{"id":3695,"date":"2013-11-24T15:22:11","date_gmt":"2013-11-24T14:22:11","guid":{"rendered":"http:\/\/donnexdiritti.wordpress.com\/?p=3695"},"modified":"2020-03-04T04:24:42","modified_gmt":"2020-03-04T03:24:42","slug":"essere-femministe-nel-2013-si-puo-2013","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/donnexdiritti.com\/2013\/11\/24\/essere-femministe-nel-2013-si-puo-2013\/","title":{"rendered":"Parigi, chiamarsi femministe si pu\u00f2"},"content":{"rendered":"
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Sono a Parigi, piove, e tra poco andr\u00f2 alla manifestazione per la \u201cGiornata internazionale delle donne\u201d dato che oggi \u00e8 l\u20198 marzo. Sono venuta qui perch\u00e9 due giorni fa il Comune parigino mi ha invitata come rappresentante italiana sui diritti delle donne in un convegno dal titolo \u201cDonne e poteri\u201d, con cui la vicesindaca, Fatima Lalem, ha inaugurato un programma di eventi e incontri su e per le donne (ma anche per uomini) che durer\u00e0 tutto il mese e interesser\u00e0 diverse parti di questa capitale. Nella meravigliosa sala dell\u2019Hotel de Ville, sede centrale del Comune di Parigi,<\/strong> abbiamo parlato davanti a una folta platea raccontando cosa bolle nelle rispettive realt\u00e0 d\u2019azione, e ho capito che l\u2019atteggiamento giusto per vincere la battaglia delle donne, \u00e8 unire le forze superando barriere e differenze.<\/div>\n
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Fatima Lalem<\/figcaption><\/figure>\n

Il punto centrale per\u00f2 \u00e8 stato chiaro fin da subito, e cio\u00e8 che le donne che erano l\u00ec non solo combattevano per altre donne in un sostegno reciproco e costante, ma non avevano paura a chiamarsi femministe. E ho tirato un sospiro di sollievo pensando ai tanti \u201cse\u201d e ai tanti \u201cma\u201d che ormai siamo costrette a mettere davanti a quella parola qui da noi, come quasi fosse quasi un\u2019offesa. Su quel palco la vicesindaca Fatima Lalem, insieme a Yvette Roudy (prima e storica ministra del dicastero dei diritti delle donne nell\u201981)<\/strong> e la senatrice Mich\u00e8le Andr\u00e9, ha lanciato le 100 iniziative del marzo parigino dicendo chiaramente che si tratta di \u201cun momento particolare per la lotta delle donne che oggi si trovano anche a vivere situazioni insopportabili\u201d, e che per questo \u201cl’8 marzo deve essere sempre, ogni giorno, perch\u00e9 ormai un capovolgimento \u00e8 necessario\u201d.<\/p>\n

\"\"\u201cLa tabella di marcia per l’uguaglianza in una logica\u00a0 trasversale che apra l’accesso delle donne al potere \u00e8 il risultato di un lavoro di anni e di una militanza\u201d, dice Lalem riferendosi a s\u00e9 ma anche alle politiche di governo e al ministero dei diritti delle donne guidato dalla giovane Najat Vallaud-Belkacem. \u201cA Parigi \u2013 continua – ho creato una dinamica territoriale di informazione e intervento su sessualit\u00e0, aborto, salute delle donne, lavoro, e abbiamo permesso l’aborto terapeutico, e interventi contro la violenza sulle donne con rifugi per le vittime su tutto il territorio.<\/strong> Percorsi di inserimento nel lavoro per le famiglie monoparentali che sono per lo pi\u00f9 mamme separate con figli.<\/p>\n

Un\u2019azione politica che agisce sui diritti delle donne, ma anche sulla cultura nella decostruzione degli stereotipi che bloccano l\u2019accesso delle donne al potere\u201d<\/p><\/blockquote>\n<\/div>\n

Parole che in tutta la campagna elettorale italiana non ho sentito (neanche a sinistra), almeno non in forme cos\u00ec nette e con l\u2019orgoglio di una militanza femminista non da nascondere ma da esibire come bagaglio di esperienze. \u201cLe donne al potere \u2013 dice Lalem – sono una questione fondamentale, perch\u00e9 bisogna esitare a fare di una donna capo di una azienda? Perch\u00e9 mettere steccati che delimitino l’accesso delle donne ovunque?\u201d.<\/div>\n<\/div>\n
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Yvette Roudy \u00e8 la donna che ha convinto Mitterand a istituire il ministero dei diritti delle donne e ha imposto di lanciare l’8 marzo in Francia: \u201cLui non voleva \u2013 dice Roudy – perch\u00e8 solo il partito comunista lo celebrava<\/strong>, e io l’ho voluto ricordando che non era propriet\u00e0 del partito comunista perch\u00e9 il partito comunista in Francia era nato dopo, e cos\u00ec ho convinto Mitterand\u201d. Per questa donna, che qui \u00e8 un\u2019istituzione, se l\u20198 marzo viene ancora ricordato, \u201c\u00e8 perch\u00e9 questa giornata significa qualcosa\u201d e anche perch\u00e9 \u201cla questione delle donne non \u00e8 risolta\u201d: un problema che riguarda \u201cla democrazia che non sar\u00e0 reale finch\u00e9 ci saranno diversit\u00e1 di carriere, poche donne nel potere, e violenze maschili sulle donne.<\/strong> Come dicevano Marx e Gandhi, noi evochiamo sempre quello che non va\u201d.<\/p>\n

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Yvette Roudy<\/figcaption><\/figure>\n<\/div>\n<\/div>\n
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Il tetto di cristallo esiste ancora (eccome se esiste) e si sta facendo sempre pi\u00f9 duro perch\u00e9 la pressione delle donne \u00e8 sempre pi\u00f9 intensa e dichiararsi femminste oggi non \u00e8 essere \u201cvecchie\u201d ma rinforzare quella spinta. Francois Laborde, giornalista dell’osservatorio dell’immagine delle donne nei media, dice che qui in Francia le donne che appaiono in tv sono il 35% del totale<\/strong> ma sono donne che per la maggior parte vengono interpellate in quanto testimonianza o racconto perch\u00e9 quando servono gli esperti chiamano sempre un uomo.<\/div>\n
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\u201cIl problema \u2013 dice Laborde – \u00e8 che la maggior parte di uomini e donne pensano che ci sia gi\u00e1 la parit\u00e0, mentre non \u00e8 vero\u201d. <\/strong>E il fatto che ci siano donne ai veritici non sempre garantisce che quella donna sia l\u00ec per lottare e sostenere i diritti delle altre, perch\u00e9 la cooptazione femminile su logiche maschili \u00e8 sempre pi\u00f9 in agguato. \u201cIn Marocco – dice Rajaa Berrada, presidente della CIOFEM (Centre d’information et d’observation des femmes marocaines) – l\u2019unica ministra donna che abbiamo, e che si occupa della famiglia, ha proposto di abbassare l\u2019et\u00e0 del matrimonio delle ragazze dai 18 ai 16 anni<\/strong>, perch\u00e9 il numero altissimo delle violenze sulle ragazze possa essere rimediato con il matrimonio riparatore\u201d. Per Gaye Petek, presidente dell\u2019associazione ELELE e vicepresidente del Conseil National pour l’Int\u00e9gration des Populations Immigr\u00e9es (CNIPI), la situazione \u00e8 molto chiara in Turchia dove il governo di Erdogan sta riportando indietro il Paese sui diritti delle donne<\/strong> con proposte come quella di ridurre le settimane in cui \u00e8 possibile interrompere la gravidanza oppure reintroducendo il velo nelle universit\u00e0, sostenendo la tesi della libert\u00e0 femminile attraverso mediazioni maschili.<\/div>\n
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\u201cLo stereotipo della libert\u00e0 a portare il velo, per esempio, \u00e8 chiaramente uno stereotipo pericoloso,<\/strong> in quanto la differenza non \u00e8 in chi lo porta o chi non lo porta, ma del perch\u00e9 chi ha il foulard \u00e8 una brava ragazza mentre chi non ce l\u2019ha \u00e8 una poco di buono. La strategia \u00e8 politica perch\u00e9 permette di portare le donne su un terreno di consenso, senza capire che su certi cose le donne non hanno deciso nulla per se stesse e sono totalmente all\u2019interno di logiche maschili\u201d. Liberarsi da questo significa non solo dividere nettamente quello che \u00e8 la religione, che \u00e8 un fatto personale, e la laicit\u00e0 dello Stato, ma anche intravedere la natura di uno stereotipo di cui le stesse donne possono essere tramite. E per questo dichiararsi femministe oggi ha un valore doppio.<\/strong><\/div>\n
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Per le giovani francesi chiamarsi femministe non \u00e8 un problema come non lo \u00e8 per Yvette Roudy o Fatima Lalem. Julie Muret, portavoce di\u00a0Osez le femminisme<\/i>\u00a0che esiste dal 2009 e raccoglie tantissime giovani francesi (20-30 anni \u00e8 la media delle aderenti), racconta di come loro lavorano su tutti i temi del femminismo: dall\u2019autoderterminazione, all\u2019aborto, la violenza contro le donne, la parit\u00e0 di salario, l\u2019accesso al lavoro, le mutilazioni genitale, attraverso campagne e controinformazione<\/strong>. \u201cNoi abbiamo un giornale, un blog, e facciamo campagne, ma tutto \u00e8 basato sull\u2019abbattimento degli stereotipi\u201d, dice Muret.<\/div>\n
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\"\"\u201cI francesi sono ancora molto maschilisti e il lavoro \u00e8 enorme. Qui ci sono 75mila donne stuprate all’anno e nel 2011 ci sono stati 157 femminicidi, e lo stereotipo \u00e8 forte se si pensa che quando una donna si sposa perde il suo cognome se non avverte esplicitamente di volerlo tenere prima del rito civile\u201d<\/strong>. Sui movimenti femministi francesi, Tiziana Jacoponi, italiana trapiantata a Parigi da 15 anni e presidente dell\u2019associazione \u201cLes 400 Louves\u201d, dice che se qui a Parigi \u201cOne Billion Rising\u201d non ha avuto un grande successo, \u201c\u00e8 perch\u00e9 le francesi pensano ai loro diritti come una cosa seria su cui c\u2019\u00e8 poco da ballare. Sulla violenza, per esempio \u2013 continua – il numero telefonico di\u00a0Solidariet\u00e9 femmes <\/i>che gestisce le chiamate di richiesta d\u2019aiuto sulla violenza domestica<\/strong>, \u00e8 efficiente non solo perch\u00e9 indirizza la donna al centro pi\u00f9 vicino richiedendo un intervento speciale del telefono azzurro se ci sono minori presenti, ma perch\u00e9 in caso di pericolo di vita della donna, sposta la vittima dalla citt\u00e0 dove abita per tutelare la sua incolumit\u00e0\u201d.<\/div>\n
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Come ha detto Fatima Lalem due giorni fa: \u201cLe violenze sulle donne sono progressive nel mondo intero, i femminicidio \u00e8 ovunque, e per questo \u00e8 necessario sostenere la lotta delle donne che sono in trincea per la democrazia,<\/strong> utilizzando tutti i mezzi possibili, aprendo nuovi orizzonti che si sviluppino intorno ai diritti delle donne e all\u2019accesso al potere. Siamo di fronte a un momento cruciale per i movimenti femministi che hanno una sfida pi\u00f9 grande nel mondo\u201d.<\/div>\n<\/div>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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