Vittimizzazione secondaria sulle sopravvissute alla violenza e tribunali che spesso puniscono le donne che denunciano: ma che cos’è la vittimizzazione secondaria? Il fatto che una donna non si renda conto di subire una violenza dal partner e creda di poter controllare la situazione è comune e succede anche spesso, succede che non denunciano, succede che denunciano e ritirano la denuncia, perché in una società che non riconosce e sottovaluta la violenza domestica è nomale che anche queste donne, che vivono in quella stessa società, non abbiano la percezione del fattore di rischio.
Le istituzioni e le loro responsabilità
Altra cosa sono le istituzioni e quindi i tribunali che invece dovrebbero proteggere e intervenire a prescindere da quello che è la percezione personale e anche a volte errata, ma non sempre, della sopravvissuta. Il problema è quindi che i lavori della Commissione d’inchiesta sul femminicidio al Senato hanno accertato che alla radice c’è una sottovalutazione del fenomeno all’interno dei tribunali spesso per scarsa formazione dei magistrati che considerano, alla stregua di alcune vittime, la violenza come semplice conflittualità di coppia e quindi non proteggono e non intervengono in maniera efficace.
Sottovalutazione della violenza
La punta dell’iceberg di questa sottovalutazione delle istituzioni e di chi è preposto a una corretta valutazione del rischio, sono i femminicidi delle donne che avevano denunciato, l’uccisone dei figli come vendetta verso la partner che ha deciso di allontanarsi e di lasciare il marito violento. A confermare il grave deficit all’interno delle aule di tribunale e nelle procure è la vittimizzazione secondaria delle donne che invece denunciano maltrattamenti e abusi e non vengono credute per cui si omette di richiedere la documentazione in penale, qualora ci sia, si omette l’incidente probatorio, si omette una investigazione sui report di violenza denunciati dalla donna.
Pregiudizi sessisti nei tribunali
Questo significa un grave pregiudizio e una mancata formazione da parte di quei magistrati che si basano su perizie psicologiche spesso deviate (v. alienazione parentale) che rendono le donne che denunciano e che si rifiutano anche di ritirare la denuncia verso il partner, addirittura come responsabili del fatto che i bambini non vogliano frequentare un padre maltrattante e abusante, quindi si entra in quel circolo vizioso per cui la vittima diventa carnefice e viceversa. Le conseguenze di questo occultamento della violenza domestica in tribunale sono quindi gravissime con bambini presi con la forza e buttati in case famiglia pur in presenza di un genitore accudente, donne punite per aver denunciato, uomini abusanti che hanno il permesso di avere in affido esclusivo bambini. Speriamo adesso che la questione sia più chiara per tutti.
Nel video un estratto della lectio magistralis di Luisa Betti Dakli, direttrice del giornale DonnexDiritti ft International Women, al Consiglio Comunale di Pesaro.