Meloni al G20 con la figlia: perché la sinistra non ne azzecca una?

Continua la polemica sulla presidente del consiglio a Bali con la primogenita: un assist formidabile che sposta il problema di tante donne sull'equilibrismo per conciliare i tempi casa-lavoro in un semplice gossip da bar

Graziella Priulla
Graziella Priulla
Sociologa e saggista, già Docente di Sociologia dei processi culturali all’Università di Catania. Ha pubblicato, tra gli altri, "Violate. Sessismo e cultura dello stupro" (Villaggio maori) e "Parole tossiche. Cronache di ordinario sessismo" (Settenove).



Sei a capo di un governo e vai a un summit mondiale? Normale. Porti con te un membro della tua famiglia? Normale. Qualcuno scrive su un giornale un commento su questo fatto? Normale. I social ci ricamano sopra per giorni? Normale. Peccato che tutta questa normalità diventi un caso nazionale e si trasformi in boomerang, se la protagonista in questione è una donna.

Le critiche come un boomerang

Peccato che siano insulse le critiche: “Viaggio pagato con i soldi dei contribuenti”, quando il governo strizza l’occhio agli evasori. “Chissà come si è stancata in quel viaggio, povera gioia”, quando qualunque bambina sarebbe elettrizzata da una simile esperienza. Peccato che le intenzioni contestatarie diventino un boomerang, aprendo la strada al legittimo commento di lei “io faccio la mamma come voglio”. Un assist gratuito dei critici, forse involontario ma non tanto intelligente. Ovvio che la presidente risponda in modo da valorizzare il suo doppio impegno di lavoro e di cura, spiazzando chi questa battaglia la fa da sempre. Ovvio che in proposito un giornale come Libero esca sparando a tutta pagina “La madre dei comunisti è sempre incinta”.

Sempre i soliti stereotipi

Ne emergono comunque alcuni insegnamenti. Quanto è provinciale la stampa italiana: “Quando Giorgia Meloni ha ricevuto il passaggio di consegne al Quirinale, era presente in prima fila la sua bambina Ginevra con il papà Andrea, e qui saltellando con lo zainetto ha rubato la scena alla mamma. Quel giorno si celebrava anche la festa dei nonni e quindi, dopo la cerimonia istituzionale, la famiglia del premier si è diretta verso la scuola della piccola per partecipare alla festicciola dedicata ai nonni”.

Qualunque cosa faccia una donna, se ha ruoli di potere e di visibilità c’è sempre chi la giudica sbagliata

Se si dedica al lavoro trascura la famiglia, se si dedica alla famiglia trascura il lavoro, se cerca di conciliare ambedue fa troppe cose in una volta. Quanto è giusto il precetto “non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”. È davvero riprovevole giudicare le famiglie degli altri secondo i propri assi cartesiani, vero? Quanto è innaturale e arcaica la rigida partizione pubblico/privato, che ha sempre tenuto lontane le donne dai ruoli decisionali e gli uomini dalle dolcezze delle relazioni intime.

Le difficoltà di tutte che vengono oscurate

Quanto è chiaro che la mancanza di politiche di conciliazione non dipende da contingenti problemi di bilancio ma da assetti culturali e da stereotipi millenari. Sono difficoltà che vivono tutte le donne che lavorano, a qualsiasi livello, con esercizi di equilibrismo per conciliare i tempi casa-lavoro, tanto più difficili quanto meno si guadagna. Queste cose le donne le dicono da sempre, a milioni, ma nessuno ci bada. Basta un solo giornalista a metterle all’ordine del giorno.

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