“Lo stupro è un rituale di potere tra maschi che non sono poveri malati ma il prodotto di questa cultura”

Intervista a Enrique Stola, famoso medico psichiatra argentino, che chiarisce il legame della violenza maschile sulle donne con la cultura dello stupro che non ha nulla a che vedere con la malattia mentale né con il disagio

Gisela Marziotta
Gisela Marziotta
Giornalista, scrittrice e deputata argentina.



Per lo psichiatra argentino Enrique Stola, lo stupro è una pratica in cui gli uomini di solito “si guardano tra loro”. L’esperto, che si definisce “attivista femminista per i diritti umani”, ha trattato diversi casi di stupro come perito, e cerca di dare un quadro a un fenomeno in maniera dettagliata.

“è una pratica culturale che si verifica nel mondo: I maschi si guardano durante l’atto, non gli interessa quello che prova la donna”

Enrique Stola

dice lo psichiatra in una intervista a Infobae. E aggiunge: “A loro importa se c’è umiliazione, si danno il cinque fra loro e ripetono continuamente che possono farlo ancora perché è un rituale che li rafforza come gruppo”.

Dottor Stola, da quale momento storico si comincia a parlare di stupro?

È un termine che si afferma grazie alle femministe di tutto il mondo. Negli anni ’60, furono le donne femministe, le compagne americane a rendere visibile la modalità in cui avveniva la violenza contro le donne nelle loro case e che quindi resero visibili anche quali erano gli abusi sessuali e lo stupro delle casalinghe, quelle donne confinate nelle loro case per prendersi cura della famiglia, nel grande progetto di monoteismi e di capitalismo.

A partire da questo e dalla rivoluzione sessuale, lo stupro inizia a diventare molto evidente come una pratica sessuale maschile e si comincia finalmente a parlare della cultura dello stupro”

Ma lo stupro non è esclusivamente sessuale?

Nella misura in cui noi uomini siamo entrati nello spazio sociale, abbiamo presupposto di dover avere il controllo su tutti gli spazi e i corpi, quindi trascorriamo gran parte della nostra vita a cercare di farlo, violandone gli spazi. Esiste un numero infinito di uomini, che oltre a violare gli spazi altrui nel tentativo di operare un controllo, violano anche corpi di donne, ragazzi, ragazze”.

È una patologia, un disturbo psicologico?

Non è una patologia. Se così fosse attraverso il test potremmo fare una diagnosi preventiva e dire: Quest’uomo è un abusante. Quando siamo di fronte a uno stupratore, poiché ne viene scoperto un numero minimo di essi, è possibile effettuare una valutazione diagnostica e si continua a dire che non vi è alcun controllo sugli impulsi di questi soggetti, i quali incanalano la sofferenza in questo modo e così via. Poi però si presenta un’altra persona con la stessa diagnosi, che effettivamente non è uno stupratore.

“Non sono malati e lo stupro è una pratica culturale che si verifica in tutto il mondo e in una  maniera assolutamente  indiscriminata”

Episodi concreti?

I soldati, quando avanzano su un territorio, sanno che violentando le donne, nuoceranno ai loro nemici. Lo hanno fatto gli yankee, i russi, nella guerra dei Balcani, e continuano a verificarsi in tutti i conflitti come metodo di tortura. Fu agito sui prigionieri politici in Argentina. La società patriarcale ci produce come uomini, come donne e altri corpi dissidenti LGTBIQ. Modella il nostro cervello, insegna come sono le gerarchi.

“esistono corpi privilegiati: gli uomini, e corpi subordinati: le donne e anche il movimento LGTBQ che sono stati femminilizzati dal patriarcato”

Nella socializzazione di ogni maschio, nell’educazione, in cui spazi e poteri sono gestiti dagli uomini. Parliamo di dominazione maschile che avviene da molto tempo, perché se prendiamo la società occidentale e i cambiamenti socio-economici, nel feudalesimo, il dominio era maschile. Nel capitalismo di Stato il dominio era sempre maschile, nel capitalismo di Stato sociale era maschile, negli Stati socialisti era maschile e nel neoliberismo è maschile. Gli uomini guidano e gestiscono tutti gli spazi di potere.

Come funziona la socializzazione?

Un numero di uomini molto importanti nel mondo avanza in quella socializzazione e dice questi corpi ci appartengono e possiamo fare tutto ciò che vogliamo. Quindi puniamo e ci divertiamo. Può succedere ad esempio come quello stupratore solitario che ha violentato una ragazza qualche mese fa e ha detto L’ho fatto per insegnarti che non devi girare da sola a quest’ora di notte.

E si applica ammonendo?

Ammonendo, moralizzando, come hanno approfondito Rita Segato e altre ricercatrici femministe. Perché abbiamo imparato tutto grazie a loro, non certo grazie ai ricercatori maschi.

“Esistono diversi tipi di violazioni: correttive per insegnare che si gode dell’eterosessualità obbligatoria, E violenze con commenti come: dice che non le piace ma in realtà gode quando un uomo la penetra”

Nel frattempo, i maschi si guardano l’un l’altro, a loro non importa quello che prova la donna. Gli importa invece che ci sia l’umiliazione, si applaudono a vicenda, si dicono che possono ripeterlo di nuovo perché è un rituale che li rafforza come gruppo.

Rita Segato parla molto di come lo stupro sia un gioco di maschi tra maschi

Esattamente. Quello che si verifica nello stupro succede anche nella pratica culturale quotidiana. Quando vediamo un gruppo tra tre o quattro uomini o due davanti cui passa loro una donna e le dicono qualcosa, a loro non importa cosa sente la donna, ciò che conta è che l’altro maschio risponda e sorrida. E si sente creativo e vivo come un maschio e lì stanno dimostrando il loro potere.

Quale generazione inizierà a disarmarsi?

Da un lato è stato disarmato, grazie all’ampio movimento delle donne e dei femminismi, e anche alla lotta del movimento LGTBIQ, perché questo produce lo sgretolamento di quel tipo di visione, a cui anche molti uomini non aderiscono. Ma è alle nuove generazioni che ci si deve rivolgere, chiedendosi quali sono per loro i benefici di un sistema che continua a funzionare in questo modo.

“È chiaro che i vantaggi vanno ai settori che detengono il potere in questa società. Sono coloro che detengono il potere del dominio maschile e delle sue istituzioni, religiose, politiche, diversi tipi di chiese e in Occidente la chiesa cattolica con il suo potere politico”

Di queste organizzazioni sono i beneficiari i maschi, che si oppongono a un’educazione sessuale completa, all’espressione della crescita dei ragazzi e delle ragazze, alla scoperta del proprio corpo e della consapevolezza che possono generare nuove configurazioni sociali e nuovi modi democratici di stare con altri corpi e rispettarli.

Quella rottura può iniziare con la Legge sull’educazione sessuale integrale, che non viene applicata?

Con l’applicazione della Legge sull’educazione sessuale integrale e con la continuità di ciò che sta facendo il movimento femminista. Ci sono alcuni filosofi europei che affermano che la rivoluzione non è possibile, ad esempio un filosofo specializzato in Hegel che si trova in Germania. Un’affermazione del genere può essere fatta solo da persone che non hanno idea di cosa siano i movimenti sociali, né di cosa stia producendo il movimento delle donne nel mondo, che è un cambiamento rivoluzionario senza morti, senza feriti. Stanno modificando le relazioni sociali, i modi di relazionarsi tra uomini e donne e LGTBIQ.

“Gli uomini non sono cambiati facendo corsi o leggendo libri ma quando le donne hanno detto: no e basta”

Che posto ha la “punizione” e cosa succede alla giustizia in caso di violazioni?

È chiaro che l’aumento delle sanzioni è inutile. Supponiamo che su cento stupri e abusi sessuali, solo il cinque percento sia denunciato. Se aumenti le penalità di quel cinque percento, non cambia il quadro. Solo ai molti che chiedono “occhio per occhio” e “dente per dente” si tranquillizzano. Il potere giudiziario, che è il più conservatore in tutti i paesi, ciò che conserva è il potere maschile. Mentre è governato dalle leggi che si verificano al Congresso, scegliamo ancora uomini che sono conservatori e maschi e donne, molte delle quali assolutamente alleate del patriarcato, che rispondono a questi schemi.

“I compagni femministi, i partiti, per quanto possano sembrare progressisti, in realtà danno alle donne pochissimo spazio”

Ma la verità è abbiamo ancora bisogno di un numero maggiore di donne al Congresso e in questa democrazia, e che ci sia un cambiamento nella magistratura perché è egemonicamente maschilista, anche se ci sono alcuni settori che funzionano bene, che hanno una prospettiva di genere e si immedesimano nella vittima e cercano di conformarsi alla legge. Quello che normalmente chiamiamo giustizia, che è egemonicamente patriarcale, ciò che fa in realtà è applicare i concetti tradizionali religiosi e la sua visione maschilista di quali siano le relazioni tra uomini e donne.

Come vedi il ruolo dei media nel trattare questioni come lo stupro? C’è una possibilità di contagio?

Non credo che ci sia contagio in termini di riproduzione dei comportamenti, ciò che credo invece è che le donne siano sempre più forti e che le vittime abbiano oggi un contesto in cui si rendono conto che possono essere ascoltate da altre donne e dalle organizzazioni femministe. Oggi hanno il coraggio di denunciare di più. Quello che succede è che troviamo un potere giudiziario che non ha cambiato ciò che deve cambiare.

“E non è facile per le donne che hanno raccontato sui social network, avvicinarsi alla magistratura per denunciare”

Perché?

Perché l’accesso alla giustizia da parte delle donne è molto limitato. Se provieni dalla classe media superiore o superiore, puoi pagare per un buon avvocato e soddisfare le esigenze di base, puoi accedervi molto più velocemente. Ma quelli che provengono da un altro settore sociale, no. C’è un problema di classe, c’è un problema di razzismo, ci sono quindi diversi problemi che impediscono alle donne di accedere alla giustizia.

Il “punitivismo” stesso non migliora la situazione

Non migliora la situazione, ma non sono sicuro che dovrei studiare un po’ di più l’argomento. Ma mi sembra che la sanzione per le molestie per strada sia molto leggera, quasi una tirata d’orecchie e un rimprovero, e di certo questo non rovina la vita a nessuno. Piuttosto, penso che sia un richiamo al problema. Ma soprattutto le donne si sentono più emancipate, sanno che questo è sbagliato e che esiste una legislazione che le protegge, ma inoltre i maschi sanno che non possono più molestare impunemente.

C’è stato un momento particolare che ricorda intorno a questo dibattito?

Sicuramente durante la prima manifestazione di “Ni una menos”, nei dibattiti che si stavano svolgendo, stavamo parlando degli omicidi maschilisti ed è saltato alla ribalta l’argomento dei complimenti (nei confronti delle donne per strada, ndr). Mi sono chiesto: per quale motivo si è passati da questo argomento ai complimenti? E sono rimasto sorpreso dal fatto che alcuni giornalisti di diverse ideologie abbiano concordato sul fatto che “un complimento non dovrebbe offendere una donna”.

“Lì ho capito che le molestie per la strada sono soltanto un mero strumento di controllo maschile”

È anche una violenza

Certo, quando venivano esercitati nello spazio pubblico a predominio maschile e ora si rendono conto che non sono più in grado di circolare impunemente come giudici che affermano qualsiasi cosa sulle donne. Possono ancora provare a farlo, ma, come è successo a Tucumán, una ragazza si è fermata in bicicletta di fronte a un tassista e gli ha detto Chabón, ho registrato quello che stai dicendo. Questi tipi che circolano impunemente, in realtà hanno molta paura e sono ridicoli, perché sono maschilisti e forti nel momento in cui il corpo è sottomesso, ma appena perdono un po’ del loro potere, si spaventano.

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Questa intervista allo psichiatra Enrique Stola è stata fatta da Gisela Marziotta e pubblicata il 13 gennaio 2019 su Infobae – Traduzione di DonnexDiritti

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FonteInfobae

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