{"id":22542,"date":"2022-06-22T17:04:10","date_gmt":"2022-06-22T15:04:10","guid":{"rendered":"https:\/\/donnexdiritti.com\/?p=22542"},"modified":"2022-06-24T15:29:50","modified_gmt":"2022-06-24T13:29:50","slug":"catherine-spaak-a-due-mesi-dalla-morte-la-ribelle-che-ha-pagato-un-prezzo-salato-per-la-sua-liberta","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/donnexdiritti.com\/2022\/06\/22\/catherine-spaak-a-due-mesi-dalla-morte-la-ribelle-che-ha-pagato-un-prezzo-salato-per-la-sua-liberta\/","title":{"rendered":"Catherine Spaak a due mesi dalla morte: la ribelle che ha pagato un prezzo salato per la sua libert\u00e0"},"content":{"rendered":"

Talentuosa, elegante, colta, bellissima. Una donna poliedrica che \u00e8 stata attrice, scrittrice, cantante, giornalista e conduttrice (dal 1985 al 1988 conduce \u201cForum\u201d, dal 1988 al 2002 \u201cHarem\u201d per 15 edizioni su Rai 3). Raffinata, con quell\u2019accento francese che l\u2019ha resa algida e inarrivabile, quella frangetta che per molti \u00e8 stata un simbolo, lei non ha mai avuto paura di uscire dal margine che la societ\u00e0 voleva cucire addosso alle donne<\/strong>, di sparigliare le carte, di ribellarsi all\u2019ordine prestabilito. Morta all\u2019et\u00e0 di 77 anni dopo una lunga malattia Catherine Spaak, l\u2019attrice franco belga nata il 3 aprile 1945 a Boulogne-Billancourt e naturalizzata italiana, era la figlia di Alice Perrier, in arte Claudie Cl\u00e8ves: un’attrice che ha lavorato Henri-Georges Clouzot, e Charles, sceneggiatore notissimo soprattutto negli anni ’30, ed \u00e8 stata musa di tanti registi nella storia del cinema tra gli anni ’60 e ’70.<\/p>\n

La giovane rivoluzionaria<\/strong><\/h4>\n
\"\"
Catherine Spaak<\/figcaption><\/figure>\n

Quando, negli anni \u201960, arriva in Italia, da sola, a quindici anni, ha tanti sogni e una storia diversa da quella delle sue coetanee cresciute nel Belpaese: una libert\u00e0 sconosciuta, un’aria ribelle e spensierata che diventano uno schiaffo a quell’Italietta provinciale, perbenista, ingabbiata in stilemi difficili da scardinare.<\/strong> Spaak \u00e8 sempre stata diversa dalle altre, cresciuta in una famiglia di artisti, infarcita di libri, di storia e di politica: un terremoto in una statica nazione fortemente legata a un paternalismo asfittico, un maschilismo limitante e oscurantista. Nipote di Paul-Henri Spaak, primo ministro belga e segretario generale della Nato negli anni ’50, Catherine \u00e8 anche nipote di Suzanne Lorge, partigiana salvatrice di centinaia di ebrei in Belgio,<\/strong> sorella di Agnes che, dopo aver recitato in una ventina di film, diventa redattrice di moda nelle pagine del settimanale Gioia (ed. Rusconi), poi fotografa.<\/p>\n

Quando lei arriva qui, le donne sono ancora figlie di padri maschilisti, fidanzate di giovani possessivi, mogli di mariti machisti: limitate nelle scelte, negli spostamenti, nella vita<\/p><\/blockquote>\n

\"\"Ed \u00e8 lei stessa a raccontare il suo arrivo difficile nel programma radiofonico \u201cI Lunatici\u201d, su Radio 2: \u201cL\u2019Italia era molto diversa dalla Francia, si stupivano tutti che a 15 anni fossi arrivata da sola, la mia libert\u00e0 era quasi inverosimile. Per quanto riguarda le donne, le regole erano diverse da quelle francesi, si sognava la libert\u00e0, si sognava la patente, si sognava di uscire la sera e fare tardi, ma in Italia la vita delle ragazze della mia et\u00e0 era difficile<\/strong>, c\u2019erano dei genitori severi, delle regole da osservare, erano sorvegliate e poco indipendenti\u201d.<\/p>\n

L’inizio della carriera<\/strong><\/h4>\n

\"\"Debutta in \u201cIl carro armato dell\u20198 settembre\u201d di Gianni Puccini, con un soggetto di Elio Petri e sceneggiato, fra gli altri, da Pier Paolo Pasolini, anche se il ruolo che l\u2019ha resa popolare \u00e8 quello dell\u2019intensa educazione sentimentale di \u201cDolci inganni\u201d (1960)<\/strong>, influenzato dal cinema esistenzialista di Bergman e dalla Nouvelle Vague, di Alberto Lattuada<\/strong>, amico di famiglia. Qui \u00e8 Francesca, una ragazzina che entra nel mondo dei grandi, scopre il desiderio ed esplora la propria sessualit\u00e0 fuori da convenzioni e repressioni. Lattuada si mostra precursore dei tempi trattando l\u2019evoluzione della morale sessuale ma non evita la riflessione sul tessuto sociale, subisce per questo la censura che descrive il suo film “degradante”, tagliando, riscrivendo per rendere pi\u00f9 fruibile un testo troppo spinto<\/strong>.<\/p>\n

Il matrimonio e la sottrazione della figlia piccolissima<\/strong><\/h4>\n

\"\"\u00c8 il 1962 quando la giovane incontra sul set di \u201cLa voglia matta\u201d Capucci: si innamorano e lei resta incinta, ma una gravidanza a 17 anni costituisce uno scandalo, e nel 1963 i due si sposano. Entra a far parte di una famiglia importante, viene ospitata a casa loro ma non si sente mai a suo agio, ha paura, si sente oppressa, tanto che poco dopo la nascita della bambina, Spaak scappa con la figlia. Ma la famiglia Capucci sporge denuncia<\/strong>, e come ricorda la stessa attrice su \u201cIl Giornale\u201d, nel luglio del 2021:<\/p>\n

\u201cFui arrestata a Bardonecchia. In frontiera. Allora c\u2019era la patria potest\u00e0, una donna non era veramente libera. Cos\u00ec mi riportarono a Roma con mia figlia, per tutto il viaggio in braccio a un carabiniere\u201d<\/p><\/blockquote>\n

\"\"
Catherine Spaak e Fabrizio Capucci<\/figcaption><\/figure>\n

Trattata come una criminale, il giudice le toglie la figlia che non rivedr\u00e0 pi\u00f9 la madre se non durante l’ultima fase della sua vita, e lo fa con una motivazione \u00e8 di una crudelt\u00e0 inaudita: Catherine Spaak \u00e8 un\u2019attrice e per questo di dubbia moralit\u00e0<\/strong>. La bambina strappata rimarr\u00e0 con la nonna paterna, e madre e figlia non avranno pi\u00f9 rapporto fino a poco prima della morte dell\u2019attrice. Spaak racconta che nonostante i tanti tentativi fatti con Sabrina \u00e8 stato sempre tutto molto difficile: \u201cNon ci siamo ritrovate mai pi\u00f9. Non sono riuscita a recuperare quello che il magistrato ha rovinato.<\/strong> \u00c8 stata una vendetta. Le hanno ripetuto: La mamma \u00e8 cattiva. Ti ha abbandonato.<\/em> Offese che hanno lasciato segni indelebili\u201d.<\/p>\n

I ruoli fuori dalle regole<\/strong><\/h4>\n

\"\"Fin dall\u2019inizio della sua storia al cinema, Catherine Spaak viene scelta per interpretare ruoli di donne ribelli, consce della propria femminilit\u00e0, quelle che le giovani attrici italiane non vogliono\/possono recitare. Lei rappresenta la bellezza, figlia spregiudicata del benessere e del libero scegliere, riveste il ruolo della ragazza emancipata, disponibile, a tratti addirittura \u201camorale\u201d, tutto ci\u00f2 \u00e8 accettabile perch\u00e9 allogena alla societ\u00e0.<\/strong><\/p>\n

\"\"Basti pensare che Gino Paoli, compagno di Stefania Sandrelli, invita quest\u2019ultima a non recitare in \u201cLa voglia matta\u201d (1962) di Luciano Salce<\/strong>, film tratto dal romanzo \u201cUna ragazza di nome Francesca\u201d di Enrico La Stella, perch\u00e9 avrebbe “sporcato la sua immagine”, e a prendere il suo posto c\u2019\u00e8 proprio Spaak che d\u00e0 corpo ad un\u2019altra Francesca. Nel 1963 nell\u2019arco di appena dodici mesi recita nell\u2019episodio diretto da Sergio Sollima del film collettivo \u201cL\u2019amore difficile\u201d<\/strong>, e poi ne \u201cLa calda vita\u201d<\/strong> di Florestano Vancini, \u201cLa noia\u201d<\/strong> di Damiano Damiani e \u201cLa parmigiana\u201d<\/strong> di Antonio Pietrangeli dove \u00e8 Dora, ragazza in fuga dalla casa dello zio prete per aver sedotto un seminarista.<\/p>\n

\"\"E poi \u201cLa Matriarca\u201d<\/strong> (1969) di Pasquale Festa Campanile in cui lei \u00e8 Mim\u00ec, e \u201cL\u2019armata Brancaleone\u201d<\/strong> (1966) di Mario Monicellidi cui racconta: \u201cPer me girare quel film fu un periodo atroce. Sul set riuscivo a stento a trattenere le lacrime. Erano tutti uomini, c\u2019erano poche donne e quando ero sul set ero sola. Mi prendevano in giro, gli uomini poi quando sono in gruppo diventano anche peggio di come sono da soli. Ci fu bullismo nei miei confronti, una cosa molto difficile da gestire per una donna giovane\u201d.<\/p>\n

Il #metoo antelitteram<\/em><\/strong><\/h4>\n

\"\"“Pensavo che il cinema fosse abitato da persone aperte, libere, con una certa mentalit\u00e0, e invece in Italia non era cos\u00ec – confessa Spaak – C\u2019erano delle regole dure, il modo di girare era diverso da quello di oggi, sul set c\u2019erano trenta quaranta uomini tra tutti quelli che lavoravano mentre di donne c\u2019era l\u2019attrice, la sarta e la segretaria di edizione, quindi era un mondo di uomini, con le regole degli uomini e una sicura ed evidente misoginia”. Per lei \u00e8 stato duro lavorare in un ambiente cos\u00ec machista e non si \u00e8 mai tirata indietro dal raccontarlo, sollevando il velo di silenzio e ipocrisia che regnava nell\u2019industria cinematografica e non solo.<\/strong><\/p>\n

Ricorda di aver incontrato uomini anche molto spiacevoli, di aver subito molestie, dichiarandolo quando ancora l\u2019idea di denunciare era qualcosa di impensabile<\/p><\/blockquote>\n

\"\"\u201cGi\u00e0 negli anni ’70 denunciai questo stato di cose e suscit\u00f2 clamore.<\/strong> Ma le colleghe attrici dissero che era capitato solo a me.<\/strong> Purtroppo questo atteggiamento coinvolge le stesse donne\u201d. Nessuna solidariet\u00e0, nessuna empatia.<\/strong>\u00a0\u201cC\u2019era molta omert\u00e0, nessuna solidariet\u00e0 femminile\u201d, racconta a \u201cI Lunatici\u201d.\u00a0 Con la schiettezza che l\u2019ha sempre contraddistinta ammette, parlando del caso Weinstein<\/strong>, che \u201cQuando \u00e8 esploso lo scandalo non sono stata sorpresa, avevo gi\u00e0 parlato di questo problema anni prima, ma molte colleghe avevano risposto che a loro non era mai successo nulla. [\u2026] Io ho avuto dei problemi, come tutte le donne che fanno questo mestiere e non solo, perch\u00e9 il problema riguarda tutte le donne in tutti gli ambienti, non solo nel cinema.<\/strong><\/p>\n

\"\"
Catherine Spaak<\/figcaption><\/figure>\n

Quando sono arrivata in Italia ero giovanissima, non parlavo una parola di italiano, ero in una nazione sconosciuta. I film duravano moltissimo, fu una grossa fatica\u201d. Negli anni ’60-’70 era impensabile reagire e denunciare, anzi addirittura le molestie, le violenze di vario genere, le piccole o grandi vendette diventano modus vivendi drammaticamente naturale<\/strong>, endemico, connaturato nella vita femminile: uomo-cacciatore, donna-preda, uomo che ci prova, donna che accetta anche quando dice no, dinamiche per molto tempo introiettate nel codice genetico.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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