Circa la metà delle vittime di abusi sessuali infantili avevano meno di otto anni quando la violenza è cominciata: questo è stato dichiarato da più del 46% dei circa 4.000 sopravvissuti che hanno condiviso le proprie esperienze con la ricerca del “Truth Project”, in Inghilterra e nel Galles.
L’inchiesta ha fatto emergere che molte vittime sono state minacciate dalle autorità in quanto le loro accuse avrebbero potuto rovinare le vite dei loro abusanti. Altri invece sono stati liquidati perché ritenuti “in cerca di attenzione”. Circa l’86% ha affermato di aver avuto problemi e disagi mentali a lungo termine e di essere stato abbandonato per questo, mentre più di un terzo ha ammesso di aver sperimentato la depressione. Sky News ha esaminato alcuni dei racconti più strazianti del rapporto (alcuni nomi e dettagli identificativi sono stati modificati).
La storia di Ruby stuprata a 5 anni dallo zio
Ruby è stata data via quando era molto piccola, “sballottolata da una parte all’altra” finché sua madre non se l’è ripresa all’età di cinque anni. “Il mio patrigno era rumoroso e aggressivo, la nostra casa era davvero molto affollata. Tutto ciò ha reso il suo comportamento crudele ancora più insopportabile, e mi sembra impossibile sfuggirgli. Insieme a noi vivevano sua sorella con il marito, che è stato il primo ad abusarmi sessualmente”.
“Ho ancora dei ricordi di quel giorno che mi tormentano oggi. A cinque anni, mio zio mi ha portato in camera da letto e mi ha violentata. C’era del sangue sul letto e ricordo di aver emesso delle urla tremende”
“Il mio patrigno ha chiamato il dottore ma prima che arrivasse mia madre si è assicurata di lavarmi da dosso il sangue. Sembrava come se volesse rimuovere ogni traccia di ciò che era accaduto. Penso che molti non riescano a comprendere come mai non l’ho detto a nessuno, ma in realtà ero terrorizzata di proferire parola, principalmente a causa di quello di cui era capace il mio patrigno. Vivevamo tutti nella paura”. Successivamente il patrigno di Ruby ha cominciato ad abusare di lei, dicendole che se avesse parlato di quello che stava succedendo, avrebbe distrutto la famiglia.
A 13 anni, Ruby è rimasta incinta e sua madre ha organizzato un aborto per coprire l’abuso
“Mi ricordo che ero seduta nell’ufficio del dottore e stavo cercando di capire che cosa stesse succedendo. Era chiaro che il dottore sapesse che c’era qualcosa che non andava, ma nonostante questo non ha detto nulla. Ho avuto il mio aborto e tutto è andato avanti come se nulla fosse”, ha raccontato Ruby. “Non mi sono mai sentita così sola. Le parole di mia madre continuavano a risuonarmi in testa, conoscevo solo la versione che i miei genitori conoscevano, e cioè che ero una persona senza valore e che non sarei mai stata brava e buona abbastanza”.
Ruby se n’è andata di casa all’età di 15 anni, ma l’abuso subito ha influenzato le sue relazioni, molte delle quali sfociate nella violenza
Quando si è recata da un medico cercando aiuto, le sono state date delle pasticche: “Un modo per tenermi tranquilla” ha detto. Nel 1990 il suo patrigno è andato a processo e anche se è stato poi rilasciato dopo 20 mesi, Ruby si è detta contenta di sapere che il caso aveva stabilito un precedente e che la sua vita poteva andare avanti. Adesso, a 61 anni, Ruby si è laureata, ha iniziato un percorso di terapia e sta usando la sua esperienza per aiutare altre vittime di abusi.
Philip abusato in una casa famiglia
Philip è stato abusato mentalmente, fisicamente e sessualmente durante il suo periodo in casa famiglia. “Alcuni dei ragazzi più grandi, che noi chiamavamo prefetti, prendevano ordini dagli insegnanti che gli dicevano di fare delle cose. In questo modo, avrebbero ottenuto dei privilegi e dei premi speciali, e più gli obbedivano, più ne ottenevano. Gli insegnanti avrebbero chiesto loro di saltare e loro avrebbero risposto chiedendogli quanto in alto. Una volta, un insegnante ha detto a uno dei prefetti di riferire che c’era bisogno di me sul palcoscenico della scuola”.
“È lì che è avvenuta la violenza sessuale. Tutto ciò che ricordo è la consapevolezza che se ne avessi parlato o l’avessi detto a qualcuno, sarei stato picchiato, perciò non l’ho fatto”
“Anche se ho cercato di dimenticare la maggior parte del tempo che ho trascorso a scuola, il nome del mio abusante è qualcosa che non dimenticherò mai. Ho portato questo peso per così tanto tempo. Volevo giustizia, ma quando mi sono recato alla stazione di polizia mi sono sentito come se fossi io il criminale. È stato difficilissimo gestire questo peso, talmente tanto che ho pensato di suicidarmi due volte. Ho passato quasi tutta la vita sotto antidepressivi: una volta che hai raggiunto quel punto, capisci di aver bisogno di aiuto.”
Philip ha affermato che grazie al “Truth Project” è riuscito ad aprirsi. “Prima di raccontare la mia storia, ho fatto del mio come marito, padre e nonno, ma non l’ho fatto al meglio. Partecipare a questo progetto mi ha ridato indietro la mia vita. Adesso è tutto diverso. La memoria dell’abuso rimarrà lì per sempre, ma ho imparato come conviverci. Amo passare il tempo con i miei nipotini e uscire con mia moglie, che mi ha sempre supportato attraverso qualsiasi cosa”.
Krista abusata dal nonno e poi da uomini “a ore”
Krista, 47 anni, ha raccontato di essere cresciuta in una casa benestante con due genitori molto rispettati, ma si è sempre sentita non voluta. Ad un certo punto, è stata data ai genitori di suo padre.
Krista è stata abusata la prima volta da suo nonno, che le ha messo le mani sotto la gonna e infilato la lingua in bocca
“Prima che potessi razionalizzare che cosa fosse successo, mia nonna è entrata di corsa nella stanza. La cosa successiva che ricordo è una lite colossale e mia nonna che mi dice che non mi avrebbe mai più lasciata sola. L’unica cosa che non sono riuscita a capire è il motivo per cui mi ha detto di non raccontare a nessuno che cosa mi era successo. Successivamente, quando ho parlato con mio padre e mia madre riguardo l’abuso, non gliene è importato nulla, mi hanno addirittura detto Dovresti ritenerti fortunata. A quel punto, mi sono sentita ancora più isolata e non avevo nessun luogo da poter chiamare casa”. Krista è stata mandata successivamente a una scuola in campagna, dove gli insegnanti l’hanno bollata come soggetto difficile. “La matrona mi chiudeva regolarmente dentro al suo ufficio, ostracizzata e lontana da chiunque altro”.
“Mi diceva che non ero come gli altri, che non avrei mai potuto inserirmi e mi ha venduta regolarmente a ore a uomini che venivano e mi abusavano”
“Non mi sono mai sentita così sola”. Krista è poi riuscita a sfuggire facendosi espellere dalla scuola e andando a vivere con sua madre, che però era un’alcolizzata e ha riversato contro di lei la sua rabbia prima di affidarla al sistema statale di cura. “Quando vivi delle cose del genere da bambina, ti cambia per sempre”, dice Krista. “Ti dimostra di che cosa è capace il mondo a un’età troppo giovane, ancora molto impressionabile. Sono andata molto avanti rispetto a quella ragazzina isolata che ero, ho costruito una vita di successo facendo anche dei figli. Ma quella ragazza è ancora lì, nascosta sotto la superficie. Penso che l’intero sistema abbia bisogno di essere smosso e gli interventi dovrebbero avvenire all’inizio di queste vicende”.
“Quando si guarda l’impatto che gli abusi hanno sui bambini, non si parla solo di qualche anno perché è una condanna a vita. Sembriamo molto forti ma la minima cosa può buttarci giù”
Elliot violentato da un amico di famiglia a 11 anni
Elliot aveva 11 anni quando è stato abusato da un amico di famiglia che stava alloggiando a casa sua. L’uomo ha sfruttato la sua insicurezza, intimidendolo e controllandolo, per poi abusarlo sessualmente. L’abusante era uno studente, perciò a volte si trovava a casa quando Elliot tornava da scuola. Ha fatto delle domande ad Elliot a livello sessuale, gli ha offerto dell’alcol e in una occasione, una pasticca. Mentre Elliot faceva il bagno, l’inquilino entrava e rimaneva a parlare con lui e quando tornava da scuola l’abuso cominciava con commenti quali: “Devi toglierti la tua uniforme”.
L’uomo diceva ad Elliot che se avesse raccontato dell’abuso ai suoi genitori, sarebbe stato mandato a una “scuola speciale”, qualcosa che il bambino riteneva terrificante
Elliot ha raccontato che il suo abusante era estremamente bravo a giocare con le sue insicurezze, dicendo cose come: “A chi pensi che crederanno, a me o a te?” oppure “Sei sempre nervoso riguardo tutto, non sei normale”. Dopo alcuni mesi, il suo abusante se n’è andato e Elliot pensa che suo padre abbia percepito il suo disagio, anche se non ha mai capito esattamente che cosa fosse successo.
L’abuso continua ad avere effetti devastanti nella vita di Elliot, che racconta di essersi separato da sua moglie perché sente di “non merita una relazione felice e decente”
Ha fatto abuso di alcool nel tentativo di sopprimere questa sofferenza, ha avuto contatti frequenti con i servizi per la salute mentale, ha problemi a fidarsi delle persone, ma non si è mai sentito abbastanza supportato da parlare dell’abuso. Non ha riportato l’abuso alla polizia, essendo ancora preoccupato di non essere creduto e che il suo abusante detenga ancora più potere di lui.
Tina sedotta e poi stuprata da un suo insegnante
Tina è stata raggirata e poi abusata da Roy, un insegnante sposato della sua scuola, quando era un’adolescente. Si è presa una cotta per lui e lui l’ha incoraggiata, dicendole che gli piaceva molto, portandola fuori con la macchina, cantandole canzoni d’amore, tenendole la mano e baciandola.
Un giorno ha parcheggiato la macchina e ha costretto Tina a toccarlo nelle parti intime, prima di fare lo stesso con lei, per poi violentarla
Tina ha raccontato che quando Roy le ha dato attenzioni le prime volte, si è sentita superiore e diversa, ma successivamente ha scoperto in un diario i dettagli di quello che aveva fatto ad altre ragazze e altre donne. I genitori di Tina pensavano che Roy la stesse aiutando con le revisioni per gli esami, ma anche dopo aver lasciato la scuola, Tina continuava a vederlo ogni sera. Ha raccontato che lui era controllante, decidendo a quali eventi sociali poteva recarsi e che “il sesso era diventato un vero e proprio lavoro”. Tina si sentiva come se stesse portando avanti una doppia vita e ha sofferto di attacchi di panico, ansia e ha perfino pensato di fare del male alla sua famiglia.
Roy è stato costretto a lasciare la scuola dopo che è stato raccontato alla polizia della sua condotta con altre ragazze, ma nonostante fosse stato interrogato dagli ufficiali, non è stato punito e questo lo ha portato a credere di essere invincibile, ha raccontato Tina. C’è voluto un tempo molto lungo per Tina per ristabilire il senso di sé dopo l’abuso e ancora oggi soffre di ansia, bassa autostima e paura di perdere il controllo.
L’inchiesta indipendente sugli abusi sessuali sui minori sta esaminando la misura in cui le istituzioni e le organizzazioni non sono riuscite a proteggere i bambini in Inghilterra e in Galles dagli abusi sessuali. I sopravvissuti e le sopravvissute che desiderano condividere la loro storia scritta, a voce per telefono o di persona, possono entrare in contatto con Truth Project
_________________________
Questo articolo è tratto dalla indagine di Truth Project e pubblicato il 22 ottobre 2019 su news.sky.com – Traduzione di DonnexDiritti