un concetto che ha fatto infuriare l\u2019Egitto, e ha provocato la rottura della rappresentante egiziana alla Commission<\/p><\/blockquote>\n
Mervat Tallawy, che ha replicato ai Fratelli Musulmani, firmando la carta e dichiarando che \u201cLa solidariet\u00e0 internazionale \u00e8 necessaria per dare i poteri alle donne e prevenire quest\u2019aria di repressione\u201d.<\/strong> Tra i punti considerati inammissibili da alcuni paesi islamici c\u2019\u00e8 la\u00a0\u201cpiena uguaglianza nel matrimonio\u201d\u00a0che consente di denunciare il coniuge violento, e la garanzia di\u00a0libert\u00e0 sessuale\u00a0per le ragazze con l\u2019accesso ai contraccettivi. A esprimere contrariet\u00e0 per\u00f2 non sono stati soltanto questi paesi, perch\u00e9 l\u2019alleanza contro le donne \u00e8 uno schieramento intereligioso che ben si trova unito, se necessario, contro il nemico comune.<\/strong> A trovare sconveniente il passaggio sul diritto all\u2019aborto e alla salute riproduttiva delle donne sono stati anche il Vaticano (che ha un seggio all\u2019ONU come Stato non membro osservatore permanente), la Russia e l\u2019Iran che, come hanno gi\u00e0 fatto nell\u2019incontro di Rio+20 l\u2019anno scorso, volevano cassare questa parte.<\/p>\nI dati dell\u2019Onu indicano che 7 donne su 10 subiscono violenza nel corso della vita e 603 milioni di donne vivono in nazioni che non la considerano un reato<\/p><\/blockquote>\n
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I giornali italiani hanno parlato pochissimo di queste due settimane internazionali di lavoro sulla violenza (e quasi nulla su questo importante documento internazionale contro la violenza sulle donne), malgrado l\u2019Italia fosse presente sia a livello istituzionale che con Ong che hanno presentato i vari aspetti del fenomeno nel nostro Paese.\u00a0A questi incontri, che sono durati dal 4 al 15 marzo, la ministra del lavoro Elsa Fornero, con delega alle pari opportunit\u00e0, ha fatto un discorso dove ha evidenziato quello che il nostro Paese, con il governo Monti, ha fatto.<\/p>\n
Ha parlato della violenza domestica e del femminicidio citando i dati della Casa di Bologna, la Convenzione di Lanzarote sui minori adottata da noi, il mandato che ha dato all\u2019Istat per la raccolta di nuovi dati sulla violenza, la firma alla Convenzione del Consiglio d\u2019Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (Istanbul 2011) – a oggi ratificata solo da Turchia, Portogallo e Albania \u2013 ma soprattutto ha elencato una serie di misure che il suo governo avrebbe attuato per contrastare il fenomeno: ma quali? Fornero a New York ha detto pubblicamente che \u201cA livello nazionale, l\u2019Italia ha rafforzato i meccanismi di prevenzione alla violenza, garantito adeguate strutture di assistenza alle vittime e ai loro bambini, <\/strong>accesso a servizi specializzati per donne abusate, e provveduto alla sicurezza e al supporto di cui hanno bisogno queste donne per rompere la spirale della violenza\u201d, specificando che il governo, su questo, ha lanciato \u201cspecifiche iniziative nel 2012\u201d.<\/p>\nMa davvero? Il governo Monti ha fatto questo e noi non ci siamo accorte di nulla?<\/p><\/blockquote>\nElsa Fornero<\/figcaption><\/figure>\nOltre alle Ong, che hanno dato un quadro pi\u00f9 realistico della situazione italiana, alla 57a Commissione dell\u2019UN, ha parlato Susanna Camusso, Segretaria Generale della Cgil, dicendo chiaramente che \u201cle azioni di prevenzione, contrasto e punizione intraprese dai governi e da importanti attori istituzionali non sono state sufficienti a frenare la violenza fino ad ora\u201d.\u00a0Per chi ha partecipato direttamente ai lavori della 57a Commission, come Barbara Spinelli – avvocata penalista di Giuristi democratici esperta di femminicidio – \u201cla sensazione \u00e8 stata che mentre per l\u2019Italia erano presenti molte Ong, per altri paesi le associazioni di donne erano accompagnate da magistrate e affiancate anche da rappresentati istituzionali, per dare un focus a 360 gradi del fenomeno.<\/p>\n
Quello che mi ha positivamente sorpresa \u2013 continua \u2013 \u00e8 stato vedere che alcuni paesi avevano instaurato una vera alleanza tra le istituzioni e le attiviste, e l\u2019ho visto soprattutto nelle donne austriche, norvegesi e zambesi. Nel panel norvegese, per esempio, la ministra (Inga Marte Thorkildsen, ndr<\/i>), ha fatto un discorso molto efficace sulle dinamiche di discriminazione di genere e di come sia importante la lotta al pensiero patriarcale, che permette la violenza contro le donne, anche nei paesi con avanzate politiche sulle pari opportunit\u00e0\u201d<\/strong>. Una situazione ben diversa dall\u2019Italia, dove questa elaborazione cos\u00ec avanzata da parte delle istituzioni non c\u2019\u00e8, e non c\u2019\u00e8 neanche l\u2019umilt\u00e0 di ascoltare i veri bisogni delle donne e dei loro figli, attraverso la voce di chi ci lavora tutti i giorni:<\/p>\nOng che sapendo bene quello che succede nella realt\u00e0, ha anche gli strumenti adatti per pensare a una soluzione concreta<\/p><\/blockquote>\n
Dieci giorni fa Pierluigi Bersani ha presentato gli 8 punti con cui spera di fare un governo con il M5s, e al punto 7 indica una legge contro il femminicidio.<\/strong> Riprendendo il filo di questo discorso, e di tanti che gi\u00e0 abbiamo fatto, mi chiedo perch\u00e9 dobbiamo aspettare di discutere e far passare i tempi di una legge, quando invece qui in Italia servono misure e politiche di prevenzione, tutela e di protezione efficaci e immediate. Perch\u00e9 non approfittare della scadenza del Piano nazionale antiviolenza varato dalla ex ministra delle pari opportunit\u00e0, Mara Carfagna, che \u00e8 appena scaduto e che andrebbe rivisto e rimesso a punto.<\/strong><\/p>\nMara Carfagna<\/figcaption><\/figure>\nCome riporta il documento dell\u2019Onu \u201cIl modo migliore per porre fine alla violenza contro le donne \u00e8 quello di impedire che accada\u201d ma senza aspettare i tempi di una legge che in Italia forse non servirebbe neppure se le istituzioni applicassero bene quelle che gi\u00e0 ci sono (magari con qualche ritocco). Una bella mano la darebbe invece la ratifica della Convenzione di Istanbul, e la reale applicazione da parte delle isituzioni italiane delle raccomandazioni Cedaw e quelle della Special Rapporteur, Rashida Manjoo, e ora anche con il recepimento della nuova Carta dell\u2019Onu sulla violenza. Le indicazioni per un reale contrasto alla violenza sulle donne non mancano, anzi abbondano, e vanno applicate prima che muoiano altre donne, ascoltando attentamente quello che la societ\u00e0 civile ha da dire: lo ha detto alle Nazioni Unite, non ha certo problemi a esprimersi chiaramente con le istituzioni del proprio Paese.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
Pochi giorni fa si \u00e8 conclusa a New York la 57a \u201cCommission on the Status of Women\u201d delle Nazioni Unite dove 193 paesi del mondo hanno firmato una carta storica contro la violenza sulle donne che seppur non vincolante \u00e8 un altro tassello nel contrasto al femminicidio. Nel testo di 17 pagine si condannano la […]<\/p>\n","protected":false},"author":2,"featured_media":11500,"comment_status":"closed","ping_status":"closed","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"footnotes":""},"categories":[8],"tags":[63,201,214,257,588,593,621,801,1109,1155],"yoast_head":"\n
Carta Onu, l'Italia e Fornero - DonnexDiritti<\/title>\n \n \n \n \n \n \n \n \n \n \n \n\t \n\t \n\t \n \n \n \n\t \n\t \n\t \n