{"id":20499,"date":"2021-07-20T11:00:36","date_gmt":"2021-07-20T09:00:36","guid":{"rendered":"https:\/\/donnexdiritti.com\/?p=20499"},"modified":"2021-07-20T12:27:54","modified_gmt":"2021-07-20T10:27:54","slug":"lo-stereotipo-della-madre-malefica-che-fagocita-terrorizza-e-uccide","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/donnexdiritti.com\/2021\/07\/20\/lo-stereotipo-della-madre-malefica-che-fagocita-terrorizza-e-uccide\/","title":{"rendered":"Malefica e fagocitante: al cinema con lo stereotipo della “mammina”"},"content":{"rendered":"

C\u2019era una volta una mamma, d\u00e0 al mondo la sua creatura, il giorno da lei tanto atteso, il pi\u00f9 bello della sua vita. C\u2019era una volta Diane Sherman<\/strong> (Sarah Paulson) che ha solo un pensiero, vedere finalmente la sua piccola Chloe (Kiera Allen). Ma la bambina nasce prematura e Diane, sola di fronte all\u2019incubatrice, pu\u00f2 fare soltanto una cosa: sperare.<\/p>\n

La storia di Diane e Chloe<\/strong><\/h4>\n

\"\"L\u2019esserino \u00e8 debole, sar\u00e0 portatrice di varie patologie, di cui alcune didascalie informano lo spettatore: aritmia, emocromatosi, asma, diabete e paralisi. Quella fragile neonata per\u00f2 cresce proprio in virt\u00f9 delle cure della madre, e diventa grande solo grazie alla presenza costante di lei: curatrice, insegnante, amica, una mamma che \u00e8 tutto per la figlia.<\/strong> Ma anche qui arriva il momento temuto, quello del distacco: \u00e8 tempo di scegliere il college, di andare nel mondo con le proprie gambe, anche se con le precauzioni che la salute impone.<\/p>\n

\"\"\u00c8 questo l\u2019inizio di \u201cRun\u201d, il film di Aneesh Chaganty da poco anche sugli schermi italiani, <\/strong>che scuote il pubblico con un horror. Un thriller psicologico in cui la paura \u00e8\u00a0 personificata dalla persona che pi\u00f9 dovrebbe volere il tuo bene: una mamma che non ha nulla della classica “mammina”.<\/strong> Diane \u00e8 premurosa, attenta, amorevole, \u00e8 quella che c\u2019\u00e8 sempre stata, che ha cullato, protetto, educato Chloe costruendole una casa su misura, un mondo alla sua altezza.<\/p>\n

Una mamma “perfetta” che a un certo punto si rivela pi\u00f9 vicina alla “strega cattiva” delle favole che non alla classica mamma amorevole che si sacrifica per la figlia<\/p><\/blockquote>\n

\"\"Al centro del film c\u2019\u00e8 una rappresentazione angosciante e inquietante della maternit\u00e0 e del rapporto con la figlia. Diane \u00e8 descritta come castrante, fagocitante, toglie indipendenza e libert\u00e0 a Chloe, relegandola in una aurea bolla asfittica ma claustrofobica<\/strong>. La cognizione del mondo si ferma alle pareti delle stanze dove la ragazza vive (come l\u2019inquietante e ansiogeno \u201cBad Boy Bubby\u201d, Rolf de Heer, 1993). Lontane dalla \u201ccivilt\u00e0\u201d, in una dimora isolata dal consorzio umano, senza connessione a internet n\u00e9 interlocutori, mamma e figlia sono una cosa sola, l\u2019una il prolungamento dell\u2019altra: il rapporto \u00e8 sicuramente simbiotico fino all’estremo.<\/strong> La ragazza crede a colei che le ha dato la vita, segue una rigida routine<\/em> fatta di pillole, riabilitazione, lezioni casalinghe, e la quotidianit\u00e0 per lei \u00e8 una soltanto.<\/p>\n

Fino a che La lettera d\u2019amissione all\u2019universit\u00e0 diventa la speranza di qualcosa di nuovo. La ragazza crede ingenuamente che l\u2019uscita dal nido sar\u00e0 prossima, perch\u00e9 ancora non sa che la madre non la lascer\u00e0 mai volare via dalle sue braccia<\/p><\/blockquote>\n

Lo stereotipo della madre “cattiva” viene da lontano<\/strong><\/h4>\n

\"\"Chloe inizia a notare alcune stranezze della madre, vuoti che non riesce a riempire, e lentamente emerge la cruda verit\u00e0: la madre in realt\u00e0 \u00e8 la sua peggior nemica, e ha costruito quella casa affinch\u00e9 sia la sua prigione<\/strong>. Si realizza qui, in quest’atmosfera claustrofobico-simbiotica, il manuale di quella psicologia che descrive una “madre malevola” che impedisce lo sviluppo dei figli manipolando e ingannando a proprio vantaggio (anche se non si sa bene quale sia). Uno stereotipo che viene da lontano, dalle favole, dalle tradizioni popolari, dalla paura della madre “natura” che fa nascere e fa morire quello che crea. <\/strong>Una madre che esercita il suo potere e controlla la vita degli esseri umani, ma che pu\u00f2 essere buona ma anche cattiva e distruttrice, andando a delineare paure archetipiche e primordiali dell’essere umano. Madre che pu\u00f2 dare vita ma pu\u00f2 anche toglierla, davanti a uomini che temono e quindi esorcizzano creando il “mostro” di molta letteratura e nell’immaginario collettivo.<\/strong> Un ritratto rintracciabile in Diane che controlla la figlia e le d\u00e0 dei farmaci come fossero le pozioni di una strega sapiente, affinch\u00e9 le sue gambe si \u201caddormentino\u201d per sempre.<\/p>\n

una madre-strega che con i suoi artifici soggioga la figlia costringendola a un costante bisogno di attenzione<\/p><\/blockquote>\n

Il mito di Medea e la serie “The Act”<\/strong><\/h4>\n

\"\"Come la mamma malevola per antonomasia, la Medea della letteratura e mitologia classica, che uccide i figli suoi e di Giasone per vendicarsi<\/strong> dell’uomo che l\u2019ha tradita e abbandonata, dopo averla sedotta e dopo che lei, donna-maga-strega sapiente, lo ha aiutato a trovare il “vello d’oro” tanto desiderato. Una mostrificazione che avviene anche con la mamma della serie \u201cThe Act\u201d<\/strong> (Nick Antosca e Michelle Dean) con Joey King e Patricia Arquette<\/strong>, basata sulla storia di Gipsy e Dee Dee Blanchard.<\/p>\n

\"\"Dee Dee \u00e8 per tutti una mamma perfetta, ha sacrificato l\u2019intera vita per accudire la figlia segnata da problemi fisici<\/strong> (attacchi epilettici, difficolt\u00e0 respiratorie, incapacit\u00e0 di deambulazione, intolleranza allo zucchero, impossibilit\u00e0 di ingerire il cibo solido, leucemia) e mentali (un ritardo che la fa essere simile a una bambina). Ma si comprende fin da subito l\u2019ambiguit\u00e0 nel loro rapporto: \u00e8 la madre che ha in pugno la figlia. Dee Dee tra le mura domestiche \u00e8 controllante, ma Gipsy in realt\u00e0 non \u00e8 malata, non ha alcun ritardo, ma solo dipendente da una madre totalizzante, scellerata, pericolosa.<\/strong> Un meccanismo che si inceppa quando la ragazza si ribella attraverso il classico incontro con il ragazzo\/ principe azzurro che pu\u00f2 salvarla, attivando il deus ex-machina.<\/p>\n

Il potere terrorizzante della donna fuori dagli schemi sociali<\/strong><\/h4>\n

\"\"Madri che fanno inorridire, ritratti che servono per esorcizzare la paura del potere che una donna potrebbe esercitare in quanto cos\u00ec vicina alla creazione come gli uomini non sanno essere. Donne che devono avere confini molto definiti e ruoli ben disegnati, soprattutto nel momento della maternit\u00e0, attraverso rigidi limiti che <\/strong>non devono essere socialmente oltrepassabili pena l’essere perseguitata, stigmatizzata, annientata. Perch\u00e9 se da un padre un abuso pu\u00f2 essere capito, scusato, normalizzato in quanto uomo, quello perpetrato da una donna, da una madre nei confronti dei figli diventa peccato punibile con la morte e l’annientamento.<\/strong> Come Medea le menti di queste donne (m\u00e9dea<\/em>=pensieri, da cui deriva a sua volta il verbo m\u00e9domai<\/em>=escogitare) sono imprevedibili e incontrollabili, rendendo cos\u00ec i personaggi pi\u00f9 intriganti e misteriosi.<\/p>\n

Donne descritte come contorte, streghe e maghe, conoscitrici di f\u00e1rmaka <\/em>sia benefici che mortali<\/p><\/blockquote>\n

\"\"Donne che rompono l’altro stereotipo, quello socialmente ammesso della “mamma buona” che si sacrifica per i figli, sempre presente e protettiva, che si rassegna a lasciare andare la propria creatura quando la societ\u00e0 glielo impone. Un contratto tacito che le spoglia del possesso della prole in quanto la propriet\u00e0 \u00e8 di competenza maschile. Una incubatrice spossessata anche del proprio corpo che crea la vita come atto di immenso sacrificio, senza la “pretesa” per avere in cambio un “luogo” sociale in cui esercitare il proprio potere.<\/strong>\u00a0Figure estranianti monocolore di cui il cinema \u00e8 pieno, come anche la letteratura, e che forse fanno pi\u00f9 paura delle orrorifiche madri\/streghe.<\/p>\n

Molto pi\u00f9 colorato e variegato il mondo delle figure tossiche di\u00a0 mamme gelose paranoiche, nevrotiche, aggressive<\/p><\/blockquote>\n

\"\"Fa parte di questo gruppo \u201cMammina cara\u201d<\/strong> (Frank Perry, 1981), interpretata da Faye Dunaway che emerge in tutta la sua squilibrata malvagit\u00e0 ai danni della figlia adottiva, Christina.<\/strong> Come la regina cattiva delle favole, una Grimilde che vuole essere la pi\u00f9 bella, la pi\u00f9 ambita, questa donna spaventa, terrorizza, distrugge. Diva anche tra le mura domestiche, questa madre vive i suoi traumi riversandoli soprattutto sulla figlia. Per farle capire che non \u00e8 una privilegiata le impone di donare ai bambini meno fortunati i regali ricevuti per il suo compleanno, durante una lite le taglia, o meglio le strappa i capelli, per non farla diventare troppo vanitosa<\/strong>, la picchia con una gruccia costringendola, a causa della sua ossessione per l\u2019igiene, a lavare a terra.<\/p>\n

E mentre le madri descritte finora ricordano alle figlie che solo loro possono amarle, qui non c\u2019\u00e8 un vero istinto materno, neanche perverso, ma il rifiuto del ruolo in toto<\/p><\/blockquote>\n

La onnipresente, anche dopo morta<\/strong><\/h4>\n

\"\"Nessuna di queste mamme per\u00f2 arriva alla terribile madre di \u201cPsycho\u201d (Alfred Hitchcock, 1960) che pur non essendo fisicamente presente nel film, rivive nel figlio Norman che le rid\u00e0 voce, carne, ossa, respiro. Un rapporto ambiguo, disturbante, insano ed edipico tra madre e figlio<\/strong> che si consuma tra le mura del \u201cBates Motel\u201d e che si protrae in una presenza\/assenza di cui l’uomo non pu\u00f2 pi\u00f9 fare a meno e che ancora teme malgrado sia inesistente. Il pi\u00f9 grande incubo in cui la madre non solo manipola la propria prole, ma ne prende possesso fino alla schizofrenia.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

C\u2019era una volta una mamma, d\u00e0 al mondo la sua creatura, il giorno da lei tanto atteso, il pi\u00f9 bello della sua vita. C\u2019era una volta Diane Sherman (Sarah Paulson) che ha solo un pensiero, vedere finalmente la sua piccola Chloe (Kiera Allen). 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