{"id":6847,"date":"2018-11-17T15:42:32","date_gmt":"2018-11-17T15:42:32","guid":{"rendered":"http:\/\/donnexdiritti.com\/?p=6847"},"modified":"2020-03-10T04:18:34","modified_gmt":"2020-03-10T03:18:34","slug":"questo-non-e-consenso-scritto-sulle-mutande-dal-tanga-di-pizzo-ai-jeans-le-assoluzioni-nei-processi-per-stupro","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/donnexdiritti.com\/2018\/11\/17\/questo-non-e-consenso-scritto-sulle-mutande-dal-tanga-di-pizzo-ai-jeans-le-assoluzioni-nei-processi-per-stupro\/","title":{"rendered":"Irlanda, protesta in mutande con scritto “Questo non \u00e8 consenso”"},"content":{"rendered":"
#ThisIsNotConsent \u00e8 lo slogan delle donne che in Irlanda sono scese per le strade per protestare contro la sentenza che a Cork ha assolto un uomo di 27 anni per lo stupro nei confronti di una minorenne di 17 anni. Proteste organizzate a Dublino, Galway, Limerick e Cork, dove le donne hanno coperto le scale del tribunale con le loro mutande ben esposte, contro una sentenza che grida vendetta e in cui il teorico consenso della ragazza si baserebbe sul fatto che lei, quella sera, indossava un tanga di pizzo. “Guardate il modo in cui era vestita”, ha detto in aula Elizabeth O’Connell, l’avvocata che ha difeso l’uomo, la ragazza<\/p>\n
“indossava un perizoma in pizzo: le prove escludono la possibilit\u00e0 che lei sia stata attratta dall’imputato e fosse disponibile a stare con qualcuno?”<\/p><\/blockquote>\n
Una domanda che ha fatto scattare nella testa di giudici poco preparati sulla violenza contro le donne, lo stereotipo degli stereotipi: ovvero che uno stupro possa essere legato a come ti vesti, a come ti poni, e se sei una brava ragazza queste cose non ti capitano. Una violenza la cui responsabilit\u00e0 ricade ancora troppo spesso sulle donne che la subiscono in quanto, per una cultura dello stupro come la nostra, certe donne provocano una reazione maschile e quindi “se la cercano”.<\/p>\n
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Noeline Blackwell, responsabile di un centro antiviolenza di Dublino, ha commentato questa sentenza dicendo che\u00a0“invitare la giuria a credere che si fosse vestita cos\u00ec alla ricerca di un rapporto sessuale” non sorprende, in quanto loro stessi accompagnano “spesso le vittime in tribunale e vediamo in continuazione l’utilizzo di stereotipi per screditare le vittime e rafforzare la strategia di difesa”.<\/p>\n
Contro questa assoluzione la deputata Ruth Coppinger ha tirato fuori in aula un tanga di pizzo blu, dicendo: “Potrebbe sembrare imbarazzante mostrare un tanga qui ma come pensate che si senta una vittima di stupro o una donna, quando in maniera inappropriata la sua biancheria intima viene mostrata in un tribunale?”. Coppinger ha chiesto “massicce modifiche legislative”, aggiungendo che lo stereotipo del consenso basato su come una donna \u00e8 vestita o sulla sua biancheria intima, non deve essere pi\u00f9 usato in tribunale, perch\u00e9 le donne non si devono assumere la responsabilit\u00e0 di quello che hanno subito.<\/p>\n
Su Twitter molte hanno pubblicato le foto delle loro mutande con l\u2019hashtag #ThisIsNotConsent (Questo non \u00e8 un consenso) e la riprova che gli abiti non sono la causa delle violenze \u00e8 stata messa in rilievo dalle mostre “What Were You Wearing?” (Cosa stavi indossando?), organizzata per la prima volta in una scuola del Kansas nel 2013, che hanno girato in tutto il mondo, arrivando anche a Milano. Esposizioni che fanno vedere gli abiti che le donne indossavano al momento dello stupro con accanto i cartelli delle storie:<\/p>\n
“\u00c8 successo tre volte nella mia vita con tre persone diverse e avevo addosso t-shirt e jeans”<\/p><\/blockquote>\n
dice un cartello; “Un prendisole. Mesi dopo mia madre, in piedi davanti al mio armadio, si sarebbe lamentata del fatto che non lo avevo pi\u00f9 messo. Avevo sei anni”, c’\u00e8 scritto su un altro. Magliette, gonne, pantaloni, pigiami di tutte le fogge che poco hanno a che vedere con indumenti sexy, sfatando cos\u00ec il “mito” dell’abito da stupro.<\/p>\n