{"id":4159,"date":"2014-10-08T17:45:17","date_gmt":"2014-10-08T15:45:17","guid":{"rendered":"http:\/\/bettirossa.com\/?p=4159"},"modified":"2021-02-04T00:39:35","modified_gmt":"2021-02-03T23:39:35","slug":"lydia-cacho-il-giornalismo-differente","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/donnexdiritti.com\/2014\/10\/08\/lydia-cacho-il-giornalismo-differente\/","title":{"rendered":"Ha indagato sul traffico di migliaia di bambine: chi \u00e8 Lydia Cacho e il suo giornalismo differente"},"content":{"rendered":"

\u201cMolte grazie, sono davvero felice di essere qui alla casa delle donne italiane. Per me, che sono un\u2019attivista femminista, \u00e8 un onore”. \u00c8 con queste parole che ieri la giornalista e scrittrice messicana Lydia Cacho, ha introdotto \u00a0il suo lavoro che d\u00e0 testimonianza a chi non ha voce in capitolo. A Roma, alla Casa internazionale delle donne di via della Lungara, Lydia Cacho \u00e8 arrivata dopo il Festival di Internazionale a Ferrara, tappe italiane per presentare \u201cI demoni dell\u2019Eden\u201d, il libro scritto nel 2005 e che finalmente esce in Italia grazie alla Fandango che, oltre a questo testo, ha gi\u00e0 tradotto e pubblicato \u201cSchiave del potere\u201d e \u201cMemorie di un\u2019infamia\u201d.<\/strong> Libri che raccontano un pezzo di vita della giornalista che ha indagato sul traffico di migliaia di bambine e ragazze in Messico e nel mondo, e che per questa sua \u201cattivit\u00e0\u201d ha rischiato di essere uccisa.<\/p>\n

\"Presentazione
“Demoni dell’Eden” di Lydia Cacho (Fandango Libri) alla Casa Internazionale delle donne di Roma.<\/figcaption><\/figure>\n

“Il mio femminismo lo devo a mia madre – spiega Cacho – una psicologa che lavorava con le donne e dalla quale ho ereditato l\u2019idea che il femminismo \u00e8 una questione di diritti umani e di esercizio del potere degli uomini\u201d. Un’impronta che fa di lei non una\u00a0brava\u00a0giornalista o una scrittrice di talento, ma un’attivista che lotta in prima persona per i diritti umani,<\/strong> e che ha la capacit\u00e0 di fare analisi chiare e pertinenti del reale senza trascurare mai le condizioni concrete e di vita delle persone divise, per opportunit\u00e0 e privilegi, prima di tutto in base al genere. \u201cIn Messico c\u2019\u00e8 molta violenza psicologica, fisica e sessuale sulle donne \u2013 dice Lydia Cacho \u2013 fino al femmicidio, ed \u00e8 molto preoccupante.<\/p>\n

Ma quello che \u00e8 pi\u00f9 grave \u00e8 l\u2019impunit\u00e0 dei responsabili che concorre alla normalizzazione di questa violenza<\/p><\/blockquote>\n

\"\"Le donne parlano di violenza domestica ma anche di istituzioni che sostengono questa impunit\u00e0 minimizzando i reati. Crescere con una donna esemplare come mia madre \u2013 continua – mi ha dotato di una prospettiva diversa del mondo anche nel mio mestiere di giornalista, per cui quando ho iniziato a lavorare\u00a0ho capito che in una redazione avere una prospettiva di genere su economia, politica, attualit\u00e0, su ogni tema, poteva sembrare una stranezza pi\u00f9 che una risorsa\u201d.<\/strong> Ma \u00e8 importante perch\u00e9 \u201cun giornalismo differente\u201d, come lo chiama Cacho, \u201cche si relaziona con la realt\u00e0 attraverso un\u2019analisi oggettiva ma con una prospettiva diversa, \u00e8 prima di tutto pi\u00f9 democratico, e non sulla base di un ideale teorico o ideologico ma per un diritto concreto\u201d.\u00a0Prendiamo ad esempio la prostituzione: \u201cQui la differenza non \u00e8 se \u00e8 legale o no – spiega Cacho – ma quanti diritti hai e quanto \u00e8 davvero libera la tua scelta. Perch\u00e9\u00a0c\u2019\u00e8 una certa differenza tra una prostituta che lavora in Olanda o in Germania, dove la prostituzione \u00e8 legale, che deve pagare tasse, vitto e alloggio ed \u00e8 costretta ad avere almeno 3 clienti al giorno se vuole sopravvivere, e una sex worker di lusso che in una serata guadagna pi\u00f9 di uno stipendio intero. Eppure\u00a0la domanda che bisogna porsi \u00e8 un\u2019altra:<\/p>\n

cosa sceglierebbe questa donna avendo veramente a disposizione una reale libert\u00e0 di scelta in un contesto di pari opportunit\u00e0 e di diritti concreti garantiti?<\/p><\/blockquote>\n

Lydia Cacho \u00e8 netta, chiara e non perde una battuta. Mentre parlo del suo libro e di quanti punti di contatto ci siano tra quello che lei mette a fuoco nelle sue pagine e quello che succede in Italia sulla violazione dei diritti di donne e bambine, lei prende appunti. Lo fa anche quando a parlare \u00e8 Loretta Bond\u00ec, della cooperativa BeeFree \u2013 che gestisce l\u2019unico sportello h24 per vittime di violenza presso l\u2019Ospedale San Camillo di Roma \u2013 e Barbara Spinelli, avvocata dei Giuristi democratici esperta di femminicidio.<\/p>\n

\"\"
Lydia Cacho, Mario Mar\u00edn e Kamel Nacif<\/figcaption><\/figure>\n

E questo perch\u00e9 i \u201cDemoni dell\u2019Eden\u201d non \u00e8 solo la storia di un traffico di minori in Messico, ma \u00e8 uno specchio vivo sulla violenza che, basato su storie vere, crea stimoli e riflessioni su fenomeni e situazioni anche geograficamente lontani tra loro.<\/strong> Partendo dalla denuncia di una ragazza coraggiosa, Emma, che decide di raccontare dell\u2019uomo che da piccola l\u2019ha violentata e avviata al traffico sessuale, Lydia Cacho non solo scoperchia la pentola piena di soldi e corruzione dei pedofili messicani di alto bordo con a capo il ricco albergatore Jean Succar Kuri, ma mette in luce la connivenza e le responsabilit\u00e0 di istituzioni e mezzi d\u2019informazione,<\/strong> facendo emergere la cultura che \u00e8 alla base di questa violazione dei diritti e che fa parte del senso comune, anche di chi non si sente responsabile diretto dei fatti.<\/p>\n

\"\"Tra questi c\u2019\u00e8 la procura a cui si affida Emma che invece di proteggere le vittime e il loro anonimato rende pubblica la notizia divulgandola ai media con grave esposizione e rivittimizzazione delle minori e delle loro famiglie, e anche l\u2019informazione che specula sui fatti e d\u00e0 in pasto al suo pubblico particolari irrilevanti ma morbosi,<\/strong> arrivando anche a ipotizzare un concorso delle bambine nella provocazione degli offender o che loro stesse si siano offerte liberamente a uomini 50 anni pi\u00f9 vecchi in cambio di denaro. Responsabilit\u00e0 enormi sulla formazione dell\u2019opinione pubblica che normalizza cos\u00ec la violenza, arrivando a mettere in dubbio la buona fede delle denuncianti e a percepire l\u2019offender o come un uomo debole o uno psicopatico,<\/strong> distorcendo completamente la realt\u00e0: quella di uomini normali che scelgono in piena capacit\u00e0 di intendere e di volere di esercitare il proprio potere su donne, ragazze, bambine, esseri umani che pur nella pi\u00f9 atroce sofferenza scelgono di non denunciare per non vivere l\u2019incubo di sentirsi loro stessi colpevoli di quello che hanno vissuto.<\/p>\n

\u201c\u00c8 importante che chi si occupa di questi temi sia preparato, compresi i giornalisti che fanno danni\u201d<\/p><\/blockquote>\n

Una cultura basata sullo stereotipo che la donna \u201cvarrebbe meno\u201d di un uomo sempre e comunque, e che non appartiene solo al Messico ma a tutto il Pianeta: compresa l\u2019Italia, dove il 80% delle violenze sulle donne avvengono in famiglia e dove la quasi totalit\u00e0 dei casi di violenza sessuale sui minori \u00e8 agita da membri maschi del nucleo familiare e al 90% dai padri.<\/p>\n

\"\"
Lydia Cacho<\/figcaption><\/figure>\n

Ma lo stereotipo che colpevolizza le donne della violenza in famiglia, nel caso dei minori le madri, \u00e8 troppo forte: \u201cRiguardo il fatto che siano madri a vendere\u00a0i figli o\u00a0le figlie per avviarli alla prostituzione per via della povert\u00e0 \u2013 dice Cacho rispondendo a una domanda del pubblico \u2013 dico che succede certamente ma non \u00e8 la maggioranza dei casi. La violenza su bambini e bambine \u00e8 qualcosa di pi\u00f9 complesso, e quello della vendita per troppa povert\u00e0 \u00e8 uno luogo comune spacciato per la maggioranza dei casi.<\/strong> Ci sono moltissimi minori trafficati senza che le famiglie sappiano nulla e il mito della madre responsabile della violenza subita dai figli \u00e8 un altro stereotipo che fa ricadere la colpa sulla donna di turno perch\u00e9 pi\u00f9 facile in una cultura maschilista.<\/p>\n

Ci sono ragazzine indigene che vengono prese a lavorare nelle case dei ricchi per lavori domestici con il consenso dei genitori i quali non sanno che le figlie saranno sottoposte a violenze e torture<\/p><\/blockquote>\n

\"\"Mentre sulla sindrome di alienazione parentale (Pas, ndr<\/em>) che accusa la madre di manipolazione dei figli che raccontano violenze subite dal padre, e quindi che accusano falsamente l\u2019uomo di famiglia, Lydia Cacho si chiede\u00a0 “quale fondamento pu\u00f2 avere una teoria fondata da un personaggio psicologicamente instabile e violento in casa?”. “Questa teoria – continua – \u00e8 arrivata anche in Messico, e mi \u00e8 capitato personalmente di imbattermi in un sostenitore della Pas e siccome sono una reporter sono andata a indagare.<\/strong> Ebbene, quest\u2019uomo aveva tre porte tutte sbarrate prima di entrare in casa sua e dietro le mura teneva una giovanissima convivente incatenata. L\u2019idea che mi sono fatta \u00e8 che quando un uomo, o anche una donna perch\u00e9 ce ne sono molte, sostengono la Pas, hanno sicuramente a che fare con la violenza, cio\u00e8 hanno un contesto di violenza nella loro vita, non ho dubbi\u201d. \u201cE gli uomini?\u201d chiede uno degli auditori presenti:<\/p>\n

\u201cPer gli uomini il percorso deve essere profondo, non \u00e8 facile abbattere gli stereotipi per loro<\/p><\/blockquote>\n

ma sono importanti per il cambiamento culturale e devono essere in grado di prendersi questa responsabilit\u00e0 apertamente e socialmente, a partire dai comportamenti dei singoli e nella quotidianit\u00e0. Ci sono gruppi di uomini che magari partono bene ma poi s\u2019inceppano, perch\u00e9 quello che vale per gli altri maschi non vale per i componenti del gruppo. E allora a cosa serve? Non si pu\u00f2 pensare di cavarsela cos\u00ec, c\u2019\u00e8 bisogno di una riflessione e un\u2019autocoscienza di tutti gli uomini,<\/strong> non esistono buoni e cattivi\u201d.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

\u201cMolte grazie, sono davvero felice di essere qui alla casa delle donne italiane. Per me, che sono un\u2019attivista femminista, \u00e8 un onore”. \u00c8 con queste parole che ieri la giornalista e scrittrice messicana Lydia Cacho, ha introdotto \u00a0il suo lavoro che d\u00e0 testimonianza a chi non ha voce in capitolo. 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