{"id":22097,"date":"2022-03-08T06:49:08","date_gmt":"2022-03-08T05:49:08","guid":{"rendered":"https:\/\/donnexdiritti.com\/?p=22097"},"modified":"2022-03-09T08:39:13","modified_gmt":"2022-03-09T07:39:13","slug":"8-marzo-le-donne-scendono-in-piazza-per-la-pace-ma-litalia-e-spinta-alla-guerra-in-tutti-i-modi","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/donnexdiritti.com\/2022\/03\/08\/8-marzo-le-donne-scendono-in-piazza-per-la-pace-ma-litalia-e-spinta-alla-guerra-in-tutti-i-modi\/","title":{"rendered":"8 marzo, le donne scendono in piazza per la pace ma l’Italia \u00e8 spinta alla guerra in tutti i modi"},"content":{"rendered":"

La notte non potrebbe essere pi\u00f9 buia. La guerra invade questo tempo e come sempre genera orrore: morti, persone ferite, persone in fuga, distruzione, abbrutimento. La guerra invade lo spazio della politica e dell\u2019informazione.<\/strong> E questo \u201cbombardamento metaforico\u201d non risparmia neanche noi, che guardiamo le immagini di guerra da casa.<\/p>\n

Informazione o propaganda?<\/strong><\/h4>\n
\"\"
Giampiero Massolo<\/figcaption><\/figure>\n

L\u2019informazione in Italia, in larghissima maggioranza, \u00e8 ormai funzionale al fronte interno, schierata nella logica del suprematismo occidentale: \u201cNoi siamo l\u2019Occidente e dobbiamo ricordare alla Russia che ha perso la guerra fredda\u201d (Ambasciatore Giampiero Massolo, su La 7). L\u2019atlantismo \u2013 nello spazio politico e mediatico \u2013 erode le parole del pacifismo.<\/strong> Capita cos\u00ec di sentire parlamentari che giustificano l\u2019invio di armi in Ucraina citando l\u2019Articolo 11 della Costituzione, che invece recita, come \u00e8 noto, che \u201cl\u2019Italia ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali\u201d. <\/strong>Provare invece a non militarizzare cultura e informazione oggi ha un prezzo ancora pi\u00f9 alto.<\/p>\n

Provare a difendere la pace espone anche all\u2019insulto, dall\u2019elegantissimo “figlio di Putin” in gi\u00f9<\/p><\/blockquote>\n

Le liste di proscrizione<\/strong><\/h4>\n
\"\"
Gianni Riotta<\/figcaption><\/figure>\n

Partono le liste di proscrizione: Gianni Riotta<\/strong> che inserisce Barbara Spinelli tra i giornalisti filo -Putin; Marc Innaro<\/strong> oggetto di una interrogazione parlamentare alla Commissione di Vigilanza per aver problematizzato l\u2019espansione della Nato ad Est; fino alla russofobia emersa dalla surreale censura al corso su Dostoevskij di Paolo Nori,<\/strong> che si \u00e8 visto costretto a rinunciare alle sue lezioni per sottrarsi al ludibrio di una par condicio<\/em> con un autore ucraino. E, infine, alla scelta della Rai di ritirare i corrispondenti da Mosca.<\/strong><\/p>\n

Popolo della pace: il timore di dire no a Putin ma anche alla Nato<\/strong><\/h4>\n
\"\"
Marc Innaro<\/figcaption><\/figure>\n

Eppure, il popolo della pace ha resistito. \u00c8 sceso in piazza a Roma lo scorso sabato 5 marzo: oltre 50000 persone<\/strong>, oltre duecento organizzazioni hanno preso parte alla manifestazione \u201cCessate il fuoco. Per una Europa di pace\u201d. Il corteo di \u201cEurope for peace\u201d<\/strong> si \u00e8 concluso in piazza San Giovanni e, se numeri non sono quelli di fine anni Novanta e dei primi anni duemila, la nettezza nel ripudio della guerra, di ogni guerra, non \u00e8 mancata sia negli striscioni, che negli interventi dal palco.<\/p>\n

\"\"La manifestazione ha resistito nei fatti anche al tentativo di \u201cnormalizzazione\u201d operato sulla piattaforma di convocazione iniziale<\/strong>, lanciata il primo marzo da parte della Rete italiana pace e disarmo, a cui sono arrivate subito tantissime adesioni, nonostante i tempi molto ristretti per l\u2019organizzazione di una manifestazione nazionale. Su pressione di Cisl e Uil in primis<\/em>, vengono cancellati alcuni punti della piattaforma.<\/strong> Nella versione originaria, oltre a chiedere di \u201cfermare la guerra in Ucraina\u201d e \u201ctutte le guerre del mondo\u201d e condannare fermamente l\u2019aggressione di Putin, si scriveva: \u201cSiamo con la societ\u00e0 civile, con le lavoratrici e i lavoratori ucraini e russi che si oppongono alla guerra con la non violenza. No all\u2019allargamento della Nato. S\u00ec alla sicurezza condivisa. Vogliamo un\u2019Europa di pace, senza armi nucleari dall\u2019Atlantico agli Urali\u201d.<\/strong><\/p>\n

S\u00ec agli aiuti, no all’invio di armi<\/strong><\/h4>\n

\"\"Tante associazioni e movimenti, allora, scelgono di partecipare alla manifestazione con piattaforme autonome, radicalmente pacifiste, che ribadiscono la condanna della guerra e dell\u2019invasione dell\u2019Ucraina, e insieme criticano l\u2019estensione della Nato a Est, l\u2019invio di armi all\u2019Ucraina voluto dal governo italiano<\/strong>, la russofobia dilagante. La stessa Rete italiana per la pace e per il disarmo ribadisce la sua piattaforma. Insieme alle piattaforme autonome, si moltiplicano anche gli appuntamenti interni al percorso de corteo: a piazza Esedra, reti tra cui la Societ\u00e0 della cura, Attac, Gkn, Arci e Fairwatch; a piazza dei Cinquecento le realt\u00e0 e i movimenti sociali con lo striscione \u201cN\u00e9 con Putin, n\u00e9 con la Nato. Nessun\u2019arma, nessun soldato\u201d<\/strong>; a piazza dell\u2019Esquilino le organizzazioni che avevano promosso una precedente manifestazione romana contro la guerra. Risultato: la Cisl scrive un comunicato in cui si sfila dalla manifestazione, Uil non partecipa.<\/p>\n

tutti gli spezzoni della manifestazione ribadiscono con forza: contro Putin, contro la Nato, contro l\u2019invio di armi<\/p><\/blockquote>\n

\"\"<\/p>\n

In ogni modo, la distanza tra le parole di questa piazza e le scelte del Governo e della maggioranza parlamentare \u00e8 evidente sia sulla questione dell\u2019invio di soldati ai confini della Nato e di armi all\u2019Ucraina, ma anche sulle scelte di politica energetica: l\u2019acquisto di gas scisto dagli Usa, il raddoppio dei gasdotti, il ritorno al carbone.<\/strong> Il tradimento definitivo di quella transizione ecologica tanto sbandierata viene infatti stigmatizzato dall\u2019intervento di Fridays for Future.<\/strong> Tantissimi gli interventi che si alternano sul palco, coordinati da Mauro Biani: tra questi, oltre ad Arci, Un ponte per, Cgil, interviene la Lupa, che rilancia la necessit\u00e0 di uno sciopero generale e da appuntamento nelle piazze convocate per l\u2019otto marzo.<\/strong> Tantissime le testimonianze dai tanti teatri di guerra, dalla Palestina all\u2019Afganistan.<\/p>\n

molti chiedono un\u2019Europa che svolga un ruolo attivo per il dialogo e la pace, anzich\u00e9 indossare l\u2019elmetto<\/p><\/blockquote>\n

Il linguaggio del conflitto<\/strong><\/h4>\n
\"\"
Antonio Polito<\/figcaption><\/figure>\n

Una manifestazione diversa, quella di Roma. Non arruolabile. In cui a sventolare non sono state bandiere nazionali n\u00e9 i colori giallo blu, diversamente da quanto accaduto in altri capitali europee, ma le bandiere della pace<\/strong>, insieme a quelle di tantissime associazioni, partiti (Prc, Pap, Si) e sindacati. E proprio perch\u00e9 non arruolabile, oggetto degli strali degli opinionisti con l\u2019elmetto: \u201cN\u00e9 con Putin n\u00e9 con la Nato ricorda n\u00e9 con lo Stato n\u00e9 con le Br (Antonio Polito sul \u201cCorriere della Sera\u201d),<\/strong>\u00a0fino a Burioni che twitta \u201cfermiamo il Covid. N\u00e9 con il vaccino n\u00e9 con il virus\u201d. \u00a0Evidentemente il passaggio da uno stato d\u2019emergenza all\u2019altro e il linguaggio di guerra usato durante la pandemia,<\/strong> sono stati un sostrato fertile per l\u2019attuale militarizzazione dell\u2019informazione e della comunicazione.<\/p>\n

Il femminismo come antidoto contro la guerra<\/strong><\/h4>\n
\"\"
Lidia Menapace<\/figcaption><\/figure>\n

Lidia Menapace<\/strong>, che amava definirsi \u201cpartigiana a vita\u201d, non a caso ha lavorato incessantemente per la smilitarizzazione del linguaggio come pratica pacifista. \u201cFuori la guerra dalla storia\u201d, scriveva Lidia<\/strong>: parole che hanno chiuso la manifestazione e che costituiscono un ponte per le oltre 30 piazze convocate l\u2019otto marzo, giornata dello sciopero femminista contro la guerra. <\/strong>Il movimento pacifista ha in effetti la memoria di un corpo di donna: anche se le presenze di giovani e giovanissime sono state tante, l\u2019esperienza degli attraversamenti e della solidariet\u00e0 femminista, delle manifestazioni contro le bombe su Belgrado e le guerre in Iraq,<\/strong> sono iscritte in questa storia collettiva che non smette di camminare.<\/p>\n

\"\"Forse perch\u00e9, anzi proprio perch\u00e9, il femminismo e la sorellanza sono l\u2019antidoto pi\u00f9 radicale alla guerra<\/strong>, perch\u00e9 contrastano la radice della guerra e della violenza: il patriarcato. Perch\u00e9 la violenza maschile contro le donne \u00e8 un esercizio costante nei teatri di guerra,<\/strong> e insieme, \u00e8 un esercizio alla guerra. Perch\u00e9 i nazionalismi sono la prosecuzione del patriarcato con altri mezzi. La genealogia femminista del movimento per la pace ci fa resistere, anche in questa notte buia.<\/p>\n

___________________________<\/p>\n

Oggi 8 marzo tra gli appuntamenti per la Giornata internazionale delle donne<\/strong> in Italia: cortei in 30 citt\u00e0 italiane e manifestazione femminista a Roma (da Piazza della Repubblica a Piazza Madonna di Loreto, ore 16) “Per fermare la guerra in Ucraina ma anche l’invio di armi dall’Italia e dai paesi europei”, il convegno promosso al Senato dalla commissione d’inchiesta sul Femminicidio “Il lavoro delle donne, libert\u00e0 dalla violenza e strategia di sviluppo del Paese” (ore 14.30), e al Salone dei Corazzieri del Palazzo del Quirinale, a Roma, con il tema “Giovani donne che progettano il futuro” con la testimonianza di Oksana Lyniv, direttrice d’orchestra ucraina del Teatro comunale di Bologna e il discorso conclusivo del presidente Mattarella.<\/em><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

La notte non potrebbe essere pi\u00f9 buia. La guerra invade questo tempo e come sempre genera orrore: morti, persone ferite, persone in fuga, distruzione, abbrutimento. La guerra invade lo spazio della politica e dell\u2019informazione. E questo \u201cbombardamento metaforico\u201d non risparmia neanche noi, che guardiamo le immagini di guerra da casa. Informazione o propaganda? 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