{"id":14323,"date":"2020-03-16T23:05:50","date_gmt":"2020-03-16T22:05:50","guid":{"rendered":"https:\/\/donnexdiritti.com\/?p=14323"},"modified":"2020-03-18T00:06:08","modified_gmt":"2020-03-17T23:06:08","slug":"ancora-una-donna-che-non-siamo-riusciti-a-proteggere","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/donnexdiritti.com\/2020\/03\/16\/ancora-una-donna-che-non-siamo-riusciti-a-proteggere\/","title":{"rendered":"Ancora una donna uccisa perch\u00e9 lo Stato non ha voluto proteggerla"},"content":{"rendered":"

Barbara Rauch<\/strong> aveva 28 anni<\/strong>, era sposata e aveva una bambina di tre anni. E\u2019 stata uccisa di notte, nell\u2019enoteca di San Michele ad Appiano, che gestiva con il compagno. Ad aggredirla fino alla morte \u00e8 stato un ragazzo di 25 anni con il quale la donna aveva avuto una breve relazione, dopo la fine della quale lui aveva iniziato a perseguitarla, al punto tale che lei lo aveva denunciato.<\/strong><\/p>\n

Una persecuzione, quella che Barbara aveva dovuto subire prima di essere uccisa, che durava da anni e per la quale l\u2019uomo era stato, per un periodo, anche agli arresti domiciliari<\/p><\/blockquote>\n

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Barbara Rauch<\/figcaption><\/figure>\n

L\u2019omicida \u00e8 stato incastrato dalle immagini delle telecamere di video sorveglianza che lo riprendono, nelle ore in cui \u00e8 avvenuto il femminicidio, proprio nei pressi dell\u2019enoteca. Quella di Barbara \u00e8 l\u2019ennesima morte annunciata, di una donna che non siamo riusciti a proteggere, nonostante lei si fosse adeguatamente attivata per chiedere aiuto. <\/strong>Come Barbara tantissime altre, morte dopo aver denunciato per stalking quello che sarebbe poi diventato il loro assassino. Giordana Di Stefano aveva 20 anni<\/strong> e una bambina di quattro anni quando, nel 2015, venne uccisa dal suo ex partner, padre di sua figlia.<\/p>\n

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Giordana Di Stefano<\/figcaption><\/figure>\n

Anche Giordana aveva denunciato per stalking.<\/strong> Cos\u00ec come Deborah Ballesio, 39 anni,<\/strong> uccisa a Savona nel Luglio del 2019, dall\u2019ex marito, mentre cantava su un palco. Deborah lo aveva denunciato ben diciannove volte. Adriana Signorelli, aveva 59 anni,<\/strong> \u00e8 stata uccisa la notte tra il 31 Agosto ed il 1 Settembre a Milano, dal marito che aveva denunciato tre giorni prima. L\u2019uomo aveva gi\u00e0 tentato di ucciderla investendola con la sua automobile.<\/p>\n

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Deborah Ballesio<\/figcaption><\/figure>\n

Barbara, Giordana, Deborah ed Adriana sono solo alcune delle tante donne che hanno provato a chiedere aiuto, a salvarsi e a proteggere i propri figli\/e dal destino di rimanere orfani di madre, ma ci\u00f2 nonostante sono state uccise, perch\u00e9 non si \u00e8 riusciti a mettere in atto per loro, una reale tutela. <\/strong>Non ne siamo stati in grado prima e dopo l\u2019entrata in vigore del cos\u00ec detto Codice Rosso, Legge 69 del 2019.<\/strong> La nuova norma prevede uno sprint di avvio del procedimento penale, che fino a ora mancava ed introduce una serie di nuovi reati, ma dispone anche l\u2019assunzione da parte del PM delle informazioni dalla vittima entro tre giorni dalla notizia di reato.<\/p>\n

Una disposizione, quella del codice rosso, che comporta una trattazione di tutti i casi, come casi di urgenza, senza consentirne per\u00f2 un\u2019effettiva valutazione per quanto riguarda la vera necessit\u00e0<\/p><\/blockquote>\n

Non permette cio\u00e8 una reale analisi e valutazione del rischio di recidiva e di escalation dei comportamenti violenti come previsto anche dalla Convenzione di Istanbul (art. 51).<\/strong> Questo potrebbe comportare, quasi per paradosso, un innalzamento del rischio che le donne corrono: trattare in urgenza un caso che non lo \u00e8 pu\u00f2 creare rivitimizzazione, non riconoscere tutti i fattori di rischio presenti pu\u00f2 comportare una minimizzazione.<\/p>\n

\"\"
Adriana Signorelli<\/figcaption><\/figure>\n

Nel caso di Barbara, le condotte persecutorie erano indicative di un elevato rischio di escalationn della violenza che la donna stava correndo<\/strong>, come poi purtroppo \u00e8 avvenuto ed il fatto che il suo persecutore abbia subito un provvedimento (arresti domiciliari) che poi \u00e8 stato revocato, \u00e8 la prova di quanto, anche in questo caso, la violenza subita ed il rischio ad esso correlato, siano stati sottovalutati.<\/p>\n

Esistono nel nostro Paese Procure che si sono organizzate con un vero e proprio triage dei casi, in base al rischio correlato. Questo comporta e richiede una specifica preparazione degli operatori coinvolti, circa il fenomeno della violenza maschile contro le donne.<\/strong> Una preparazione che permetta loro, in via preliminare, di saper<\/p>\n

distinguere i casi di alta conflittualit\u00e0 dai casi di violenza e operare una corretta valutazione dei fattori di rischio<\/p><\/blockquote>\n

\"\"Solo in questo modo \u00e8 possibile mettere in atto azioni che siano realmente tutelanti per la donna e per i suoi figli\/e ed attivare una rete territoriale di servizi che si adoperi in base alla specificit\u00e0 di ogni singolo caso. La morte di Barbara ci ricorda, ancora una volta, quanto la violenza maschile nei confronti delle donne sia, prima di tutto, un problema che affonda le sue radici nella nostra cultura ed in quanto tale ci chiama in causa tutti, come uomini e donne, prima ancora che come professionisti.<\/strong> Ci chiede di rimettere mano alle nostre convinzioni, al nostro modo stereotipato e radicato di guardare le cose, ci chiede ci credere alle donne, sempre e sin da subito. Alle loro richieste di aiuto, alla loro paura.<\/p>\n

 <\/p>\n

 <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

Barbara Rauch aveva 28 anni, era sposata e aveva una bambina di tre anni. E\u2019 stata uccisa di notte, nell\u2019enoteca di San Michele ad Appiano, che gestiva con il compagno. 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