{"id":16364,"date":"2021-03-23T05:45:50","date_gmt":"2021-03-23T04:45:50","guid":{"rendered":"https:\/\/donnexdiritti.com\/?p=16364"},"modified":"2021-03-23T07:03:27","modified_gmt":"2021-03-23T06:03:27","slug":"lesistenza-ai-margini-del-maschile","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/donnexdiritti.com\/2021\/03\/23\/lesistenza-ai-margini-del-maschile\/","title":{"rendered":"Esistere ai margini del maschile per sottostare a un potere altro"},"content":{"rendered":"

\u201cSono qui per presentare un piccolo progettino\u201d. Queste le parole di esordio di una mia collaboratrice, alcuni anni fa, incaricata di mostrare a una riunione di dirigenti l\u2019esito di un lavoro durato mesi che aveva richiesto gli sforzi<\/strong> e le competenze di un bel gruppo di lavoro, coeso ed entusiasta. La doppia diminuzione mi \u00e8 rimasta dentro, spingendomi a indagarne il significato.<\/p>\n

Chi si \u00e8 trovata a lavorare in ambienti a maggioranza maschili sa quanto sia difficile prendere parola<\/p><\/blockquote>\n

La difficolt\u00e0 di prendere la parola<\/strong><\/h4>\n

\"\"Il corpo femminile esiste ed \u00e8 percepito nei preliminari del contatto sociale, nei vari \u201cprima le signore\u201d che gli uomini proclamano occhieggiandosi, a mostrare la propria cavalleria che altro non \u00e8 se non uno dei canoni comunicativi della virilit\u00e0 condivisa. Ma \u201cprima le signore\u201d vale se c\u2019\u00e8 da ordinare una consumazione, ad esempio, o per decidere se aprire una finestra invece di accendere l\u2019aria condizionata. Non vale mai quando c\u2019\u00e8 da parlare.<\/strong> Sar\u00e0 perch\u00e9 parola \u2013 evoluzione di parabola –\u00a0 \u00e8 ancora inconsciamente considerato un atto divino, e il divino \u00e8 riservato al principio maschile?<\/p>\n

\"\"\u00c8 alla portata di tutte osservare, nei vari contesti in cui c\u2019\u00e8 la possibilit\u00e0 di prendere parola, una grande differenza di comportamento tra i due generi. \u00c8 pi\u00f9 frequente che gli uomini prendano il proprio turno con disinvoltura, mentre le donne spesso iniziano chiedendo scusa<\/strong>: \u201cdevo dire una cosa brevissima\u201d, \u201cscusate, posso dire rapidamente due parole?\u201d, \u201cposso parlare? Ah, scusa, fai tu, dico dopo\u201d. Tanti piccoli “progettini”.<\/p>\n

Diversi punti di vista<\/strong><\/h4>\n

Ho partecipato a tante riunioni, piene di donne che parlavano di cose importanti perch\u00e9 a quelle cose si erano dedicate con tutte se stesse<\/strong> e ogni parola era stata pensata, analizzata, scelta.<\/p>\n

E quanti uomini ho visto che, pur avendo il ruolo di relatore, sono arrivati in ritardo e andati via prima per “altri improrogabili impegni”<\/p><\/blockquote>\n

\"\"Noi sappiamo cosa voglia dire mettere insieme tante cose diverse, e nel metterle insieme ci sforziamo anche di tenerle insieme. C\u2019\u00e8 poco da dire: se ho due impegni in orari sovrapposti e li considero importanti alla pari, devo necessariamente scegliere quale dei due cancellare. Se invece decido di essere presente in ambedue sto valutando non l\u2019importanza dell\u2019impegno, ma quella della mia presenza.<\/strong> Un atto di potere e di narcisismo, non di partecipazione e contribuzione.<\/p>\n

Eppure, se sono la prima a chiedere scusa perch\u00e9 intendo parlare, se penso che quello che dir\u00f2 saranno piccole paroline, quell\u2019atto frettoloso di presenza mi render\u00e0 grata e ammirata per lo sforzo dell\u2019uomo importante che a causa mia<\/strong>, delle mie piccole paroline, \u00e8 costretto a correre da una parte all\u2019altra senza tregua. L\u2019emarginazione femminile da parte di chi ha il potere \u00e8 nota.<\/p>\n

Emarginazione, cio\u00e8 mettere al margine, dove il margine \u00e8 la parte estrema o il tutt\u2019intorno di una superficie. Torna il nostro destino: quello di essere il contorno<\/p><\/blockquote>\n

Vivere ai margini<\/strong><\/h4>\n

\"\"Eppure, attenzione, tante tra noi scelgono di vivere proprio su quel margine per non essere assorbite e omologate, e la consapevolezza di quel margine fatto nostro si accompagna alla sensazione che quella superficie, non pi\u00f9 contenuta, possa sbiadirsi e svanire. Ecco perch\u00e9 quando ci sottraiamo al nostro destino, alla nostra funzione di contenimento e definizione dell\u2019altro, quest\u2019ultimo si sente cos\u00ec minacciato da aggredirci e cancellarci.<\/strong> L\u2019affermazione da parte di tanti esecutori di femminicidi, \u201co mia o di nessun altro\u201d \u00e8 piuttosto un \u201co IO o niente\u201d. Decidere di abitare consapevolmente il margine pu\u00f2 essere un magnifico atto di ribellione.<\/p>\n

Uno dei modi di emarginare e cancellare le donne \u00e8 lo sminuire, il renderci piccole, deboli, infantili<\/p><\/blockquote>\n

\"\"Tra le mura di casa, spazio ben circoscritto dove la tradizione assegna ruoli precisi e non sovrapponibili, le cose sono chiare: \u00e8 tutto nostro l\u2019ambito della \u201cnaturale\u201d predisposizione alla cura, e sappiamo usarlo benissimo.<\/strong> Abnegazione, empatia, priorit\u00e0 al bisogno altrui, addirittura sua anticipazione, ci assegnano il ruolo di regina della casa, signora di un piccolo reame dove dettiamo legge.<\/strong> Certo, sono piccole leggi che ordinano piccole cose.<\/p>\n

La declinazione al maschile<\/strong><\/h4>\n

\"\"Fuori casa, la scena pubblica ci accetta se sappiamo stare al margine. Rimpicciolite e infantilizzate <\/strong>come vallette, veline, ombrelline, letterine. Cancellate quando nominate al maschile: direttore, prefetto, avvocato, architetto.<\/strong> Quando cerchiamo di spostarci dal margine ed essere parte legittima della superficie contenuta, si alzano convinte voci contrarie.<\/p>\n

\"\"Un esempio costante \u00e8 la vibrata protesta contro la declinazione al femminile dei mestieri.<\/strong> Quali cacofonie offendono le altrui orecchie, quale inopportuna dittatura linguistica! Chiss\u00e0 come mai non \u00e8 accaduto lo stesso quando venne coniato, con l\u2019avvento della televisione, il termine valletta, declinando al femminile il termine preesistente che indicava gi\u00e0 dal medioevo un ruolo solo maschile<\/strong> (ovviamente di natura meno svilente). Guai spostarci dal margine.<\/p>\n

Ci arrabbiamo? Siamo isteriche. Ci accaloriamo in una discussione? Siamo arroganti e alziamo la voce<\/p><\/blockquote>\n

Parliamo con competenza della violazione dei diritti delle donne? Siamo troppo femministe o addirittura nazi-femministe. Difendiamo con foga la nostra volont\u00e0 in contrasto con un antagonista? Siamo pazze, da rinchiudere.<\/strong> Non \u00e8 un colorito modo di dire, \u00e8 stato ed \u00e8 il destino di tante.<\/p>\n

L’auto diminuzione<\/strong><\/h4>\n

\"\"Ma qui non interessa tanto l\u2019emarginazione messa in atto dal maschile, comprensibile in quanto autodifesa per evitare di perdere i propri margini. Interessa l\u2019auto diminuzione che noi stesse mettiamo in atto.<\/strong> \u00c8 presente nelle migliaia di selfie che circolano in rete dove quasi sempre le donne appaiono con la testa reclinata da un lato, come a chiedere accettazione.<\/strong> Nelle voci che si fanno piccole per chiedere comprensione. Nei passi corti e incerti imposti dai codici di abbigliamento. Nell\u2019aderire acriticamente ai modelli estetici arrivando a percepirci esattamente cos\u00ec come si vuole dall\u2019esterno. <\/strong>Nelle auto censure e nel dire con convinzione che le donne sono le peggiori nemiche di loro stesse. Nel non alzare la voce, nel considerare inadeguate e inopportune azioni come esigere, pretendere, imporre, obbligare.<\/strong><\/p>\n

\"\"<\/p>\n

Molt\u0259, leggendo questo elenco, avranno sentito che questi verbi indicano proprio azioni e comportamenti che non vogliamo assolutamente adottare, che non \u00e8 il mondo che vogliamo, che devono esserci altri modelli di comportamento. Certo, \u00e8 cos\u00ec. Ma se contestualizziamo le cose cambiano. Ad esempio, non dovremmo forse esigere rispetto, pretendere l\u2019attuazione di un accordo, imporre il nostro punto di vista<\/strong> all\u2019attenzione in una discussione, obbligare chi \u00e8 affidato alla nostra responsabilit\u00e0 al rispetto di regole?<\/p>\n

Leadership al femminile<\/strong><\/h4>\n

\"\"<\/strong>Rimane difficile definire cosa significhi leadership al femminile e questa difficolt\u00e0 nasce dal grande inganno messo in atto dal patriarcato che ha trasformato le nostre richieste sul diritto a esserci,<\/strong> nella formale presenza di donne al potere: un potere rimasto maschile. Partiamo dal linguaggio. Ricordiamoci che dare il nome a qualcosa \u00e8 metaforicamente un atto divino, consiste cio\u00e8 nel dare vita a qualcosa.<\/strong> Quello che facciamo \u00e8 importante o, almeno, non \u00e8 meno importante di ci\u00f2 che fanno altri.<\/p>\n

Non facciamo lavoretti, non scriviamo libretti, raccontini o piccole poesie: quello che facciamo non \u00e8 incompleto e non ha bisogno di essere sancito dall\u2019approvazione di qualcuno pi\u00f9 autorevole<\/p><\/blockquote>\n

Alleniamoci a unire l\u2019aggettivo \u201cimportante\u201d a ci\u00f2 che facciamo e diciamo, assumendo cos\u00ec che esso sia di gran conto e che debba essere preso in seria considerazione.<\/strong> Facciamoci largo, nessun altro sar\u00e0 cos\u00ec premuroso da farci spazio.<\/p>\n

 <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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