Poco tempo fa, su diversi siti sono stata accusata di fare discriminazioni, e cioè di occuparmi non solo di donne ma anche e soltanto di bambine, discriminando così i bambini maschi. Ovviamente scrivo e faccio informazione sia sui diritti delle donne che sui minori in genere, ma le bambine che solitamente sono invisibili nel linguaggio neutro, sono molto più esposte nella realtà. Me ne dà oggi spunto la campagna “In-difesa”, lanciata da Terre des Homme – la ong che da anni si occupa di promuovere i diritti dei minori – in cui si mette l’accento proprio sulle bambine.
In italia, sempre secondo TdH, si sarebbe passati da 4.319 minori vittime di violenza del 2010 alle 4.946 del 2011, di cui il 61% sarebbero bambine
In questi dati sono compresi reati di corruzione di minorenne, di cui l’80% sarebbero femmine, l’incremento del materiale pornografico, di cui il 57% riguarda ragazzine, mentre per la violenza sessuale le femmine arriverebbero a circa l’83% del totale. “L’evidenza di un filo rosa tra i questi terribili dati conferma l’urgenza di assicurare maggiore protezione alle bambine e le ragazze”, ha detto Federica Giannotta, responsabile Diritti dei Bambini di Terre des Hommes.
La ong elenca tra le peggiori forme di discriminazione che colpiscono le bambine nel mondo: le “bambine domestiche” del Perù, le “spose bambine” del Bangladesh, le “mamme bambine” della Costa d’Avorio e le “bambine salvate dall’infanticidio” dell’India. A cui possiamo aggiungere: aborto selettivo, mutilazioni genitali, tratta e prostituzione, lavoro minorile, matrimoni e gravidanze precoci, mancato accesso all’istruzione, violenza e abusi sessuali, tutti argomenti che Terre des Hommes presenterà il 10 ottobre a Roma con il dossier “La condizione delle bambine e ragazze nel mondo” e il dossier “Cronache bambine” (in collaborazione con l’ANSA), in occasione della prima “Giornata ONU delle Bambine”. Ma diamo uno sguardo fuori dall’Italia:
dei 40 milioni di bambini vittime di abuso sessuale 1,2 milioni all’anno vengono trafficati per essere schiavizzati
e 275 milioni hanno assistito ad atti di violenza domestica, diventandone spesso a loro volta vittime. Secondo l’Onu, nel mondo ci sono 60 milioni di spose bambine, mentre 150 milioni di bambine e 73 milioni di bambini sotto i 18 anni sono stati sottoposti nel 2002 a rapporti sessuali forzati o ad altre forme di violenza che includono il contatto fisico molesto, e un numero variante tra 100 e 140 milioni di donne e ragazze hanno subito, su scala mondiale, una qualche forma di mutilazione o taglio dei genitali.
Nel rapporto Unicef “La condizione dell’Infanzia nel mondo” del 2011, si diceva che nei paesi in via di sviluppo (Cina esclusa), una ragazza adolescente su cinque è sposata o convivente, una percentuale che arriva al 28% in Asia meridionale e al 59% in Niger. Secondo Donata Lodi, responsabile Advocacy e programmi internazionali di Unicef Italia, “Quella delle spose bambine è una prassi sia in Africa che nel Medio Oriente e nel sud-est asiatico, ed è spesso preceduta da uno stupro, nel senso che di fatto la bambina viene ceduta, venduta, comunque abusata, e il matrimonio ripara una violenza già avvenuta.
In Medio Oriente è eclatante il caso dello Yemen, dove le bambine muoiono spesso di parto
perché le condizioni sanitarie non garantiscono l’adeguata assistenza alle bambine che, troppo giovani, sono costrette ad affrontare la gravidanza. Il matrimonio forzato si pratica ovunque: dal sub-continente indiano, dove c’è un legame stretto con la dote che la ragazza porta con sé al matrimonio, a tutta l’Africa sub-sahariana, con un picco in Niger. E anche dove la legge vieta questi matrimoni, come in Sierra Leone, nella realtà tutte le donne tendono a sposarsi giovanissime”. Poco tempo fa abbiamo letto la notizia di ragazzine di 11 anni costrette ad assumere steroidi per gonfiare il loro corpo per poi essere costrette a prositutirsi: una terribile violazione di ogni diritto.
Qualche giorno fa in Italia è stata approvata la Convenzione di Lanzarote, dopo 5 anni di iter parlamentare, una Convenzione del Consiglio d’Europa che tutela i bambini contro lo sfruttamento e gli abusi sessuali e che introduce reati a danno dei minori come l’istigazione a pedofilia, pedopornografia e adescamento, e pene più severe per i maltrattamenti in famiglia, reati a sfondo sessuale, prostituzione minorile e pornografia minorile. Ma una dichiarazione dei diritti delle bambine è ancora al di là da venire: nel 1997 a Reykjavik in Islanda, è stata presentata la prima Carta dei Diritti della Bambina e approvata al IX Congresso della Federazione Europea BPW Business Professional, ONG che lavora in collaborazione con le Nazioni Unite, e nella Dichiarazione di Pechino, furono stabiliti 12 obiettivi strategici per eliminare le forme di discriminazione nei confronti della Girl Child (sotto i 16 anni).