{"id":21740,"date":"2022-01-22T13:50:24","date_gmt":"2022-01-22T12:50:24","guid":{"rendered":"https:\/\/donnexdiritti.com\/?p=21740"},"modified":"2022-01-25T05:30:27","modified_gmt":"2022-01-25T04:30:27","slug":"anne-e-le-altre-come-il-cinema-delle-donne-racconta-laborto","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/donnexdiritti.com\/2022\/01\/22\/anne-e-le-altre-come-il-cinema-delle-donne-racconta-laborto\/","title":{"rendered":"Anne e le altre: come il cinema delle donne racconta l’aborto"},"content":{"rendered":"

Incetta di premi per “La scelta di Anne \u2013 L\u2019\u00c9v\u00e9nement”<\/strong>\u00a0di\u00a0Audrey Diwan<\/strong> che oltre ad aver ricevuto il Leone d’oro allo scorso Festival di Venezia,\u00e8 stato premiato pochi giorni fa da l\u2019Acad\u00e9mie des Lumi\u00e8res<\/strong>, composta dai membri della stampa estera con sede in Francia, come miglior film, mentre l’attrice che lo interpreta, Anamaria Vartolomei<\/strong>, \u00e8 stata premiata come la miglior attrice di quest\u2019anno.<\/p>\n

Il film<\/strong><\/h4>\n
\"\"
Audrey Diwan<\/figcaption><\/figure>\n

Francia, 1963. D\u2019aborto si muore o si finisce in prigione. Rischia questo Anne (Anamaria Vartolomei)<\/strong> che vive un calvario senza fine, un viaggio impossibile e insostenibile per interrompere la sua gravidanza. Un film che la regista Audrey Diwan <\/strong>ha adattato dal romanzo autobiografico \u201cL\u2019evento\u201d di Annie Ernaux, che porta sulla carta la sua storia personale.<\/p>\n

Una testimonianza cruda su cosa significa per una studentessa nubile cercare di porre fine, in un passato recente, una gestazione indesiderata<\/p><\/blockquote>\n

\"\"
Anamaria Vartolomei<\/figcaption><\/figure>\n

Emergono contesto sociale, aborto clandestino, il profondo sentire delle donne vittime di una societ\u00e0 patriarcale, del moralismo medico e del disinteresse maschile. Ma \u201cLa scelta di Anne\u201d \u00e8 quanto mai attuale perch\u00e9 ancora oggi non si \u00e8 smesso di lottare per l’autodeterminazione femminile, l’aborto in tutto il mondo: in Texas come in Polonia, o in Spagna come in Italia dove l’aborto, anche se legale, \u00e8 pressoch\u00e9 inattuabile per l’elevatissimo numero di medici obiettori di coscienza che si rifiutano di operare una interruzione di gravidanza<\/strong> provocando conseguenze devastanti.<\/p>\n

L’aborto<\/strong><\/h4>\n

\"\"L\u2019opera di Diwan arriva urgente e potente come non mai, pur non trattandosi di un film a tesi o militante, la parola \u201caborto\u201d non \u00e8 mai pronunciata, come se non avesse \u201cun posto nel linguaggio\u201d. Ed \u00e8 arrivato quattordici anni dopo il film \u201c4 mesi 3 settimane e 2 giorni\u201d di Cristian Mungiu, Palma d\u2019oro a Cannes,<\/strong> che racconta con tragico e oscuro nitore la storia dell\u2019aborto clandestino di Gabita nella Romania di Ceausescu del 1987.<\/p>\n

Anche qui abortire \u00e8 un reato perseguibile con il carcere in uno Stato vicino all\u2019Inferno, dove \u00e8 impossibile crescere e stare al passo con il resto del mondo, e dove tra il 1966 e il 1989 le donne morte a causa di una interruzione di gravidanza clandestina sono novemila<\/p><\/blockquote>\n

\"\"L\u2019atto si compie, in una stanza d\u2019albergo, e avviene di fronte ai nostri occhi: il dolore fisico \u00e8 leggibile sul volto di Gabita, quello esistenziale negli occhi di Otilia, l\u2019amica che l\u2019aiuta a organizzare l\u2019evento, Mungiu rende quasi insopportabile l\u2019atto in s\u00e9, seguendolo con piani sequenza ed ellissi che oscurano ci\u00f2 che \u00e8 troppo doloroso mostrare.<\/strong> Cosa che invece Diwan non fa perch\u00e9 nel suo film lei mostra tutto, ogni cosa, anche l\u2019insopportabile, ogni accenno dello strazio del corpo di Anne, le smorfie di lei che sente dentro di s\u00e9 i ferri \u201clavorare\u201d e lacerare le carni.<\/strong> Entrambi i film non danno mai un giudizio morale, ma mentre Mungiu inevitabilmente scrive un dramma politico in quanto tale, Diwan compie un percorso interiore, immersivo, la sua \u00e8 una scelta radicale e coraggiosa: <\/strong>la macchina da presa entra quasi \u201cperforando\u201d anima e corpo della protagonista.<\/p>\n

La storia di Anne<\/strong><\/h4>\n

\"\"In fondo in “La scelta di Anne” la regista porta sullo schermo una ventitreenne come tante, che ha un gruppo di amiche, studia Lettere, ha tanti sogni e speranze. Un giorno incontra un uomo, ha un rapporto con lui, poco dopo scopre di avere un ritardo nel ciclo, le settimane passano e quella parola: \u201cNiente\u201d, che scrive sull\u2019agenda, diventa una certezza.<\/strong><\/p>\n

Nel momento in cui un medico le dice che \u00e8 incinta ha un solo pensiero: non vuole tenere questo bambino<\/p><\/blockquote>\n

\"\"Lo vorr\u00e0, ma non ora, non lo potrebbe mai amare, sarebbe la fine di tutto per lei, non desidera seguire le orme della sua famiglia, ambisce a qualcosa di pi\u00f9. Pretende di fare una scelta, disporre di s\u00e9, del suo corpo, della sua libert\u00e0, non accetta che gli altri, la societ\u00e0 – che condanna il desiderio delle donne – scelgano per lei.<\/strong> L\u2019intento di Diwan \u00e8 quello di mettere chi guarda alla prova, fisicamente e psicologicamente, di mostrare anche i momenti pi\u00f9 crudi e drammatici, quando Anne si sente sola, quando prova lei stessa a procurarsi l\u2019aborto, quando a mezzogiorno di un luned\u00ec bussa alla porta di una sconosciuta, l\u2019unica che pu\u00f2 salvarla.<\/strong><\/p>\n

\"\"Si \u00e8 immersi nell\u2019evento, realizzato in 4:3, un\u2019inquadratura quasi quadrata che costringe a guardare solo la protagonista, a vedere ci\u00f2 che vede lei,<\/strong> a partecipare a ci\u00f2 che subisce Anne in quel corpo che affronta un\u2019odissea, una lotta contro il tempo, contro la societ\u00e0, contro la legge. Il punto focale \u00e8 la scelta, tanto da diventare parte del titolo nella traduzione italiana: \u201cLa scelta di Anne\u201d che viene prima di \u201cL’\u00e9v\u00e9nement\u201d (l\u2019evento), come se la giovane protagonista volesse, dovesse prendere il centro, si tratta di lei, non di un pezzo di carne senza identit\u00e0.<\/strong><\/p>\n

Le sensazioni di chi lo vive<\/b><\/h4>\n

\"\"\u00c8 l\u2019altra faccia di \u201cIl segreto di Vera Drake\u201d (Mike Leigh, 2004)<\/strong>, dove non si racconta la storia di una mammana ma della paziente. Non c\u2019\u00e8 il lavoro sotto mentite spoglie di una professionista della clandestinit\u00e0 che aiuta \u201cle donne in difficolt\u00e0, quando non ce la fanno\u201d perch\u00e9 non hanno nessuno, ci sono invece le lacrime, il sangue, la tensione sul volto di chi \u00e8 vittima di un sistema, di chi colta dalla disperazione \u00e8 disposta a fare qualsiasi cosa.<\/strong> Sia che si tratti di Vera Drake o di Anne, sia che si tratti degli anni \u201850 o della Francia anni \u201860, c\u2019\u00e8 un elemento in comune:<\/p>\n

l\u2019aborto non riguarda il corpo della donna bens\u00ec la morale, ma anne smonta questo principio<\/p><\/blockquote>\n

\"\"Si tratta proprio del racconto di un corpo che desidera, sogna, si trasforma, seguito e inseguito dalla regista che insiste con il suo sguardo su di lui avvicinandosi sempre di pi\u00f9. Allo specchio Anne inizia a vedere il corpo che cambia, percepisce l\u2019embrione come una sorta di alieno che la sta mangiando da dentro<\/strong>, prendendole la vita, una \u201ccosa\u201d che resiste e lotta tanto quanto lei. Proprio per tali motivi, questo \u00e8 anche un film dell\u2019orrore, umanissimo e spietato perch\u00e9 per lei quello che le sta dentro \u00e8 un corpo estraneo che fa di tutto per espellere.<\/p>\n

\"\"\u00c8 un horror anche perch\u00e9 ogni volta in cui lei dice a qualcuno, uomo o donna che sia, che vuole abortire, subisce umiliazioni, sguardi moralistici, anatemi. <\/strong>E\u00a0lo \u00e8 perch\u00e9 mentre tutti attorno a lei vivono le loro esistenze seguendo la scansione normale dei giorni, per Anne invece tutto \u00e8 diverso, la sua \u00e8 una corsa contro il tempo che viene cadenzato dalle settimane di gestazione che inesorabili compaiono sullo schermo<\/strong>.<\/p>\n

Muri invalicabili<\/strong><\/h4>\n

\"\"\u00c8 sempre pi\u00f9 disperata, viene crudelmente presa in giro dal primo medico che lei interpella, chiede aiuto ma non lo riceve, sussurra tra le lacrime alle amiche il suo stato e loro le voltano le spalle. Si trova di fronte a muri che sembrano invalicabili, eppure continua in quanto anomalia, diversa da tutti, contraria alla norma omologante.<\/strong> \u201cLa scelta di Anne\u201d si fa thriller psicologico, lo si sente nell\u2019atmosfera tesa, nella macchina da presa che \u00e8 alle spalle della protagonista, nell\u2019oscurit\u00e0 che ingloba Anne mentre la \u201cmeta\u201d si fa pi\u00f9 vicina,<\/strong> lo si percepisce perch\u00e9 lei sta commettendo un reato tanto pi\u00f9 urgente quanto pi\u00f9 la scadenza incombe.<\/p>\n

In lei non c\u2019\u00e8 mai un minimo dubbio, non c\u2019\u00e8 vergogna, non c\u2019\u00e8 altra possibilit\u00e0, viene meno lo stilema classico della donna che soffre le pene dell\u2019inferno nel prendere la decisione se abortire o no<\/p><\/blockquote>\n

\"\"\u00c8 lucida, sicura, ferma. Su un tavolo, sul letto di una mammana, con il ferro da calza, rischia la vita pur di non averla rovinata, compie un gesto rivoluzionario. Un gesto altrettanto rivoluzionario \u00e8 quello di Autumn, protagonista del film \u201cMai raramente a volte sempre\u201d (2020) di Eliza Hittman. <\/strong>Qui Autumn ha la stessa caparbiet\u00e0 di Anne nel decidere di abortire. \u00c8 una ragazza di oggi, ma \u00e8 minorenne, si sente altrettanto sola e giudicata, ingabbiata in un mondo che non le d\u00e0 l\u2019aiuto che merita, cerca invece di farla desistere. Autumn parte per New York, la citt\u00e0 pi\u00f9 vicina dove liberarsi di un fardello senza affrontare una burocrazia che non \u00e8 dalla parte delle donne.<\/strong> Anche il suo viaggio \u00e8 fatto di silenzi, dettagli dolorosi, violenze, anche per lei si tratta di un\u2019odissea sopportata con tenacia e coraggio.<\/p>\n

\"\"In entrambi i casi colpiscono la profondit\u00e0 delle storie e la rappresentazione delle protagoniste: Hittman ha la stessa et\u00e0 di Diwan, sono entrambe donne, scrivono un\u2019opera asciutta e essenziale, nonostante le differenze anche di impostazione, la prima resta a distanza, si ferma un po\u2019 pi\u00f9 lontano, lo strazio \u00e8 pi\u00f9 contenuto. <\/strong>Diwan scrive un\u2019opera straordinaria, claustrofobica e intensa, luminosa e oscura, una cronaca scarna e concisa, asciutta e concentrata, lavora assieme alla sua Vartolomei che modula ogni gesto, espressione, passo.<\/p>\n

Il punto \u00e8 penetrare ci\u00f2 che pensa, desidera, ci\u00f2 per cui lotta nel suo utero che qui da portatore di vita si fa portatore di morte<\/p><\/blockquote>\n

\"\"<\/strong>Il sangue, questo vuole vedere Anne, a certificazione dell\u2019evento avvenuto. Con ostinazione, drammatica e poderosa, costruisce la sua identit\u00e0 di amazzone moderna che ha compiuto un \u201ctragitto intellettuale\u201d rifiutando quella malattia, come lei stessa dice, che colpisce solo le donne e le trasforma in casalinghe, e cos\u00ec pu\u00f2 ricominciare a pensare al futuro. Anne per compiere legalmente l\u2019aborto avrebbe dovuto rimanere incinta undici anni dopo, il 17 gennaio 1975, durante il primo anno della presidenza Giscard, quando venne approvata la legge Veil<\/strong> che legalizza l\u2019interruzione di gravidanza entro le prime dieci settimane dal concepimento.<\/p>\n

\"\"In Italia avrebbe dovuto aspettare fino al 22 maggio 1978 (la legge 194 che consente alla donna di poter ricorrere alla IVG in una struttura pubblica).<\/strong> Ma questa \u00e8 tutta un\u2019altra storia. “La scelta di Anne” \u00e8 un film straordinariamente coraggioso che sta dalla parte di tutte quelle donne che hanno percorso la stessa via crucis<\/em>, non smettendo mai di lottare, in nome della libert\u00e0 per poter pensare al loro futuro.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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