{"id":4272,"date":"2014-11-03T12:04:09","date_gmt":"2014-11-03T12:04:09","guid":{"rendered":"http:\/\/bettirossa.com\/?p=4272"},"modified":"2020-02-28T03:07:31","modified_gmt":"2020-02-28T02:07:31","slug":"nessuna-pieta-per-reyhaneh-jabbari","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/donnexdiritti.com\/2014\/11\/03\/nessuna-pieta-per-reyhaneh-jabbari\/","title":{"rendered":"In Iran condanna a morte senza appello per Reyhaneh Jabbari"},"content":{"rendered":"
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\u00abFai del tuo meglio per dimenticare i miei giorni di\ufb03cili. Lascia che il vento mi porti via\u00bb. Con queste parole, contenute in una lunga lettera verbale lasciata alla madre prima della sua esecuzione<\/p>\n

Reyhaneh Jabbari \u00e8 stata impiccata a 26 anni per essersi difesa da uno stupro in Iran<\/p><\/blockquote>\n

Una sentenza, arrivata dopo 7 anni di carcere, che n\u00e9 la tesi della legittima difesa n\u00e9 gli appelli internazionali, sono riusciti a fermare. Una vita, quella di Reyhaneh Jabbari arredatrice d\u2019interni, che si ferma in verit\u00e0 quando lei ha solo 19 anni e viene invitata in un appartamento da Mortaza Abdolali Sarbandi, medico ex funzionario dell\u2019 intelligence, che le vorrebbe commissionare l\u2019arredo del suo u\ufb03cio ma che in realt\u00e0 l\u2019aggredisce una volta sul posto. Un tentato stupro al quale la ragazza reagisce difendendosi con un coltello tascabile che, secondo la sua deposizione, non uccide l\u2019uomo ma lo ferisce permettendole di fuggire.<\/p>\n

L\u2019uomo per\u00f2 viene ritrovato senza vita, e a nulla vale l\u2019indicazione di Reyhaneh che dice di aver visto sul luogo dell\u2019omicidio un misterioso terzo uomo di nome Sheikhy, giunto mentre lei scappava. Per la corte il suo \u00e8 omicidio premeditato e la condanna a morte viene emessa per la giovane<\/strong> in un processo giudicato \u00abviziato\u00bb da Amnesty International, e altre organizzazioni per i diritti umani, a causa di prove sparite, limitazioni a vedere l\u2019avvocato, confessioni estorte in isolamento.<\/p>\n

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Reyhaneh Jabbari<\/figcaption><\/figure>\n

\u00abLa mia Reyhaneh \u00e8 stata impiccata. Aveva la febbre mentre danzava sul patibolo\u00bb, ha dichiarato la mamma, Shole Pakravan, il giorno dell\u2019esecuzione davanti a una sentenza che era stata sospesa prima ad aprile e poi a \ufb01ne settembre. E anche se per Mahmood Amiry-Moghaddam \u2013 portavoce di Iran Human Rights (Ihr) \u2013 Reyhaneh poteva essere salvata da una mobilitazione internazionale pi\u00f9 forte e determinata, gli unici che avrebbero potuto sospendere questa condanna erano la famiglia dell\u2019uomo ucciso che avrebbe perdonato solo se la donna avesse ritrattato l\u2019accusa infamante del tentato stupro: un punto su cui Reyhaneh non ha mai voluto tornare indietro a costo della morte.<\/p>\n

Eppure \u00abil vero responsabile di tutto questo \u2013 ha ribadito Shole Pakravan \u2013 \u00e8 il potere giudiziario iraniano\u00bb<\/strong>, un potere che non ha neanche voluto esaudire le ultime volont\u00e0 della ventiseienne iraniana che aveva chiesto di poter donare i suoi organi e che invece \u00e8 stata seppellita nella sezione 98 del cimitero di Behesht-e Zahra, vicino alla citt\u00e0 santa di Qom, senza che fosse permesso di celebrare un funerale n\u00e9 di recitare preghiere.<\/p>\n

Un accanimento in sintonia con l\u2019ultimo Rapporto delle Nazioni Unite sui diritti umani in Iran \u2013 uscito pochi giorni dopo l\u2019esecuzione di Reyhaneh – in cui si legge che i pi\u00f9 discriminati in quel territorio sono appunto donne e cristiani. Un documento dove il relatore speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani nella Repubblica islamica, Ahmed Shaheed, a\ufb00erma che qui in un anno sono state giustiziate 852 persone. Ma l\u2019Iran non \u00e8 il solo Paese in cui la condanna a morte viene esercitata. Come riporta Amnesty International lo scorso anno<\/strong><\/p>\n

sentenze capitali sono state emesse in 57 paesi, eseguite in 22<\/p><\/blockquote>\n

per la maggior parte in Cina, Iran, Iraq, Arabia Saudita, Stati Uniti d\u2019America e Somalia, anche se l\u201980 per cento \u00e8 stato totalizzato in Cina, Iran, Iraq e Arabia Saudita. I metodi d\u2019esecuzione usati sono la decapitazione, scariche elettriche, fucilazione, impiccagione e iniezione letale, su persone messe a morte anche per crimini come rapina, droga, reati economici, reati politici, adulteri, stregoneria e blasfemia.<\/p>\n

\"\"<\/p>\n

Come Meriam Yahia Ibrahim Ishag<\/strong> che in Sudan era stata condannata a morte per apostasia e a 100 frustate per adulterio per aver sposato un cristiano, e che incarcerata con il \ufb01glio di 20 mesi \u00e8 stata costretta a partorire il suo secondo \ufb01glio in condizioni disumane. O come Asia Bibi<\/strong>, che ancora oggi potrebbe morire sul patibolo, e che \u00e8 stata condannata a morte per blasfemia in Pakistan. La condanna con decapitazione \u00e8 stata invece eseguita il 9 gennaio 2013 in Arabia Saudita per Rizana Nafeek<\/strong>, una lavoratrice migrante dello Sri Lanka condannata a morte nel 2007 per l\u2019omicidio di un neonato morto per so\ufb00ocamento che la donna ha sempre sostenuto accidentale.<\/p>\n

Una situazione, quella delle migranti asiatiche che vanno a fare le domestiche in Medio Oriente, che rasenta la schiavit\u00f9 per un numero di circa un milione e mezzo solo in Arabia Saudita: case in cui una buona parte viene sottoposta a violenza e tortura. Come Tuti Tursilawati binti Warjuki<\/strong> che dopo essere stata sottoposta a molestie sessuali ha ucciso il suo datore di lavoro mentre lui tentava di stuprarla (2010) e per questo condannata a morte; oppure Satinah hinti Jumad Ahmad<\/strong>, indonesiana, che uccise il suo padrone per legittima difesa mentre \u00abil suo datore di lavoro le aveva a\ufb00errato i capelli cercando di sbatterle la testa contro il muro\u00bb.<\/p>\n<\/div>\n<\/div>\n

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