6 marzo, oltre 88.000 casi di coronavirus erano stati confermati in 88 paesi, con esperti che affermano che la malattia continuerà a diffondersi. In generale, cosa sappiamo dei virus? Al livello più elementare, è possibile pensare all’influenza e ai coronavirus come una raccolta di proteine e lipidi. Si passano da persona a persona attraverso il contatto fisico, ma possono anche resistere sulle superfici o tramite le goccioline diffuse dalla tosse di una persona contagiata.
Una volta fuori da un corpo umano, forze esterne causano il deterioramento del virus. L’alcool contenuto nel disinfettante per le mani, ad esempio, scompone queste proteine e questi lipidi, rendendo il virus meno stabile e meno capace di causare un’infezione. La ricerca sul perché alcuni virus sono stagionali è stata in gran parte incentrata su quelli che causano l’influenza, una malattia che lungo è stata associata ai mesi invernali. L’influenza stagionale dura generalmente da ottobre ad aprile e gli scienziati hanno alcune spiegazioni su come sia possibile. Alcuni suggeriscono che sia a causa della vicinanza che le persone ricercano per sfuggire al freddo: in genere si raggruppano in luoghi chiusi, dove la trasmissione da uomo a uomo diventa più probabile. Per capire come mai nei paesi settentrionali c’è un aumento dell’influenza durante l’inverno, i ricercatori hanno esaminato il comportamento e la diffusione del virus a diversi livelli di temperatura e umidità.
Studi recenti suggeriscono che l’aria freddo-secca possa anche aiutare i virus a rimanere intatti nell’aria o a viaggiare più lontano tramite essa. Uno dei primi studi per testare come le condizioni ambientali influenzano la trasmissione virale è stato pubblicato nel 2007 e ha esaminato il modo in cui l’influenza si diffonde attraverso cavie di porcellini d’india. Le alte temperature e l’umidità elevata hanno rallentato la diffusione dell’influenza e, a livelli di umidità ancora più alta, il virus ha smesso di diffondersi completamente. L’aria calda trattiene più umidità, impedendo ai virus di viaggiare come farebbero nell’aria secca.
In condizioni umide, le piccole goccioline liquide in una tosse o uno starnuto raccolgono più umidità mentre vengono espulse. Alla fine, troppo pesanti per rimanere in volo, cadono a terra
Studi fuori dal laboratorio mostrano risultati simili, sebbene alcune regioni tropicali abbiano più casi di influenza durante la stagione delle piogge, quando le persone si raggruppano anche in ambienti chiusi. Gli scienziati ipotizzano che la bassa umidità, che si verifica spesso in inverno, potrebbe compromettere la funzione del muco nel naso, che il corpo utilizza per intrappolare ed espellere corpi estranei come virus o batteri. L’aria fredda e secca può rendere quel muco normalmente appiccicoso più secco.
Ian Lipkin, direttore del Center for Infection and Immunity della Columbia University, ha studiato la vicenda del coronavirus e dice che la luce solare, che è meno abbondante in inverno, può anche aiutare a abbattere i virus che sono stati trasmessi sulle superfici. “La luce UV rompe l’acido nucleico. Quasi sterilizza le superfici. Se sei all’aperto, è generalmente più pulito che dentro un ambiente chiuso semplicemente a causa della luce UV”, dice.
Cosa ci dice questo riguardo il coronavirus? Sebbene il coronavirus e l’influenza siano entrambe infezioni respiratorie, non si sa abbastanza su SARS-CoV-2 per prevedere se avrà gli stessi schemi stagionali. Per comprendere meglio questa epidemia, gli scienziati stanno esaminando malattie comparabili come la SARS e MERS. La prima, che ha cominciato a diffondersi alla fine del 2002, condivide quasi il 90% del suo DNA con il virus attuale. L’epidemia di SARS è iniziata a novembre ed è proseguita fino a luglio, il che suggerisce la sua stagionalità, afferma Weston, mentre il contenimento potrebbe essere stato frutto di un intervento precoce.
In altre parole, ci si chiede se sia scomparsa a causa del clima più caldo o per gli sforzi fatti nell’affrontarlo e nella prevenzione che hanno semplicemente funzionato
Il MERS iniziò nel settembre 2012 in Arabia Saudita, dove le temperature sono generalmente elevate. A differenza della SARS, non è mai stato completamente contenuto e vengono occasionalmente segnalati nuovi casi. La vicenda del coronavirus ha anche iniziato a circolare localmente in Medio Oriente, in particolare in Iran e negli Emirati Arabi Uniti. “Non vediamo troppe prove di stagionalità in MERS”, afferma Weston. Ma non è chiaro se SARS e MERS siano davvero stagionali o se questo virus imiterà la SARS. Weston afferma che il loro laboratorio è focalizzato sullo sviluppo di trattamenti e vaccini per il virus, e avverte probabilmente non sarà disponibile per almeno un anno, se non di più.
Cosa avverrà in seguito? L’epidemiologo di Harvard Marc Lipsitch non ritiene che eventuali cambiamenti climatici possano influire negativamente sulla diffusione del virus. COVID-19 è stato ormai documentato in tutto il mondo. Se il virus assomiglia a un tipico virus influenzale, può solo peggiorare nelle regioni dell’emisfero australe con il passare delle stagioni.
David Heymann della London School of Hygiene and Tropical Medicine afferma che non si sa abbastanza su questo nuovo virus per prevedere come cambierà con le diverse condizioni meteorologiche. “Il rischio di fare delle previsioni senza una base solida è che, se esse si rivelano infondate, potrebbero essere invece prese per vere e instillare quindi una falsa sicurezza”, afferma Heymann. “L’obiettivo oggi dovrebbe continuare ad essere il contenimento e l’eliminazione del virus, ove possibile”, avverte. Secondo i Centers for Disease Control (CDC), le persone sono più contagiose quando sono sintomatiche. Tuttavia, alcuni esperti sospettano che i conteggi ufficiali possano sottostimare il numero di persone infette, affermando che non tutte le persone infette svilupperanno una sintomatologia grave”.
“Stiamo vedendo solo i casi più gravi”, afferma Weston. “Potrebbe esserci qualche infezione in corso che non viene rilevata”
Molti esperti sostengono che SARS-CoV-2 potrebbe diventare endemico, unendosi agli altri quattro coronavirus esistenti che causano raffreddori lievi o diventare un pericolo per la salute come l’influenza stagionale. Per prevenire la contrazione di una malattia da qualsiasi virus, l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda di lavarsi frequentemente le mani, evitando il contatto ravvicinato con coloro che mostrano sintomi come tosse o starnuti e richiedere trattamento sanitario ove vi è contagio.
____________________________
Questo articolo è stato scritto da Sarah Gibbens il 6 marzo 2020 e pubblicato sul National Geografic Science.