{"id":23454,"date":"2023-02-17T09:02:01","date_gmt":"2023-02-17T08:02:01","guid":{"rendered":"https:\/\/donnexdiritti.com\/?p=23454"},"modified":"2023-03-14T10:36:03","modified_gmt":"2023-03-14T09:36:03","slug":"perche-larte-e-rivoluzionaria-quando-le-donne-diventano-storia","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/donnexdiritti.com\/2023\/02\/17\/perche-larte-e-rivoluzionaria-quando-le-donne-diventano-storia\/","title":{"rendered":"Perch\u00e9 l’arte \u00e8 rivoluzionaria quando le donne diventano storia"},"content":{"rendered":"

\u00c8 possibile raccontare la Storia dell\u2019Arte da un punto di vista non egemone, ovvero non androcentrico e quindi ripulita dall\u2019impronta patriarcale? Possiamo riscrivere questa storia capovolgendo la sua lettura e mettendo le artiste nella posizione che merita senza alcuna discriminazione di genere? Certo, si pu\u00f2.<\/p>\n

\"\"E questo \u00e8 stato l\u2019intento di Paola Ugolini<\/strong> che nel libro \u201cArtiste Italiane e Femminismo. <\/strong>Per una rilettura non egemone della Storia dell\u2019Arte\u201d<\/strong> (Collana le Chiavi dell\u2019Arte Christian Marinotti Editore) costruisce un percorso visivo in cui l\u2019arte declinata al femminile diventa progetto non solo artistico, ma soprattutto politico, sociale e di genere. Tra i numerosi percorsi che possono essere tracciati per vicinanza geografica, temporale o stilistica, l\u2019autrice seleziona un gruppo significativo di artiste che hanno operato in Italia dalla prima met\u00e0 del Novecento a oggi<\/strong> e delle quali mette in evidenza tutta una serie di articolazioni estetico-politiche che hanno fatto dell\u2019arte un campo per esprimere aspirazioni sociali, urbane ecologiche e femministe tanto radicali quanto oggi rimosse.<\/p>\n

Anni ’20: Bice Lazzari e Carol Rama<\/strong><\/h4>\n
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Bice Lazzari<\/figcaption><\/figure>\n

L\u2019indagine comincia con due artiste: la veneziana Bice Lazzari<\/strong> e la torinese Carol Rama<\/strong> che, pur non facendo parte del femminismo militante, con le loro scelte di vita fuori dagli schemi hanno agito in prima persona la liberazione dai codici comportamentali imposti dal patriarcato. Entrambe hanno cominciato a operare in Italia negli anni Venti del Novecento<\/strong>, ovvero nel periodo in cui \u00e8 pi\u00f9 pressante l\u2019obbligo per una donna di aderire al modello dell\u2019angelo del focolare e si sono cimentate con ambiti creativi ritenuti esclusivamente maschili, come l\u2019arte astratta e l\u2019erotismo.<\/p>\n

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Carol Rama, Dorina<\/figcaption><\/figure>\n

Il surrealismo di Claude Cahun<\/strong><\/h4>\n
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Carol Rama<\/figcaption><\/figure>\n

Nonostante questo libro abbia come titolo Arte e Femminismo in Italia un capitolo \u00e8 dedicato ad un\u2019artista francese che non ha avuto rapporti con il Belpaese, la fotografa e scrittrice surrealista Claude Cahun<\/strong>. Questo personaggio controverso e ancora oggi poco conosciuto ha avuto la fortuna di trovarsi a Parigi nel decennio pi\u00f9 libero e all\u2019avanguardia del secolo, i ruggenti Anni Venti, che nella capitale francese sono stati un\u2019incredibile fucina creativa per letterati, artisti, registi e poeti.<\/p>\n

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Claude Cahun<\/figcaption><\/figure>\n

Rispetto alla grettezza della cultura patriarcale fascista, che ha dominato l\u2019Italia dal 1924 alla fine della Seconda guerra Mondiale, che non solo aveva confinato le donne fra le mura di casa ma aveva imposto un modello sociale fondato sulla famiglia \u201cnaturale\u201d<\/strong> spedendo al confine dissidenti, liberi pensatori e omosessuali. La capitale francese nello stesso periodo vive invece il suo momento di massimo splendore intellettuale e libert\u00e0 di costumi.<\/p>\n

Claude Cahun e le sue sperimentazioni fotografiche e letterarie ne fanno la rappresentante perfetta di quelli Anni Folli<\/em> dove lei si autoritrae come soggetto neutro, anticipando di un secolo l\u2019estetica Queer<\/em><\/p><\/blockquote>\n

Il dopoguerra in arte\u00a0<\/strong><\/h4>\n
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Carla Accardi<\/figcaption><\/figure>\n

Nel dopoguerra muoviamo verso Roma e verso Carla Accardi<\/strong>, unica donna del gruppo di pittori astrattisti Forma Uno, fondamentale per lo sviluppo delle teorie femministe in Italia il suo rapporto con Carla Lonzi con cui fonda nel 1970 Rivolta Femminile<\/strong>, primo gruppo femminista separatista italiano che fa dell\u2019autocoscienza il proprio strumento di presa di coscienza. Sempre a Roma, negli anni Sessanta e Settanta<\/strong>, opera l’artista americana Suzanne Santoro<\/strong> che conduce una radicale, e all\u2019epoca mal compresa, ricerca sulla rappresentazione dell\u2019organo sessuale femminile nella tradizione delle arti visive, fondamentale per i rapporti tra arti figurative e femminismo la sua militanza sia in Rivolta Femminile che nella Cooperativa del Beato Angelico.<\/p>\n

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Carla Accardi, Senza titolo<\/figcaption><\/figure>\n

A Torino c\u2019\u00e8 Marisa Merz<\/strong>, unica artista donna di un gruppo \u201cmuscolare\u201d quale quello degli artisti poveristi; il suo lavoro, apparentemente delicato, si fonde con l\u2019esperienza della vita, con la maternit\u00e0 vissuta anche come momento di crisi e con l\u2019ambiente domestico che diventa luogo di creativit\u00e0 e di resistenza all\u2019omologazione.<\/p>\n

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Marisa Merz<\/figcaption><\/figure>\n

La rosa si amplia con altri nomi altrettanto rivoluzionari: Tomaso Binga, Greta Sh\u00f6edl, Ketty La Rocca e Lucia Marcucci,<\/strong> con loro la performance e la poesia verbo-visiva diventano militanti per destrutturare il linguaggio e la sua rappresentazione fino a trasformarlo in strumento di lotta; Marina Abramovic e Ulay<\/strong>, una coppia fuori dagli schemi che ha trasformato la loro relazione privata in opera d\u2019arte, dalla prima performance in Italia durante la Biennale di Venezia del 1976 alla fine del loro rapporto umano e professionale sulla Grande Muraglia Cinese nel 2017.<\/p>\n

A Milano e a Roma troviamo rispettivamente Marinella Pirelli e Laura Grisi che sono fra le pioniere in Italia delle sperimentazioni visive con l\u2019utilizzo della cinepresa<\/p><\/blockquote>\n

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Marina Abramovic e Ulay<\/figcaption><\/figure>\n

In Austria Renate Bertlmann<\/strong> usa l\u2019erotismo come strumento di lotta e di empowerment <\/em>a partire dalla scandalosa performance Deflorazione in quattordici stazioni<\/em> presentata alla Settimana della performance di Bologna nel 1977.<\/p>\n

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Renate Bertlmann<\/figcaption><\/figure>\n

A Bergamo c\u2019\u00e8 Mariella Bettineschi<\/strong> che dai primi anni Ottanta sperimenta una serie di linguaggi artistici spaziando dal ricamo alla fotografia con cui dal 2008 comincia la serie dell\u2019Era Successiva un work in progress sulle icone femminili della Storia dell\u2019arte dallo sguardo raddoppiato. Negli Stati Uniti, a Providence nella sede della Rhode Island School of Design c\u2019\u00e8 la giovane e talentuosa Francesca Woodman<\/strong> che alla fine degli anni Settanta arriva con una borsa di studio nella capitale d\u2019Italia, dove realizza una serie di scatti fondamentali per lo sviluppo della sua ricerca artistica basata sull\u2019autorappresentazione.<\/p>\n

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Renate Bertlmann, Knife Breast<\/figcaption><\/figure>\n

La Roma Contemporanea<\/strong><\/h4>\n
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Silvia Giambrone<\/figcaption><\/figure>\n

Nella Roma del contemporaneo c\u2019\u00e8 oggi Silvia Giambrone<\/strong>, artista militante che attraverso l\u2019uso di diversi medium compie un lavoro scavo all\u2019interno dei rapporti di coppia, la sua \u00e8 un\u2019indagine di archeologia domestica per indagare la violenza di genere e l\u2019assuefazione che porta gli esseri umani ad accettarla.<\/strong> Opera nel mondo Marinella Senatore<\/strong> che con la sua School of Narrative Dance ha coinvolto dal 2012 ad oggi circa sei milioni di persone nelle sue parate, con lei l\u2019arte relazionale crea comunit\u00e0 annullando la figura dell\u2019artista creatore.<\/p>\n

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Silvia Giambrone, Eredit\u00e0<\/figcaption><\/figure>\n
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Jenny Saville<\/figcaption><\/figure>\n

A New York Jenny Saville<\/strong> (in copertina Strategy<\/em>) con la sua pittura ispirata ai maestri rinascimentali ma fatta di carne e di sangue rovescia i canoni estetici della rappresentazione del corpo femminile e della maternit\u00e0. A Palermo vivono Claire Fontaine,<\/strong> all\u2019anagrafe Fulvia Carnevale, e James Thornhill<\/strong>, duo nella vita e nelle pratiche, che attraverso il detournement <\/em>e l\u2019ironia hanno trasformato l\u2019arte concettuale in militanza. A Parigi Romina de Novellis<\/strong>, antropologa e performer, e a Torino Elena Mazzi,<\/strong> artista visiva e ricercatrice, operano nell\u2019affascinante e imprescindibile campo dell\u2019eco-femminismo, a Milano Benni Bosetto<\/strong> attraverso il disegno, la scultura e la performance indaga concetti complessi come l\u2019ambiguit\u00e0 tra realt\u00e0 e finzione dando forma ad una narrazione inedita, situata fra l\u2019onirico e il reale, in cui convivono i soggetti nomadi di Rosi Braidotti<\/strong> con le teorie cyborg di Donna Haraway<\/strong>.<\/p>\n

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Jenny Saville, The Mothers<\/figcaption><\/figure>\n

Questo racconto di una Storia dell\u2019Arte diversa da come la si pu\u00f2 trovare nei manuali scolastici, \u00e8 un tentativo, certamente non esaustivo, di tracciare un percorso filtrato attraverso le lenti rosa del femminismo e di una militanza che oggi \u00e8 trans femminista, queer<\/em> ed ecologica. \u00c8 l\u2019indagine di una creativit\u00e0 non situata e osservata da un punto di vista eccentrico, per aprire canali che, insieme alle mostre nelle gallerie e nei musei e agli approfondimenti sempre pi\u00f9 ricchi operati nelle Universit\u00e0 e nelle Accademie<\/strong> nel campo dei gender studies,<\/em> possano continuare a trasmettere e attualizzare nel presente le voci di chi per secoli non ha trovato ascolto.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

\u00c8 possibile raccontare la Storia dell\u2019Arte da un punto di vista non egemone, ovvero non androcentrico e quindi ripulita dall\u2019impronta patriarcale? Possiamo riscrivere questa storia capovolgendo la sua lettura e mettendo le artiste nella posizione che merita senza alcuna discriminazione di genere? Certo, si pu\u00f2. 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