Minacce a chi difende le donne: solidarietà all’avvocata Giannangeli

Il centro antiviolenza de L'Aquila è intervenuto chiedendo il reintegro del tentato omicidio per lo stupro di Pizzoli

Luisa Betti Dakli
Luisa Betti Dakli
Direttrice DonnexDiritti International Women



“Ti passerà la voglia di difendere le donne. Stai attenta e guardati sempre le spalle, da questo momento questo posto non è più sicuro per te”. Questo il biglietto che l’avvocata Simona Giannangeli, del centro antiviolenza de L’Aquila, si è trovata sulla macchina due giorni fa, a ridosso della sentenza di condanna a 8 anni per Francesco Tuccia, il militare che ha ridotto in fin di vita una studentessa nel retro della discoteca di Pizzoli, in un processo in cui il pm aveva chiesto 14 anni e dove il centro antiviolenza aquilano si era costituito parte civile chiedendo il reintegro dell’accusa di tentato omicidio nei confronti della ragazza. La studentessa di vent’anni, in quella notte di febbraio dell’anno scorso, era stata ritrovata seminuda sulla neve e con ferite interne e una emorragia in corso, e in ospedale ci sono voluti 48 punti di sutura tra vagina e apparato digerente per rimetterla a posto.

Portata al pronto soccorso il ginecologo aveva chiamato di corsa il chirurgo e quando: stata portata all’ospedale era ricoperta di sangue in condizioni di incoscienza con un grave stato di shock emorragico dovuto alle gravi lacerazioni

che interessavano oltre che l’apparato genitale anche altri organi. E’ stata portata immediatamente in sala operatoria, dove ho chiamato subito il collega chirurgo e insieme, l’abbiamo operata. Un intervento di oltre un’ora nel quale sono stati ricostruiti l’apparato digerente e l’apparato genitale”. L’avvocata Simona Giannangeli è stata minacciata perché il centro antiviolenza de L’Aquila è intervenuto chiedendo il reintegro dell’accusa di tentato omicidio e perché di fronte a una cosa del genere è inumano stare zitti a guardare. Prendere parola e pretendere la verità è l’azione più alta che un essere umano possa fare nei confronti dei suoi simili e denunciare ingiustizie con coraggio e chiarezza, significa avere lucidamente in testa che il mondo si cambia così, passo dopo passo e tutt* insieme.

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L’avvocata Simona Giannangeli del centro antiviolenza de L’Aquila

L’interesse dell’altr* è il valore supremo, l’empatia che proviamo verso i nostri simili deve essere più forte della vigliaccheria e della codardia che porta a girare le spalle provvedendo solo al proprio interesse personale, qualunque esso sia. Ripristiniamo dentro di noi il coraggio di dire no, il coraggio di essere critici, di usare il proprio cervello, e di denunciare ad alta voce dicendo: mi dispiace, questo non va bene. Come ha fatto l’avvocata Giannangeli, tutti noi dobbiamo dimostrare quel coraggio ed essere pronti a respingere ogni intimidazione, ogni corruzione, ogni tentennamento, svegliandoci ogni giorno con il pensiero costante che le cose si possono cambiare: un pensiero che scalza anche la paura di quello che può succederci se parliamo. So che significa e per questo esprimo tutta la mia solidarietà all’avvocata Simona Giannangeli.

 

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