{"id":3647,"date":"2013-11-24T09:03:42","date_gmt":"2013-11-24T08:03:42","guid":{"rendered":"http:\/\/donnexdiritti.wordpress.com\/?p=3647"},"modified":"2020-03-04T07:15:26","modified_gmt":"2020-03-04T06:15:26","slug":"ancora-troppa-violenza-contro-le-donne-2011","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/donnexdiritti.com\/2013\/11\/24\/ancora-troppa-violenza-contro-le-donne-2011\/","title":{"rendered":"Centri antiviolenza: cos’\u00e9 il Global Network of Women\u2019s Shelters?"},"content":{"rendered":"

I centri antiviolenza provenienti da tutto mondo hanno illustrato dati poco rassicuranti alla XIII Conferenza Internazionale contro la violenza di genere che si \u00e8 svolta a Roma lo scorso ottobre, dimostrando ancora gravi deficit, sia culturali che legislativi, che in materia di accoglienza per le donne che subiscono violenza esprime una realt\u00e0 molto al di sotto degli standard in quanto, nella civilissima Europa, mancano ancora all\u2019appello quasi 30.000 posti letto per essere in regola con le direttive del Consiglio d\u2019Europa. \u201cUltimamente UN Women \u2013 dice Margarita Guill\u00e9 Tamayo Coordinatrice del Comitato del GNWS – ha pubblicato <\/strong>un report sulla violenza a livello globale dove si stima che <\/strong><\/p>\n

una donna su tre vive una forma di violenza di genere nel mondo<\/p><\/blockquote>\n

un dato che dimostra come la violenza contro le donne sia molto pi\u00f9 grave di quello che si pensa, e soprattutto nei paesi dove non c\u2019\u00e8 uno Stato di Diritto consolidato e dove la qualit\u00e0 della democrazia \u00e8 vulnerabile\u201d.<\/p>\n

\"\"
Margarita Guill\u00e9 Tamayo<\/figcaption><\/figure>\n

Margarita Guill\u00e9,<\/strong> giornalista e psicologa messicana, ha scelto di mettere la sua vita al servizio delle donne<\/strong> quando, mentre conduceva il suo programma radiofonico, una donna disperata che aveva perso il suo bambino per i calci e le percosse del marito, fece la telecronaca in diretta dell\u2019assalto dell\u2019uomo<\/strong> mentre sfondava la porta di casa per aggredirla nuovamente. In seguito \u00e8 stata lei a far nascere il Global Network of Women\u2019s<\/strong> Shelters che riunisce tutti i Centri antiviolenza dei 5 continenti e comprende la Rete Wave (Women against Violence Europe) che coordina 4.000 centri in 47 paesi,<\/strong> e anche l\u2019Italia, con l\u2019Associazione Nazionale D.i.Re, presieduta da Titti Carrano, che ha al suo attivo 58 centri su tutto il territorio.<\/p>\n

\"\"\u201cNel 2008 ero in Canada \u2013 continua Guill\u00e9 – per il Global meeting dei Centri antiviolenza. All\u2019epoca dirigevo il National Network of Women’s Shelter del Messico e vedendo tante leader intorno a me, pensai che avremmo dovuto costruire il Network mondiale per avere uno scambio costante con tutte le realt\u00e0 che si occupavano della violenza sulle donne. Il giorno dopo, le leader delle Rete di 17 paesi s\u2019incontrarono all\u2019Hotel Marriott, e da quella riunione part\u00ec la Rete Globale. Il primo meeting l\u2019abbiamo organizzato l\u2019anno dopo a Ottawa, poi, nel 2010,aNewYork.<\/p>\n

Margarita Guill\u00e9, cosa fa di preciso il GNWS? <\/strong><\/p>\n

Porta avanti l\u2019idea di un mondo dove le donne e i bambini vivano liberi dalla violenza e il suo scopo \u00e8 di unire i Centri\u00a0 antiviolenza a livello internazionale, con dividendo strategie e approcci, difendendo le leader a rischio nei propri paesi, costruendo lobbying negli organismi internazionali, inchieste e raccolta dati nel mondo.<\/p>\n

\"\"Avete un quadro a livello internazionale? <\/strong><\/p>\n

Prima di tutto preciserei il concetto di violenza che ormai sta cambiando ed \u00e8 molto pi\u00f9 esteso di prima. Non si parla pi\u00f9 solo di violenza sessuale contro le donne, ma di un fenomeno che tocca tutte noi in diversi modi e in diverse fasi della vita, dalla violenza psicologica a quella economica, e che pu\u00f2 essere opera di diversi \u201cagenti\u201d come la famiglia, ma anche l\u2019autorit\u00e0, le istituzioni, la scuola, il lavoro.E alla base di ogni violenza di genere c\u2019\u00e8 comunque la discriminazione, che pu\u00f2 essere annientata solo con una reale uguaglianza tra donne e uomini sia nella sfera privata che in quella pubblica, con un bilanciamento di potere in politica e ai vertici delle aziende.<\/p>\n

A fronte di questi auspici, c\u2019\u00e8 un aumento globale degli omicidi contro le donne.<\/strong><\/p>\n

\"\"Oggi c\u2019\u00e8 una maggiore consapevolezza e attenzione sul fenomeno, per cui la morte violenta di una donna, o la sua scomparsa, viene osservata per capire se va da classificata come un delitto di genere. Nel corso degli anni molti paesi, non tutti, hanno sviluppato leggi che considerano il femminicidio un crimine e stiamo cercando di rendere gli Stati responsabili di questa situazione per combattere il fenomeno.Quello per\u00f2 che mostra il numero crescente di femminicidi, \u00e8 che le donne sono ancora a rischio e che i governi del mondo devono creare efficaci procedure politiche per salvare la vita delle donne. Ma, come dicevo prima, se anche i governi\u201cdemocratici\u201drestano con un\u2019idea patriarcale del potere, \u00e8 normale che le misure per proteggere le donne non verranno mai messe in atto.<\/p>\n

Anche la tratta di donne e minori costrette alla prostituzione con stupri e violenze inaudite, sono una dimostrazione della discriminazione di genere?<\/strong><\/p>\n

\"\"<\/strong>Le migrazioni sono state un fattore di aumento del rischio di abuso per le donne, ma oltre a questo bisogna mettere in conto il trattamento che i governi riservano a chi non ha uno status legale o i documenti in regola, anche se sta scappando da una guerra o dalla fame, che nel caso delle donne diventa una discriminazione doppia, eilrischiodisubireoaccettareviolenzeperviadell\u2019impossibilit\u00e0dichiedereaiutoin un contesto gi\u00e0 ostile, \u00e8 enorme. Lo standard che molti governi hanno, cio\u00e8 la corruzione e l\u2019inefficienza sull\u2019immigrazione, contribuisce poi a favorire le bande di trafficanti del sesso. Credo che le donne che vivono in povert\u00e0, ignoranza, in contesti violenti nei loro paesi, abbiano diritto a cercare migliori condizioni ma i rischi oggi sono altissimi sempre.<\/p>\n

E chi aiuta rischia?<\/strong><\/p>\n

C’\u00e8 stato un caso che mi ha fatto capire anche quanto sia rischioso. Una donna, sposata con un uomo che lavorava con la polizia per fare il \u201clavoro sporco\u201d, era stata testimone di molti crimini e lei stessa aveva subito una mutilazione che il marito le aveva inferto per mostrarle come lei fosse di sua propriet\u00e0. Era terrorizzata e quando cap\u00ec che l\u2019avrebbe uccisa, lo denunci\u00f2. La polizia era divisa tra agenti onesti e quelli corrotti che avevano rapporti con l’uomo, e la donna, rimasta in mezzo a questa guerra, ci chiese aiuto. Io cercai di coordinarmi con un rifugio di una citt\u00e0 vicina per metterla in salvo. Lei era nascosta a casa dei genitori, ma riceveva continuamente minacce di morte. Riuscimmo a farla partire in auto insieme a persone sicure, spedendo la sua famiglia in due citt\u00e0 diverse, ma fu necessario adottare misure speciali con una forte mobilitazione di personale.<\/p>\n

\"\"<\/p>\n

Lei ha fatto un\u2019inchiesta su Ciudad Jarez, la citt\u00e0 messicana tristemente nota per il numero di femminicidi. <\/strong><\/p>\n

Ciudad Juarez \u00e8 stata l’anticipazione dell\u2019inferno che oggi viviamo in Messico: una citt\u00e0 sul confine con gli Usa che prolifer\u00f2 negli anni ’80 con fabbrichette e laboratori messi su da compagnie straniere. La gente veniva dall’America Centrale per lavorare o per attraversare la frontiera con gli Usa, gente senza radici in una citt\u00e0 nel deserto, priva di reti sociali e dove in poco tempo si consolid\u00f2 traffico d’armi, droga, auto rubate, con l\u2019insediarsi di bande su tutto il territorio. Alcune donne immigrate cominciarono a lavorare come prostitute in bar chiamati Cantinas, dove per\u00f2 nessuno che le conosceva abbastanza per accorgersi della loro scomparsa o addirittura per riconoscerne cadaveri in caso di morte. Le uccisioni di donne in quanto tali, cio\u00e8 i femminicidi, iniziarono a essere documentati dal \u201893 da Esther Chavez Cano, che not\u00f2 una strana sistematicit\u00e0: le donne venivano ammazzate e i loro corpi abbandonati nel deserto dove svanivano le tracce per individuare gli autori del crimine.<\/p>\n

Le sparizioni di donne erano quotidiane: gli uomini non consideravano le donne come persone, usavano i loro corpi e le uccidevano gettandole via<\/p><\/blockquote>\n

Si scopr\u00ec che molte restavano prigioniere per mesi, sottoposte a sistematici stupri. Una volta 8 corpi tutti insieme furono trovati in una strada.<\/strong> A un certo punto capimmo che un certo numero di delitti erano legati a violenza domestica: grazie all’impunit\u00e0 diffusa, i mariti violenti uccidevano le mogli imitando le modalit\u00e0 dei killer per non essere individuati. Ma in Messico ci sono altri luoghi dove ormai le uccisioni di donne sono anche pi\u00f9 numerose rispetto a Ciudad Juarez e nessuno lo sa.<\/p>\n

Il GNWS ha una mappa della violenza sulle donne nel mondo?<\/strong><\/p>\n

\"\"I crimini contro le donne pi\u00f9 diffusi avvengono senza dubbio dentro le mura di casa, e la forma di violenza pi\u00f9 diffusa, con conseguenze devastanti per la salute della donna, \u00e8 la violenza psicologica, seguita dalla violenza economica, quella fisica e infine quella sessuale. In alcune parti del mondo questo schema cambia: quando \u00e8 in corso un conflitto armato il corpo delle donne \u00e8 usato come obiettivo di guerra, e quindi la violenza fisica e sessuale vanno al primo posto con gli stupri di massa.<\/p>\n

Il prossimo convegno?<\/strong><\/p>\n

A Washington dal 27 febbraio al 1 marzo con 1.500 delegate, 90 Workshop, 10 plenarie, 20 tavole rotonde, e tra le tematiche abbiamo le pratiche e la sostenibilit\u00e0 dei rifugi, il reperimento di partners per sostenere i servizi, la questione degli ostacoli e dell’accesso, problemi frontalieri e internazionali, il sostegno agli avvocati e agli attivisti. Insomma, abbiamo ancora tante cose da fare.<\/p>\n

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