{"id":18174,"date":"2021-04-27T08:20:07","date_gmt":"2021-04-27T06:20:07","guid":{"rendered":"https:\/\/donnexdiritti.com\/?p=18174"},"modified":"2021-04-28T10:19:13","modified_gmt":"2021-04-28T08:19:13","slug":"oscar-dopo-93-anni-vincono-le-donne-con-chloe-zhao-e-frances-mcdormand-trionfa-lantidiva","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/donnexdiritti.com\/2021\/04\/27\/oscar-dopo-93-anni-vincono-le-donne-con-chloe-zhao-e-frances-mcdormand-trionfa-lantidiva\/","title":{"rendered":"Oscar, dopo 93 anni vincono le donne: con Chlo\u00e8 Zhao e Frances McDormand trionfa l’antidiva"},"content":{"rendered":"

C\u2019erano una volta gli Oscar<\/strong>. Era il lontano 1929 quando si \u00e8 tenuta la prima edizione degli Academy Awards. L\u2019 Olimpo dei migliori, l\u2019Eldorado del Cinema. Certo, se sei un uomo. Per le donne invece tutto \u00e8 pi\u00f9 complesso, come nella vita cos\u00ec nel lavoro, nell\u2019industria cinematografica e ancor di pi\u00f9 negli Academy. Quest’anno per\u00f2 la sorpresa: ci sono voluti pi\u00f9 di 90 anni ma alla fine qualcosa sta cambiando anche per gli Oscar dove quest’anno le donne fanno incetta di premi a partire da\u00a0Chlo\u00e8 Zhao<\/strong> premiata come miglior film e anche come regia, Frances McDormand<\/strong> come miglior attrice e produttrice, e Emeral Fennell<\/strong> come miglior sceneggiatura.<\/p>\n

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Chloe\u0301 Zhao e Frances McDormand<\/figcaption><\/figure>\n

L’Oscar fallocentrico<\/strong><\/h4>\n

\"\"Un Premio, quello pi\u00f9 ambito, che \u00e8 stato e che ancora \u00e8 per molti versi, fallocentrico e fallocratico, in quanto attua da sempre una malcelata misoginia discriminatoria ai danni delle donne,<\/strong> in tutti i settori del cinema, determinando una struttura dura a morire: una ragnatela sistemica da cui fino ad ora sembrava difficile liberarsi.<\/strong> Per far capire quanto ancora ci sia da fare per la libert\u00e0 creativa e immaginifica delle donne, affinch\u00e9 il loro non sia un ruolo secondario ma di prima linea, in campo produttivo e direttivo, basta ricordare che<\/p>\n

dal 1929 al 2020 le nomination agli Oscar sono state oltre diecimila e, come riportato da un\u2019inchiesta del Guardian,<\/em> solo il 14% delle candidature ha riguardato le donne<\/p><\/blockquote>\n

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Pippa Ehrlich e James Reed miglior documentario<\/figcaption><\/figure>\n

Un numero sconvolgente e disturbante se esplicitiamo il dato, dicendo che le donne nominate agli Oscar sono poco pi\u00f9 di 1.400. Pu\u00f2 bastare? No, se ci si concentra solo sulle nomination come Miglior Regista i numeri sono ancora pi\u00f9 drammatici: su 449 nomination, le donne sono 5.<\/strong> Fino a questi ultimi Oscar l\u2019unica ad aver vinto la statuetta per il Miglior Film \u00e8 stata Kathryn Bigelow,<\/strong> solo nel 2010, con “The Hurt Locker”.<\/p>\n

Il cinema e il potere<\/strong><\/h4>\n
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Alice Doyard e Anthony Giacchino per il corto<\/figcaption><\/figure>\n

Se ci si interroga sul motivo per cui ci sia posto per un numero esiguo di donne la risposta \u00e8 perch\u00e9 le donne nei ruoli di potere sono molto meno degli uomini<\/strong>. Una donna ai vertici \u00e8 una spina nel fianco, \u00e8 difficile da accettare, una che sceglie, organizza, \u00e8 per un uomo insopportabile: essere registe, produttrici vuol dire farsi sentire, essere sceneggiatrice vuol dire raccontare una storia senza intermediari.<\/strong><\/p>\n

Scrivere da uomini ruoli femminili tipici significa decidere il confine dentro cui la donna agisce, vuol dire costruire un sistema di valori che lei rappresenter\u00e0 anche fuori dallo schermo penetrando profondamente il tessuto sociale: perch\u00e9 il cinema \u00e8 senz’altro un\u2019arma importante<\/p><\/blockquote>\n

C\u2019\u00e8 per\u00f2 anche un\u2019altra ragione che segna in maniera incisiva il percorso delle donne ed \u00e8 quella economica: per fare un film servono soldi, ma se le donne vengono pagate molto meno di un uomo per svolgere il proprio lavoro questo incider\u00e0 inevitabilmente nel progetto.<\/strong><\/p>\n

2021: la vittoria delle donne<\/strong><\/h4>\n
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Mia Neal, Jamika Wilson e Sergio Lopez-Rivera per il trucco<\/figcaption><\/figure>\n

Detto tutto questo \u00e8 quindi una vera e propria rivoluzione quella degli Oscar 2021 in cui ci sono state finalmente molte donne che in ogni ruolo hanno fatto sentire la propria voce. Registe, produttrici, sceneggiatrici, montatrici e attrici, ciascuna a proprio modo ha compiuto un vero e proprio cambio di rotta, una sorta di Hollywood anno zero.<\/strong> Un atto che ha avuto inizio con le premiazioni del 2018 in cui qualcosa stava gi\u00e0 cambiando a causa dell\u2019uragano piombato su Harvey Weinstein<\/strong> – il 5 ottobre 2017, un primo articolo era comparso sul New York Times \u2013 con il suo bagaglio terrificante e vigliacco di molestie e stupri in cambio di lavoro<\/strong>.<\/p>\n

Ma quell\u2019Oscar 2018 ha segnato solo il primo passo di una ribellione femminile che non si \u00e8 fermata ma che \u00e8 continuata fino a oggi<\/p><\/blockquote>\n

Il cinema aveva raccontato una donna diversa, mostrata sotto altre spoglie: madri spezzate ma non sconfitte<\/strong> (“Tre Manifesti a Ebbing”, “Missouri”), giovani pronte a darsi un altro nome per trovare s\u00e9 stesse<\/strong> (“Lady Bird”), campionesse di pattinaggio che rompono vecchi schemi<\/strong> (“Tonya”).<\/p>\n

Oscar a una donna come miglior film e miglior regia<\/strong><\/h4>\n
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Rapper H.E.R. miglior brano originale<\/figcaption><\/figure>\n

Qui per\u00f2 c\u2019\u00e8 qualcosa che va oltre, che travalica gli argini e inonda ogni cosa, che punta ad un cinema molto pi\u00f9 aperto e libero, che punta a eliminare quei macigni sessisti e razziali. Pensiamo alle minoranze nere<\/strong> qui rappresentate tra le nomination dalla regista Regina King di “Quella notte a Miami\u2026”, e alla meravigliosa Viola Davis<\/strong> in “Ma Rainey\u2019s Black Bottom”. Ma ci sono anche le minoranze asiatiche e qui entra in gioco la vittoriosa Chlo\u00e8 Zhao<\/strong>, sconosciuta ai pi\u00f9 finora nonostante il suo precedente lavoro, “The Rider \u2013 il sogno di un cowboy”, sia stato presentato a Cannes.<\/p>\n

Lei \u00e8 la prima asiatica, e la seconda donna in assoluto, a vincere un Oscar per la miglior regia e per il miglior film e lo ha vinto con “Nomadland”: un racconto silenzioso, intensissimo e commovente su chi ha perso il lavoro nella Grande recessione<\/p><\/blockquote>\n

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Chloe\u0301 Zhao, miglior regia e miglior film<\/figcaption><\/figure>\n

Nata a Pechino e cresciuta tra Londra, Los Angeles e il Massachusetts, Chlo\u00e8 Zhao, nome d\u2019arte di Ting Zhao, o Zhao Ting, porta in scena un mondo lontano dal dio denaro e dalle metropoli<\/strong>, scegliendo come simbolo di questo viaggio la straordinaria Frances McDormand, che qui \u00e8 anche produttrice, l\u2019antidiva per eccellenza.<\/strong> Qui \u00e8 Fern, una sessantenne che ha perso il marito, e non solo, e sceglie di partire, viaggiando nel cuore d\u2019America sul suo furgone, vivendo da nomade e portando con s\u00e9 solo la vecchia giacca del marito.<\/p>\n

\"\"Zhao, che si presenta alla premiazione con scarpe da ginnastica e trecce, d\u00e0 il ruolo, non a caso, a McDormand interprete di storie atipiche proprio come lei<\/strong>, narratrici di donne di rottura e per questo vince il suo terzo premio<\/strong>, dopo “Fargo” e “Tre manifesti” per la miglior interpretazione femminile. Le due sembrano met\u00e0 complementari di un percorso comune di ricerca di una identit\u00e0 profonda e unica che va al di l\u00e0 di ogni tipo di stilema e clich\u00e9.<\/p>\n

Gli altri Oscar al femminile<\/strong><\/h4>\n

Non sono per\u00f2 le uniche perch\u00e9 \u00e8 una valanga di premi al femminile, tra cui molte collaborazioni miste, e tra tutte c’\u00e8 Emeral Fennell<\/strong>, regista, autrice e, insieme a Margot Robbie, produttrice di “Una donna promettente”, viene premiata per la miglior sceneggiatura originale<\/strong>.<\/p>\n

Si racconta il qui e ora con un\u2019opera tagliente, scioccante, una sorta di “rape and revenge”<\/em> moderno: una pietra miliare per le \u201cscritture\u201d future, stimolando una riflessione sulla cultura dello stupro<\/p><\/blockquote>\n

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Emerald Fennel miglior sceneggiatura<\/figcaption><\/figure>\n

Fennell con la sua protagonista Carey Mulligan<\/strong> portano avanti un progetto potente che mette in campo tutti i pregiudizi sistemici che ruotano intorno alla donna, al suo corpo, a ci\u00f2 che pu\u00f2 e non pu\u00f2 fare per una societ\u00e0 giudicante.<\/strong> Cassandra, la protagonista, potrebbe essere una \u201cpromettente\u201d \u2013 studiava medicina \u2013 ma a causa di un dramma lascia l\u2019universit\u00e0 e organizza una punizione \u201cchirurgica\u201d nei confronti di tutti gli uomini: si finge ubriaca per essere adescata proprio in quanto priva di controllo e a questo punto mette in atto la vendetta.<\/strong> Una storia che in un\u2019epoca come questa rappresenta la forza, il coraggio, il femminismo e la ribellione tanto da essere divisiva, ma \u00e8 proprio questa la forza di un \u201ctesto\u201d rosa, carino ma estremamente cinico, che solo una donna consapevole delle ferite sue e delle altre donne, pu\u00f2 scrivere<\/strong>.<\/p>\n

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Yoon Yeo-jeong migior attrice non protagonista<\/figcaption><\/figure>\n

Una premiazione come questa, lontana da legacci sessisti, machisti, scevra da miti della minoranza e della sudditanza, in cui primeggiano donne con un pensiero, una storia, un\u2019identit\u00e0 fa da spartiacque.<\/strong> Non si pu\u00f2 tornare indietro.<\/strong> Questa premiazione \u00e8 un grande passo non solo per tutte quelle registe, produttrici, sceneggiatrici, attrici con un mondo da raccontare ma anche per le spettatrici che in quei luoghi di celluloide si trovano e troveranno motivazioni per compiere le loro piccole e grandi rivoluzioni.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

C\u2019erano una volta gli Oscar. Era il lontano 1929 quando si \u00e8 tenuta la prima edizione degli Academy Awards. L\u2019 Olimpo dei migliori, l\u2019Eldorado del Cinema. Certo, se sei un uomo. Per le donne invece tutto \u00e8 pi\u00f9 complesso, come nella vita cos\u00ec nel lavoro, nell\u2019industria cinematografica e ancor di pi\u00f9 negli Academy. 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