{"id":19538,"date":"2021-10-19T06:10:05","date_gmt":"2021-10-19T04:10:05","guid":{"rendered":"https:\/\/donnexdiritti.com\/?p=19538"},"modified":"2021-10-22T13:12:43","modified_gmt":"2021-10-22T11:12:43","slug":"forze-armate-lomerta-su-violenza-e-abusi-sessuali-contro-le-donne","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/donnexdiritti.com\/2021\/10\/19\/forze-armate-lomerta-su-violenza-e-abusi-sessuali-contro-le-donne\/","title":{"rendered":"Forze armate: l’omert\u00e0 su violenza e abusi sessuali contro le donne"},"content":{"rendered":"

A metterci la faccia sono state soltanto in due, due donne che non potrebbero essere pi\u00f9 diverse. Angela Rizzo, trentotto anni, carabiniera italo-brasiliana in forza al Nucleo investigativo di Livorno<\/strong>. Un nonno generale, l\u2019altro Maresciallo della Polizia, Angela viene cresciuta con l\u2019idea che la propria vita deve essere messa al servizio degli altri e fin da bambina sogna di diventare militare. Giulia Schiff di anni ne ha ventidue e fino a gennaio \u00e8 allieva ufficiale pilota dell\u2019Aeronautica militare italiana<\/strong>. Anche lei \u201cfiglia d\u2019arte\u201d: il padre \u00e8 un ex pilota e ufficiale dell\u2019Aeronautica e il sogno di Giulia \u00e8 da sempre quello di volare con gli F35, i famosissimi caccia bombardieri made in USA.<\/p>\n

Angela e Giulia: due donne che volevano a indossare la divisa, due donne che hanno sfidato pregiudizi e messo in discussione un sistema. Pagando il prezzo del loro coraggio<\/p><\/blockquote>\n

Molestie nell’arma dei carabinieri<\/strong><\/h4>\n

Angela comincia la sua battaglia nel 2017: il suo superiore, il maresciallo Luigi Ruggiero che lavora insieme a lei nel laboratorio di analisi di sostanze stupefacenti del Comando provinciale di Firenze<\/strong>, comincia a metterle le mani addosso. Diventa morboso, non le d\u00e0 tregua.<\/p>\n

Offese a sfondo sessuale, pressioni psicologiche, pizzicotti sul sedere. Lei lo respinge, lui la mortifica: \u201cSei frigida, nessuno ti prende\u201d<\/p><\/blockquote>\n

\"\"
Angela Rizzo<\/figcaption><\/figure>\n

Andare al lavoro nel luogo che pi\u00f9 di ogni altro dovrebbe rappresentare la tutela dei diritti e della sicurezza di ogni cittadino e cittadina diventa una tortura quotidiana. La carabiniera si rivolge ai suoi superiori e denuncia l\u2019accaduto<\/strong>, ma la strada non \u00e8 in discesa: \u201cSono arrivata al punto di pensare di andarmene, perch\u00e9 avevo paura che succedesse qualcosa di ancora pi\u00f9 grave. In un contesto come il nostro dovremmo tutelare, non crede? Con grande amarezza, trovo invece che, come nel mio caso, si venga abbandonati\u201d.\u00a0 <\/strong>Comincia un\u2019altra battaglia, lunga e durissima, ma Angela \u00e8 una che non molla. Insiste, risale la scala gerarchica, trova un superiore che le dia finalmente ascolto, riesce a portare il caso al Tribunale militare di Roma.<\/strong><\/p>\n

Tre gradi di giudizio e la condanna definitiva del maresciallo Ruggiero per il reato di minacce aggravate, perch\u00e9 l\u2019ordinamento militare non prevede il reato di violenza sessuale, in cui vengono inquadrate le molestie sessuali nei tribunali ordinari<\/p><\/blockquote>\n

Il codice penale militare \u00e8 del 1941<\/strong><\/h4>\n
\"\"
Maurizio Block<\/figcaption><\/figure>\n

E questa \u00e8 solo una delle cose che non vanno. Le donne sono entrate nelle Forze Armate nel 2000 a seguito della legge 380 del 1999: sono passati pi\u00f9 di vent\u2019anni, eppure l\u2019attuale codice penale militare risale al 1941<\/strong>. Praticamente, un altro mondo. Un ritardo che viene denunciato anche dal procuratore generale militare presso la Suprema Corte di Cassazione, Maurizio Block,<\/strong> che chiede con urgenza un intervento normativo del Parlamento: \u201cRitengo particolarmente importante che venga data immediata tutela alla posizione della donna nell’ambito della caserma e in genere a soggetti deboli che possono in tale contesto subire reati attinenti alla sfera sessuale\u201d.<\/p>\n

\"\"E aggiunge: \u201cAppare perci\u00f2 auspicabile che vengano approntati gli strumenti per rendere effettiva e incisiva la tutela penale anche nei confronti della donna che svolge servizio in armi,<\/strong> all\u2019interno di un contesto sottoposto alla soggezione gerarchica qual \u00e8 quello militare\u201d. Anche perch\u00e9 il codice penale militare di pace non prevede la querela.<\/p>\n

\u00c8 il comandante di corpo a valutare se perseguire o meno un reato per le vie penali, \u00e8 lui a detenere il potere di presentare la richiesta di procedimento: per ottenere giustizia in ambito militare, le vittime dipendono dai loro superiori<\/p><\/blockquote>\n

Il “battesimo del volo”<\/strong><\/h4>\n
\"\"
Giulia Schiff<\/figcaption><\/figure>\n

Ma questi sono alcuni dei problemi da affrontare e qui arriviamo alla storia di Giulia Schiff<\/strong>. Un\u2019allieva modello. Anni di studio, di duro addestramento, per realizzare il suo sogno di diventare pilota.<\/strong> Vince brillantemente il concorso per entrare nell\u2019Accademia dell\u2019Aeronautica di Pozzuoli e nel 2018 ottiene il brevetto. Il 4 aprile di quell\u2019anno \u00e8 il momento del cosiddetto \u201cbattesimo del volo\u201d<\/strong>, quello che segna l\u2019inizio della carriera di un pilota. Una sorta di rito iniziatico. Accade tutto all\u2019Accademia di volo di Latina, con tanto di video a documentarlo.<\/p>\n

\"\"Giulia viene caricata in spalla dai colleghi, trascinata di peso, presa a pugni e frustate sulle cosce, sulle natiche, sulla schiena. Lei urla, disperata: \u201cNo! No! Basta!\u201d. E i colleghi: \u201cPi\u00f9 forte, pi\u00f9 forte!\u201d.<\/strong> I minuti passano, loro non si fermano. Nel video, vengono inquadrati anche i superiori: \u201cLa stanno massacrando\u201d, ridacchiano<\/strong>. Giulia viene sbattuta con la testa per tre volte contro l\u2019ala di un aeroplano conficcata nel terreno e alla fine la buttano nella fascia della fontana, la \u201cpiscina del pinguino\u201d. Neanche l\u00ec si colpi si fermano.<\/p>\n

Il battesimo del volo \u00e8 cos\u00ec duro e violento per tutti? \u201cDa quando le donne sono entrate nelle Forze Armate, il rito del tuffo nella piscina \u00e8 diventato sempre peggio – spiega l\u2019avvocato di Giulia, Massimiliano Strampelli – Il messaggio \u00e8 che nel rito le donne devono mostrare di essere un vero maschio\u201d<\/p><\/blockquote>\n

\"\"E se non lo fanno, ci sono delle conseguenze. Giulia racconta che dopo il battesimo del volo fa fatica persino a camminare: le natiche e le cosce sono piene di segni, i segni di una violenza.<\/strong> Lei racconta tutto al padre, che manda un messaggio a un collega denunciando l\u2019accaduto. Da quel momento in poi, i ruoli si ribaltano. \u00c8 lei, la vittima delle violenze, a essersi macchiata di una colpa. Ad aver detto l\u2019indicibile. La giovane pilota riceve una serie infinita di sanzioni, fino al punto di perdere il proprio grado militare ed essere espulsa dall\u2019Accademia.<\/strong><\/p>\n

La sfida al sistema<\/strong><\/h4>\n

\"\"Oggi ci sono diversi procedimenti aperti sul suo caso, sia al tribunale militare, sia a quello ordinario. Lesioni, mobbing, violenza privata<\/strong>. \u00c8 stato archiviata, invece, la denuncia di Giulia nei confronti di superiori e colleghi per diffamazione militare aggravata, minaccia, insubordinazione con ingiuria.<\/strong> Ma lei non si pente di aver sfidato il sistema: \u201cCi sono seri pregiudizi sulle capacit\u00e0 fisiche e al pilotaggio delle donne, quello di cui mi pento \u00e8 di non essermi accorta subito di essere una vittima: mi sono lasciata calpestare\u201d. Tra i colleghi, si \u00e8 sentita isolata, emarginata, esclusa.<\/p>\n

\u201cEro come Mos\u00e8 con le acque, quando passavo si spostavano. I superiori negavano e minimizzavano, mi ridicolizzavano per non essere capace di farmi accettare dal gruppo, mi rimproveravano per le lamentele\u201d<\/p><\/blockquote>\n

\"\"La sua esperienza la porta a concludere: \u201cLe Forze Armate sono pronte ad accogliere le donne al loro interno, ma non sono affatto pronte a tutelarne i diritti.<\/strong> Avere uno scandalo o un contenzioso riguardante una donna significa predicare bene ma razzolare male. L\u2019effetto di ci\u00f2 \u00e8 che l\u2019istituzione prender\u00e0 le distanze dalla vittima e riverser\u00e0 su di lei tutte le colpe, riducendola a capro espiatorio\u201d.<\/strong><\/p>\n

Il caso della caserma di Parolisi emerso dopo il femminicidio\u00a0<\/strong><\/h4>\n
\"\"
Marco De Paolis<\/figcaption><\/figure>\n

Sono parole forti, ma che ci sia da preoccuparsi lo sostengono le pi\u00f9 autorevoli figure dell\u2019ordinamento militare. Il primo marzo 2019, all\u2019Assemblea generale della Corte militare di appello, il procuratore generale militare Marco De Paolis<\/strong> \u00e8 intervenuto con decisione: \u201cPoich\u00e9 oggi \u00e8 presente nelle Forze Armate anche la componente femminile, gli atti di prevaricazione e di violenza che costituiscono il cosiddetto nonnismo spesso si connettono e si associano con finalit\u00e0 di carattere sessuale\u201d<\/strong>. E poi cita la vicenda della caserma Clementi di Ascoli Piceno<\/strong>, un\u2019indagine della Procura militare di Roma che ebbe origine dal femminicidio di Melania Rea, nel 2011, ad opera del marito: l\u2019ex militare Salvatore Parolisi. <\/strong><\/p>\n

Le indagini misero in luce \u201csconcertanti episodi di nonnismo collegati alla sfera sessuale, di cui erano vittime numerose allieve del Reggimento volontari\u201d<\/p><\/blockquote>\n

\"\"Perch\u00e9 dietro Angela e Giulia c\u2019\u00e8 un esercito di donne. Secondo gli ultimi dati ufficiali, sono diciassettemila e settecentosette<\/strong>. Allieve di accademie e scuole militari, graduate e militari di truppa, ufficiali e sottufficiali. Sono le donne italiane arruolate nelle Forze Armate e nell\u2019Arma dei carabinieri. Il 7,7% del personale militare dell\u2019Esercito italiano, percentuale che scende rapidamente se si va a guardare l\u2019Aeronautica Militare: 4,7%<\/strong>.<\/p>\n

Il tasso delle denunce \u00e8 basso perch\u00e9 regna l’omert\u00e0<\/strong><\/h4>\n
\"\"
Anita Mangialetto<\/figcaption><\/figure>\n

Secondo l\u2019ultima \u201cRelazione sullo stato della disciplina militare e dell\u2019organizzazione delle Forze Armate\u201d, pubblicata a dicembre del 2020<\/strong>, non esistono discriminazioni di genere n\u00e9 preclusioni al personale di sesso femminile per quanto riguarda la progressione di carriera ed \u00e8 stato raggiunto un buon grado di integrazione nell\u2019organizzazione militare. La reazione cita anche i dati sulle violenze, apparentemente bassi: nel 2019 sono stati denunciati nove casi di casi di molestie sessuali e quattro di stalking.<\/strong> L\u2019anno prima erano ancora meno. Ma se ormai \u00e8 appurato quanto sia difficile per le donne denunciare la violenza sessuale in ambito civile e quanto siano basse le percentuali di denuncia in Italia, immaginiamoci che cosa significhi in ambito militare. Al convegno sul nonnismo tenutosi a Roma a giugno del 2019, l\u2019avvocata Anita Mangialetto ha sottolineato uno dei problemi cruciali: <\/strong><\/p>\n

chi denuncia \u201csi trova poi a rimanere nello stesso ambito lavorativo del superiore che ha posto in essere le condotte illecite denunciate\u201d<\/p><\/blockquote>\n

\"\"Andando a spulciare le sentenze, risulta peraltro evidente che quando i casi a sfondo sessuale finiscono al Tribunale Militare vengono, per forza di cose, derubricati<\/strong>. Corte militare di appello, sentenza del 2018 a conferma di quella del Tribunale militare di Verona<\/strong>: davanti ai colleghi in mensa, un ufficiale dell\u2019Esercito intima a una caporal maggiore di avere un rapporto sessuale orale. Reato: ingiuria pluriaggravata. <\/strong>E ancora: stessi tribunali, stavolta i protagonisti sono una marescialla e il suo superiore alla stazione dei carabinieri di Bra. Questa volta si tratta di palpeggiamenti, nella sentenza, il reato \u00e8 ingiuria ad inferiore.<\/strong><\/p>\n

I progetti di legge<\/strong><\/h4>\n
\"\"
Alessandra Maiorino<\/figcaption><\/figure>\n

Gli esempi potrebbero continuare. Oggi in Parlamento sono in discussione dei progetti di legge che intendono mettere ordine in ambito militare<\/strong>: si va da quella pi\u00f9 complessa dell\u2019onorevole Giovanni Luca Aresta del Movimento Cinque Stelle<\/strong>, che chiede di riformare il codice militare, alla proposta della senatrice Alessandra Maiorino, sempre Cinque Stelle<\/strong>, che chiede l\u2019introduzione dei reati di violenza sessuale nel codice penale militare.<\/p>\n

\"\"Nei tribunali ordinari, invece, le cose vengono chiamate con il loro nome, come dimostra il caso della Brigata Alpina Turinense, giudicato a Torino<\/strong>. Durante gli allenamenti per i campionati sciistici delle truppe alpine tra il 2017 ed il 2018, il maresciallo capo plotone ed istruttore costringe le soldatesse a subire atti sessuali, le palpeggia, le tocca, le lecca.<\/strong> Condannato in appello a due anni di reclusione. Un altro processo, nei confronti del comandante, \u00e8 ancora in piedi per il reato di omessa denuncia. Le soldatesse si erano rivolte a lui in quanto superiore, avevano denunciato le molestie, ma il comandante non aveva fatto nulla.<\/strong> Per ottenere giustizia, per arrivare a un processo, le donne sono state costrette a rivolgersi all\u2019esterno, alla caserma dei carabinieri.<\/p>\n

C\u2019\u00e8 ancora molto lavoro da fare: \u201cL\u2019ambiente delle Forze Armate non \u00e8 ancora pronto a lavorare con le donne – dice Luca Marco Comellini, del Sindacato dei militari – \u00c8 ancora un ambiente retrogrado e sessista, oltre che anche omofobo\u201d<\/p><\/blockquote>\n

\"\"<\/p>\n

Ma ci sono donne che lottano per un cambiamento. Come Angela Rizzo. Come Giulia Schiff. \u201cLe donne sono ancora escluse da determinati servizi – racconta Angela – A noi fanno i briefing su come vestirci, ma se agli uomini escono le mutande dai pantaloni nessuno dice nulla.<\/strong> Ti dicono di rivolgerti al tuo comandante diretto, ma tutto viene sminuito, la colpa \u00e8 sempre la tua. Sono passati anni da quando ho denunciato, ma resto sempre una sorvegliata speciale. Sono io quella che viene giudicata.<\/strong> Ci vorranno altri vent\u2019anni perch\u00e9 le cose cambino, ma bisogna avere la forza di contrastare certi meccanismi\u201d.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

A metterci la faccia sono state soltanto in due, due donne che non potrebbero essere pi\u00f9 diverse. Angela Rizzo, trentotto anni, carabiniera italo-brasiliana in forza al Nucleo investigativo di Livorno. 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