{"id":4398,"date":"2014-12-08T01:18:07","date_gmt":"2014-12-08T00:18:07","guid":{"rendered":"http:\/\/bettirossa.com\/?p=4398"},"modified":"2021-03-03T05:18:09","modified_gmt":"2021-03-03T04:18:09","slug":"femminicidio-e-informazione-se-e-criminale-non-e-amore","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/donnexdiritti.com\/2014\/12\/08\/femminicidio-e-informazione-se-e-criminale-non-e-amore\/","title":{"rendered":"Se \u00e8 criminale non \u00e8 amore: la disinformazione in onda sulla Rai"},"content":{"rendered":"

La dottoressa Piera Serra della “Psychology and Psychotherapy Research Society” ha inviato una lettera alla Rai dove punto per punto chiarisce cosa non si dovrebbe fare per rispettare un’informazione corretta sul femminicidio in Italia prendendo come esempio “negativo” il programma ad hoc “Amore criminale”, ed esponendo il suo studio in PRIMI ESITI DI UNO STUDIO RELATIVO AD ALCUNI POSSIBILI EFFETTI SUL PUBBLICO DI AMORE CRIMINALE,<\/em> RAI 3<\/a> (da “State of Mind<\/a>“) che in realt\u00e0 pu\u00f2 essere esteso alla maggior parte dell’informazione italiana su questo argomento. La dottoressa Serra, come premessa, scrive che “Amore Criminale” \u00e8 una “trasmissione rivolta a prevenire le violenze sulle donne attraverso la documentazione della sofferenza delle vittime e delle loro famiglie,<\/strong> nonch\u00e9 attraverso la condanna morale del comportamento degli aggressori e la cronaca delle condanne inflitte”, e che malgrado ci\u00f2<\/p>\n

“potrebbe contenere elementi atti a neutralizzare l\u2019effetto benefico desiderato e qualora lo spettatore sia un uomo che desidera uccidere la partner o l\u2019ex, ha effetti controproducenti”<\/p><\/blockquote>\n

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Piera Serra<\/figcaption><\/figure>\n

Una premessa, quella della lettera, che gi\u00e0 a priori spiega come non solo non sia sufficiente affrontare la violenza sulle donne con “buone intenzioni” ma che senza strumenti idonei ad affrontare un’informazione corretta sul problema, si rischi l’effetto contrario:<\/strong> un danno che pu\u00f2 essere sintetizzato come rivittimizzazione mediatica (fatto ampiamente sostenuto da tempo su questo blog e altrove). Lo studio di Serra presenta, passo passo, tutti i punti messi sotto la lente della rivittimizzazione mediatica in “Amore criminale”, e prima di tutto sulle violenze mette in evidenza: la pretesa che esse furono dettate dalla passione amorosa; l<\/strong>a loro spiegazione come esito di un momento di discontrollo o follia; l<\/strong>\u2019interpretazione di tali discontrollo o follia come innescati da qualche comportamento della vittima. <\/strong>Nei filmati troviamo ripetutamente condannata la violenza ed espressa solidariet\u00e0 alle vittime. Tuttavia, intercalati a questi contenuti e senza soluzione di continuit\u00e0 con essi, troviamo purtroppo anche parole e immagini che veicolano l\u2019adesione a stereotipi culturali atti a validare le tre autogiustificazioni di cui sopra.<\/p>\n

Inoltre si sottolinea “l’attribuzione all\u2019autore di femmicidio di sentimenti di amore per la donna che uccide”<\/p><\/blockquote>\n

che “anche se il concetto che quando c\u2019\u00e8 violenza non c\u2019\u00e8 amore \u00e8 spesso ribadito, amore e violenza sono associati nel titolo (“Amore Criminale”) e in diverse affermazioni della conduttrice” (che \u00e8 un’attrice e non una giornalista o un’esperta), nella sigla (\u201cEach man kills the thing he loves<\/em>\u201d – \u201cOgni uomo uccide la cosa che ama<\/em>\u201d di Jeanne Moreau), nell’immagine della trasmissione<\/strong> (un cuore rosso che si trasforma in un revolver e in un coltello), e che “le motivazioni degli aggressori vengono definite come volont\u00e0 di possesso” anche se “viene regolarmente attribuita loro anche la gelosia”: malgrado si tratti di una\u00a0volont\u00e0 di controllo dell’uomo sulla donna che arriva fino ad azioni femminicida.<\/p>\n

\"crimi2\"Infine la presenza in “Amore criminale” della “<\/strong>facile definizione delle violenze come esito di discontrollo o follia”<\/strong>, quando “gli stati mentali di infermit\u00e0 o seminfermit\u00e0 mentale possono essere qualificati tali solo dopo complesse procedure psicodiagnostiche”. <\/span>
\nSerra rintraccia inoltre il luogo comune della pericolosa “co-partecipazione delle vittime alla violenza”, la “definizione delle violenze dell\u2019aggressore come un\u2019interazione di coppia”, <\/strong><\/span><\/p>\n

la “minimizzazione delle violenze, come un\u2019interazione di coppia”<\/span><\/p><\/blockquote>\n

“l\u2019idea che la spiegazione dei fatti sia da ricercarsi parimenti nella personalit\u00e0 della vittima e in quella dell\u2019aggressore”, “la tesi che le vittime non si rendano conto della pericolosit\u00e0 dell\u2019aggressore ed \u00e8 per questo che non denunciano o non si allontanano”,<\/strong> “la tesi che le vittime restano con l\u2019aggressore perch\u00e9 psicologicamente dipendenti” e che “che per evitare le violenze sia sufficiente coraggio e forza di volont\u00e0”.<\/span><\/p>\n

\"734386_580007165345499_2084626164_n-620x350\"Ma quello che preoccupa la dottoressa \u00e8 soprattutto l’autorevolezza morale della fonte delle informazioni in quanto “Amori Criminali”<\/em> si presenta come “un\u2019inchiesta giornalistica, genere da cui lo spettatore \u00e8 abituato ad aspettarsi la rivelazione di fatti veri nonch\u00e9 un impegno sociale da parte degli autori”<\/strong>, e che sia trasmessa dalla Rai e in pi\u00f9 anche in prima serata – preoccupazione che possiamo allargare anche a giornali e telegiornali nazionali e altri programmi televisivi che arrivano a milioni di fruitori. <\/span><\/p>\n

Serra mette sul piatto la morbosit\u00e0 della trasmissione che malgrado l’indignazione morale si concentra “pedissequamente su particolari che non hanno alcunch\u00e9 di rilevante”<\/span><\/p><\/blockquote>\n

ovvero particolari che non sono fondamentali alla notizia – \u00a0“l’omessa citazione dei documenti”, e “le scene di sangue, che si ripetono richiamate anche dal rosso nell\u2019immagine in sovraimpressione”.<\/strong> <\/span>La dottoressa Serra, forse senza saperlo, analizzando “Amore criminale” stende quindi quelle che possono in teoria essere considerate le linee guida per una corretta informazione sulla violenza maschile contro le donne che molti reclamano – e che anche la Convenzione di Istanbul chiede – ma su cui molti ancora improvvisano con decaloghi troppo spesso improvvisati e senza una solida base di sapere, in quanto sempre redatti<\/strong> – anche questi – sulla base dell’illusione che basti avere buone intenzioni o essere sensibili per affrontare la violenza sulle donne che, a oggi e in Italia, non ha ancora un sapere autorevole riconosciuto. <\/span><\/p>\n

\"crimi1\"Linee guida che non possono essere risolte neanche con obsoleti comitati di controllo volti a moralizzare la comunicazione mediatica – probabilmente inefficaci e controproducenti sui giornalisti – e che se devono essere redatti dovrebbero tenere conto di contributi specifici come questi. <\/span>Che i punti declinati da questo studio siano adatti anche per tutta l’informazione italiana su tv, stampa e web – che per la maggior parte ancora ricalca gli stessi “errori” della trasmissione Rai producendo gli stessi danni – \u00a0\u00e8 dimostrato dal\u00a0fatto che si riferiscono ai maggiori\u00a0stereotipi comuni basati su una cultura a cui gli stessi operatori e operatrici dell’informazione non sono immuni:<\/strong> una situazione che ancora una volta pone in evidenza la necessit\u00e0\u00a0di un cambiamento profondo che ponga i diritti delle donne – compreso il diritto a una vita libera dalla violenza maschile –\u00a0come un argomento di seria A su cui non sia pi\u00f9 possibile improvvisare con personale impreparato e con un approccio moralistico privo di reale efficacia.<\/p>\n

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