{"id":2246,"date":"2013-03-07T21:14:27","date_gmt":"2013-03-07T20:14:27","guid":{"rendered":"http:\/\/blog.ilmanifesto.it\/antiviolenza\/?p=2246"},"modified":"2021-02-04T00:40:18","modified_gmt":"2021-02-03T23:40:18","slug":"8-marzo-a-che-punto-sono-le-donne-italiane","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/donnexdiritti.com\/2013\/03\/07\/8-marzo-a-che-punto-sono-le-donne-italiane\/","title":{"rendered":"8 marzo: l’azione delle donne"},"content":{"rendered":"

Nelle ultime elezioni parlamentari italiane, le donne sono balzate di 10 punti, passando alla Camera dal 20,2 del 2008 al 30,8 del 2013, mentre a Palazzo Madama le cifre parlano di una crescita dal 19% al 30%. I partiti con la percentuale di donne pi\u00f9 alta sono il Partito Democratico (41%) e il Movimento 5 stelle (38%), ai quali fanno seguito Sel con il 28%, il Pdl e i montiani con il 20%, la Lega con il 13,5% (dati \u201cCentro studi elettorali\u201d).<\/strong><\/p>\n

Nelle Regioni il risultato delle elette invece non \u00e8 stato brillante. Nel Lazio sono passate 9 donne su un totale di 50 eletti<\/strong> di cui 4 donne entrate con il listino bloccato collegata al nome del candidato Zingaretti, 4 elette nel M5s e una, Olimpia Tarzia, nella lista Storace (assessora contestata per la proposta di legge contro i consultori\u00a0 nella precedente legislatura regionale). In Lombardia sono state elette 15 donne su 80: una tra i 19 eletti del Pdl, tre per la Lega, tre per il M5s, due per il Pd, una per il Patto civico per Ambrosoli, 4 per la lista civica per Maroni e una per il Partito dei pensionati.<\/strong> In Molise, su 20 consiglieri, sono state elette 2 donne, una Pdl e una M5s, a cui si aggiunge una terza dell\u2019Udeur che \u00e8 rientrata per la doppia elezione di un uomo.<\/p>\n

\"Al<\/a>
Al Convegno Donne e poteri all’Hotel de Ville di Parigi<\/figcaption><\/figure>\n

In Italia si sta ragionando anche su una donna Presidente della Repubblica – il mandato presidenziale dovr\u00e0 essere rinnovato a maggio \u2013 e i nomi pi\u00f9 gettonati sono Anna Finocchiaro (Pd) ed Emma Bonino (radicale il cui nome \u00e8 stato fatto in questi giorni come possibile accordo con i grillini per la Presidenza del consiglio), anche se voci di Palazzo dicono che solo se le forze politiche non si metteranno d\u2019accordo su un maschio, allora uscir\u00e0 fuori un nome femminile. Adesso l\u2019Italia per\u00f2 non ha un governo perch\u00e9 nessuna forza politica ha la maggioranza al Senato. Il fatto che il centro sinistra italiano abbia la maggioranza alla Camera ma non riesca a trovare accordi per averla al Senato, ha messo la situazione italiana in stallo:<\/strong> un impasse per cui non possiamo verificare in questo momento se il cresciuto numero delle donne in Parlamento porter\u00e0 avanti politiche di sostegno alle donne stesse.<\/p>\n

non tutte le donne sono a favore delle politiche di genere perch\u00e9 non basta nascere femmine<\/p><\/blockquote>\n

\"\"La vera incognita in questo senso \u00e8 il Movimento 5 stelle che in questo momento \u00e8 il primo partito in Italia (il secondo \u00e8 il Pd e poi il Pdl), che nelle sue fila raccoglie componenti talmente diverse da apparire su alcuni punti anche contraddittorie.<\/strong> Nel blog di Grillo (leader del M5s), su cui chiunque pu\u00f2 fare una proposta che poi viene votata sul web, appare l\u2019inquietante idea di riaprire le \u201ccase di tolleranza\u201d per le prostitute \u2013 cancellate in Italia con la legge Merlin \u2013 fatta proprio da una donna. Una settimana fa Max Bertoni del M5s, candidato sindaco a Viareggio in Toscana, ha lanciato sulla sua bacheca di facebook il messaggio \u201cOdio con tutto il cuore le femministe\u201d, a cui \u00e8 seguito una sfilza di commenti dei suoi seguaci che approvavano e promettevano di votarlo per questo. Nel Comune di Mira (vicino Venezia) Roberta Agnoletto, assessora incinta, si \u00e8 vista togliere le deleghe dal sindaco, il grillino Alvise Maniero, proprio a causa della sua gravidanza.<\/strong><\/p>\n

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Peppe Grillo<\/figcaption><\/figure>\n

Sul sito di Grillo, le cittadine in movimento<\/i> aprono la loro dichiarazione d\u2019intenti con la frase: \u201cLe donne italiane lavorano, sono madri di famiglia, amministrano la casa e si prendono cura dei loro uomini\u201d, con riferimenti a stereotipi che le stesse italiane rifiutano. Ma la vera impronta maschilista del M5s, \u00e8 stata dimostrata prima delle elezioni, ovvero quando la consigliera grillina a Bologna, Federica Salsi, \u00e8 stata espulsa dal movimento per aver parlato in tv senza il consenso del suo leader: espulsione avvenuta con una lettera contenente frasi sessiste, a cui \u00e8 seguito un vero e proprio linciaggio mediatico violento e discriminatorio con offese, calunnie, minacce, lanciate dagli stessi appartenenti al movimento di cui lei faceva parte.<\/strong><\/p>\n

Tutto questo succede in Italia mentre nelle aule di tribunale si consuma il processo sul caso Ruby con imputato Silvio Berlusconi, che in queste ultime elezioni ha avuto una rimonta inaspettata: un uomo che continua ad essere votato da una parte consistente degli italiani,<\/strong> pur avendo a suo carico scandali e un processo come questo, su cui il Pm Antonio Sangermano ha detto che \u201cLe cene ad Arcore erano un collaudato sistema prostitutivo per il divertimento di Berlusconi\u201d<\/strong>, e dove in cambio di favori sessuali si poteva avere soldi, immobili, carriera tra cui anche quella politica.<\/p>\n

Un uomo che ha tirato fuori il peggio della cultura machista italiana e che le donne speravano di aver archiviato<\/p><\/blockquote>\n

\"\"e che invece si \u00e8 ripresentato rispolverando poco prima delle elezioni anche le solite battute sessiste – fatte in pubblico e davanti a una folla che lo ascoltava divertito \u2013 con apprezzamenti pesanti sulla donna che presentava l\u2019evento, Angela Bruno, la quale ancora adesso subisce pressing per questo avvenimento.<\/strong> Per ritornare sul tema della rappresentanza delle donne nelle istituzioni italiane, \u00e8 importante ricordare che nei precedenti governi le ministre sono state 6 per il governo Prodi del 2006; 4 nell\u2019ultimo governo Berlusconi; 3 nel governo tecnico di Monti.\u00a0Nella fattispecie uno dei peggiori ministeri dell\u2019ultimo governo Berlusconi \u00e8 stato quello della pubblica istruzione guidato dalla<\/strong> ministra Maristella Gelmini, che ha distrutto l\u2019istruzione pubblica, che in Italia era ancora una delle poche cose di buon livello, con tagli che hanno causato danni enormi:<\/strong> classi di bambini tagliate e raggruppate con et\u00e0 diverse, mancanza di tempo pieno, tagli di ore di lezioni con programmi scolastici invariati.<\/p>\n

Misure che non solo hanno comportato tagli di posti di lavoro per chi insegna, che in Italia sono per la maggior parte donne, ma anche un disagio per i ragazzi e le ragazze che si vedono costretti a performance per lo svolgimento dello stesso programma in meno tempo, con un aumento della nozione<\/strong> a scapito della creativit\u00e0 e del talento, ma anche con pi\u00f9 sforzo fisico-mentale.<\/p>\n

\"\"Un\u2019altra dimostrazione che le donne in quanto tali non bastano, perch\u00e9 la carta vincente sono quelle che si prendono in carico dei problemi delle donne, \u00e8 il fatto che la componente femminile che raggiunge posti di comando in Italia, \u00e8 per la maggior parte cooptata da uomini, e non solo per favoritismo o in cambio di altro, ma anche perch\u00e9 capaci a svolgere un duro e preciso lavoro di esecuzione. Nell\u2019ultimo governo, Monti ha chiamato per il dicastero del lavoro Elsa Fornero, dandole anche la delega alle pari opportunit\u00e0, e rispetto a questo incarico \u00e8 stessa lei che, in un convegno a Torino contro la violenza di genere,<\/strong> ha sottolineato come quando ci sono problemi spinosi da risolvere gli uomini \u201cchiamano noi\u201d, ovvero le donne che sono pi\u00f9 capaci nello svolgere politiche maschili di un certo tipo.<\/p>\n

La ministra Fornero l\u2019anno scorso, pur avendo delega alle pari opportunit\u00e0, si \u00e8 limitata ad alzare il dito contro il femminicidio, <\/strong>malgrado in Italia fosse in atto una campagna di informazione e di indignazione mai vista nei precedenti anni, che chiedeva misure immediate per la protezione e la tutela delle donne contro la violenza. Un problema che ha ricompattato i movimenti delle donne ma su cui Fornero ha fatto solo due cose: ha stanziato una raccolta per avere nuovi dati dall\u2019Istat, e ha firmato a nome del governo italiano la Convenzione di Istanbul<\/strong> (\u201cConvenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza sulle donne e la violenza domestica\u201d) senza per\u00f2 la ratifica (il che equivale a nulla di concreto). Due buone misure ma non sufficienti per il potere che la ministra aveva nell\u2019intervenire direttamente, avendo anche la possibilit\u00e0 di interpellare le altre due ministre donne \u2013 Anna Maria Cancellieri agli Interni e Paola Severino alla Giustizia \u2013 ministeri chiave con cui si sarebbe potuta avviare una concertazione per un\u2019azione di contrasto al femminicidio immediata.<\/strong><\/p>\n

\"\"
Elsa Fornero<\/figcaption><\/figure>\n

Fornero invece si \u00e8 concentrata sul lavoro, in cui ha tolto le dimissioni in bianco (che serivano a liquidare una donna nel momento in cui fosse rimasta incinta), ma ha distrutto la parte di welfare essenziale per far accedere le donne all\u2019occupazione togliendole dagli impegni di cura in famiglia (bambini, anziani), e ha portato le pensione a 67 anni per uomini e donne,<\/strong> uccidendo definitivamente anche la possibilit\u00e0 di accudimento della prole da parte dei nonni e stroncando l\u2019accesso al lavoro soprattutto per le famiglie monoparentali (le madri separate che in Italia sono le pi\u00f9 povere). Il livello di partecipazione femminile al lavoro, tra i 34 paesi che aderiscono all’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), l’Italia \u00e8 al terzultimo posto, dopo il Messico e la Turchia, con il 51% contro una media del 65%. <\/strong><\/p>\n

Il lavoro delle italiane non \u00e8 stato colpito dalla crisi come quello maschile perch\u00e9 si tratta per lo pi\u00f9 di lavoro precario<\/p><\/blockquote>\n

Se\u00a0 si pensa che meno del 30% dei bambini accede alla scuola d\u2019infanzia, ci sono moltissime donne a cui viene impedita la possiblit\u00e0 di lavorare a priori e alle quali\u00a0 viene invece di nuovo richiesto il lavoro di cura (gratis) su cui in piena crisi economica, lo Stato risparmia.\u00a0Tutto ci\u00f2 ha a che vedere con la discriminazione di genere per cui se una donna \u00e8 culturalmente relegata a un ruolo di subalternit\u00e0,<\/strong> ribadita da sfruttamento, sopraffazione e violenza, ci sar\u00e0 una minore competizione femminile su un potere da ripartire in maniera equa e democratica<\/strong> (nel mondo siamo pi\u00f9 della met\u00e0 degli esseri umani).<\/p>\n

\"\"<\/p>\n

L\u2019esasperazione di stereotipi che nei 20 anni di Berlusconi ha fatto breccia nella testa degli italiani, ha tirato fuori il peggio di un Paese<\/strong> che si \u00e8 sempre contraddistinto per il suo maschilismo malgrado le grandi lotte femministe.\u00a0<\/strong>La cultura machista e discriminatoria in Italia, come nel mondo, \u00e8 una chiave che in un momento di crisi potrebbe risolvere molte contraddizioni al potere maschile, in quanto \u00e8 un accesso privilegiato per il risparmio (si cancellano le spese in favore dei diritti alle donne costrette a tornare nei ruoli di \u201cangelo del focolare\u201d con ulteriore risparmio nel welfare)<\/strong>, rendendo cos\u00ec met\u00e0 della popolazione meno concorrenziale nel mondo del lavoro (che \u00e8 gi\u00e0 poco) e del potere (che gli uomini non sono disponibili a lasciare).<\/p>\n

Contro gli stereotipi per\u00f2 si \u00e8 mossa la societ\u00e0 civile delle donne che in Italia sono forti e lavorano da 30 anni<\/p><\/blockquote>\n

cercando di risolvere concretamente i problemi delle donne, vista la cecit\u00e0 delle istituzioni. Donne preparate professionalmente e in grado di competere con le istituzioni stesse, hanno creato associazione, fondazioni, reti, gruppi, su tutto il territorio nazionale e in campi diversi tra cui la violenza, il lavoro, la cultura, il sapere, ecc. La manifestazione del 13 febbraio 2011 in cui un milione di italiane hanno detto no alla cultura maschilista dell\u2019era berlusconiana<\/strong>, \u00e8 stata l\u2019occasione per far incontrare di nuovo questi gruppi e questi movimenti, per una lotta comune malgrado le differenze. <\/strong>Le italiane non hanno mai smesso di fare ma hanno ricominciato a parlare ad alta voce due anni fa perch\u00e9 esasperate, e da quel momento hanno cercato di creare piattaforme di lotta per unire le forze su punti precisi di condivisione: un\u2019onda che nessuno, oggi, potr\u00e0 pi\u00f9 fermare.<\/p>\n

\"\"Nel 2011 un gruppo di associazioni riunito sotto il nome di \u201cPiattaforma Cedaw\u201d, ha messo a punto un \u201cRapporto Ombra\u201d<\/strong> descrivendo la reale condizione delle donne in Italia in tutti i campi<\/strong> (lavoro, salute, violenza-femmincidio, tratta, ecc.), ed elencando tutte le mancanze dell\u2019Italia in seno alla \u201cConvenzione per l\u2019eleminazione della discriminazione contro le donne\u201d delle Nazioni Unite (Cedaw), ratificata dall\u2019Italia nel 1981, e portandolo al palazzo di vetro di New York per sottoporlo al Comitato di controllo della Cedaw.<\/strong> L\u2019effetto \u00e8 stato che il governo italiano, che all\u2019epoca era quello di Berlusconi, \u00e8 stato richiamato per dare chiarimenti in merito e quello che neanche gli italiani sanno, \u00e8 che questo governo ha fatto una pessima figura.<\/strong> Dopo questo incontro, a gennaio del 2012, sono venute in visita in Italia Violeta Neubauer, del Comitato Cedaw, e la special rapporteur dell\u2019Onu sulla violenza contro le donne, Rashida Manjoo.<\/p>\n

Sia la Cedaw che la Special rapporteu, hanno prima verificato e poi stilato anche le raccomandazioni per l\u2019Italia<\/p><\/blockquote>\n

\"\"I movimenti delle donne italiane hanno preso in mano i contenuti di questo lavoro e hanno cominciato a promuovere campagne di divulgazione, ed \u00e8 cos\u00ec che in Italia, quest\u2019anno, \u00e8 nata la campagna contro il femminicidio, che ha avuto un riscontro fortissimo sui media anche grazie all\u2019impegno delle giornaliste che si sono battute nelle redazioni per una corretta informazione su questo fenomeno<\/strong>, da non comprendersi come un mero fatto di cronaca nera ma come punta di un iceberg chiamata violenza domestica.<\/p>\n

Quello sulla violenza contro le donne \u00e8 stato un dibattito che ha riportato a galla tutto quello che le donne hanno fatto nel corso di questi anni, un bagaglio che pu\u00f2 essere collocato in un percorso politico e culturale a sinistra,<\/strong> collegato non solo a rivendicazioni sui diritti \u2013 rappresentanza, salute, violenza, aborto, lavoro, autodeterminazione, ecc. \u2013 ma anche sulla lotta agli stereotipi che sono la base della discriminazione delle donne.<\/p>\n

\"\"In questi giorni la “Piattaforma Cedaw” e molte altre Ong di donne italiane, sono presenti alla 57a \u201cCommission on Stauts of Women\u201d delle Nazioni Unite a New York, che fino al 15 marzo si sta occupando di come liberare le donne e le ragazze di tutto il mondo dalla violenza-femminicidio.<\/strong> Mentre in Italia, come gi\u00e0 successo l\u2019anno scorso per la Giornata internazionale contro la violenza (25 novembre), i movimenti delle donne hanno preparato un mese intero di eventi, incontri e manifestazioni in cui le mimose si vedranno poco.<\/p>\n

La sensazione \u00e8 che qualcosa si sia alzato in piedi perch\u00e9 tutte le donne del mondo vogliono vivere diversamente, libere dalla violenza,<\/strong> e vogliono contare nelle decisioni come \u00e8 giusto che sia, mentre donne di ogni et\u00e0, ma anche qualche uomo, sono ancora disposte a lottare per altre donne. Oggi in Italia la percezione \u00e8 che le donne non abbiano pi\u00f9 voglia di lasciare che le cose vadano in direzione opposta ai loro diritti, qualsiasi sia la forza politica che \u00e8 al governo: se abbattiamo le barriere e ci uniamo tutte, sento che questa volta noi vinceremo.<\/p>\n

________________________________________________________________________<\/p>\n

Inchiesta di Luisa Betti presentata all\u2019Hotel de Ville de Paris per l\u2019inaugurazione della Giornata Internazionale delle donne 8 marzo, al Convegno \u201cDonne e poteri\u201d organizzata dal Comune di Parigi<\/strong> dall’assessora alle pari opportunit\u00e0, Fatima Lalem, e moderata dalla giornalista di Radio France, St\u00e9phanie Duncan. Un ringraziamento particolare a Tiziana Jacoponi.<\/i><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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