{"id":5689,"date":"2018-03-01T06:56:53","date_gmt":"2018-03-01T05:56:53","guid":{"rendered":"http:\/\/donnexdiritti.com\/?p=5689"},"modified":"2020-03-04T00:29:36","modified_gmt":"2020-03-03T23:29:36","slug":"la-vendetta-del-padre-che-divora-i-propri-figli-il-femminicidio-di-cisterna-latina-non-e-un-caso-isolato","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/donnexdiritti.com\/2018\/03\/01\/la-vendetta-del-padre-che-divora-i-propri-figli-il-femminicidio-di-cisterna-latina-non-e-un-caso-isolato\/","title":{"rendered":"Vendetta del padre che uccide i figli: caso Cisterna non \u00e8 isolato"},"content":{"rendered":"

Si fa fatica a ricostruire il femminicidio di Cisterna di Latina<\/a> dove Luigi Capasso, carabiniere di 44 anni, ha ucciso le sue figlie di 8 e 14 anni, poco dopo aver sparato tre colpi di pistola all\u2019ex moglie, Antonietta Gargiulo di 39 anni, che adesso \u00e8 all\u2019ospedale San Camillo di Roma. Sui giornali e in tv si continua la ricerca forsennata alla ricostruzione degli ultimi momenti: prima, quando Capasso aspetta sotto casa la ex per colpirla e prenderle le chiavi di casa, e dopo, quando l\u2019uomo si barrica nell\u2019appartamento per nove ore con le due figlie che ha gi\u00e0 ucciso, prima di suicidarsi.<\/p>\n

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Luigi Capasso ha ucciso le figlie e ferito la ex moglie, Antonietta Gargiulo<\/figcaption><\/figure>\n

Ma come sia arrivato Capasso a vendicarsi di Antonietta Gargiulo, che voleva sfuggire al suo controllo, decidendo di uccidere le sue stesse figlie e ristabilendo cos\u00ec il potere su Antonietta e la prole che lei voleva sottrargli, \u00e8 difficile da ricostruire. Perch\u00e9 forse non \u00e8 abbastanza spettacolare? Forse \u00e8 una storia non interessante? Oppure \u00e8 meglio trattare questi casi come se fossero slegati tra loro, dato che quello che emerge \u00e8 troppo difficile da spiegare? Sappiamo che Antonietta Gargiulo aveva paura del marito che oltre a essere ossessivo era violento,<\/strong> e che si era rivolta all\u2019associazione \u201cValore Donna\u201d di Latina per cercare aiuto e che tramite loro era stata messa in contatto con la sua avvocata, Maria Belli, la quale oggi giustamente fa notare:<\/p>\n

\u201cCi chiediamo cosa spinga i giornalisti a preoccuparsi di quanto bravo fosse un femminicida, invece di raccogliere informazioni su quanto fosse violento e in che situazione si trovava quel nucleo familiare\u201d<\/p><\/blockquote>\n

Un femminicidio (che ricordiamo \u00e8 un termine sociologico coniato da Marcella Lagarde<\/a> usato per indicare tutte le violenze che una donna pu\u00f2 subire nella vita e che “possono culminare con l\u2019uccisione o il tentativo di uccisione della donna stessa, o in altre forme di sofferenze fisiche e psichiche”), pensato e organizzato da Capasso come forma di rappresaglia contro chi voleva sottrarsi al suo potere, e che non ha nulla a che vedere con la gelosia, n\u00e9 con la non accettazione della separazione per fragilit\u00e0 dello stesso (come \u00e8 stato ipotizzato in diversi talk show), ma soltanto con la violenza che viene esercitata dall\u2019uomo nel momento in cui si sente defraudato di questo suo potere, non pi\u00f9 esercitabile nei confronti della donna che ha scelto e i figli che ha procreato: oggetti di sua propriet\u00e0 esclusiva di cui pu\u00f2 decidere la vita, la morte, e la punizione che pi\u00f9 gli sembra adatta.<\/p>\n

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Patrizio Franceschelli ha ucciso il figlioletto Claudio<\/figcaption><\/figure>\n

La stessa punizione messa in atto da Patrizio Franceschelli<\/strong> che nel febbraio del 2012 ha buttato gi\u00f9 da Ponte Garibaldi a Roma il figlioletto di 16 mesi per vendicarsi della madre che si era sottratta alla sua violenza; o di Roberto Russo<\/strong> che con un coltello ha ucciso la figlia di 12 anni e ferito la maggiore di 14 anni. Oppure quella di Massimo Maravalle<\/strong> che ha soffocato il figlio di 5 anni tappando con una mano il naso e con l\u2019altra la bocca (disegnato poi dai media come \u201cgenitore affettuosissimo\u201d); o ancora di Sisto De Martin<\/strong> che ha ucciso la moglie e il figlio fracassando la testa a lei e tagliando la gola a lui, o di Gianpiero Mele<\/strong><\/p>\n

il 28enne che ha ucciso il figlio di due anni, descritto dai media come \u201cun ragazzo dalla faccia pulita\u201d<\/p><\/blockquote>\n

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Roberto Russo ha ucciso la figlia di 12 anni e ferito la maggiore di 14 anni<\/figcaption><\/figure>\n

Figli uccisi dai padri solo negli ultimi anni in Italia, femminicidi descritti dai giornali come frutto di crisi matrimoniali, litigi con la moglie, gelosia, separazioni, raptus, come se fossero moventi reali di una storia che si chiama invece pieno esercizio della patria potest\u00e0. Valentina\u00a0Pappacena, presidente di Valore donna, e l\u2019avvocata Maria Belli,<\/strong>\u00a0dicono che non solo Antonietta Gargiulo aveva paura ma che anche le figlie avevano paura e non volevano vedere il padre. Sull\u2019uomo pendeva un esposto per maltrattamenti e sebbene la donna non avesse proseguito sulla strada della denuncia, supplicata da lui che cos\u00ec avrebbe perso il lavoro, aveva messo al corrente anche i colleghi carabinieri dell\u2019ex marito e aveva deciso di separarsi dopo aver subito diverse aggressioni fisiche e dopo che l\u2019offender era andato via di casa. L\u2019avvocata Belli chiarisce che \u201ctutto si era aggravato quando, lo scorso mese di settembre, lui aveva aggredito la moglie davanti alla Findus, dove la donna lavora.<\/p>\n

Non solo, perch\u00e9 in precedenza l\u2019aveva aggredita a casa davanti alle bambine\u201d, le quali erano \u201cterrorizzate dal padre\u201d<\/p><\/blockquote>\n

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Massimo Maravalle che ha soffocato il figlio di 5 anni<\/figcaption><\/figure>\n

Una relazione che non andava da tempo tanto che, come confessa lo stesso parroco di San Valentino che Antonietta frequentava: \u201cun anno e mezzo fa li avevo mandati al centro diocesano di aiuto alle coppie in difficolt\u00e0\u201d. E anche se nel suo esposto del 7 settembre Antonietta aveva scelto la procedura per la composizione tra le parti, un mese dopo aveva anche chiesto l\u2019intervento dei servizi sociali perch\u00e9 non voleva che le figlie vedessero il padre da sole in quanto aveva paura per loro, dato che lui l\u2019aveva denunciata per il fatto di non vedere le figlie e perch\u00e9 non lo faceva entrare in casa per prendere le sue cose.<\/p>\n

Antonietta quindi non era una sprovveduta e non solo aveva cambiato la serratura di casa e inoltrato una richiesta di separazione giudiziale ma era seguita da un\u2019avvocata,<\/strong> aveva fatto un esposto, chiamato in causa gli assistenti sociali per proteggere le figlie, rifiutato tutti gli incontri che l\u2019ex le proponeva, perseguitandola, e questo a dimostrazione che era consapevole della sua pericolosit\u00e0. Antonietta in realt\u00e0 aveva chiesto aiuto e azionato molti campanelli d\u2019allarme che non sono stati per\u00f2 sufficienti a fermare un uomo violento al quale nessuno aveva tolto la pistola d\u2019ordinanza: un uomo che era stato ritenuto idoneo dall\u2019Arma malgrado la situazione fosse ben nota ai suoi colleghi ai quali Antonietta si era rivolta pi\u00f9 volte raccontando della violenza dell\u2019ex marito, che con quella pistola ha ferito gravemente la ex moglie e ucciso due bambine.<\/p>\n

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Gianpiero Mele ha ucciso il figlio<\/figcaption><\/figure>\n

Ma perch\u00e9 il fattore di rischio \u00e8 ancora sottovalutato dalle stesse istituzioni che vengono a conoscenza di fatti inerenti alla violenza sulle donne? Per Lella Palladino, presidente della Rete nazionale dei centri antiviolenza D.i.Re (Donne in rete contro la violenza)<\/strong> servono \u201cefficaci misure di prevenzione da applicare immediatamente, nel momento stesso in cui una donna avvia una separazione legale da un uomo violento, o nel caso in cui il marito o ex compagno cominci a perseguitarla\u201d, in quanto \u00e8 ormai chiaro che quando \u201cuna donna decide di separarsi \u00e8 un momento critico\u201d. Segnalazione che poteva essere fatta anche dagli assistenti sociali che forse non si sono chiesti abbastanza perch\u00e9 Alessia e Martina, le due bambine, fossero cos\u00ec terrorizzate dal padre, un segnale che se opportunamente approfondito poteva far scattare l\u2019allerta. \u201cLa bambina pi\u00f9 piccola, quando le si chiedeva se voleva vedere il pap\u00e0 \u2013 spiega l’avvocata Belli – sembrava traumatizzata, non parlava, si limitava a scuotere la testa, facendo cenno di no\u201d, mentre la pi\u00f9 grande i primi tempi aveva mantenuto i rapporti con il padre, ma poi si era allontanata.<\/p>\n

Storie gi\u00e0 viste che non vogliamo ricordare perch\u00e9 la realt\u00e0 \u00e8 un inferno diverso di quello che propone il mainstreaming<\/p><\/blockquote>\n

come quello di Antonella Penati<\/strong>, punita dall\u2019uomo che aveva segnalato come violento e mai creduta da giudici e assistenti sociali che la disegnavano come una donna \u201cesagerata\u201d, e che si \u00e8 vista riconsegnare il corpo del figlioletto, Federico Barakat, trucidato dal padre durante un incontro protetto a San Donato Milanese, malgrado il piccolo stesso avesse pi\u00f9 volte espresso il desiderio di non vedere il padre che poi lo ha ucciso.<\/p>\n

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Erika Patti<\/figcaption><\/figure>\n

Oppure Erika Patti,<\/strong> anche lei definita \u201calienante\u201d perch\u00e9 aveva paura per i suoi due figli, Davide e Andrea di 8 e 12 anni, che il padre, dopo la separazione dalla donna, ha potuto uccidere e bruciare tranquillamente dato che aveva il permesso del tribunale di tenerli con s\u00e9<\/strong> malgrado la madre continuasse a dire che si trattava di un uomo violento. Ma i casi in cui l\u2019ex maltrattante continua a farsi scudo con i figli per continuare a controllare o punire la donna che si \u00e8 ribellata al loro potere, sono numerosissimi, e se anche non si arriva a ucciderli, questi figli sono comunque percepiti dal maschio come oggetti di sua esclusiva propriet\u00e0 per impostare un nuovo e perverso controllo nei confronti della donna che va punita. Tanti casi che sono e rimangono \u201ca rischio\u201d, soprattutto se a essere complici di questa tortura sono le stesse istituzioni che<\/p>\n

invece di allontanare il padre violento, chiudono gli occhi e lo impongono a tutti i costi al minore che magari \u00e8 impaurito, e questo perch\u00e9 \u201cun padre \u00e8 sempre un padre\u201d, a costo di sacrificare il ruolo materno accudente<\/p><\/blockquote>\n

Per Nadia Somma del centro antiviolenza Demetra di Lugo<\/strong>, \u201cQui in Italia ci sono uomini con condanne per maltrattamenti in famiglia che grazie a una CTU (Consulenza tecnica d\u2019ufficio, ndr<\/em>), in cui vengono descritti nei tribunali come incapaci di reagire a una separazione o addirittura vittime di false accuse da parte di ex mogli ostative, riescono a ottenere dal giudice l\u2019affido condiviso, che per una donna che cerca di sottrarre se stessa e i figli dalla violenza, \u00e8 come essere messa nella tana del lupo. In Emilia Romagna c\u2019\u00e8 stato un caso \u2013 continua \u2013 in cui un padre con una condanna in primo e in secondo grado, \u00e8 riuscito a ottenere una mediazione in cui poi aggrediva l\u2019ex moglie davanti alla psicologa che non solo non allontanava l\u2019uomo ma neanche reagiva\u201d.<\/p>\n

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Sisto De Martin uccide moglie e figlio<\/figcaption><\/figure>\n

Il tribunale di Lucca, pochi giorni fa, ha revocato l\u2019allontanamento di un bambino che stava per essere spostato in una casa famiglia a centinaia di chilometri di distanza dalla madre, dalla scuola e da tutti i suoi affetti: allontanamento deciso perch\u00e9 il minore si rifiutava di vedere il padre agli incontri protetti. In questo caso la mamma era stata ritenuta responsabile della paura del figlio nei confronti del padre solo perch\u00e9 gli assistenti sociali non avevano tenuto in nessun conto la violenza che la donna aveva subito dall\u2019ex davanti agli occhi del piccolo. \u201cUn uomo che – spiega l\u2019avvocata Manuela Ulivi del centro di accoglienza Casa delle donne di Milano<\/strong><\/p>\n

pur avendo una denuncia penale per aver tentato di strangolarla davanti al piccolo, per il tribunale \u00e8 lei che aliena il minore impedendogli di vedere il padre\u201d<\/p><\/blockquote>\n

\"\"Un\u2019invenzione senza base scientifica, quella dell\u2019Alienazione parentale<\/a>, ormai usata a sistema dai tribunali italiani che non solo occulta la violenza domestica accusando le donne di false accuse nei confronti dell\u2019ex, ma le reputa responsabili loro stesse di allontanare i figli da un padre che il pi\u00f9 delle volte \u00e8 un uomo violento, e questo in barba alla Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne<\/a> che vieta sia l\u2019affido condiviso (art. 31) sia la mediazione (art. 48) nei casi di violenza domestica.\u201cSe un padre violento \u2013 aggiunge Ulivi – zigzaga con la famiglia in macchina in montagna dicendo che uccider\u00e0 tutti, la conclusione dei servizi sociali non pu\u00f2 essere che non \u00e8 pericoloso.<\/p>\n

La sensazione \u00e8 che non c\u2019\u00e8 mai una prova sufficiente a dimostrare la pericolosit\u00e0 di un padre perch\u00e9 il padre non si tocca<\/p><\/blockquote>\n

Sono 30 anni che faccio questo lavoro \u2013 conclude – e non ho mai visto una cosa del genere: tribunali in cui si fa finta di niente davanti a maltrattamenti che il giudice civile vede nella separazione e non segnala in procura come dovrebbe. Una fatto che nei tribunali italiani succede una volta su tre, e si d\u00e0 l\u2019affido condiviso anche con condanne a 4 o 5 mesi nei confronti di padri maltrattanti, perch\u00e9 anche quando le violenze sono evidenti \u00e8 sempre colpa delle donne che esagerano e alienano il bambino dal padre. Sono stanca, ne ho visti veramente tanti di casi cos\u00ec, questo \u00e8 un sistema che non possiamo pi\u00f9 ignorare\u201d.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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