Una donna nel campo di Moria<\/figcaption><\/figure>\nMa i tempi per avere una risposta alla richiesta, che il pi\u00f9 delle volte viene rifiutata, sono lunghissimi con attese di mesi, a volte anni, e anche i \u00absoggetti vulnerabili\u00bb (disabili, minori non accompagnati, donne incinte, vittime di stupro o tortura, persone affette da gravi disturbi, ecc.), non sempre sono riconosciuti e trasferiti in tempi rapidi. Una fermata forzata in condizioni disumane che crea un sovraffollamento, ora piombato nel caos, in nome della politica di contenimento dell\u2019UE e in beffa alla Convenzione di Ginevra che dovrebbe proteggere dal rimpatrio chi ha motivo di temere di essere perseguitato.<\/p>\nI bagni di Moria<\/figcaption><\/figure>\n\u00abLa maggior parte arriva con sintomi tra cui allucinazioni, agitazione, confusione, disorientamento, forti spinte suicide \u2013 aggiunge Barberio \u2013 in quanto molti sono vittime di tortura o violenza sessuale, e soffrono di disturbi da stress post traumatico per cui quando arrivano qui, dove vengono bloccati anche per molto tempo, i sintomi esplodono\u00bb, creando una percentuale elevata di persone affette da malattie mentali.<\/p>\n
L\u2019hotspot, che era una base militare, \u00e8 su una collina con container pensati per 5 o 6 persone, che oggi ospitano fino a 25 persone. Protetta da un muro, filo spinato e grandi cancelli chiusi con lucchetti, Moria \u00e8 controllata da poliziotti che registrano entrate e uscite, come in un carcere.<\/p>\n
Al suo interno c\u2019\u00e8 un bagno ogni 72 persone e una doccia ogni 84<\/p><\/blockquote>\n
l\u2019acqua \u00e8 solo fredda e i rubinetti sono attivi per 30-40 minuti 3 volte al giorno con migliaia di persone che si accalcano per raccogliere la poca acqua in bottiglie. Le docce e i servizi igienici emanano un odore cos\u00ec forte che \u00e8 impossibile usarli e le docce sono piene di feci umane:<\/strong> per questo spesso i bambini vengono lavati nudi all\u2019esterno e rimangono intirizziti per il freddo, mentre le donne evitano di andarci per le numerose aggressioni fisiche, sessuale e verbali che subiscono da uomini che girano fuori dalle loro latrine.<\/p>\nTende nel campo di Moria<\/figcaption><\/figure>\nIl campo per\u00f2 non finisce qui perch\u00e9 a causa del sovraffollamento molti si accampano all\u2019esterno delle mura. Olive Grove \u00e8 una tendopoli senza elettricit\u00e0, senza acqua n\u00e9 servizi n\u00e9 angoli cottura, dove in inverno, quando piove, il freddo e il fango invadono le tende. Eppure stare qui per Yasser, che vive con la famiglia e la moglie incinta, \u00e8 pi\u00f9 dignitoso: \u00abOgni notte nel campo ci sono risse \u2013 dice Yasser a HRW \u2013 e per le donne e i bambini \u00e8 molto pericoloso vivere l\u00ec\u00bb.<\/p>\n
Le donne e le ragazze intrappolate a Moria sono spesso costrette a dividere le tende e i container con uomini mettendosi a rischio<\/p><\/blockquote>\n
ed \u00e8 stato l\u2019Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) a esprimere forti preoccupazioni dichiarando che nelle isole greche le donne e i bambini rifugiati affrontano un rischio elevato di aggressioni e violenza sessuale nelle strutture di accoglienza. Come Cynthia che a 18 anni \u00e8 stata aggredita pi\u00f9 volte da un richiedente asilo perch\u00e9 non indossava abiti islamici: \u00abUna volta mi ha spinto contro un albero per la gola \u2013 racconta \u2013 ma io non l\u2019ho segnalato perch\u00e9 ho paura che se lo denuncio e viene rimproverato, i suoi amici mi faranno del male\u00bb<\/strong>.<\/p>\nPrefabbricati nel campo di Moria<\/figcaption><\/figure>\nUn enorme centro di detenzione, quello delle isole greche davanti alla Turchia (Lesbo, Chios, Samos, Leros e Kos), dove 20mila p<\/strong>ersone fuggite da Siria, Afghanistan, Iraq, Sudan e Congo si ammassano in situazioni disumane aspettando di raggiungere l\u2019Europa, spesso invano. La famiglia Al Salih, scappata dalla Siria di notte sotto i bombardamenti e l\u2019ISIS, \u00e8 arrivata a piedi in Turchia riuscendo a superare il confine dopo tre mesi e 20 tentativi, e ad attraversare il mare dopo un mese e 10 respingimenti, per poi arrivare a Moria con il rischio di essere rispediti indietro. \u00ab\u00c8 stato molto brutto arrivare qui \u2013 ha detto il capo famiglia \u2013 sarebbe stato meglio morire in Siria\u00bb.\u00a0<\/strong><\/p>\nOlive Grove, Moria<\/figcaption><\/figure>\nIntanto, in questi giorni, Amnesty International<\/a> ha presentato un rapporto sulla popolazione femminile dei campi profughi greci, dal titolo \u201cVoglio decidere del mio futuro: dalla Grecia, le voci delle donne che hanno perso le radici\u201d. Un dossier che raccoglie voci di donne che dopo la chiusura delle frontiere nel 2016, sono state prima vittime dei trafficanti, da cui hanno subito ogni sorta di violenza senza poter denunciare in quanto \u201cillegali\u201d<\/strong>, e poi, una volta approdate sulle coste europee della Grecia, si sono ritrovate nelle prigioni a cielo aperto dell\u2019Egeo.<\/p>\nUna situazione su cui Amnesty International ha chiesto l\u2019intervento immediato della Ue e del governo greco per assistere degnamente i rifugiati, che sono al 60% donne e bambini, e creare una accoglienza sicura, aggiungendo la sua voce a quella di Medici senza frontiere che da tre anni chiede di mettere fine all\u2019accordo euroturco<\/strong>, evacuando \u201cimmediatamente le persone pi\u00f9 vulnerabili in sistemazioni sicure in altri Paesi europei\u201d.<\/strong><\/p>\nProfughi a Moria<\/figcaption><\/figure>\nNel frattempo luned\u00ec scorso la Corte suprema greca ha ordinato un\u2019indagine preliminare, affidata alla procura finanziaria, su possibili abusi nella gestione dei fondi europei versati ad Atene<\/strong> per affrontare la crisi migratoria del 2015-2016: un\u2019inchiesta nata dopo le polemiche su alcuni giornali di destra in cui il governo di Alexis Tsipras \u00e8 accusato di appropriazioni indebita dei fondi grazie all\u2019intervista al capo del servizio di accoglienza dei rifugiati, Andreas Iliopoulos, che ha parlato sui giornali di \u201cillegalit\u00e0\u201d.<\/p>\n________________________________________________________________________<\/p>\n
Le foto del campo profughi di Moria sono state gentilmente concesse da Medici senza Frontiere e Human Right Watch \u00a9 Tutti i diritti riservati\u00a0<\/em><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"\u00abWelcome to prison\u00bb (Benvenuti in prigione) \u00e8 la scritta sul muro che circonda Moria, il campo profughi sull\u2019isola greca di Lesbo, dove oltre 9.000 persone vivono in uno spazio per 3.100, e dove bambini di 10 anni tentano il suicidio. \u00abC\u2019\u00e8 stato un aumento di minori affetti da intensi attacchi di panico, pensieri suicida e […]<\/p>\n","protected":false},"author":2,"featured_media":6122,"comment_status":"closed","ping_status":"closed","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[6],"tags":[47,88,123,256,352,374,639,718,724,740,745,771,772,791,795,797,1008,1014,1039,1080,1939,1337,1378,1451,1476,1509,1536,1582,1585],"yoast_head":"\n
Moria, il campo profughi greco dove i bambini preferiscono morire - DonnexDiritti<\/title>\n \n \n \n \n \n \n \n \n \n \n \n\t \n\t \n\t \n \n \n \n\t \n\t \n\t \n