{"id":2724,"date":"2013-06-06T03:58:50","date_gmt":"2013-06-06T01:58:50","guid":{"rendered":"http:\/\/blog.ilmanifesto.it\/antiviolenza\/?p=2724"},"modified":"2020-03-03T05:29:26","modified_gmt":"2020-03-03T04:29:26","slug":"194-chi-obietta-mette-in-pericolo-la-vita-delle-donne","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/donnexdiritti.com\/2013\/06\/06\/194-chi-obietta-mette-in-pericolo-la-vita-delle-donne\/","title":{"rendered":"Legge 194: chi obietta mette in serio pericolo la vita delle donne"},"content":{"rendered":"

“Oltre l’80% dei ginecologi \u00e8 obiettore di coscienza e le donne respinte dalle istituzioni tornano al segreto: ventimila le interruzioni di gravidanza illegali calcolate dal ministero della Sanit\u00e0, ma secondo alcune stime sono almeno il doppio. Ambulatori fuorilegge e farmaci di contrabbando”.<\/strong> Con questo input si apre \u00a0“194, cos\u00ec sta morendo una legge. In Italia torna l’aborto clandestino”, l’inchiesta di Maria Novella De Luca, giornalista di Repubblica,\u00a0\u00a0pubblicata 10 giorni fa sul sito del giornale. Qui si legge:<\/p>\n

da Nord a Sud l’aborto legale \u00e8 cancellato e l’80% dei ginecologi non applica pi\u00f9 la 194<\/p><\/blockquote>\n

\"\"In Italia ci sarebbero quindi “Ventimila gli aborti illegali calcolati dal ministero della Sanit\u00e0 con stime mai pi\u00f9 aggiornate dal 2008: quarantamila, forse cinquantamila quelli reali”. Una realt\u00e0 agghiacciante se a questi si aggiungono anche i “Settantacinquemila aborti spontanei nel 2011 dichiarati dall’Istat”, di cui un terzo potrebbe essere il “frutto probabilmente di interventi casalinghi finiti male”.<\/strong>Come nella migliore tradizione di un potere solido e millenario, se una cosa non si riesce a combattere da fuori, basta infiltrarsi bene dentro, come un cancro che mangia e prosciuga un copro vivo, dimorandoci. Questo \u00e8 quello che \u00e8 successo a una legge come quella italiana sulla interruzione volontaria di gravidanza, voluta da un referendum popolare, ribadita con la stessa forza quando fu messa in discussione, e oggi quasi impraticabile qui da noi. Un effetto dell’imbarbarimento, civile e politico, di un Paese, il nostro. Ma cosa succede altrove? Secondo l\u2019Oms (Organizzazione mondiale della sanit\u00e0) <\/strong><\/p>\n

circa 16 milioni di adolescenti, di cui 2 milioni sotto i 15 anni, partoriscono ogni anno nel mondo, mentre 3 milioni rischiano la vita con aborti illegali<\/p><\/blockquote>\n

\"\"<\/strong>In\u00a0uno studio su\u00a0Lancet\u00a0si legge che la met\u00e0 degli aborti nel mondo non avvengono in condizioni di sicurezza e di questi il 98% avviene in paesi dove le leggi sull\u2019aborto sono restrittive. Come ha sottolineato Richard Horton, direttore di\u00a0Lancet, \u201cCondannare, stigmatizzare e criminalizzare l\u2019aborto, non serve: si tratta di strategie crudeli e fallimentari\u201d, perch\u00e9 dove l\u2019aborto \u00e8 consentito, la salute della donne \u00e8 tutelata, mentre dove le leggi lo vietano, la donna mette in pericolo la sua vita affrontando un aborto clandestino.<\/strong><\/p>\n

L\u201982% delle gravidanze indesiderate si verifica in donne che non riescono ad accedere a servizi di pianificazione familiare, e vietare l’aborto non \u00e8 la soluzione, anzi quando una donna interrompe una gravidanza la struttura in cui ha fatto l\u2019intervento propone subito un percorso di contraccezione, cosa che senza dubbio non avviene se l’aborto \u00e8 clandestino. Ecco allora che in Italia, dove la legge c’\u00e8, impedire la sua corretta applicazione equivale realisticamente non a far diminuire gli aborti, ma a mettere in pericolo la vita delle donne.<\/p>\n

Per l’Onu chi impedisce o si rifiuta di praticare una interruzione volontaria di gravidanza, infligge una forma di tortura alla donna<\/p><\/blockquote>\n

e quindi gli Stati devono assicurare alle donne l’accesso alle cure mediche, comprese quelle connesse all’interruzione di gravidanza. Il report\u00a0sulla tortura e altri trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti,\u00a0presentato a Ginevra a marzo, di Juan E. M\u00e9ndez (relatore speciale delle Nazioni Unite), <\/strong>“si concentra su alcune forme di abusi in strutture sanitarie che possono attraversare la soglia di maltrattamenti che equivale a tortura o a trattamento o a punizione crudeli, inumani o degradanti”, tra cui\u00a0M\u00e9ndez cita specificamente la mancanza di accesso all’aborto.<\/p>\n

\"\"<\/p>\n

M\u00e9ndez\u00a0, da tempo attivista dei diritti umani e professore di Diritto presso l’American University, dichiara che “la\u00a0negazione di servizi legali e disponibili come l’aborto e l’assistenza post-aborto”,<\/strong> equivalgono a “maltrattamenti e umiliazioni in contesti istituzionali”.Ma il punto \u00e8 anche un altro perch\u00e9, come osserva la giornalista britannica Laurie Penny \u00a0(New Statesman)\u00a0se \u201cpossiamo scegliere se e quanti figli vogliamo avere e quando averli, possiamo essere sessualmente attive senza timore di una gravidanza, e possiamo essere presenti, in teoria, in ogni ambito della vita pubblica e professionale. Possiamo avere, cio\u00e8, tutti\u00a0i vantaggi di cui gli uomini hanno sempre goduto per puri motivi biologici\u201d. <\/strong><\/p>\n

\"\"Un attacco che non \u00e8 semplice \u201cguerra culturale\u201d<\/strong> ma una vera\u00a0\u00a0\u201ccontrorivoluzione sessuale\u201d che si gioca sulle donne in Europa, in America e nel mondo, anche se con forme diverse e in maniera trasversale. Il recente caso di Beatriz – una ragazza di 22 anni affetta da lupus e\u00a0insufficienza renale, incinta di una bambina\u00a0affetta da\u00a0anancefalia (malformazione che comporta la quasi totale assenza del cranio) – alla quale \u00e8 stato negato l’aborto terapeutico nel Salvador dove l’aborto \u00e8 illegale e che alla fine ha avuto un cesareo alla ventisettesima settima\u00a0da cui \u00e8 uscita una bimba morta,<\/strong> dimostra che il problema non \u00e8 la vita di chi nasce ma il fatto di vietare tassativamente un’interruzione di gravidanza come libera scelta della donna, la cui vita in fondo vale meno che zero (come ha dimostrato il caso Beatriz in cui lei ha rischiato di morire).<\/p>\n

La cosa pi\u00f9 grave per\u00f2 \u00e8 stato il pressing della chiesa cattolica<\/p><\/blockquote>\n

\"\"<\/strong>che, con metodi identici in tutto il Pianeta, ha fatto pressione affinch\u00e9 la donna non ottenesse il permesso di interrompere la gravidanza dalla\u00a0Corte Suprema del paese, a cui Beatriz si era rivolta con un ricorso.\u00a0E qui sono scesi a fianco delle organizzazioni no-choice per impedire l’aborto, anche i vescovi, ribadendo che la vita va difesa fin dal concepimento e dimostrando quindi di mettere in secondo piano la <\/strong>sopravvivenza della madre.<\/strong>\u00a0Da questa prospettiva, la soluzione alle difficolt\u00e0 che incontrano oggi le donne che vogliono interrompere la gravidanza non va cercata in strategie aziendali che disincentivino l\u2019obiezione di coscienza dell\u2019operazione sanitario o che permettano all\u2019operatore sanitario di praticare l\u2019obiezione senza compromette i diritti delle donne, ma contestando la legittimit\u00e0 morale, prima che giuridica, del diritto dell\u2019operatore all\u2019obiezione di coscienza. <\/strong>La difficolt\u00e0 che le donne incontrano nell’applicazione di un loro diritto in Italia, come altrove, non pu\u00f2 essere causata da l\u2019etica professionale del medico che non dovrebbe far valere i propri convincimenti morali quando sono in gioco la salute e i diritti delle persone.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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