L’America del Grand Old Party e la sua spietata guerra contro le donne

Bufera sul Senato che boccia l’emendamento sulla copertura sanitaria alla contraccezione per ragioni morali e religiose

Luisa Betti Dakli
Luisa Betti Dakli
Direttrice DonnexDiritti International Women



Nella campagna elettorale americana il Grand Old Party (GOP) sta portando avanti una guerra contro le donne attaccando anche in maniera aggressiva su aborto, maternità, diritti riproduttivi e contraccezione. Una strategia, quella repubblicana, che non è soltanto nei deliri del candidato ultraconservatore Rick Santorum o nell’esagerazione dei media, tanto che molte associazioni lanciano l’allarme.

Rick Santorum

La settimana scorsa si è tirato su un polverone dopo che il Senato aveva bocciato l’emendamento repubblicano per cui i datori di lavoro e le assicurazioni avrebbero potuto negare “per ragioni morali e religiose” la copertura sanitaria per la contraccezione, un affronto al quale il presentatore radiofonico della destra conservatrice, Rush Limbaugh, aveva reagito dando della “slut” (più pesante di prostituta) a Sandra Fluke, la studentessa  che aveva sostenuto pubblicamente le politiche di Obama sulla contraccezione. Quella che Richard Klass chiama su Huffington Post “The Republican Assault On Women” non sembra più una fesseria tra quattro “sfigati” rimasti all’età della pietra, e lo stesso Klass si chiede: “Come siamo arrivati a questo punto? Come una questione risolta mezzo secolo fa, è diventata centrale per la propaganda elettorale del GOP?

Come ha fatto il GOP mettersi nella situazione di chi allontana le donne che compongono più della metà degli elettori?”

Sandra Fluke

E anche se Klass suggerisce la frase latina quem deus perdere vult, dementat prius (colui che Dio vuole perdere, prima lo fa uscire di senno), i fatti sono allarmanti perché se andiamo a vedere alcuni Stati sembrano davvero aver “perso di senno”. Nell’Ohio, per esempio, il senatore Josh Mandel ha proposto una serie di leggi, il gruppetto The Heartbeat Bill, che non porterebbero avanti un’interruzione di gravidanza nel caso si intercettasse il battito cardiaco, un fatto che si può verificare anche a poche settimane dal concepimento, e che vieterebbe l’aborto anche in caso di stupro, incesto e pericolo per la vita della madre, in un paese, gli Stati Uniti, dove l’interruzione è legale fino alla nona settimana.

In Georgia, il deputato repubblicano Bobby Franklin avrebbe presentato una legge che sostituirebbe il termine “vittima” con il termine “accusa” lo stupro

stalking e violenza domestica: “Nel caso di rapina, furto o frode la vittima rimane vittima – ha spiegato il Democratic Legislative Campaign Committee – mentre se vieni picchiata da un familiare o violentata, sei l’accusa”. In Texas invece è stata approvata una legge che obbliga i dottori a effettuare, sulla donna che vuole interrompere la gravidanza un’ecografia 24 ore prima dell’aborto mostrando le immagini alla paziente la quale, nel caso si rifiutasse di guardare, sarà sottoposta alla descrizione orale che il medico deve farle. In Virginia, infine, hanno approvato una legge per cui le donne che stanno interrompendo una gravidanza devono sottoporsi a un esame transvaginale – già in vigore in sette Stati americani: Alabama, Arizona, Florida, Louisiana, North Carolina, Oklahoma e Mississippi – sostituito poi con l’eco addominale perché ritenuto troppo invasivo. Donne repubblicane, come Clare Boothe, avrebbero voluto rimettere la dote, altre censurare libri e testi teatrali “troppo spinti” come i “Monologhi della vagina”, ma per il momento ci concedono ancora di ragionare e possiamo ancora dire che “non ci sta bene”.

 

 

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