Spagna: la legge del Sì risarcisce le sopravvissute alla violenza come si fa per le vittime del terrorismo

La legislazione voluta da Irene Montero crea il diritto al risarcimento integrale da parte dello Stato per gravi conseguenze

Alberto D. Prieto
Alberto D. Prieto
Giornalista, redattore al Elespanol.com



È una legge organica e integrale. Contiene cioè “un cambio di programma”, come affermano orgogliosamente all’interno del Ministero delle Pari Opportunità spagnolo. Il disegno di legge sulla garanzia integrale delle libertà sessuale che arriva martedì sul tavolo del Consiglio dei Ministri, modifica il codice penale sotto numerosi aspetti. Quello che ha attirato maggiormente l’attenzione, creando tensione all’interno dello stesso esecutivo, e in particolare in riferimento ai contrasti con la vicepresidente Carmen Calvo e il Ministro di Giustizia Juan Carlos Campo, è conosciuto come “Solo sì è sì”. Ma questo martedì ha rivelato uno dei punti più sorprendenti del testo legale che Irene Montero sta portando avanti:

le vittime di violenze sessuali vengono identificate con le vittime del terrorismo all’interno del disegno di legge per cui lo Stato ha il dovere di indennizzarli con un risarcimento integrale

Alle donne che hanno subito violenza viene quindi riconosciuto il diritto a delle misure volte per un recupero fisico, psicologico e sociale completo, oltre alle azioni di risarcimento simboliche e garanzie della non reiterazione del reato. Ma soprattutto, il diritto al risarcimento finanziario o ad un indennizzo statale. Secondo le parole di due portavoce ufficiali delle Pari Opportunità, “quando le conseguenze gravi rendono la riparazione non sufficiente alla ripresa della vittima, lo Stato versare una somma di denaro, come avviene per le vittime di terrorismo”.

Ciò che in questo campo fa la norma, che è stata approvata martedì in seno al Consiglio dei Ministri, è trarre vantaggio dalla legge 35/1995 per l’aiuto e l’assistenza per le vittime di crimini violenti e contro la libertà sessuale “e riformarla per renderla più accessibile alle vittime di violenza sessuata”. Quella norma cesserà di fornire semplicemente “aiuto e assistenza”, per contemplare invece “un risarcimento per la riparazione del danno”.

L’onere della prova

Si applica nei casi più gravi, in cui la vittima abbia subito un’aggressione tale che sia incapacitata di avere un pieno recupero della sua vita, come spiegato dalle fonti delle Pari Opportunità. Ma con la classificazione penale del “solo sì è sì”, sarà necessario identificare le sfumature di ciascun caso, poiché quando il testo entrerà in vigore, verrà considerata esclusivamente “l’aggressione”, mentre scomparire la figura giuridica di “abuso”. La legge inverte quindi l’intero assetto normativo da cima a fondo, a seguito delle controversie nate dalle sentenze di La Manada, di Pamplona e soprattutto quella di Manresa. In altre parole,

qualsiasi atto in cui non vi è consenso, sarà considerata un’aggressione sessuale

“Abbiamo mutato l’asse della qualificazione a livello penale”, spiegano fonti del dipartimento a questo giornale, “per smettere di girare intorno alla violenza o alle intimidazioni e mettere al centro la vittima e la sua libertà sessuale”. È cos’è il consenso, come viene definito nel testo normativo? “Si considererà l’assenza di consenso nel momento in cui la vittima non abbia espresso libera da influenze esterne, con atti conclusivi e inequivocabili nelle circostante concorrenti, la sua espressa volontà di partecipare all’atto”.

A destra Irene Montero, Ministra pari opportunità in Spagna

Questo è ciò che afferma la nuova legge – un testo registrato nel 2018 e che Unidas Podemos in accordo il PSOE di presentarne uno essenzialmente identico – anche se non è chiaro come tutto ciò possa essere provato davanti al giudice. Perché anche l’onere della prova sembra oscillare tra il dimostrare la colpevolezza di chi è accusato e la prova che la donna abbia detto sì.

Complimenti o molestie occasionali

Un altro punto che porta alla ribalta la polemica, è ciò che il progetto indica come “molestie occasionali”, un nuovo tipo di crimine. Questa definizione servirà caratterizzare tutte quelle “espressioni, comportamenti o frasi sessuali o sessisti” che mettono la vittima in una situazione “oggettivamente umiliante, ostile o intimidatoria”, e sarà considerata un reato minore. Il Ministero stesso non voleva fasciarsi la testa prima di sbatterla, avvertendo quindi che non intendeva “criminalizzare i complimenti”, ma ciò che è certo è che vogliono perseguire i comportamenti più aggressivi che sono stati socialmente inquadrati in questo concetto. Nella stesura del testo vengono definite

“molestie lievi, non ripetute ma sessiste o sessuali”, che possono verificarsi per strada, nei bar, nelle feste private, concerti, Club, stabilimenti etc.

Gli aggressori verranno puniti con delle sanzioni di localizzazione permanente, lavoro in comunità o multe pecuniarie. E, secondo le parole di una portavoce delle Pari Opportunità, “per gli uomini che affermano che questa sia una persecuzione per un semplice complimento, pensi che se una donna lo denuncia, un agente di polizia lo porta davanti a un giudice che lo condanna, forse è lui che ha un concetto errato di complimento”.

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Questo articolo è stato scritto da Alberto D. Prieto il 3 marzo 2020 e pubblicato su El Spanol.

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