{"id":5032,"date":"2016-11-21T15:31:13","date_gmt":"2016-11-21T15:31:13","guid":{"rendered":"http:\/\/bettirossa.com\/?p=5032"},"modified":"2020-03-04T02:09:22","modified_gmt":"2020-03-04T01:09:22","slug":"la-forza-delle-donne","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/donnexdiritti.com\/2016\/11\/21\/la-forza-delle-donne\/","title":{"rendered":"La forza delle donne: anche in Italia nasce Non una di meno"},"content":{"rendered":"
\u201cPrendiamo con estrema seriet\u00e0 la promessa del presidente Donald Trump di voler ribaltare le sentenze della Corte Suprema sulle garanzie concesse alle donne come Roe v. Wade (ndr, legislazione sull\u2019aborto negli Usa<\/em>), e il suo impegno a ritirare gli ordini esecutivi emessi dal presidente Obama, riguardanti la garanzia della parit\u00e0 di retribuzione. Abbiamo combattuto questo tipo di minacce finora e abbiamo vinto. Lo faremo di nuovo\u201d<\/strong>. Con queste parole Marcia Greenberger, co-presidente del National Women\u2019s law center<\/em>, ha accolto le elezioni del nuovo presidente degli Stati Uniti,<\/p>\n Donald Trump che durante la sua campagna elettorale ha detto che chi ha interrotto gravidanze dovrebbe essere punita e le molestie sono la conseguenza della vicinanza tra uomini e donne<\/p><\/blockquote>\n In Argentina<\/strong> a ottobre migliaia di donne sono scese in piazza dopo che Lucia Perez, una ragazza di 16 anni, \u00e8 stata drogata, stuprata, torturata, impalata nel giorno in cui si svolgeva un incontro nazionale con 70 mila donne in un Paese dove, malgrado una legge contro il femminicidio, \u201ci casi stanno aumentando e diventando sempre pi\u00f9 violenti e perversi\u201d<\/strong> – come afferma la giudice della Corte Suprema Elena Highton de Nolasco – in quanto questa legge non viene applicata n\u00e9 fatta rispettare.\u00a0In Polonia<\/strong>, sempre a ottobre, le donne hanno manifestato e scioperato in massa per difendere la cancellazione totale del diritto all\u2019aborto<\/strong>, che sebbene sia applicato solo se la madre \u00e8 in pericolo di vita, se c\u2019\u00e8 una grave malformazione del feto o in caso di stupro, avrebbe spazzato via anche la norma applicata in maniera restrittiva.\u00a0In Italia<\/p>\n Valentina Miluzzo di 32 anni \u00e8 <\/b>morta al quinto mese di gravidanza all\u2019Ospedale di Catania perch\u00e9 un medico obiettore \u201csi sarebbe rifiutato di estrarre il feto che aveva gravi difficolt\u00e0<\/p><\/blockquote>\n fino a quando fosse rimasto vivo perch\u00e9 obiettore di coscienza\u201d, mentre Anna Manuguerra, casalinga di 60 anni uccisa a coltellate dal marito a Trapani l’altro ieri, \u00e8 la 124esima vittima di femminicidio dall\u2019inizio dell\u2019anno a oggi.\u00a0Donne che non hanno fatto in tempo a chiedere aiuto ai centri antiviolenza continuamente a rischio chiusura per mancanza di fondi, come in Sardegna o nel Lazio, in un Paese in cui pu\u00f2 capitare che uomini esponenti di Forza Nuova propongano l\u2019apertura di un centro antiviolenza<\/strong> \u2013 come a Massa Carrara\u00a0in Toscana \u2013 o che un centro antiviolenza operante sia sgomberato con le donne dentro perch\u00e9 utilizza tre stanze invece di due, come a Lecce.<\/p>\n Eppure, malgrado il mainstreming ne abbia parlato poco o niente, sono mesi che centinaia di donne s\u2019incontrano in diversi luoghi d\u2019Italia per discutere un\u2019azione unitaria nel tentativo di innestare un\u2019inversione di tendenza reale su tutela della salute, diritto all\u2019aborto, precarizzazione del lavoro, distruzione del welfare,<\/strong> violenza maschile sulle donne, spinte dalla ormai tangibile inefficacia istituzionale nell\u2019affrontare quello che nel complesso possiamo chiamare come: i diritti delle donne.<\/p>\n Anche se nessuna testata nazionale\u00a0ne ha parlato, l\u20198 ottobre pi\u00f9 di cinquecento donne di ogni et\u00e0, provenienti da svariate parti d\u2019Italia e appartenenti a diverse realt\u00e0 associative, si sono incontrate a Roma per trovare un modo unitario nel contrastare il femminicidio e riunendosi sotto lo slogan: \u201cNon una di meno\u201d, che pur essendo partito da tre realt\u00e0 associative (Udi, DiRe e Io decido), raccoglie oggi migliaia di adesioni in tutta Italia.<\/strong>\u00a0Un incontro che ha definito in maniera concorde la violenza non come un fatto privato ma \u201ccome un fenomeno strutturale e trasversale\u201d sostenuto anche da politiche istituzionali, educative, sociali, economiche, e alimentato da una cultura discriminatoria continuamente ribadita da una narrazione mediatica ancora troppo spesso rivittimizzante:<\/p>\n un fenomeno che potr\u00e0 essere contrastato solo attraverso \u201cun cambiamento culturale radicale che contrasti anche il tentativo d\u2019istituzionalizzazione degli stessi centri antiviolenza<\/p><\/blockquote>\n portatori a loro volta di un sapere e di un cambiamento di mentalit\u00e0 prezioso maturato negli anni di lavoro con le donne sopravvissute.<\/strong> Una violenza che colpisce anche lesbiche e transessuali, che costringe le donne a essere ancora umiliate nei commissariati e nei tribunali perch\u00e9 spesso non credute, che insegna alle ragazze e alle bambine una cultura e una storia che le ammaestra ma nega la loro stessa identit\u00e0 perch\u00e9 fatta solo da uomini<\/strong>, in un Paese dove chi opera sulla violenza o si imbatte su tematiche di genere, non ha ancora una formazione obbligatoria e quindi spesso \u00e8 inadeguato al compito che gli si presenta e che dovrebbe competergli (come forze dell\u2019ordine, magistratura, assistenti sociali, psicologi, e anche giornalisti).<\/p>\n <\/p>\n Un\u2019assemblea a cui si \u00e8 arrivate dopo diversi incontri e che, richiamandosi alle argentine, curde e polacche come esempio della capacit\u00e0 delle donne di ribaltamento dello status quo<\/em>, ha deciso di indire il 26 novembre una manifestazione nazionale contro la violenza maschile sulle donne \u201caperta a tutti coloro che assumono la violenza di <\/strong>genere come problema prioritario nei processi di trasformazione dell\u2019esistente\u201d, e che sar\u00e0 presentata in conferenza stampa a Roma mercoled\u00ec 23 novembre (sala Federazione nazionale della stampa – Fnsi, Corso Vittorio Emanule II\u00a0349, ore 11.30), con un richiamo a manifestare che \u00e8 solo l\u2019inizio di un percorso che prosegue gi\u00e0 il giorno dopo, il 27 novembre, con l\u2019insediamento di 8 tavoli tematici per la scrittura di un Piano antiviolenza femminista<\/strong>: decisione presa sulla base del superamento del primo Piano antiviolenza, varato dalla ex ministra Mara Carfagna, e dopo aver preso atto delle aspre critiche che hanno accompagnato la presentazione del Piano Antiviolenza straordinario messo insieme dalla ex consigliera di Renzi per le Pari opportunit\u00e0, Giovanna Martelli, fallito ancora prima di essere applicato.<\/p>\n Tavoli, quelli delle donne, che si occuperanno nello specifico della narrazione della violenza nei media, dell\u2019educazione alle differenze, diritto alla salute, del piano legislativo e giuridico, dei percorsi di fuoriuscita dalla violenza, del femminismo migrante, del lavoro e Welfare, e del sessismo nei luoghi misti.<\/strong> Un tentativo di colmare non solo il grande vuoto lasciato dal governo nella non implementazione della Convenzione di Istanbul (Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica<\/em>) – in vigore dal 2014 e contenente indicazioni precise per il contrasto alla violenza maschile sulle donne – ma anche di affrontare un quadro ampio di applicazione di diritti, quelli delle donne, a oggi sempre pi\u00f9 evanescenti in Italia.<\/p>\n Assemblea, quella dell\u20198, a cui si deve aggiungere un altro importante raduno, fatto a Osimo a fine ottobre, che ha fatto incontrare circa 200 donne provenienti da diverse citt\u00e0 sotto lo slogan \u201cRebel Rebel\u201d<\/strong>, e dove \u00e8 emerso – anche qui – il bisogno di unificare diversi approcci di lavoro e differenti percorsi politici, per la costruzione di un\u2019azione unitaria in vista di grandi obiettivi: un gruppo, fra tutti, che senza dubbio ha aderito alla manifestazione del 26 novembre contro la violenza maschile delle donne, al di l\u00e0 delle differenze che fino a oggi hanno fin troppo diviso il femminismo italiano, coscienti che l\u2019attacco al corpo delle donne non \u00e8 un fenomeno solo italiano e si manifesta in maniera sempre pi\u00f9 aggressiva.<\/p>\n \u201cC\u2019\u00e8 un attacco generalizzato alle donne in tutti i Paesi\u201d, ha detto a Osimo Irene Donadio, Advocacy Officer per l\u2019International Planned Parenthood Federation (IPPF)<\/strong>: \u201cE se prendiamo per esempio la teoria del gender, vediamo come sebbene fino al 2006 fosse un tema relegato alla ricerca accademica, da un certo punto in poi in Germania, in Francia, Ungheria, Polonia e in Slovacchia, sono stati ripresi alcuni articoli usciti negli Stati Uniti<\/strong> che interpretavano il gender come una<\/p>\n battaglia nefasta delle femministe e dei gay per deviare tutti i bambini forzandoli a diventare in massa transgender, o istigandoli alla masturbazione\u201d<\/p><\/blockquote>\n Come sottolinea un\u2019interessante ricerca tedesca dal titolo \u201cLa battaglia sul gender come collante dei nuovi movimenti nazionalisti\u201d<\/strong>, in questi Paesi gruppi di estrema destra hanno reclutato persone cavalcando la paura del gender e quindi presentando un programma in cui la difesa della famiglia, come difesa dell\u2019unit\u00e0 nazionale, preserva da queste \u201cperversioni\u201d.<\/p>\n