{"id":7459,"date":"2019-01-31T05:57:42","date_gmt":"2019-01-31T04:57:42","guid":{"rendered":"http:\/\/donnexdiritti.com\/?p=7459"},"modified":"2020-03-10T04:45:52","modified_gmt":"2020-03-10T03:45:52","slug":"padre-padrone-matrimonio-per-sempre-procreazione-forzata-la-deriva-del-governo-italiano-tra-salvini-fontana-e-pillon","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/donnexdiritti.com\/2019\/01\/31\/padre-padrone-matrimonio-per-sempre-procreazione-forzata-la-deriva-del-governo-italiano-tra-salvini-fontana-e-pillon\/","title":{"rendered":"La deriva polacca dell’Italia parte da lontano: chi sono gli amici di Salvini, Fontana e Pillon"},"content":{"rendered":"

In Polonia l\u2019influenza delle posizioni piu\u0300 reazionarie e fondamentaliste della Chiesa cattolica e\u0300 ormai conclamata e l\u2019attacco ai diritti \u2013 specie quelli delle donne \u2013 e\u0300 quotidiano. Anche il nostro Paese e\u0300 avviato sulla stessa strada: tra le posizioni del ministro Fontana contro l\u2019aborto e i diritti dei gay, le mozioni di vari comuni a sostegno di associazioni sedicenti \u2018prolife\u2019 e l\u2019osceno ddl Pillon sull\u2019affido condiviso \u2013 che, di fatto, mette in questione il diritto al divorzio \u2013 i segnali della deriva reazionaria ci sono tutti.<\/p>\n

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Il contesto europeo<\/strong><\/h4>\n

L\u2019ascesa delle destre fuori e dentro le coalizioni di governo in Europa, con partiti e gruppi che fanno riferimento diretto ai princi\u0300pi della Chiesa cattolica come punti fondanti della propria politica<\/strong>, ha tra i suoi preoccupanti effetti lo smantellamento dei diritti, a partire da quelli delle donne. I segnali in tal senso sono tanti. Mettiamone in fila qualcuno. 333 associazioni reazionarie e ultracattoliche provenienti da nove paesi dell\u2019Europa centro-orientale \u2013 come Lituania, Slovacchia, Romania e Ucraina \u2013 hanno indirizzato una lettera al segretario generale del Consiglio d\u2019Europa, Thorbj\u00f8rn Jagland<\/a>, per chiedere la revisione della Convenzione di Istanbul per il contrasto alla violenza di genere.<\/p>\n<\/div>\n

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A Chis\u0327ina\u0306u, in Moldavia, il World Congress of Families ha riunito quest\u2019anno tutti i principali partiti e le ong che difendono la famiglia naturale (uomo\/donna) e si oppongono all\u2019aborto, alle unioni civili e allo scioglimento del sacro vincolo del matrimonio<\/strong>: un raduno cui era presente il segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin, e che Matteo Salvini<\/strong> ha salutato con un messaggio letto dal palco nel quale ha sottolineato che \u00abin questi tempi di aggressione distruttiva e irrazionale ai valori fondanti delle nostre culture, gli sforzi per proteggere la famiglia naturale sono un elemento vitale per la sopravvivenza e lo sviluppo dell\u2019umanita\u0300\u00bb.<\/p>\n

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Manifestazione delle donne polacche per fermare l’abrogazione della legge per l’interruzione di gravidanza<\/figcaption><\/figure>\n

In Polonia, dove Diritto e giustizia (PiS) e\u0300 stato riconfermato il primo partito nelle recenti elezioni amministrative, con qualche perdita nelle citta\u0300, il governo di destra ha cercato piu\u0300 volte di restringere le maglie della legge sull\u2019interruzione volontaria di gravidanza, inducendo ogni volta migliaia di donne a scendere in piazza per fermare questo progetto.<\/strong> Si tratta di una legge del 1993 tra le piu\u0300 restrittive in Europa (consente infatti l\u2019aborto solo in caso di pericolo di vita per la donna, stupro o grave malformazione del feto) che la destra cattolica del PiS vorrebbe spazzare via in un paese in cui gia\u0300 oggi ogni anno si verificano circa 150 mila aborti clandestini.<\/p>\n

L\u2019attacco alla 194<\/strong><\/h4>\n

Una deriva verso cui l\u2019Italia si dirige da tempo per i continui attacchi e sabotaggi nei confronti di una legge, la 194 del 1978, ormai quasi impossibile da applicare dato che il 70 per cento dei medici si rifiuta di praticare l\u2019interruzione volontaria di gravidanza (Ivg).<\/p>\n

Uno svuotamento del diritto all\u2019autodeterminazione delle donne che mette l\u2019Italia quasi sullo stesso piano di paesi in cui l\u2019aborto e\u0300 vietato<\/p><\/blockquote>\n

come Malta, e sempre piu\u0300 lontana da paesi in cui l\u2019obiezione e\u0300 quasi inesistente \u2013 come l\u2019Inghilterra (10 per cento), la Norvegia e la Germania (6 per cento), la Francia (3 per cento) \u2013 o del tutto inesistente, come la Svezia e la Finlandia. Come se non bastasse nelle ultime settimane papa Francesco ha paragonato chi pratica l\u2019aborto a chi affitta un sicario per risolvere un problema e mozioni pro-life sono spuntate in diversi comuni italiani. La prima e\u0300 stata Verona <\/strong>dove il consiglio comunale ha accolto con 21 voti a favore \u2013 tra cui quello della capogruppo del Partito democratico, Carla Padovani \u2013 e sei contrari, la mozione 434 del leghista Zelger mirante a finanziare associazioni cattoliche pro-life e a fare di Verona una \u00abcitta\u0300 a favore della vita\u00bb.<\/p>\n

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La protesta delle donne al consiglio comunale di Verona durante la discussione della mozione pro-life.<\/figcaption><\/figure>\n

Mozione che ha fatto proseliti e che, stando a quanto dichiarato dal responsabile giovani della Lega, Roberto Todeschini, sara\u0300 portata in tutti i comuni \u00abcon l\u2019obiettivo di estenderla a livello regionale e nazionale\u00bb<\/strong>. E infatti, a distanza di pochi giorni, nel comune di Ferrara, il consigliere Alessandro Balboni di Fratelli d\u2019Italia ha depositato una mozione analoga per il sostegno economico alle donne al fine di distoglierle dall\u2019intenzione di praticare l\u2019Ivg, proclamando Ferrara \u00abcitta\u0300 che tutela gli indifesi\u00bb, e una molto simile e\u0300 stata presentata, sempre da Fratelli d\u2019Italia, al comune di Roma per proclamare la capitale \u00abcitta\u0300 a favore della vita\u00bb e predisporre \u00abrisorse necessarie per sostenere i centri pro-life\u00bb.<\/p>\n

Mozione approdata anche a Milano dove il consigliere di Forza Italia Luigi Amicone<\/strong>, insieme alla Lega, ha chiesto di riconoscere \u00abMilano citta\u0300 per la vita\u00bb e prevedere nel bilancio \u00abcongrui finanziamenti\u00bb a gruppi pro-life; cosi\u0300 come a Modena, dove la consigliera leghista Luigia Santoro ha chiesto al comune di \u00abproporre iniziative e politiche per il sostegno alla maternita\u0300 e alla prevenzione delle condizioni che portano all\u2019aborto\u00bb.<\/p>\n<\/div>\n<\/div>\n<\/div>\n

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Il ministro della famiglia, Lorenzo Fontana.<\/figcaption><\/figure>\n

I cattolici ultrareazionari hanno sostenitori anche nel governo. In prima fila per la salvaguardia dei valori cattolici tradizionali c\u2019e\u0300 il ministro della Famiglia Lorenzo Fontana<\/strong> che, subito dopo l\u2019insediamento del governo Lega-5 Stelle, ha fatto comprendere di che pasta e\u0300 fatto dichiarando che \u00abla famiglia e\u0300 quella naturale\u00bb e che \u00abpurtroppo nel nostro contratto [di governo] non c\u2019e\u0300 la stretta sull\u2019aborto\u00bb.<\/p>\n

Per Fontana \u00abl\u2019aborto e\u0300 la prima causa di femminicidio nel mondo\u00bb e i valori da difendere \u00absono quelli della Chiesa cattolica\u00bb<\/p><\/blockquote>\n

contrapposti al \u00abgender\u00bb e alle coppie arcobaleno, mentre i flussi migratori portano a \u00abun annacquamento devastante dell\u2019identita\u0300 del paese che accoglie\u00bb e \u00abla societa\u0300 ideale, per chi vuole arrivare a comandare senza che nessuno dia fastidio, e\u0300 una dittatura leggera\u00bb. Cattolico oltranzista, legato a gruppi dell\u2019estrema destra veronese, e iscritto al Comitato No194, il leghista Fontana firmo\u0300 nel 2011 per abrogare la legge sull\u2019Ivg<\/strong> e punire donne e medici con una pena tra gli 8 e i 12 anni:<\/strong> una tessera rivendicata dal presidente del comitato, l\u2019avvocato Pietro Guerini<\/a>, che ha fatto pubblicamente gli auguri al ministro per il suo insediamento. Comitato che ha anche stretti rapporti con Roberto Fiore, leader di Forza Nuova, come dimostra la partecipazione di quest\u2019ultimo, il 13 ottobre scorso a Milano<\/a>, al corteo contro la 194 organizzato dall\u2019associazione.<\/p>\n

Sintonia evidentemente condivisa anche da Fontana, il quale nel 2015, al Verona Family Day, si fece fotografare con Luca Castellini, leader di Forza Nuova, e non ha mai nascosto la sua simpatia per gli amici di ProVita, il cui portavoce e\u0300 Alessandro Fiore, figlio maggiore di Roberto, e il cui presidente, Toni Brandi, organizzo\u0300 il primo Festival per la vita a Verona a cui partecipo\u0300 anche il ministro.<\/p>\n

Fontana rappresenta insomma il trait d\u2019union tra la destra e quell\u2019integralismo religioso che vorrebbe cancellare per sempre la laicita\u0300 dello Stato<\/p><\/blockquote>\n

D\u2019altronde il suo padre spirituale e\u0300 Vilmar Pavesi, il parroco ultrareazionario monarchico che celebra la messa in latino in una chiesa frequentata da soli uomini.<\/p>\n<\/div>\n<\/div>\n<\/div>\n

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Un nuovo fronte: l\u2019affido condiviso<\/strong><\/h4>\n

Oggi pero\u0300 in Italia, insieme a quello storico contro l\u2019aborto, c\u2019e\u0300 un altro fronte che per la prima volta osa dove altri non avevano ancora osato: quello per il ripristino della patria potesta\u0300, cancellata dai progressi legislativi in materia di diritto di famiglia, e la messa in discussione del divorzio. Il progetto ha il volto di Simone Pillon, il senatore leghista neocatecumenale ormai famoso per il numero impressionante di critiche al disegno di legge sul diritto di famiglia da lui presentato in commissione Senato in sede redigente. Una proposta che ha fatto scomodare persino<\/p>\n

le Nazioni Unite che in una lettera al governo italiano manifestano \u00abgrave preoccupazione\u00bb per il ddl<\/p><\/blockquote>\n

\"\"e si chiedono chiarimenti per la sua incompatibilita\u0300 \u00abcon gli obblighi dello Stato italiano in materia di diritti umani\u00bb. Critiche feroci sono arrivate da ogni parte, con la nascita di comitati No Pillon a Milano, Firenze, Torino, mentre la Rete dei centri antiviolenza (DiRe) ha lanciato una petizione<\/a> per il ritiro del disegno di legge<\/strong> arrivata a quasi 100 mila firme, e una mobilitazione nazionale. A chiedere di cassare il disegno di legge Pillon non e\u0300 solo la societa\u0300 civile ma anche avvocati, magistrati e organismi che si occupano dei diritti dei bambini e che esprimono forte preoccupazione: dal Coordinamento italiano dei servizi contro il maltrattamento e l\u2019abuso all\u2019infanzia (Cismai) all\u2019Associazione italiana avvocati per la famiglia e per i minori (Aiaf), passando per l\u2019Unione nazionale camere minorili, l\u2019Associazione nazionale avvocati mediatori familiari (Anamef) e Magistratura democratica.<\/p>\n<\/div>\n

A storcere il naso sono pero\u0300 anche gli amici di Pillon<\/strong>, con Fontana che parla di correzioni al testo e la ministra della Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno che vuole riscriverlo, anche se a rappresentare un ostacolo e\u0300 piu\u0300 l\u2019altra parte della coalizione di governo: per la pentastellata Maria Edera Spadoni, vicepresidente della Camera, e\u0300 inaccettabile che \u00abi casi di violenza domestica nei confronti della donna non siano previsti dall\u2019articolato\u00bb e per Vincenzo Spadafora, sottosegretario del M5S con delega alle Pari opportunita\u0300, \u00abnei casi di maltrattamento in famiglia il decreto Pillon non aiuta\u00bb, tanto che anche loro vorrebbero scrivere una proposta ex novo. Ma cosa propone il disegno di legge 735<\/a>?<\/div>\n<\/div>\n<\/div>\n
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Simone Pillon<\/figcaption><\/figure>\n

I pilastri sono quattro: la mediazione familiare obbligatoria<\/strong> a pagamento con un piano dettagliato che potrebbe prevedere, nel caso non ci si metta d\u2019accordo, anche un coordinatore (figura tutta da inventare); tempi perfettamente paritetici<\/strong> con un minimo di 12 giorni al mese presso ciascun genitore e il bambino che andra\u0300 avanti e indietro con la valigia; il mantenimento diretto<\/strong>, che esclude l\u2019assegnazione della casa (eventualmente chi rimane paga l\u2019affitto all\u2019altro) e l\u2019assegno, per cui ogni genitore provvedera\u0300 ai bisogni sul momento mentre i figli maggiorenni che hanno bisogno di soldi dovranno andare dal magistrato; e infine l\u2019introduzione della cosiddetta alienazione parentale e dei falsi abusi.<\/strong><\/p>\n<\/div>\n

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Questo in una generale perdita di discrezionalita\u0300 da parte del giudice, che dovra\u0300 applicare quanto stabilito nel piano genitoriale, e in un complessivo aumento della difficolta\u0300 a separarsi e divorziare che potrebbe far desistere molte coppie rendendo sostanzialmente inaccessibile un diritto. Un disegno di legge che renderebbe ancora piu\u0300 povero chi intende separarsi e divorziare, con i costi di una mediazione obbligatoria e di un eventuale coordinatore, interamente a carico delle coppie, che potrebbero diventare esorbitanti. In un contesto in cui peraltro gia\u0300 ora separarsi significa un impoverimento per entrambi i coniugi.<\/div>\n
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In Italia infatti quando mamma<\/a> e papa\u0300<\/a> si separano la condizione economica sia delle donne (50,9 per cento) sia degli uomini (40,1 per cento) peggiora vertiginosamente<\/p><\/blockquote>\n

E questo a causa di un sistema sociale inefficiente che, a differenza dei paesi del Nord Europa, fa acqua da tutte le parti e, in caso di separazione, provoca fortissimi squilibri. In una crisi generale, ancora tutta da superare, in cui l\u2019occupazione e\u0300 sempre piu\u0300 precaria e il reinserimento delle madri nel mondo del lavoro e\u0300 un percorso a ostacoli, il nucleo familiare in cui la mamma sta a casa con i figli e il papa\u0300 va a lavoro resta la struttura portante della societa\u0300.<\/strong> In Italia infatti una donna su tre rimane a casa dopo il primo figlio,<\/strong> mentre chi torna al lavoro lo fa part time e con stipendi dimezzati (a dirlo sono i dati Istat<\/a>), per l\u2019assenza, ormai quasi totale, di un welfare che metta in condizioni entrambi i genitori di lavorare a tempo pieno senza lasciare i figli per strada.<\/p>\n

Se lo Stato italiano infatti si curasse di quei servizi che una famiglia dovrebbe vedersi garantiti e si adoperasse per\u00a0facilitare l\u2019occupazione a tempo pieno delle donne\/mamme con stipendi uguali a quelli degli uomini, in caso di separazione madri e figli non peserebbero solo su quella che oggi spesso e\u0300 l\u2019unica entrata della casa, ovvero quella del padre, il quale, a sua volta, in queste condizioni, fatica a sostenere l\u2019economia del nucleo nel momento in cui la coppia di separa.<\/p>\n

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Circostanze che gia\u0300 adesso portano molte coppie a rimanere come \u00abseparati in casa\u00bb, per non ritrovarsi in uno stato di poverta\u0300: un problema quindi strutturale che non si risolve certo, come vorrebbe fare il ddl Pillon, togliendo la casa coniugale al minore, che ne ha diritto a prescindere da quale genitore vi rimane<\/strong> (a volte la casa resta al bambino con i genitori che si alternano), ne\u0301 lasciando al caso il mantenimento dei figli o togliendoglielo una volta raggiunta la maggiore eta\u0300 mentre magari ancora vanno a scuola. Sulla divisione della permanenza dei figli nelle case dei genitori senza distinzione di eta\u0300 \u2013 un bambino di tre mesi non e\u0300 come un ragazzo di 15 anni \u2013 e sulla mediazione obbligatoria per tutti, Pillon ha fatto gia\u0300 un passo indietro, dichiarando che il disegno si rivolge a quella minoranza di coppie (sono il 18 per cento) che affronta una separazione ad alto conflitto, mentre la maggior parte delle coppie (l\u201982 per cento) oggi si separa consensualmente.<\/p>\n

Ma i punti dolenti del ddl, scritto insieme al pediatra Vittorio Vezzetti e al neuropsichiatra infantile Giovanni Battista Camerini, non finiscono qui e sul resto Pillon non sembra voler retrocedere<\/p><\/blockquote>\n

Nell\u2019articolo 11 i casi di violenza domestica che escludono l\u2019affido condiviso sono equiparati alla qualita\u0300 degli spazi abitativi degli ex coniugi. Le ipotesi di \u00abpericolo di pregiudizio per la salute psicofisica del minore\u00bb che non prevedono il condiviso sono infatti cosi\u0300 elencate: \u00abviolenza; abuso sessuale; trascuratezza; indisponibilita\u0300 di un genitore; inadeguatezza evidente degli spazi predisposti per la vita del minore\u00bb, mettendo tutto sullo stesso piano. Nello stesso articolo si precisa che tali motivi di esclusione dell\u2019affido condiviso devono essere \u00abcomprovati e motivati\u00bb senza chiarire se, nei casi di violenza e abuso sessuale<\/strong>, per definirli in questo modo sia necessario il terzo grado di giudizio, per il quale in Italia occorre aspettare anni e anni, esponendo nel frattempo le vittime a gravi pericoli.<\/p>\n

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Manifestazioni contro il ddl Pillon in tutta Italia.<\/figcaption><\/figure>\n<\/div>\n<\/div>\n<\/div>\n
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All\u2019articolo 12, anche di fronte a casi gravi di maltrattamento che prevedono l\u2019affidamento esclusivo al genitore accudente, il testo tutela la bigenitorialita\u0300 a tutti i costi costringendo il bambino a frequentare, da solo e con pernottamenti, il genitore non affidatario anche se abusante o maltrattante. <\/strong>Girolamo Andrea Coffari, avvocato esperto di minori (cui ha dedicato il libro Rompere il silenzio<\/a>, Laurana Editore, 2018), sottolinea che \u00abil disegno di legge 735 tutela i padri accusati di violenza o abusi, e scoraggia le madri a denunciare<\/strong> punendo i bambini che parlano e mostrano un legittimo rifiuto verso il genitore maltrattante il quale, grazie a queste disposizioni, puo\u0300 frequentare comunque il figlio per almeno dodici giorni al mese e da solo\u00bb.<\/div>\n<\/div>\n<\/div>\n
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Andrea Coffari<\/figcaption><\/figure>\n

Un punto critico su cui Pillon non ha mostrato di voler fare marcia indietro, malgrado abbia dichiarato che i bambini \u00abhanno diritto a non essere esposti alla violenza\u00bb, affermando di non mettere in discussione \u00abne\u0301 l\u2019ordine di protezione, ne\u0301 la misura cautelare del divieto di avvicinamento\u00bb: misure che contrastano pero\u0300 nettamente con l\u2019articolo 12 del suo ddl. Negli articoli 17 e 18, scritti dal neuropsichiatra Camerini, si presuppone che i bambini non siano in grado di discernere e per questo, se rifiutano un genitore, pur in assenza di \u00abevidenti condotte\u00bb dell\u2019altro che abbiano potuto determinare questo esito, il magistrato puo\u0300 togliere la responsabilita\u0300 genitoriale a quest\u2019ultimo, colpevole di \u00abalienazione parentale\u00bb, punendolo anche se non ha mai parlato male dell\u2019ex. Inaudita altera parte<\/em>,<\/p>\n<\/div>\n<\/div>\n

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il piccolo potra\u0300 essere prelevato e messo in una struttura specializzata o affidato all\u2019altro genitore in maniera esclusiva, anche se quest\u2019ultimo aveva perso l\u2019affido per gravi condotte come violenza e abuso<\/p><\/blockquote>\n<\/div>\n

Si tratta di fatto di articoli in cui viene minimizzata, se non addirittura considerata irrilevante, la violenza domestica <\/em>che rappresenta invece l\u201980 per cento dei casi di violenza contro le donne in Italia. Pillon sembra quindi piu\u0300 preoccupato di punire il genitore che parla male dell\u2019altro, piuttosto che di allontanare quello che usa violenza<\/strong>, perche\u0301 in stretta relazione con l\u2019alienazione parentale ci sono le false accuse che sono, secondo il ministro, la vera violenza. \u00abSe la donna ha l\u2019arbitrio di escludere l\u2019uomo o viceversa\u00bb, dice Pillon, significa che \u00abil primo che fa la denuncia si prende tutto il pacchetto: casa, figli, assegni, e tutto il resto\u00bb (Intervento di Simone Pillon all\u2019incontro \u00abAffido condiviso: tutto quello che vorreste sapere sul disegno di legge Pillon\u00bb, organizzato dal blog la \u00ab27esimaora\u00bb del Corriere della Sera al Senato il 17 ottobre 2018).<\/div>\n
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