{"id":15577,"date":"2021-03-04T05:25:38","date_gmt":"2021-03-04T04:25:38","guid":{"rendered":"https:\/\/donnexdiritti.com\/?p=15577"},"modified":"2021-03-06T07:01:54","modified_gmt":"2021-03-06T06:01:54","slug":"come-litalia-deve-rispondere-a-migranti-che-hanno-subito-violenza","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/donnexdiritti.com\/2021\/03\/04\/come-litalia-deve-rispondere-a-migranti-che-hanno-subito-violenza\/","title":{"rendered":"L’Italia e l’accoglienza per le migranti che hanno subito violenza"},"content":{"rendered":"
La violenza contro le donne non conosce differenze di classe, luogo di nascita, lingua, colore della pelle, passaporto. Anche i centri antiviolenza della rete D.i.Re non fanno distinzioni e da sempre accolgono e supportano tutte le donne che decidono di lasciarsi la violenza alle spalle.<\/strong> Eppure, per una donna povera nata in un altro paese, che non parla (ancora, o abbastanza) la lingua italiana, che a volte ha la pelle di colore scuro, senza documenti, richiedente asilo o rifugiata, accedere a un centro antiviolenza \u00e8 ancora molto difficile<\/a>. Per questo, a distanza di tre anni dall\u2019avvio del progetto “Leaving violence. Living safe”, D.i.Re (Donne in rete contro la violenza) e Unhcr (l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati)<\/strong>, il 15 dicembre scorso hanno presentato, in un conferenza stampa in streaming<\/a>, un documento sintetico eppure denso<\/a>, intitolato<\/p>\n “Proposte strategiche per migliorare la risposta del sistema antiviolenza italiano ai bisogni specifici di donne migranti richiedenti asilo e rifugiate che hanno subito violenza”<\/p><\/blockquote>\n Rivolte alle istituzioni a livello nazionale<\/strong> (Dipartimento per le Pari opportunit\u00e0, ministero dell\u2019Interno, ministero della Giustizia), e a livello locale<\/strong> (Regioni, Comuni, Questure, Commissioni territoriali, servizi sociali e sanitari, enti per l\u2019inserimento lavorativo) e alle organizzazioni della societ\u00e0 civile<\/strong> (centri antiviolenza, enti gestori delle strutture di accoglienza, associazioni per migranti, scuole di italiano L2 e comunit\u00e0 di origine straniera), queste Proposte strategiche sono il frutto dell\u2019esperienza diretta delle operatrici e mediatrici culturali dei 71 centri antiviolenza della rete D.i.Re<\/strong> che dal 2018 hanno accolto oltre 300 donne migranti richiedenti asilo e rifugiate<\/a>.<\/p>\n Una legenda colorata permette di identificare gli attori a cui \u00e8 rivolta ciascuna proposta, dunque chi pu\u00f2 contribuire a innovare una procedura, modificare una prassi, riorganizzare un servizio o attivarne uno nuovo, avviare una sperimentazione innovativa, pensando out of the box<\/em>, fuori dagli schemi consolidati. Il filo rosso che attraversa tutte le Proposte strategiche \u00e8 il tentativo di mettere a sistema competenze e responsabilit\u00e0 diverse, che dialogano poco o con grande fatica con i centri antiviolenza,<\/strong> ma che potrebbero produrre risultati molto pi\u00f9 incisivi grazie a collaborazioni multidisciplinari, scambi di esperienze, formazioni reciproche, e al coinvolgimento di donne migranti residenti in Italia da tempo con ruolo di mentor e orientamento.<\/p>\n L\u2019approccio delle Proposte strategiche \u00e8 molto pratico e concreto, volto a superare la logica dei \u201ctavoli\u201d istituzionali che in molti casi servono a fare il punto sulle criticit\u00e0 ma faticano a dar vita a operativit\u00e0 in grado di affrontare i bisogni specifici delle donne richiedenti asilo e rifugiate<\/strong> che si confrontano con discriminazioni multiple, quelle che la studiosa femminista Kimberl\u00e9 Crenshow ha efficacemente definito \u201cintersezionali\u201d. Le Proposte strategiche nascono anche in relazione a una contingenza specifica, ovvero il rinnovo del <\/strong>Piano nazionale antiviolenza<\/strong><\/a> e del Piano nazionale antitratta<\/strong><\/a>, entrambi scaduti nel 2020, \u201cuna occasione preziosa per ripensare il sistema antiviolenza in chiave pi\u00f9 integrata e inclusiva, valorizzando e sostenendo il lavoro che i centri antiviolenza gi\u00e0 fanno per intercettare e supportare donne migranti richiedenti asilo e rifugiate<\/strong> che hanno subito violenza\u201d, ha affermato la presidente di D.i.Re<\/strong> Antonella Veltri<\/strong> introducendo il documento.<\/p>\n