{"id":2635,"date":"2013-05-31T20:35:36","date_gmt":"2013-05-31T18:35:36","guid":{"rendered":"http:\/\/blog.ilmanifesto.it\/antiviolenza\/?p=2635"},"modified":"2020-03-03T05:24:34","modified_gmt":"2020-03-03T04:24:34","slug":"litalia-tra-convenzione-di-istanbul-e-raccomandazioni-cedaw-ma-siamo-sicuri-che-questo-governo-riuscira-a-contrastare-davvero-il-femminicidio","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/donnexdiritti.com\/2013\/05\/31\/litalia-tra-convenzione-di-istanbul-e-raccomandazioni-cedaw-ma-siamo-sicuri-che-questo-governo-riuscira-a-contrastare-davvero-il-femminicidio\/","title":{"rendered":"Ratifica Convenzione di Istanbul e l’ignoranza in Parlamento"},"content":{"rendered":"

Nel giorno del funerale della giovane F.L. (accoltellata dall\u2019ex fidanzato e poi bruciata viva), il parlamento italiano ha ratificato alla camera la\u00a0Convenzione sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica,<\/em> mentre dopo neanche 24 ore, italiani e italiane sono stati costretti ad assistere attoniti al servizio di una testata nazionale su un servizio pubblico, come il Tg2, che parlava di Franca Rame, morta all\u2019et\u00e0 di 84 anni, come una \u201cpasionaria rossa che approfittava della propria bellezza fisica per imporre attenzione, finch\u00e9 il 9 marzo del 1973 fu sequestrata e stuprata\u201d.<\/p>\n

\"\"<\/strong>Un fatto che fa “il paio” con l’affermazione di ieri del professor Paolo Becchi del M5S, che, alla Zanzara su Radio 24, ha detto spudoratamente: “In Italia non puoi guardare il culo a una ragazza che ti accusano di femminicidio”;<\/strong> e con l’affermazione del cardinal Bagnasco \u00a0per il quale il femminicidio sarebbe un “comportamento inaccettabile e assolutamente deprecabile, frutto della diseducazione e di una cultura che sempre pi\u00f9 esalta le emozioni, crea sensazioni forti che a un certo momento prendono il sopravvento sulla ragione”. Un contesto, quello italiano, in cui \u00e8 difficile affrontare davvero la violenza contro le donne, sia perch\u00e9 in Italia si \u00e8 ancora lontani dalla percezione reale di cosa sia questa violenza, sia perch\u00e9 la prepotenza culturale maschile sostiene che lo stupro pu\u00f2 essere anche un castigo, una punizione, o comunque un evento, che una donna bella deve mettere in conto.<\/p>\n

Ma cosa vuol dire ratificare una Convenzione come quella di Istanbul (ora al senato) in un Paese come questo, e cosa davvero significa affrontare la violenza contro le donne \u2013 femminicidio? Un “problema” di cui ormai chiunque parla anche senza sapere, fino a farne pura propaganda, con il rischio di far rimanere questa ratifica cos\u00ec importante come una pericolosa mossa di facciata.<\/strong><\/p>\n

Una ratifica che arriva perch\u00e9 grazie al pressing della societ\u00e0 civile e A una corretta informazione sul femminicidio<\/p><\/blockquote>\n

Al di l\u00e0 delle chiacchiere, \u00e8 ormai\u00a0chiaro che la violenza maschile contro le donne \u00e8 un fenomeno che pervade il Pianeta e non da adesso, e che su questo ci si concentra a livello internazionale, sia con le Nazioni Unite, che quest\u2019anno ha redatto un documento unanime contro la violenza su donne e bambine (CSW, 8\/15 marzo),<\/strong> sia con il Consiglio d\u2019Europa (Convenzione sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica)<\/em>, che hanno sentito il bisogno di dare disposizioni organiche in merito, previa consultazione delle Ong e delle associazioni che di questo si occupano.<\/p>\n

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Rashida Manjoo<\/figcaption><\/figure>\n

In pi\u00f9 a novembre del 2012 a Vienna, l\u2019Academic Councilon United Nations System (ACUNS), ha redatto un documento sul femmicidio (da non confondere femminicidio), in cui esperte internazionali come Diana EH Russell<\/strong> (criminologa statunitense che ha coniato il termine) insieme a Michelle Bachelet<\/strong> (ex UN Women), Rachida Manjoo<\/strong> (relatrice speciale dell\u2019ONU sulla violenza contro le donne), hanno discusso in un simposio di studiose ed esperte, della radice di genere delle varie forme di violenza contro le donne che portano fino alla loro uccisione in quanto donne.<\/p>\n

Nel rapporto finale, si pu\u00f2 leggere che il femmicidio \u00e8 l’ultima forma di violenza contro le donne<\/p><\/blockquote>\n

\"\"Le sue molte cause sono radicate nelle relazioni di potere storicamente ineguali tra uomini e donne, e nella discriminazione sistemica basata sul genere. Per considerare un caso come femmicidio, ci deve essere l’intenzione implicita di svolgere l\u2019omicidio e un collegamento dimostrato tra il crimine e il genere femminile della vittima. Finora, i dati sulla femmicidio sono altamente inaffidabili e il numero stimato di donne che sono state vittime di femmicidi variano di conseguenza. I femminicidi avvengono in ogni paese del mondo. La pi\u00f9 grande preoccupazione relative al femminicidio \u00e8 che questi omicidi continuano ad essere accettati, tollerati o giustificati come fossero la norma\u201d<\/strong>. La Special Rapporteur dell\u2019Onu, Rashida Manjoo, ha inoltre redatto e presentato al Consiglio dei diritti umani, che si \u00e8 svolto a Ginevra lo scorso giugno, il primo \u201cRapporto tematico sul femminicidio\u201d. Il tutto a dimostrazione che la violenza maschile contro donne e bambine, che pu\u00f2 portare alla morte \u201cdi genere\u201d,<\/p>\n

\u00e8 un problema di dimensioni planetarie storicamente basato sulla discriminazione e sul pregiudizio culturale della superiorit\u00e0 del maschio<\/p><\/blockquote>\n

E anche se non ce ne accorgiamo adesso, \u00e8 un dato di fatto che in questo momento l\u2019attenzione su questa violazione dei diritti umani, che \u00e8 una conseguenza dei rapporti diciamo \u201csbilanciati\u201d dei generi, non viene posta solo dai movimenti femministi ma da un panorama molto pi\u00f9 ampio per una pi\u00f9 ampia consapevolezza su fenomeno trasversale a culture e societ\u00e0 diverse tra loro, ed esteso a ogni classe sociale e a ogni et\u00e0. Dico questo come premessa perch\u00e9 per affrontare la violenza maschile sulle donne \u2013 femminicidio, bisogna prima di tutto avere chiara la sua radice che \u00e8 nella discriminazione di genere, plateale nel radicamento degli stereotipi in tutti gli ambiti, da quello sociale, privato, politico, ovunque.<\/strong>\u00a0Perch\u00e9 altrimenti un ragazzo \u201cgeloso\u201d dovrebbe bruciare viva una ragazzina di 15 anni<\/a>? O perch\u00e9 un uomo dovrebbe appoggiare la nuca a quella della moglie e sparare nel cervello di entrambi una pallottola, per il fatto che forse lei potrebbe avere un\u2019altra relazione (come il caso del poliziotto di Cadoneghe, nel Padovano<\/a>)?<\/p>\n

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L’aula della camera nella giornata della votazione per la ratifica della Convenzione di Istanbul<\/figcaption><\/figure>\n

La cultura maschile e maschilista non \u00e8 un vezzo, un optional, ma fa parte di un sistema ben saldo sulla convinzione dell\u2019inferiorit\u00e0 della donna e del controllo su di lei, ed \u00e8 funzionale a un potere che gli uomini non vogliono assolutamente condividere (malgrado siano anche meno numericamente). Una donna che sta a casa, che cura i figli, che fa la spesa e cura gli anziani, una donna che si accontenta di un mezzo salario,<\/strong> che si adatta a fare un lavoro precario e mal pagato, che si ritrova a essere ricattata dal datore di lavoro e sta zitta perch\u00e9 non pu\u00f2 perdere quei soldi, che ha paura a separarsi da un marito violento perch\u00e9 dipendente economicamente o perch\u00e9 ha paura di non vedere pi\u00f9 i figli, e che infine rinuncia non solo al potere ma anche ai suoi diritti fondamentali, \u00e8 un risparmio per lo Stato e un jolly per ogni uomo.<\/p>\n

\"\"<\/strong>Per questo educare ogni bambina attraverso l\u2019oscurantismo delle sue simili nei libri di testo che \u00e8 costretta a studiare a scuola, forgiare la sua personalit\u00e0 nutrendola a piene mani della cultura del “principe azzurro”, \u00e8 un modo sicuro per l\u2019introiezione totale di un modello maschilista<\/strong>. Cos\u00ec, inconsapevole dei propri diritti e del suo protagonismo in questo mondo che per pi\u00f9 della met\u00e0 \u00e8 popolato da sue simili, la \u201cfemmina\u201d diventer\u00e0 innocua, soprattutto se poi nella sua vita continuer\u00e0 a essere completamente immersa in una cultura che ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, la far\u00e0 apparire come \u201cseconda\u201d a un qualsiasi uomo. Naturalmente a tutto c\u2019\u00e8 un limite e le donne si sono organizzate scoperchiando questo enorme vaso di Pandora. Ma cos\u2019\u00e8 un secolo di rivendicazioni in confronto a millenni di \u201csottomissione\u201d?<\/p>\n

\"\"<\/p>\n

In Italia, che a livello di cultura machista potrebbe essere un modello, il pregiudizio verso l\u2019inferiorit\u00e0 femminile \u00e8 talmente radicato nella societ\u00e0 che anche l\u2019occhio pi\u00f9 attento non si rende conto di quanto la discriminazione di genere sia una costante dal primo giorno in cui nasci femmina: in famiglia, nella scuola, a lavoro, nelle istituzioni, nei rapporti con gli amici, per strada, e non bisogna essere dei geni per dire che questa \u00e8 gi\u00e0 una forma di violenza.<\/strong> Perch\u00e9 la discriminazione di genere \u00e8 gi\u00e0 di per s\u00e9 una violenza. E\u2019 una violenza il fatto di camminare per strada e essere considerata un “culo” o delle “tette” che camminano, ricevere commenti pesanti, studiare e imparare a memoria libri di testo in cui il proprio genere \u00e8 completamente cancellato, essere discriminate da parte dei propri genitori di fronte a fratelli maschi, sottostare alle avance di un datore di lavoro per non perdere il posto, essere educate alla remissione e ad autoconsiderarsi un oggetto da conquistare e possedere. Ma quanti sono consapevoli di questo? Sicuramente delle 545 persone che hanno votato marted\u00ec 28 maggio la ratifica italiana della Convenzione di Istanbul alla camera, molto poche.<\/p>\n

\u00a0Il dibattito sul femminicido in quell’aula per la ratifica \u00e8 stato a tratti imbarazzante<\/p><\/blockquote>\n

Tra tutti i convegni che ho seguito sul tema, la discussione di marted\u00ec, che si \u00e8 svolto in un\u2019aula che dovrebbe essere all\u2019altezza per poter prendere decisioni cos\u00ec importanti per tutte le donne, \u00e8 stato sorprendente. Al di l\u00e0 delle posizioni politiche, con una destra sbilanciata sull\u2019inasprimento delle pene e della repressione, e una sinistra pi\u00f9 concentrata sulla prevenzione e la tutela delle donne, in una parte degli interventi c\u2019\u00e8 stato un susseguirsi di errori, superficialit\u00e0 d\u2019analisi, e soprattutto scarsa consapevolezza di quello che davvero succede nella realt\u00e0 e scarsa conoscenza riguardo ci\u00f2 di cui si stava parlando.<\/strong> Si capiva che non tutti quelli che intervenivano si erano davvero letti queste tredici pagine, e molti dimostravano di non aver ancora capito che il femminicidio non \u00e8 solo l\u2019uccisione della donne con movente di genere (il femmicidio \u00e8 classificato come atto criminale in s\u00e9), ma tutte le violenze che una donna pu\u00f2 subire in una vita.<\/p>\n

Una camera dove l\u2019esponente della Lega\u00a0 Molteni continuava a pronunciare \u00a0\u201cviolenza sessuale\u201d dimostrando di non sapere l\u2019abc<\/p><\/blockquote>\n

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e cio\u00e8 che quella sulle donne \u00e8 stata classificata gi\u00e0 da tempo come violenza fisica, economica e psicologica (e anche sessuale) e che per questo si declina come \u201cviolenza contro le donne\u201d. Con mio sommo stupore ho sentito l\u2019esponente del M5S, Giulia Di Vita, dire testualmente che \u201c troppo spesso la questione della violenza sulle donne viene affrontata generalmente con un approccio per cos\u00ec dire \u00abfemminista\u00bb,<\/strong> che taglia fuori gli uomini proprio in quanto uomini, e si rivolge alle donne come unica parte in causa\u201d, un\u2019affermazione che ignora completamente non solo che le associazioni femministe lavorano con gli uomini ormai da tempo, ma che sulla violenza le associazioni (sempre femministe) lavorano con programmi specifici sugli offender. Ho sentito l\u2019onorevole Roberto Capelli dire che \u201cil Centro Democratico ha presentato una legge che commina la pena dell’ergastolo a chi si macchia del reato di femminicidio o di omicidio nei confronti dei bambini, ed aumenta inoltre le pene previste per lo\u00a0stalking<\/em>\u201d<\/strong>, e aggiungere a questo che \u201c\u00e8 arrivato il momento di pagare un debito millenario, e ancora il percorso \u00e8 lungo ed \u00e8 appena iniziato\u201d, come se l\u2019affrontare la violenza sulle donne fosse una questione di vendetta.<\/p>\n

\"\"<\/p>\n

In realt\u00e0 la cosa pi\u00f9 delicata sar\u00e0 l\u2019implementazione della Convezione di Istanbul, per la quale servono fondi specifici, dato che non pu\u00f2 essere neanche immaginata a costo zero, ma anche una forte consapevolezza del fenomeno che si va ad affrontare. Sia la presidente della camera, Laura Boldrini, sia la ministra delle pari opportunt\u00e0, Josefa Idem, hanno dato indicazioni chiare (anche se di diversa natura) su questo<\/strong>: Boldrini, ricordando con un minuto di silenzio il femmicidio di F.L. in apertura del dibattito, ha detto che \u201cla Convenzione che andiamo a ratificare (\u2026), ricorda che \u00abl’uguaglianza di genere\u00a0de iure<\/em>\u00a0e\u00a0de facto<\/em>\u00a0\u00e8 un elemento chiave per prevenire la violenza contro le donne\u00bb\u201d e che \u201cnessuna violenza pu\u00f2 essere debellata fino a quando il rapporto uomo-donna non si liberer\u00e0 di concetti come subalternit\u00e0 e possesso\u201d.<\/p>\n

Mentre Idem, sempre luned\u00ec, ha specificato che \u201cL\u2019approvazione del progetto di legge di ratifica della Convenzione di Istanbul sar\u00e0 un utile strumento per introdurre nel nostro ordinamento adeguate misure di carattere amministrativo e misure di carattere normativo\u201d, <\/strong>e che sta lavorando \u201cper l\u2019istituzione di una\u00a0task force<\/em>\u00a0a livello governativo che riunisca tutti i ministeri interessati – interno, giustizia, salute, lavoro e politiche sociali, istruzione, universit\u00e0 e ricerca ed economia e finanze – ma anche alla predisposizione di un decreto legge governativo sulla violenza contro le donne che affronti, in modo organico e sistemico, il problema sotto il profilo giuridico, culturale e sociale\u201d:<\/strong> il tutto accompagnato da un \u201cosservatorio nazionale sulla violenza di genere e sullo\u00a0stalking<\/em>\u201d.<\/strong> Azioni in cui speriamo che la ministra coinvolga fattivamente le associazioni pi\u00f9 accreditate e con pi\u00f9 esperienza sulla violenza di genere, tra quelle pazientemente ascoltate per 7 ore di fila il 22 maggio.<\/p>\n

\"\"Preme dire subito per\u00f2, a chi nelle istituzioni si presta a mettere mano al problema, che questa Convenzione contiene alcuni punti che questo governo, se davvero vuole risolvere il problema italiano, ha l\u2019obbligo assoluto di mettere in atto: punti che emergono gi\u00e0 in un primo raffronto con la realt\u00e0 della violenza sulle donne in Italia, e che riguardano specifiche mancanze dello Stato italiano nei confronti delle donne e dei minori.<\/strong> Indicazioni che in parte sono gi\u00e0 contenute nelle raccomandazioni del Comitato CEDAW (Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna<\/em>), Convenzione Onu ratificata dal nostro Paese nel 1985 (con adesione al Protocollo opzionale nel 2002), e che l\u2019Italia non ha mai applicato in maniera coerente, tanto da meritarsi, l\u2019anno scorso, la \u201cbacchettata\u201d del Comitato Cedaw,<\/strong> a cui il nostro governo dovr\u00e0 rendere conto a luglio di quest\u2019anno.<\/p>\n

La Convenzione di Istanbul \u00e8 molto avanti e ha un approccio olistico che connette la discriminazione col femminicidio<\/p><\/blockquote>\n

\"\"“Un approccio e un linguaggio \u2013 continua Pomeranzi – che \u00e8 avanti anche rispetto alle Nazioni Unite dove questo tipo di trattazione potrebbe avere addirittura difficolt\u00e0, a partire dalla stessa definizione di femminicidio saldamente basata sul genere, e dalla tipizzazione della violenza sulle donne in tutte le sue forme\u201d (dalla violenza domestica ai matrimoni forzati). Una Convezione che parte da un assunto per cui oltre a condannare \u201cogni forma di violenza sulle donne e la violenza domestica\u201d, riconosce che \u201cil raggiungimento dell\u2019uguaglianza di genere de jure e de facto<\/em> \u00e8 un elemento chiave per prevenire la violenza contro le donne\u201d, la quale si mostra come \u201cuna manifestazione dei rapporti di forza storicamente diseguali tra i sessi, che hanno portato alla dominazione sulle donne e alla discriminazione nei loro confronti da parte degli uomini e impedito la loro piena emancipazione\u201d.<\/strong> Riconoscendo \u201cla natura strutturale della violenza contro le donne, in quanto basata sul genere\u201d, la Convenzione di Istanbul riconosce che \u201cla violenza contro le donne \u00e8 uno dei meccanismi sociali cruciali per mezzo dei quali le donne sono costrette in una posizione subordinata rispetto agli uomini\u201d.<\/p>\n

\"\"<\/p>\n

Non solo, perch\u00e9 qui c\u2019\u00e8 scritto nero su bianco, e \u201ccon profonda preoccupazione\u201d, che \u201cle donne e le ragazze sono spesso esposte a gravi forme di violenza, tra cui la violenza domestica, le molestie sessuali, lo stupro, il matrimonio forzato, i delitti commessi in nome del cosiddetto onore e le mutilazioni genitali femminili\u201d, un pacchetto che costituisce \u201cuna grave violazione dei diritti umani delle donne e delle ragazze, e il principale ostacolo al raggiungimento della parit\u00e0 tra i sessi\u201d<\/strong>.<\/p>\n

A ci\u00f2 si aggiunga che \u201cle donne e le ragazze sono maggiormente esposte al rischio di subire violenza di genere rispetto agli uomini\u201d e che \u201ci bambini sono vittime di violenza domestica anche in quanto testimoni di violenze all’interno della famiglia\u201d. Un elenco di fronte al quale, gi\u00e0 vedendo come stiamo messe, a occhio servirebbe una rivoluzione e non solo culturale.<\/p>\n

Con l\u2019espressione violenza nei confronti delle donne si intende designare una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione contro le donne<\/p><\/blockquote>\n

che provocano, o sono suscettibili di provocare, danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libert\u00e0, sia nella vita pubblica, che nella vita privata\u201d. Inoltre \u201cLa presente Convenzione si applica a tutte le forme di violenza contro le donne, compresa la violenza domestica, che colpisce le donne in modo sproporzionato\u201d,<\/strong> e che comprende \u201ctutti gli atti di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica che si verificano all\u2019interno della famiglia o del nucleo familiare o tra attuali o precedenti coniugi o partner, indipendentemente dal fatto che l\u2019autore di tali atti condivida o abbia condiviso la stessa residenza con la vittima\u201d.<\/p>\n

Una piattaforma molto complessa e articolata che, come gi\u00e0 si pu\u00f2 intuire, deve partire da un ristrutturazione dell\u2019esistente che non pu\u00f2 prescindere da un profondo cambiamento culturale e dall\u2019annullamento del pregiudizio che porta, adesso, nella realt\u00e0 dei fatti, a non avere chiara percezione della violenza e a sottovalutarne anche il rischio di vita: come dimostra il 70% dei femminicidi che in Italia potevano essere evitati, perch\u00e9 gi\u00e0 segnalati come situazioni a rischio.<\/p>\n

\"\"A uno sguardo attento per\u00f2, molte delle indicazioni della Convezione di Istanbul, o almeno il succo di queste, sono gi\u00e0 state suggerite nelle Raccomandazioni Cedaw all\u2019Italia, e anche in quelle della Special Rapporteur dell\u2019Onu sulla violenza di genere, Rashida Manjoo<\/strong>: raccomandazioni che devono per la maggior parte essere ancora messe in atto dal nostro Paese e di cui dovremo rendere conto all’Onu tra un mese (tra tutte abbiamo esplicitato una nuova indagine Istat sulla violenza varata da Fornero e la ratifica di Istanbul che sta procedendo con questo governo).\u00a0E qui sorge una domanda: come far\u00e0 l’Italia a implementare una Convenzione complessa, avanzata e accurata, se non ha ancora riempito le voragini indicate dalla Cedaw e dalla Special Rapporteur, e quindi dall\u2019Onu?<\/p>\n

Il fatto che questo Paese sia molto indietro sulla questione di genere, non \u00e8 soltanto percepibile dai fatti di cronaca o dalla scarsa presenza femminile nei posti apicali, ma anche dal fatto che le istituzioni stesse non sanno a che punto sono. <\/strong>Non hanno cio\u00e8 la percezione reale di quello che succede veramente sulla pelle delle donne e dei bambini, perch\u00e9 oltre ad aprirsi alle associazioni che si occupano in maniera professionale e politica di violenza sulle donne\u2013femminicidio (come stanno cercando di fare Idem e Boldrini), occorre un impegno serio che dia il via a un’inchiesta accurata (una commissione d’inchiesta ad hoc come alcun* senator* hanno esplicitato al presidente Grasso), affinch\u00e9 questa ignoranza di fondo, che rende fertile il terreno a strumentalizzazioni partitiche e di schieramento, scompaia per sempre lasciando il posto a obiettivi chiari e concreti.<\/p>\n

\"\"<\/p>\n

Rispetto all\u2019eventualit\u00e0 di uno sgonfiamento della Convenzione, oltre alla reale difficolt\u00e0 di applicazione in questo contesto, c\u2019\u00e8 gi\u00e0 un campanello d\u2019allarme: ovvero la Dichiarazione contenuta in una nota verbale della Rappresentanza permanente d’Italia<\/em>\u00a0– depositata al momento della firma dello strumento, il 27 settembre 2012 – in cui si recita che: \u201cItalia dichiara che applicher\u00e0 la Convenzione, in conformit\u00e0 con i principi e le disposizioni della Costituzione italiana\u201d. Una nota che era scaturita dal dibattito che ci fu al senato il 22 settembre, prima della firma alla Convenzione di Istanbul, e in cui il centro destra aveva avanzato riserve sulla Convenzione, tra cui anche il fatto che potesse essere non in sintonia con la nostra Costituzione, in quanto all’articolo 29 si recita: \u201cLa Repubblica riconosce i diritti della famiglia come societ\u00e0 naturale fondata sul matrimonio\u201d.<\/strong> (art.29 Cost. II comma), e \u201cIl matrimonio \u00e8 ordinato sull’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unit\u00e0 familiare”\u00a0(art.29 Cost. II comma).<\/p>\n

\"\"Una\u00a0discussione, quella di settembre, che chiese al Governo Monti di procedere ad un approfondimento al fine di verificare, in vista della firma della Convenzione, che l’interpretazione fosse conforme ai principi del diritto naturale e alle norme della Carta costituzionale.\u00a0Gallone (PdL)<\/em> aveva detto che \u201cCi sono valori irrinunciabili, quali il valore della famiglia, il valore etico e morale di alcuni comportamenti, che devono essere sanciti dalle norme contenute nella Convenzione\u201d, mentre Bodega (Misto-SGCMT)<\/em> aveva parlato di \u201crischi di delegittimazione che incombono sul focolare domestico quando viene statisticamente e grossolanamente dipinto come il luogo privilegiato della violenza sulle donne\u201d, aggiungendo che \u201cla nostra Costituzione proclama e difende l’essenziale funzione familiare della donna, e che negare o sminuire tale specificit\u00e0 consapevole costituirebbe di per s\u00e9 un attentato alla realizzazione personale e dunque agli stessi diritti umani dei cittadini di sesso femminile\u201d<\/strong>. Pi\u00f9 o meno in linea con quanto detto da Bagnasco ieri sulla famiglia, esclusivamente composta da “un pap\u00e0 e una mamma”, i quali\u00a0\u201cdavanti a un insuccesso affettivo, un tradimento, una difficolt\u00e0 sul lavoro, tutte cose che fanno parte della vita”, sarebbero preda di una cultura <\/em>(verebbe da chiedere quale) che “esaspera il mondo emozionale” per cui “tutto diventa possibile\u201d.<\/p>\n

\"\"La nota verbale \u201cItalia dichiara che applicher\u00e0 la Convenzione, in conformit\u00e0 con i principi e le disposizioni della Costituzione italiana\u201d, contiene gi\u00e0 ambiguit\u00e0 e riserve, sia perch\u00e9 nella applicazione della Convenzione si potr\u00e0 ritirare fuori l\u2019incostituzionalit\u00e0 di alcuni punti, per esempio quello sulla famiglia – che \u00e8 invece il fulcro perch\u00e9 si affronta la violenza domestica – sia sulla parola \u201cgenere\u201d, che \u00e8 un altro fulcro della Convenzione. Come ha spiegato bene Pia Locatelli (Pd) marted\u00ec durante il dibattito in aula, l\u2019articolo 3 della Convenzione di Istanbul dice infatti: “Con il termine di genere ci si riferisce a ruoli, comportamenti e attivit\u00e0 socialmente socialmente costruiti, che una determinata societ\u00e0 considera appropriati per uomini e donne”, e allora perch\u00e9 “il nostro Governo ha ritenuto che questa definizione fosse troppo ampia e incerta e presentasse profili di criticit\u00e0 con l’impianto costituzionale italiano\u201d? Eppure con il termine \u201cgenere\u201d<\/strong> ci si riferisce a ruoli, comportamenti, attivit\u00e0 e attributi socialmente costruiti che una determinata societ\u00e0 considera appropriati per donne e uomini, e l\u2019espressione<\/p>\n

\u201cviolenza contro le donne basata sul genere\u201d designa qualsiasi violenza diretta contro una donna in quanto tale<\/p><\/blockquote>\n

Ma \u00e8 la stessa Dorina Bianchi (Pdl)<\/strong> a spiegare che \u201cla parola genere, che appare en passant<\/em> nell\u2019articolo 3, non esiste, in quanto le leggi italiane parlano di uomo e donna, di sesso femminile e maschile e l\u2019articolo 3 \u00e8 molto ambiguo”. Nel senso che per lei, espressioni come: “per\u00a0violenza nei confronti delle donne si intende designare una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione contro le donne, comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere“<\/em>, non ha senso perch\u00e9 \u201cnon si capisce l\u2019esigenza di introdurre questa parola in una Convenzione che deve tutelare le donne\u201d. Forse perch\u00e9 ci sono dei problemi di tipo culturale, i cosiddetti stereotipi di genere, da cui la stessa Convenzione di Istanbul parte (e come ampiamente dimostrato sopra)?<\/p>\n

Proprio il governo Monti aveva depositato al Consiglio d\u2019Europa quella nota verbale, riproposta alla votazione di un ordine del giorno accolto alla camera marted\u00ec, per l\u2019esistenza di \u201cprofili di criticit\u00e0 con l\u2019impianto costituzionale italiano\u201d<\/strong>. Fra i promotori l\u2019onorevole di Scelta Civica, Paola Binetti, che ha dichiarato: \u201cNon si sentiva alcun bisogno di introdurre il concetto di genere in un trattato in cui al centro dell\u2019attenzione c\u2019\u00e8 la donna in evidente e chiara contrapposizione con il maschio, vittima e aggressore\u201d.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

Nel giorno del funerale della giovane F.L. 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