“Ministro Speranza ci aiuti, mio figlio è in pericolo di vita e nessuno ci ascolta”: una madre disperata

I problemi di salute del bambino e il parere contrario dei medici e della Corte d'appello, non ferma il tribunale dei minori che ordina ai servizi sociali di prelevare da casa il piccolo per portarlo in una struttura dove potrebbe peggiorare

Luisa Betti Dakli
Luisa Betti Dakli
Direttrice DonnexDiritti International Women



“Non so che fare, mio figlio sta male. Ha le palpitazioni, non riesce a respirare, mal di testa forte, ha la diarrea. Aiutatemi, sono disperata”. Con queste parole mi risponde al telefono la mamma di un bambino che il tribunale vuole per forza collocare in casa famiglia, malgrado il parere sfavorevole della Corte d’appello per i gravi problemi di salute del minore. “Mio figlio è iperteso, prende una pasticca e mezzo al giorno contro la pressione alta, come mio padre, ma lui ha solo 11 anni. Quando era piccolo è stato malissimo, ricoverato per un mese al Bambin Gesù, e c’è tutta la documentazione medica, ma a loro sembra non interessare la salute di mio figlio”.

Il tribunale intima i servizi sociali

Non solo perché davanti al tentennamento dei Servizi sociali che dovrebbero applicare il decreto di prelievo del minore per collocarlo in una casa famiglia, che ancora non è stata neanche trovata, il tribunale ha emesso adesso un nuovo decreto in cui intima i servizi a eseguire l’esecuzione del provvedimento con effetto immediato. Un decreto nella sostanza uguale a quello emesso precedentemente e bocciato dalla Corte d’appello, ma riproposto come se questa non si fosse mai pronunciata. Servizi Sociali che avevano già precedentemente rinunciato all’incarico di seguire il minore, presentando una relazione redatta da due medici, che dopo aver valutato lo stato di salute del piccolo, si “dissociavano dall’attuazione del decreto di allontanamento ritenendolo rischioso per le condizioni certificate di salute del minore”

“Ho dovuto chiamare il pediatra – mi dice la mamma con tono preoccupato – è venuto e la pressione di mio figlio è altissima, anche dopo aver preso la pasticca. Ho paura, non so cosa fare, ma questo stillicidio ci sta uccidendo. io voglio solo che sia tutelata la salute di mio figlio che dovrebbe essere un diritto ma vedo che questo non importa a nessuno”

L’appello al Ministro della salute

Roberto Speranza

“Abbiamo scritto a tutti, fatto appelli, ma nessuno ci ascolta – continua – Abbiamo perizie mediche, la cartella clinica di mio figlio, e oggi il pediatra ha scritto nero su bianco che l’allontanamento da casa sua e dagli affetti, potrebbe essere causa di una recidiva della sua patologia, dopo che ci sono voluti mesi per uscirne quando era più piccolo. Un incubo. Non capisco cosa non sia chiaro, perché creare le condizioni per far stare male un minore sapendo benissimo quali siano le sue condizioni fisiche? A questo punto io mi appello al ministro della salute, a Speranza, perché non so più che fare”, dice la mamma.

“Ministro la prego ci aiuti, qui è in pericolo la vita di un bambino che a 11 anni soffre di ipertensione e per il quale un trasferimento in una struttura potrebbe essere fatale. Lo dicono i medici, non lo dico io. Se poi se succede il peggio io dove vado? Chi devo ritenere responsabile?”

La storia in breve

Sono 8 anni che questa mamma combatte per il figlio, una storia lunga che parte da una separazione dopo litigi che diventano qualcosa di più: denigrazione fisica, pressione psicologica, e poi le spinte, le mani. Lei decide di allontanarlo da casa sua, perché lei lavora e quella è la sua casa, ma lui non lo accetta e alla fine se ne va minacciandola: “Vedrai che io il bambino te lo tolgo”. La solita voglia di vendetta di chi non accetta che la donna si sottragga a un dominio che non sopporta più e al quale non vuole sottostare. Una frase che tutte queste mamme hanno sentito tante volte.

I due si separano, e cominciano gli incontri ma il bambino a un certo punto si rifiuta di andare, non vuole, si aggrappa al cancello, si sveste in ascensore, ed è determinato a non frequentare quel genitore

A un certo punto confessa alla madre il suo disagio, e il perché non ci vuole andare, ma nessuno lo ascolta, nessuno gli crede. Ma il bambino sta male davvero, finisce in ospedale per un mese e sviluppa una malattia autoimmune con effetti devastanti sul suo corpo, fino all’ipertensione che ancora oggi si porta dietro e che gli imporrebbe una vita più tranquilla e senza stravolgimenti: cosa che sembra però impossibile a causa di quelle stesse istituzioni che dovrebbero tutelarlo.

Il calvario giudiziario

Comincia così un calvario giudiziario che dura da 8 anni, dove una cosa è certa in quel tribunale: la colpa è solo e sempre della madre, è lei che ostacola, aliena il bambino, lo mette su nei confronti del padre, e anche se è un’ottima madre, almeno così riportano le perizie, è comunque una madre simbiotica e va allontanata dal minore.

Nessun accenno a quello che il bambino vuole, a quello che dice, a quello che lui sente ed esprime

Si emettono decreti di allontanamento, addirittura viene paventato l’uso della forza per prelevare quel bambino che nel frattempo si è ammalato, e a nulla valgono né i pareri medici né il rifiuto dei servizi sociali né il rigetto della Corte d’appello. Ma davvero il giudizio di un magistrato non può essere messo in discussione nemmeno davanti a un’evidenza così gigantesca? È possibile che non ci siano altri metodi? Dove sta il supremo interesse del minore? Dov’è la tutela della salute dei cittadini a partire dai bambini che dovrebbero essere la priorità assoluta?

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