{"id":5766,"date":"2018-04-20T04:55:59","date_gmt":"2018-04-20T02:55:59","guid":{"rendered":"http:\/\/donnexdiritti.com\/?p=5766"},"modified":"2020-03-04T00:25:11","modified_gmt":"2020-03-03T23:25:11","slug":"2018-femminicidio-numero-46-e-per-la-cronaca-la-causa-e-la-separazione","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/donnexdiritti.com\/2018\/04\/20\/2018-femminicidio-numero-46-e-per-la-cronaca-la-causa-e-la-separazione\/","title":{"rendered":"Femminicidio numero 46 ma per i giornali la causa \u00e8 la separazione"},"content":{"rendered":"

Mentre scrivo e pubblico questo pezzo, altre due donne vengono trovate uccise in poche ore. A Bressanone\u00a0una donna di\u00a057 anni\u00a0uccisa a coltellate nel suo letto dal marito <\/strong>che \u00e8 stato arrestato con un biglietto nella giacca con scritto:\u00a0\u201cSono io l\u2019assassino\u00a0di mia moglie\u201d. E una donna il cui corpo \u00e8 stato trovato carbonizzato a Roma,\u00a0in zona Eur presso il parco Tre Fontane.<\/p>\n

mentre in Spagna tutti i partiti si sono messi d’accordo con uno stanziamento straordinario di 1 miliardo di euro, qui in Italia non ha ancora visto la luce il nuovo Piano antiviolenza<\/p><\/blockquote>\n

\"\"Due giorni fa intanto si era consumato a Bovisio Masciago, vicino Monza, il 46esimo femminicidio dall’inizio dell’anno. Valeria Bufo, 56 anni, \u00e8 stata uccisa con tre colpi di pistola dal marito, Giorgio Truzzi di 57 anni, che l’ha seguita con la sua Giulietta fino a quando la smart della moglie si \u00e8 fermata al semaforo: a quel punto lui \u00e8 sceso e ha sparato al cuore della donna che \u00e8 morta sull’ambulanza. Subito i giornali hanno divulgato la notizia, ricostruendo gli ultimi istanti della vita della donna che probabilmente non sapeva di essere seguita dal marito. E sui giornali leggiamo:\u00a0 “Lei impiegata, lui autista: i due, residenti a Seveso, erano sposati, avevano tre figli e, secondo le prime informazioni, erano in crisi da tempo e vicini alla separazione” (Repubblica<\/a>), oppure<\/p>\n

“Stando alle prime indagini Valeria Bufo sarebbe stata uccisa perch\u00e9 l\u2019uomo non accettava la fine della loro relazione<\/p><\/blockquote>\n

Rapporto che proprio nelle ultime settimane stava naufragando (…). I coniugi abitavano nel quartiere \u00abAltopiano\u00bb, a Seveso. Ma negli ultimi tempi, secondo quanto emerso, la vittima aveva lasciato la casa, trasferendosi a vivere sola con la figlia adolescente. Il rancore del marito, in questi giorni, sarebbe montato al punto da procurarsi (non si sa ancora come) una pistola di grosso calibro e a mettere in atto la sua \u00abvendetta\u00bb” (Corriere della Sera<\/a>). Per i giornali quindi, e ancora una volta, la causa di un femminicidio viene rintracciata in un qualcosa di altro rispetto alla violenza, come appunto una separazione che viene sbattuta in pagina senza nessuna cautela pur sapendo bene che la gente non si ammazza perch\u00e9 si separa e che probabilmente dietro questo femminicidio, come per gli altri, i dissidi provenivano da una situazione grave\u00a0 e di pericolo per cui la donna, a un certo punto, avrebbe deciso di separarsi.<\/p>\n

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Giorgio Truzzi ha ucciso la moglie Valeria Bufo<\/figcaption><\/figure>\n

Senza la minima capacit\u00e0 di cercare di capire perch\u00e9 i due coniugi si stavano separando, senza andare a cercare la vera causa del femminicidio, il focus diventa la vendetta dell’uomo che non accettava la separazione, non accettava di essere abbandonato, non accettava che la donna lo rifiutasse, mentre il copione di questi femminicidi \u00e8 tutt’altro: una situazione di conflitto che si trasforma in violenza a cui la donna si ribella e cerca di sottrarsi, separandosi appunto. Una ribellione a cui l’uomo violento, davanti alla perdita di controllo sulla donna e sulla famiglia, non risponde piangendo disperato e strappandosi le budella, ma reagisce in maniera violenta (appunto) e cio\u00e8 punisce la donna arrivando fino a ucciderla.<\/strong><\/p>\n

Dinamiche che noi giornalisti dobbiamo tenere presente quando andiamo a scrivere se non vogliamo raccontare un’altra storia, costruendo gi\u00e0, magari inconsapevolmente, attenuanti e giustificazioni per l’assassino<\/p><\/blockquote>\n

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Valeria Bufo uccisa dal marito Giorgio Truzzi<\/figcaption><\/figure>\n

e ricalcando stereotipi da “delitto d’onore” cancellato dal nostro codice nel 1981: un modus operandi che da una parte pu\u00f2 deviare i processi, e dall’altra rivittimizzare chi ha subito il danno e creare nuova sofferenza anche ai parenti. Due giorni fa al Teatro Palladium di Roma, si \u00e8 svolto il corso di formazione per giornalisti e giornaliste, “ANATOMIA DELLE CRONACHE SULLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE” organizzato dall’Ordine del Lazio, dove \u00e8 stato proprio analizzato come la cronaca nera tratta i fatti che riguardano i femminicidi.<\/strong>\u00a0Nel suo bellissimo intervento Maria Belli, l’avvocata di Antonietta Gargiulo<\/a> – che \u00e8 stata gravemente ferita e che ha perso due figlie uccise dall’ex marito Luigi Capasso, padre delle bambine – ha ben chiarito come anche nel caso di Cisterna di Latina la separazione non fosse la causa del femminicidio, come hanno scritto quasi tutti i giornali, ma la conseguenza di una violenza che la donne e le figlie subivano da tempo <\/strong>(violenza domestica e violenza assistita), per cui Antonietta voleva separarsi allontanando l’uomo – che poi infatti ha compiuto una strage.<\/p>\n

Mandare in pasto agli utenti un’informazione come se fosse un romanzo che noi abbiamo in testa in cui l’uomo \u00e8 geloso o si sente abbandonato dalla moglie che lo caccia di casa e lui, per disperazione, compie un crimine efferato, uccide due volte e condiziona la giustizia. Come ha sottolineato sempre ieri la giudice Paola di Nicola, “quando si va al processo per noi \u00e8 molto difficile mettere insieme la verit\u00e0 dopo che i giornali hanno raccontato fiumi di storia sul caso,<\/strong> perch\u00e9 i fatti vengono cos\u00ec condizionati che il processo tende a seguire il corso che l’informazione gli ha dato”.<\/p>\n

\"anatomiacronacheviolenzadonne_sito-590x340\"<\/p>\n

Un esempio \u00e8 stato l‘incidente probatorio delle due studentesse di Firenze che hanno denunciato i due carabinieri perch\u00e9 “le domande che gli avvocati della difesa hanno redatto<\/strong> – continua Di Nicola – erano evidentemente condizionate da quello che era stato scritto sulle due ragazze e sulla storia che era passata sui media”. In particolare si \u00e8 cercato di sostenere il consenso delle ragazze in base a quello che di screditante si era scritto su di loro, a partire dal fake dell’assicurazione sulla violenza sessuale per intascare soldi, fino all’aspetto estetico dei carabinieri in divisa o al numero del cellulare di uno dei due sul telefonino di una delle ragazze.<\/p>\n

\"\"
Antonietta con le figlie, e il femminicida Capasso<\/figcaption><\/figure>\n

Episodio che \u00e8 stato raccontato in maniera distorta e non completamente aderente alla realt\u00e0<\/strong>, come ci ha svelato l’avvocata Francesca D’Alessandro durante l’incontro al Palladium. Per capire che non possiamo scrivere se ignoriamo i fondamentali, quando \u00e8 successo del caso di Cisterna di Latina pi\u00f9 di qualcuno nelle redazioni d’Italia si \u00e8 chiesto se fosse un femminicidio, dimostrando di non conoscere il termine stesso (basta andare sul web e cercare Marcela Lagarde) in quanto non indica solo l\u2019uccisione di una donna da parte del partner – come spesso erroniamente si pensa e si scrive\u00a0 – ma riguarda tutte le violenze che una donna pu\u00f2 subire nella vita. Per citare Lagarde, che questo termine lo ha coniato,<\/p>\n

il femminicidio \u00e8\u00a0\u201cla forma estrema di violenza di genere contro le donne, prodotto della violazione dei suoi diritti umani in ambito pubblico e privato<\/p><\/blockquote>\n

attraverso varie condotte misogine che comportano l\u2019impunit\u00e0 delle condotte poste in essere, tanto a livello sociale quanto dallo Stato e che, ponendo la donna in una situazione indifesa e di rischio, possono culminare con l\u2019uccisione o il tentativo di uccisione della donna stessa, o in altre forme di morte violenta di donne e bambini, di sofferenze psichiche e fisiche comunque evitabili, dovute all\u2019insicurezza, al disinteresse delle Istituzioni\u201d.<\/strong><\/p>\n

\"\"
Paola Di Nicola<\/figcaption><\/figure>\n

Fatti di cronaca che ancora troppo spesso vengono raccontati come se fossero eventi a s\u00e9, quasi casuali, dovuti a un momento di scarsa lucidit\u00e0, mentre fanno parte di un contesto molto pi\u00f9 ampio all\u2019interno di un fenomeno che coinvolge 1 miliardo di donne e ragazze nel mondo, e 7 milioni di donne in Italia con un sommerso che arriva al 93%. Fatti che ancora vengono descritti in maniera morbosa in un’informazione che si concentra sui profili dell\u2019offender o della vittima, richiamandosi superficialmente alla gelosia, alla depressione o all’abbandono, come movente per l\u2019uomo che uccide, e la vulnerabilit\u00e0 per un passato o una situazione difficile, per la donna che soccombe.<\/p>\n

Famiglie felici che a un certo punto si trasformano in uno splatter, padri premurosi che di punto in bianco uccidono moglie e figli, fidanzati innamorati che buttano dal balcone la fidanzata<\/p><\/blockquote>\n

Cronache che in realt\u00e0 non esistono e che non sono supportate da alcuna conoscenza sulle reali dinamiche di un fenomeno che spesso si consuma dentro le quattro mura di casa e in cui gelosia, passione, amore o raptus non c\u2019entrano, in quanto si tratta per la quasi totalit\u00e0 del culmine di una dinamica di controllo e di potere che l\u2019uomo esercita sulla donna considerata un oggetto di sua esclusiva propriet\u00e0,<\/strong> compresi\u00a0eventuali figli, e che si esplica in una violenza che pu\u00f2 durare anni e culminare anche nella soppressione fisica, soprattutto quando la donna cerca di ribellarsi e quindi cerca di separarsi.\u00a0Un\u2019informazione che in questo modo sostiene in maniera dannosa e\u00a0rende questi reati \u201cmeno gravi\u201d o addirittura giustificabili.<\/p>\n

\"\"Nei media la rivittimizzazione ha gli stessi effetti che si verificano quando una sopravvissuta non \u00e8 creduta in questura o in un aula di un tribunale, perch\u00e9 la sua parola e la gravit\u00e0 di quello che ha subito, viene messo in discussione, viene parcellizzato, considerato meno grave: un fatto di cui lei ha sicuramente una parte di responsabilit\u00e0, mentre per l\u2019offender vengono messi nero su bianco tutte le possibili attenuanti culturali (era esasperato, stressato, geloso, la moglie lo voleva lasciare),<\/strong>\u00a0una situazione che spesso porta le sopravvissute a tacere e a non denunciare per paura di una maggiore sofferenza. Donne che vengono rivittimizzate e strumentalizzate anche dopo morte.<\/p>\n

\u00a0<\/strong><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

Mentre scrivo e pubblico questo pezzo, altre due donne vengono trovate uccise in poche ore. A Bressanone\u00a0una donna di\u00a057 anni\u00a0uccisa a coltellate nel suo letto dal marito che \u00e8 stato arrestato con un biglietto nella giacca con scritto:\u00a0\u201cSono io l\u2019assassino\u00a0di mia moglie\u201d. 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