Una giovane di 19 anni, Chiara Insidioso Monda, è in coma all’ospedale San Camillo di Roma per la violenza del compagno, Maurizio Falcioni di 35 anni, che le ha procurato la mandibola e l’orbita fratturate, la milza spappolata e un vasto ematoma nel cervello. Ridotta in fin di vita dai calci e dai pugni del suo convivente lunedì in un appartamento di Roma in zona Casal Bernocchi, la ragazza sarebbe stata soccorsa solo dopo che, verso le 18, il compagno ha chiesto aiuto ai vicini dicendo che la ragazza era caduta, una tesi che l’uomo ha continuato a sostenere anche mentre la donna veniva portata in ospedale, gridandole: “Dillo che sei caduta, dillo che non ti ho picchiata!”. Una violenza che si è scatenata quando Chiara aveva deciso di allontanarsi dal fidanzato, come testimoniato dal padre di lei, e che lunedi pomeriggio, malgrado le urla fortissime durate per ore, non ha destato sospetti né attenzione del condominio in cui nessuno ha allertato le forze dell’ordine.
Due giorni fa la corte d’Assise d’appello di Bologna ha confermato la condanna di primo grado nei confronti di Alessandro Persico, ex ingegnere della Ferrari, che uccise a coltellate la compagna, Barbara Cuppini di 36 anni, il 18 giugno 2011 a Serramazzoni in provincia di Modena. Una condanna che ha confermato 12 anni in carcere e altri 6 in ospedale psichiatrico giudiziario, in un processo che si è svolto con il sostegno dell’Udi (Unione donne in Italia) che ha organizzato un presidio davanti al tribunale insieme alla Casa delle Donne di Modena e ad altre associazioni. Eppure, malgrado la conferma della condanna, sembra strano che per Persico, che uccise la donna nel sonno con tredici colpi usando due coltelli nascosti sotto il letto, figuri nella sentenza l’infermità mentale, perché, come sottolinea Marta Tricarico dell’Udi Bologna “qui stiamo parlando di premeditazione”, un fatto che rende “difficile sostenere l’infermità mentale”.
Un giudizio sostenuto anche da Laura Piretti, responsabile Udi di Modena, che sottolinea come “le associazioni degli psichiatri si sono dichiarate preoccupate per l’utilizzo delle loro perizie nei processi al fine di giustificare atti di violenza”, in quanto anche in questo caso, “la premeditazione e tutta una serie di aggravanti delle precedenti violenze, non sono state prese in considerazione: è come se l’uccisione di una donna non fosse abbastanza grave”.
mercoledì è uscita la notizia di una lettera minatoria nei confronti di Laura Boldrini in una busta con un proiettile calibro 3,80
La firma della lettera era “Nuove B.” (senza la erre) e una stella a cinque punte rossa, e c’era scritto “sappiamo dove sei, ti verremo a prendere”, “ti getteremo l’acido addosso”. Un fatto che riguarda la presidente diventata nuovamente bersaglio di massa su facebook con la nascita del gruppo: “Querela la Boldrini per diffamazione”, che incoraggia a sottoscrivere una maxi querela alla Presidente per la frase sulla violenza dei commentatori di Grillo – l’ormai famoso post “Cosa faresti con Boldrini in macchina” – definiti dalla stessa presidente come “potenziali stupratori” durante la trasmissione “Che tempo fa” di domenica sera, ospite da Fabio Fazio.
“Se anche tu segui il Blog di Grillo ma non sei uno stupratore querela la Boldrini iscrivendoti qui”, c’è scritto sul gruppo che ha raccolto quasi 7mila sostenitori tra cui alcuni parlamentari 5 Stelle. Minaccia pubblica di querela, riportata anche in assemblea del gruppo pentastellato della Camera e ivi accantonata anche se, ha precisato il senatore 5S Vito Crimi, “se arriva qualche decina di migliaia di firme possiamo pensare anche di spingerlo”. Un’eventualità a cui la presidenza della camera ha replicato dicendo che nel caso “toccherà sottoporre ai giudici il lunghissimo repertorio di minacce sessiste, di stupri evocati, di oscenità, di insulti che da domenica sono comparsi sul blog e sulla pagina facebook di Beppe Grillo, e sentire da loro quale delicata definizione meritino invece gli autori di queste sconcezze, che in nessun modo e in nessuna sede la presidente Boldrini ha riferito agli aderenti”.
Un gruppo, quello di Fb, a cui si è contrapposto il gruppo “Diciamo basta agli insulti contro Laura Boldrini. Stop violenza!”, a sostegno della presidente che ha già avuto segni di solidarietà da organizzazioni come Magistratura democratica, l’Udi, DiRe, la Casa internazionale delle donne, le giornaliste di Giulia che si è schierata contro la violenza sessista fuori e dentro al parlamento, richiamando le istituzioni alla Convenzione di Istanbul ed esprimendo solidarietà sia a Boldrini che alla deputata Loredana Lupo dei 5S (aggredita dal questore Stefano Dambruoso di Scelta Civica) e alle deputate del Pd assalite verbalmente dall’onorevole pentastellato, Massimo De Rosa. Un silenzio assordante è invece sceso su Claudio Messora, il responsabile della comunicazione del Movimento 5 stelle al senato che domenica sera aveva scritto (e poi cancellato) su twitter la ormai nota frase:
“Cara Laura, volevo tranquillizzarti, anche se noi del blog di Grillo fossimo potenziali stupratori, tu non corri rischi”
ipotizzando così una categoria di “donne stuprabili” e a cui è seguita anche una petizione online che ne chiede le dimissioni. Messora ha in effetti chiesto scusa, scrivendo su twitter di aver “esagerato col bar dello sport” e di essere stato “avventato e indelicato nei confronti di una signora (un po’ birbantella)”, mettendo la questione sullo scherzo e senza sapere che con queste frasi ulteriori non solo non chiede scusa ma rivittimizza attraverso la banalizzazione della violenza.
Scuse che dimostrano che Messora, come altri fuori e dentro il suo movimento, non abbia la benché minima percezione della gravità che c’è nell’esprimere, sostenere, difendere ma anche banalizzare e ironizzare sulla violenza e su chi la vive, in qualsiasi forma essa si esprima. E in Italia può succedere così, banalmente e con una leggerezza assoluta, che un vicedirettore di una testata nazionale, scherzosamente e in una serata qualsiasi davanti a milioni di spettatori, appiccichi addosso a una donna che sta cercando di arginare un’aggressione mediatica sempre più ampia, quella “santa subito” che rimette in gioco il pericoloso, quanto irritante, stereotipo di “santarella” e che suggerisce: eccola qua la “santarellina”. È successo ieri sera durante “Servizio pubblico” condotto su La7 da Michele Santoro, dove Marco Travaglio spiega che Laura Boldrini
“prima non se la filava nessuno, appena s’è buttata in politica le è spuntata l’aureola, i lumini, e la teca di cristallo: santa subito”
riferendosi forse alla solidarietà che ha avuto in questi giorni. Un Travaglio che in tutto il suo “editoriale” travestito da simpatica letterina, pensando forse di essere spiritoso, ha in realtà con un tono sottilmente canzonatorio e denigratorio messo in ridicolo una situazione in cui si continua a confondere la “libertà di espressione e di pensiero” con la violenza, banalizzando questa stessa nonché la persona che la sta vivendo.
Ma cosa c’entrano gli episodi d’attualità raccontati all’inizio di questo articolo con la vicenda grillini-Boldrini? C’entrano perché riguardano un unico e solo argomento, ovvero la mancanza di percezione della violenza sulle donne in Italia. Una continua sottovalutazione generale che ha portato ancora in questi giorni ad attribuire a Persico l’infermità mentale pur l’evidente premeditazione e in assenza di raptus, e che ha spinto i vicini di casa di Chiara a non allertare le forze dell’ordine nel pomeriggio in cui è stata massacrata dal convivente.
Una sottovalutazione e un pericolo ben espresso, nella vicenda Grillo-Boldrini, da Claudio Messora secondo cui esistono donne “stuprabili”: un concetto che sembra equiparare a un giudizio erotico-sessuale “positivo” di una donna la sua potenziale “stuprabilità”. In sintesi se ti trovo “stuprabile” è perché sei eroticamente attraente e quindi ne devi essere contenta e stare zitta. Ma allora perché l’affermazione di Laura Boldrini alla trasmissione “Che tempo fa” su Rai3 da Fabio Fazio sui “potenziali stupratori” è più grave di quella di Messora sulla stuprabilità delle donne? soprattutto se a ipotizzare questa “stuprabilità” del genere femminile non è un simpatizzante qualsiasi ma proprio il responsabile della comunicazione al senato di quella precisa forza politica?
Il fatto che si rilanci la questione con una maxiquerela di massa sostenuta anche da alcuni parlamentari stellati, invece di placare e chiedere le dovute e corrette scuse – non scherzose ma serie – da parte del leader Grillo che ha esposto Boldrini a violenza mediatica (in cui appaiono chiaramente anche minacce di stupro), e da parte dei rappresentanti del Movimento 5 Stelle coinvolti, come nel caso di Messora che dovrebbe accompagnare alle scuse anche le sue dimissioni, dimostra proprio questo: ovvero che non ci si rende conto che la violenza non è un ingrediente delle relazioni uomo-donna e che non è una semplice offesa augurare uno stupro, dire che sei una che fa pom**ni o definirci più o meno stuprabili, e che questa è una cultura sessista che non ricopre solo le pareti “dei cessi” (come vorrebbe Travaglio) ma è presente anche nelle esternazioni pubbliche di rappresentanti istituzionali di questo Paese.
Persone che se anche fossero dalla parte della ragione dovrebbero avere ben presente che il confronto avviene su un piano di rispetto reciproco e non esponendo a stupro mediatico la “rivale” politica per distruggerla. Il pericolo sono infatti le derive a cui si può arrivare in questa esagerata esposizione, che sono le schegge impazzite come quella della lettera minatoria in cui la minaccia di “acidificazione” verso Boldrini riporta direttamente al femminicidio.
La cosa più imbarazzante è che la maxi denuncia ha l’amaro sapore di ritorsione su chi tenta di difendersi da violenza mediatica e per questo va punita
cosa in cui appaiano non solo parlamentari ma anche onorevoli grilline che pur avendo ratificato Istanbul e condiviso la battaglia sulla conversione di legge sulla violenza contro le donne, non hanno esitato a partecipare a questa specie di ritorsione di massa dai connotati molto maschili. Non c’è stata, da parte delle grilline, nessuna posizione chiara e compatta di condanna sull’esposizione a violenza sessista della presidente almeno come donna, e solo quattro senatori 5stelle – Lorenzo Battista, Laura Bignami, Monica Casaletto e Luis Alberto Orellana – si sono dissociati da tutti gli attacchi contro Boldrini, mentre Paola Taverna, ex capogruppo M5S al Senato ha preso posizione chiara verso Messora, dicendo – a “Radio anch’io” di Radio1 Rai – che “dovrà delle spiegazioni al Movimento” ma che “sicuramente si sta pensando al Senato di procedere in qualche maniera”.
E se sul gruppo FB si allerta la popolazione italiana che “Laura Boldrini ha deciso di arruolare una società – la Hagakure srl – per dare la caccia a chi sul web e sui social network deride l’immagine della Camera e della stessa presidente”, confondendo ancora una volta la violenza con l’irriverenza, in Francia, tanto per fare un salto in un Paese più civile del nostro, il 24 gennaio il governo ha deciso che l’autorità per la vigilanza sul web potrà indagare e punire gli autori di commenti sessisti, omofobi e contro i diversamente abili, dopo che lo scorso anno sono pervenute 120 mila segnalazioni. In più, sempre il governo francese, ha anche deciso che le scuole di giornalismo prevedano corsi di formazione “sull’uguaglianza tra i sessi”: una decisione basata, come espresso dal socialista Sébastien Denaja, sul fatto che i media hanno comunque un forte potere nella società.